
Dalì di spalle mentre ritrae Gala dalle spalle, eternalizzato da sei cornee virtuali provvidenzialmente riflesse in sei specchi reali, incompiuto, 1972/73
di Tommaso Stigliani
Mentre ch’assisa Nice
del mare alla pendice
stava a specchiarsi in un piombato vetro,
io, ch’essendole dietro,
affisati i miei sguardi a l’acqua avea,
l’ombra sua vi vedea
con la sinistra man di specchio ingombra:
e ne lo specchio ancor l’ombra de l’ombra.
31 ottobre 2013 alle 03:28
DALLA PARTE DELL’UOMO (o del riflesso?)
Atto della sua donna in mirarsi nello specchio
di Torquato Accetto
Mirò lo specchio e di se stessa accorta
sospirò, gli occhi rivolgendo altrove
quella donna gentil che seco move
tutte le Grazie, e lieto Amor ne porta.
Parea dir, sospirando, or viva or morta
si vede alta bellezza, ahi lassa, e dove
son or le rose colorite e nove
sarà deserto senza luce o scorta.
L’atto soave in questo senso appresi,
e sì la vidi andar pensosa e bella
che per miglior consiglio anco l’intesi.
Di vano amor ben si mostrò rubella,
ch’in quel ciel di cristallo, ond’io m’accesi,
parve il suo sguardo una cadente stella.
[In questo sonetto ricompare un tema abbastanza diffuso nella poesia del Seicento, sull’esempio del Tasso (Rime, XLIIIXLIV). Con un linguaggio alquanto fastoso e, nello stesso tempo, con fine delicatezza, il poeta avverte che lei, dopo essersi ammirata, non può evitare il pensiero dell’inevitabile caducità della propria splendente bellezza giovanile (le rose colorite e nove). Vedendola distogliere, con un sospiro, lo sguardo dal cristallo, nel quale sono entrambi riflessi, lui coglie nell’animo dell’amata un sentimento più elevato e severo il rifiuto di coltivare il vano pensiero d’uno splendore illusorio e fugace – e lo scopre nel suo sguardo, che brilla improvviso come una stella cadente. In un istante, nel triangolo innamorato – donna – specchio, scatta uno stato d’animo condiviso, sulla vanità della bellezza terrena e sul rimpianto amorosamente illuminato dalla sua luce. – Da qui]
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DALLA PARTE DELLO SPECCHIO
da “Mirror”
di Sylvia Plath
…A woman bends over me,
Searching my reaches for what she really is.
Then she turns to those liars, the candles or the moon.
I see her back, and reflect it faithfully.
She rewards me with tears and an agitation of hands.
I am important to her. She comes and goes.
Each morning it is her face that replaces the darkness.
In me she has drowned a young girl, and in me an old woman
Rises toward her day after day, like a terrible fish.
[Su me si china una donna
cercando in me di scoprire quella che lei è realmente.
Poi a quelle bugiarde si volta: alle candele o alla luna.
Io vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Me ne ripaga con lacrime e un agitare di mani.
Sono importante per lei. Anche lei viene e va.
Ogni mattina il suo viso si alterna all’oscurità.
In me lei ha annegato una ragazza, da me gli sorge incontro
giorno dopo giorno una vecchia, pesce mostruoso.]
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CONTRO LO SPECCHIO (ma è fatica sprecata!)
31 ottobre 2013 alle 07:55
Antonio Porta.
31 ottobre 2013 alle 17:46
GIAMBATTISTA MARINO
Qualor, chiaro cristallo,
vago pur di mirar quel vivo Sole
che ’n te specchiar si sòle,
in te le luci affiso,
ahi ch’altro non vegg’io che ’l proprio viso!
Specchio fallace ingrato,
se vagheggiar t’è dato
volto fra gli altri il più ridente e vago,
non dovresti serbar sì trista imago!
31 ottobre 2013 alle 17:47
…e, in quanto a quadri, non dimenticare Las Meninas!