di giuliomozzi
Tre del pomeriggio. Sono sulla Freccia Udine-Torino. Torno da Pordenone a Padova. La carrozza è semivuota.
Sto leggendo: Luigi Russo, I narratori, Fondazione Leonardo per la cultura italiana, serie “Guide bibliografiche”, Roma 1923. Sto leggendo la voce dedicata a G. A. Borgese, p. 144: “…ma il Caso, il Dio senza meta e senza vendette, il Dio senza nome e senza religione, che governa ciecamente e quasi banalmente gli uomini che non hanno più fiducia neanche nelle loro ambizioni, quasi fossero inanimati avanzi di un naufragio galleggianti alla deriva”.
Arriva il controllore. Chiudo il libro. Porgo il biglietto. Il controllore fa per prenderlo, poi dice:
“Già visto, vero?”.
“Stamattina”, dico.
“Stamattina?”, dice il controllore.
“Ci siamo già visti stamattina, sul Torino-Udine”, dico. “E lì lei mi ha controllato il biglietto”.
“Ah”, dice il controllore.
Prende il biglietto, lo guarda, lo buca, lo restituisce.
“Pensi”, dico. “Ci siamo visti stamattina e ci rivediamo ora. Eppure sia stamattina sia ora non ho preso il treno che pensavo di prendere”.
Il controllore mi guarda.
“Voglio dire”, dico, “che entrambe le volte ho preso il treno al volo, all’ultimo minuto, avendo perso un altro treno”.
“Ma il biglietto è giusto”, dice il controllore.
“Sì, certo”, dico. “Volevo solo far notare la coincidenza. Se lei e io ci siamo visti, e due volte, oggi, è perché entrambe le volte ho preso un treno diverso da quello che avevo previsto di prendere”.
“Ah”, dice il controllore.
“Eh”, dico.
“E lei dice che questo è significativo?”, dice il controllore.
“No, no”, dico. “Mi pare solo curioso”.
“Curioso”, dice il controllore.
“Una curiosa coincidenza”, dico.
“Una curiosa coincidenza”, dice il controllore.
“Già”, dico.
“Sa cosa penso?”, dice il controllore.
“Cosa pensa?”, dico.
“Penso”, dice il controllore, “che siamo in balia di un Dio senza meta e senza vendette, un Dio senza nome e senza religione, che governa ciecamente e quasi banalmente gli uomini che non hanno più fiducia neanche nelle loro ambizioni, quasi fossero inanimati avanzi di un naufragio galleggianti alla deriva”.
“Questa mi pare di averla già sentita”, dico.
“Lei non è l’unico estimatore di Luigi Russo”, dice il controllore.
30 marzo 2014 alle 18:07
Infatti ti si è visto passare per Pordenone e ci siamo in alcuni un momento distratti dicendo “Quello che passa è Giulio Mozzi”, mentre una guida ci indicava che proprio dove eravamo noi era passato un giorno Napoleone.
30 marzo 2014 alle 18:12
Sono anni che Napoleone mi pedina. Un vero stalker.
31 marzo 2014 alle 09:26
Non tanto quanto Garibaldi al sud Italia!
31 marzo 2014 alle 11:36
Lei è un osso di seppia, mi par di capire.
31 marzo 2014 alle 18:58
Mi piace di più questa:
“Penso che un dio sbagliato stia temporaneamente governando il mondo, e che il vero dio sia fuori dal gioco. Quindi sono un pessimista, ma ritengo che il mondo abbia molte consolazioni da offrire: amore, cibo, musica, l’immensa varietà di razze e lingue, e poi la letteratura e il piacere della creazione artistica.” Anthony Burgess
1 aprile 2014 alle 17:35
L’ha ribloggato su L'arme, gli amori.