di giuliomozzi
Ebbene, allora vado… I miei rispetti
alla signora… Tutti bene, vero?
Eh, così è la vita… Zero a zero
finisce, se va bene… I figlioletti?
E il nonno? Il nonno, già, ci ha i suoi annetti..
Anche la nonna, ormai… Classe di ferro
il trentadue, però… Non ci par vero
ma il tempo, sì, con calma, i suoi colpetti…
E dunque me ne vado, arrivederci
di nuovo… Ci vedremo, chissà quando…
Ci sembra d’esser forti… Poi… Se tocca…
All’improvviso… L’ora nostra scocca
e ciao… Non te l’aspetti, stai parlando
con un amico, e tac… E arrivederci…
12 agosto 2013 alle 07:40
Spero tanto che “1” indichi l’inizio di una serie, perché gli spunti sull’argomento sono veramente infiniti (io temo le conversazioni di maniera più di una terribile influenza, ben venga vederne i limiti anche in un sonetto!).
Azzardo una proposta a Giulio Mozzi: se pubblicherà una lista delle conversazioni che ha in mente di inserire nel manuale, io mi annoterò le argomentazioni-tipo, secondo la mia esperienza. Mi diverte l’idea di confrontarle a distanza, chissà se a Padova i luoghi comuni sono identici a quelli di Modena!
12 agosto 2013 alle 12:50
Non c’è nessuna lista, Morena. Navigo a vista. Ho messo quell’ “1” solo per buon auspicio.
12 agosto 2013 alle 19:11
Questo, Giulio, è un ottimo spunto. Desideri proporcelo? Possiamo scrivere anche noi su questo argomento?
20 agosto 2013 alle 00:53
Un proverbio romano dice “Bugiardo come una lapide”…… al cimitero e anche al funerale si perla solo di mariti impeccabili, mogli dolcissime, figli modello, esempi di dedizione al lavoro.
Ma i traditori, le streghe, i ribelli, e i fannulloni furbetti non li seppellisce nessuno ?
In effetti in un funerale accademico cui ho assistito qualche tempo fa il tema maggiore era non solo la bontà del compianto docente e ricercatore ma anche …. ora che si è liberata una unità di personale….. come ce la spartiamo ?
ogni matrimonio un pianto, ogni funerale una risata vedendo i cari colleghi che si spartivano la torta…. mi veniva da ridere.
Ecco se dovessi lasciare un’ultima volontà vorrei essere salutato con una risata. La vita in fondo è veramente comica.
Ci sono solo un tipo di funerali veramente tragici e tristi.
Quelli dei bambini. Lasciano una scia di dolore interminabile dietro a loro. Mio sorella non l’ho mai conosciuta è vissuta solo un giorno uccisa da un “morbo” che ora si cura in modo banale (1951). Si chiamava Gioia e i miei, anche a distanza di anni e anni me ne parlavano con dolore infinito. Non capivo. Ora che sono genitore ho capito.