Lodi del corpo maschile / La pupilla

by

di Nadia Bertolani

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Kore vuol dir pupilla, è risaputo,
una piccola pupa, bambolina,
qual sono io se guardo quel velluto
nero e mi specchio e vedo me bambina.
Loderò la pupilla in un minuto,
parte del corpo umano piccolina,
perché mi piace la mitologia
e della lode al cazzo ho ritrosia.

Della pupilla farò l’elegia,
perché è una lenticchia assai gentile,
modello di perfetta geometria,
poco maschile, è ver, ma mai scurrile.
Di altre parti del corpo ho bramosia,
ma da tal gorgo nero non virile
sono sedotta ed affatturata
tanto che vorrei farne una ballata.

O pupilla nell’iride annidata,
voragine che unisce i due amanti,
da mille fantasie sei abitata,
ma resti misteriosa e desolanti
son gli inganni che m’hanno accalappiata,
sono le delusioni più brucianti,
perché cerco l’amor nel cerchio nero
e di speranze trovo un cimitero.

Trovo solo me stessa nel tuo specchio,
lo sguardo è sempre un laido ingannatore,
tuttavia continuo al modo vecchio
a scrutarti con indefesso amore,
punto nero nell’iride dell’occhio,
precipizio infinito e seduttore,
di una ballata non sei più l’oggetto,
tu, pupilla, monile di giaietto,

perché con disappunto ho ormai dedotto
d’avere scritto un multiplo strambotto!

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4 Risposte to “Lodi del corpo maschile / La pupilla”

  1. amanda Says:

    perché nessuno l’ha degnatato il multiplo strambotto ohibò?

  2. adrianalibretti Says:

    Intenso e sconfortante, il multiplo strambotto.
    “Perché cerco l’amor nel cerchio nero e di speranze trovo un cimitero”. 😉

  3. Giulio Mozzi Says:

    Nadia, un po’ di pignolerie:
    – una lode è cosa diversa dall’elegia: con questo termine s’intende oggi la “poesia di argomento luttuoso o malinconico” (Wikipeida); oltretutto, in epoca latina, quando per “elegia” s’intendeva un componimento in distici esametro+pentametro, una lode non sarebbe stata scritta con quel metro lì.

    Poi, partendo dal presupposto che tu abbia voluto fare un componimento in endecasillabi:
    – “qual sono io se guardo quel velluto” è endecasillabo solo a prezzo di una dura dialefe (“sono io”): era più semplice scrivere “quale son io se guardo quel velluto”.
    – “perché è una lenticchia assai gentile” non può proprio essere endecasillabo: la dialefe “perché è” mi pare impossibile.
    – “sono sedotta ed affatturata”, nonostante la “d” eufonica impropriamente usata (andrebbe solo quando si scontrano due vocali identiche), ha dieci sillabe.
    – “voragine che unisce i due amanti” è endecasillabo solo a prezzo di dialefe in “due amanti” o di dieresi in “du-e”.
    – “da mille fantasie sei abitata” richiede dialefe: “sei abitata” o dieresi “se-i”.
    – in “son gli inganni che m’hanno accalappiata” c’è un affollarsi di consonanti e consonanze e assonanze che stona, mi pare, col resto del testo: “son gli inganni che m’hanno accalappiata.
    – “tuttavia continuo al modo vecchio” ha dieci sillabe; bastava fare “e tuttavia continuo al modo vecchio”.

    Il verso più bello mi pare sia:
    – “nero e mi specchio e vedo me bambina”.

  4. Nadia Bertolani Says:

    Grazie Giulio, leggo solo oggi…

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