
Ecco dove scrive Andrea Casini.

Eccoove scrive Andrea Cirillo.

Ecco dove scrive Cecilia Resio.

Ecco dove scrive Dante Torrieri.

Ecco dove scrive Denis Larcher.

Ecco dove scrive Francesco Dal Corso.

Ecco dove scrive Giacomo Verri.

Ecco dove scrive Gianna Santoro.

Ecco dove scrive Lorenzo Costantini.

Ecco dove scrive Lorenzo Mercatanti.

Ecco dove scrive Magda Guia Cervesato.

Ecco dove scrive Pescettobanana.

Ecco dove scrive Simona Mannucci.

Ecco dove scrive Tess.
Mandate le fotografie dei vostri luoghi di scrittura all’indirizzo giuliomozzi@gmail.com, scrivendo nell’oggetto: “E tu, dove scrivi?”.
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Tag: Andrea Casini, Andrea Cirillo, Cecilia Resio, Dante Torrieri, Denis Larcher, Francesco Dal Corso, Giacomo Verri, Gianna Santoro, Lorenzo Costantini, Lorenzo Mercatanti, Magda Guia Cervesato, Pescettobanana, Simona Mannucci, Tess
This entry was posted on 9 Maggio 2014 at 05:45 and is filed under E tu dove scrivi?. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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9 Maggio 2014 alle 08:30
Mi piace dove scrive Francesco.
(Anch’io ho iniziato così il mio “romanzo storico”, ma non l’ho mai finito)
9 Maggio 2014 alle 09:30
Un caro saluto da Francesco Dal Corso…
9 Maggio 2014 alle 10:50
A me piace il tunnel che si è costruito intorno Lorenzo Costantini
9 Maggio 2014 alle 11:06
Viva i disordinati.
9 Maggio 2014 alle 14:52
Che bello “spiare” le diverse postazioni!
9 Maggio 2014 alle 21:06
Non so a chi ti riferisca, Daniele:-) E io che avevo perfino fatto ordine for the special occasion….
9 Maggio 2014 alle 23:06
Magda, è il tocco.
9 Maggio 2014 alle 23:23
Sarei curiosa di dare una sbirciata al tuo, dm. (Oltre che, come molti qui credo, a quello del padrone di casa).
10 Maggio 2014 alle 00:13
Al momento non ho uno strumento fotografico funzionante. Solo una vecchia Canon senza le batterie. (Niente telefono mobile, né webcam).
La fotografia a fianco l’ha fatta una gentile ‘collega’.
Comunque è presto detto: c’è una macchina da scrivere su un tavolo piuttosto grezzo, c’è una lavagnetta alla parete di fronte con qualche scritta incomprensibile, in giro ci sono pile di libri sparse, una pianta di rosmarino, un acquerello senza cornice di un caro amico pittore, un coniglio (di nome Hemingway, che nessuno rida).
Quando è tutto in ordine.
10 Maggio 2014 alle 17:02
Uhm interessante ma no, non riesco a vederlo 🙂
13 Maggio 2014 alle 10:09
Tra una cura e l’altra, un movimento e l’altro e inevitabili spostamenti, scarto e rinnovo di oggetti casalinghi, quelli indispensabili e quelli dedicati al voluttuario diporto intellettuale, non mi riesce di ritrovare la confezione di magnesio, né il soffietto di ricambio. Quindi: niente dagherrotipo digitalizzato della mia postazione scritturale. La quale è così composta:
1) In ufficio: scrivania da megadirettore galattico (220 x 100) in legno massiccio (è quella che usava il vecchio padrone della fabrica; l’ho ereditata pur non svolgendo funzioni dirigenziali), sulla scrivania c’è un po’ di tutto, ma è robaccia di informazione tecnica, poi: bottiglia d’acqua e occhiali di emergenza (ogni tanto li scordo a casa), cellulare, cordless, una pila di hard-disk semirotti collezionati negli ultimi cinque anni e che spero di poter recuperare (illusione, ma non ho cuore di buttarli), una pila di biglietti da visita di fornitori di tecnologia che non mi danno mai le informazioni che chiedo loro (mi rinviano al field application engineer il quale mi dà un indirizzo internet al quale fare ricerche; e se a questo simpaticone chiedo se, per questo genere di attività, percepisce pure uno stipendio, ebbene: si adombra. Quello a cui ho detto che una consulenza così la sa fare pure mio figlio tredicenne s’è incazzato. Bah!) e un certo numero di ridicole riviste tipo “Meccanica Oggi”, “Automazione Integrata” ecc. ecc. sulle cui qualità informative, formative e linguistiche stendo un velo di pietoso silenzio (fossero scritte da un periodificatore automatico ci sarebbero meno frasi fatte. Si salva la pubblicità che è ancora di vecchio stile: per pubblicizzare un motore o un transistor si parla proprio di quel motore e di quel transistor: ciò mi solleva l’animo) – scusate; divago, ma è per aggiungere dettagli alla fotografia – fogli di carta, matita e gomma (il più evoluto text editor del pianeta) e – somma gloria – un regolo calcolatore ARISTO Studio acquistato nel Dicembre ’69 per £it 14000. (non me ne posso separare). In mezzo a ‘sto casino mi ritaglio ogni tanto qualche minuto per redigere cazzate come questa.
2) A casa: scrivania minima – acquistata al mercatino dell’usato riciclabile – (la stampante sborda di quasi dieci centimetri dall’estremità destra), un laptop Asus con una schifezza di Windows 7/64 e una pestilenza di trojan (dovuti all’attività dei figlioli, veri padroni della postazione) che devo ripulire bisettimanalmente almeno. Il laptop in oggetto ha altoparlanti Altec Lansing: non immaginate le risate che mi sono fatto quando il giovanotto della UNIEURO, che me lo stava vendendo, me ne decantò le qualità (da audiofilo di lungo corso uno, che potrebbe essere mio figlio, che mi spieghi gli altoparlanti Altec mi fa scompisciare, che posso farci? forse indossare un pannolone). Un metro o poco più, sopra la scrivania minima, una mensola regge scartoffiame vario e, soprattutto, regge due faretti alogeni orientabili: un olio santo per l’illuminazione di tastiera e banco senza che l’occhio ne sia infastidito (il tutto in do-it-yourself: figlio e nipote di generazioni di lavoratori manuali, m’è rimasta appiccicata alle dita una qualche abilità d’officina. Ah, en passant: avete tutti l’illuminazione sbagliata; la pagherete, prima o poi). In entrambe le postazioni vi sono sedie più o meno normali. Appena mi ritrovo qualche cento euro in eccesso mi compero anch’io una Stokke-Variant come quella della Cervesato!
(O Giulio, se la foto è riuscita sfocata buttala via!)
13 Maggio 2014 alle 13:14
Ah la Stokke-Variant e’ il regalo natalizio migliore mai fatto a me stessa. Quando subentra qualche blocco (del lombo o dello scrittore), dieci minuti di dondolio e riparto tonificata nel filo e nell’addominale. Come ben noti, ahimè, mi manca l’illuminazione (confido nell’Avvento a venire).
13 Maggio 2014 alle 13:23
Magda, è solo un elenco di oggetti. Più un vivente.