di giuliomozzi
Non so rispondere alla domanda. Il luogo comune dice: “C’è più gente che scrive che gente che legge”, e a me sembra una sciocchezza. Comunque: l’articolo di Istruzioni per mandare opere dattiloscritte a Giulio Mozzi, affinché egli possa leggerle con tutto comodo, pubblicato il 7 marzo 2011, è finora (alle 8.34 del 1° novembre 2013) la pagina più letta di tutto vibrisse: risulta essere stata aperta 25.236 volte (ancor più dell’articolo con le foto di donne nude, 18.170, benché sia stato pubblicato il 7 luglio 2009, più di un anno e mezzo prima). La pagina Inventare e raccontare storie, dove si trovano le videolezioni gratuite, è stata aperta solo 11.826 volte. Mi duole che la pagina Istruzioni per impaginare un testo in modo tale che chi lo leggerà non vi voglia male sia stata letta solo 6.552 volte.
1 novembre 2013 alle 10:06
Cavolo ma io dove ero? Mi son persa tutti sti articoli…. Forse non penso troppo a scrivere…
1 novembre 2013 alle 10:29
Comincio ora.
Parto dall’ultima pagina.
1 novembre 2013 alle 11:14
Una mia cugina mi ha chiesto:
«Mi dici come si fa a diventare famosi e guadagnare con i libri?».
Ho risposto così:
«Semplice, bisogna saper scrivere».
Mi ha tolto l’amicizia da Facebook e non mi ha più chiesto nulla.
Simonetta
1 novembre 2013 alle 11:15
Bella la vignetta centrata sulla respirazione e sull’esercizio fisico… anche in posizione prona… sarà perché mi sono appena alzato dal tappeto di gomma dopo aver fatto un po’ di stretching… in fondo la scrittura è anche esercizio… è su quel ASPIRANTI… che mi trovo perplesso… più lesso che PREP… derma proective cream, relax for the skin… sì perché… inspirazione è meglio che aspirazione; aspiranti lo trovo grottesco e inquietante… quanto a scrittori e scrittrici… QUANTI SONO GLI ISPIRATI SCRITTORI E SCRITTRICI? dove l’ispirazione altro non è che l’unione funzionale di inspirazione ed espirazione.
1 novembre 2013 alle 11:52
Si può pensare, forse, a uno Statuto? Sperando che non nasca, anche qui, la diatriba su gli albi e i corporativismi.
1 novembre 2013 alle 14:08
Se “aspiranti” vuol dire tutti quelli a cui piacerebbe pubblicare un libro e avere successo, probabilmente più dei 25000 che hanno aperto la pagina sulle istruzioni per mandare etc. Tra questi però, quanti hanno compiuti i passi necessari per avere almeno un punto su cui discutere? Vale a dire quanto sono quelli che hanno scritto un intero libro che sia non dico bello e nemmeno decente ma che abbia perlomeno un senso? Io dico tra i 3000 e i 3500. Molti meno dei lettori, fortunatamente.
1 novembre 2013 alle 15:23
Scusate, non sono forse aspiranti anche medici, insegnanti, scienziati, avvocati? L’aspirazione sarebbe quella di concretizzare il proprio mestiere e, né più né meno degli altri, quello di scrittore richiede studio, preparazione ed esercizio. Purtroppo, però, il percorso dello scrittore non è già tracciato come quello degli altri, che non devono far altro che seguirne le tracce per essere riconosciuti nel proprio ruolo, fermo restando che ciò non sia garanzia di qualità. Perché, ad esempio, un medico pessimo è pur sempre un medico? Allora la domanda (mia) è: quanti aspirano a fare della scrittura il proprio mestiere? (Consci, per di più che non potranno trarne sostentamento). Ma il mestiere coincide necessariamente con il guadagno, mi chiedo? Ho trovato interessanti interpretazioni del termine MESTIERE in Vocabolario Treccani, che invito a leggere qui http://www.treccani.it/vocabolario/mestiere/
In particolare il punto 3 in cui, tra le altre cose, si legge: “nell’arte, l’insieme di procedimenti, di tecniche e di norme la cui padronanza rende possibile all’artista di esprimersi adeguatamente”. Al punto 1, invece, si contrappone il termine a quello di ARTE e PROFESSIONE.
Allora cambio la domanda: quanti aspirano alla professione di scrittore? Del resto, un simpaticissimo autore scrisse: “Amor ingenii neminem unquam divitem fecit”. E forse è questo il prezzo da pagare: quanti sono disposti a fare della scrittura la propria povertà?
1 novembre 2013 alle 17:46
A proposito… Ma il mio lo hai letto? 😉
2 novembre 2013 alle 11:20
Quanti illusi esprimono apertamente il desiderio di ‘avere successo con le pagine di un libro’, tutto ruota attorno alle parole successo e guadagno. Il miraggio salvifico del libro che dovrebbe risolvere le ambizioni frustrate e la carenza di pecunia, sarà colpa della crisi generale o dell’ eccesso di presunzione? Se chiedi quale autore preferiscono e leggono…il vuoto. Leggere leggere leggere
2 novembre 2013 alle 13:23
Considerazioni:
1) grazie a questo articolo i numeri di cui sopra aumenteranno in maniera leggermente più rapida del solito;
2) tra le letture (meglio visualizzazioni) delle “Istruzioni per inviarLe un manoscritto” e l’ “Inventare e raccontare storie”, siamo quasi alla metà (50%) e confrontando poi con “Istruzioni per impaginare un testo in modo tale che chi lo leggerà non vi voglia male” siamo a un quarto (25%) sarebbe utile avere un raffronto (anche a spanne) di quanti inviano manoscritti in modo corretto e quanti no;
2 bis) Inventare e raccontare storie – 01. Inventare: l’idea è stato visto oggi 02/11/2013 ore 12.15 12.184 volte, Inventare e raccontare storie – 02. Inventare: elaborare solo 6.257 volte (quasi 50% in meno), Inventare e raccontare storie – 03. Inventare: sviluppare 4.369 volte e via via a scendere;
3) tra le leggere e visualizzare c’è molta differenza: visualizzo 2 volte e leggo una (oppure leggo solo una parte oggi e il resto dopo o mai);
4) considerare l’analfabetismo funzionale;
5) considerare quindi il fattore “non sa/non risponde” che ha sempre la sua bella percentuale in ogni statistica.
2 novembre 2013 alle 15:38
Consolati, Giulio: gli aspiranti scrittori in Italia sono certamente meno degli aspiranti calciatori!
3 novembre 2013 alle 13:41
Passeggiando su Vibrisse mi sono imbattuta in questa vecchia, interessante discussione avviata da @Demetrio Paolin https://vibrisse.wordpress.com/2008/12/23/cosa-fa-di-uno-scrittore-uno-scrittore-a-proposito-dello-sciopero-dellautore/
nella quale, sul finire, si legge:
“Vorrei intervistare scrittori come Giulio Mozzi, Tiziano Scarpa, Moresco, Giorgio Vasta, Giuseppe Genna, Marco Candida, Davide Bregola, lo stesso Franz e altri che ho in mente per vedere qual è stato il loro percorso all’interno di questa “industria” e segnare le differenze tra le loro esperienze e quelle degli scrittori di un tempo. Ad esempio che tipo di percorso hanno fatto Pavese, Calvino, Vittorini, chi erano i loro interlocutori? Come sono cambiati gli interlocutori rispetto al tempo presente?
Mon mi interessa sapere o stabilire se sono migliori i libri di Calvino/Pavese/Vittorini o quelli di Mozzi/Scarpa/Moresco, quando comprendere i meccanismi diversi, se diversi lo sono (e io ho la sensazione che lo siano), che regolano il mondo dell’industria culturale”.
Mi chiedo se l’iniziativa, risalente al 23 dicembre 2008, sia mai stata avviata.
6 novembre 2013 alle 17:11
Da aspiranti a spiranti scrittori spesso il passo è breve.