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Se dalla nuca il tuo corpo percorro
e con lo sguardo lentamente scendo
al piede tuo stupendo,
m’incanto per sì tanta meraviglia,
perché di sotto alla gentil caviglia
c’è un tesoro di piccole sorprese,
dalle donne incomprese,
vale a dir l’epicondilo mediale,
il malleolo, mediale e laterale,
poi l’astragalo, l’ischio ed il calcagno
degno di Carlo Magno,
imperatore alto e maestoso,
che stava sempre in pie’, mai a riposo.
Calcagno o tallon che dir si voglia,
nudo in battaglia
com’era nudo il tendine di Achille
che nella guerra d’Ilio fe’ scintille
tanto che con l’arsi e con la tesi,
modello per aedi,
il piede fu misura di poesia.
Tallone nudo, quale frenesia!
Nudo come la pianta e come il collo,
piede che io controllo
da buona feticista innamorata,
di tarso e metatarso infatuata,
di dita e di magnifiche falangi,
controllo che non cangi
il color della pelle in un momento,
perché questo tuo ultimo segmento,
il piede, dico, nobile appendice,
che io guardo in tralice,
non venga concupito da qualcuno,
ché il tuo piede è mio e di nessuno.
E me lo bacio e me lo accarezzo,
e ne annuso l’olezzo.
Afrodisiaco piede del mio amato!
Come tutte le notti l’ho sognato
che si insinuava su per la mia gamba:
Oh che mitico samba
abbiam ballato il tuo piede e io.
Tag: Nadia Bertolani
20 luglio 2013 alle 22:58
“tanto che con l’arsi e con la tesi,
modello per aedi,
il piede fu misura di poesia.”
Complimenti, questa è davvero una trovata colta e arguta 🙂
21 luglio 2013 alle 08:14
Che l’invito a usare forme chiuse portasse addirittura al ripescaggio del sirventese, non me l’aspettavo.
21 luglio 2013 alle 08:48
In effetti, l’aspetto impareggiabile della forma chiusa è proprio questo: io sto imparando o rimasticando un sacco di conoscenze che mi intrigano un sacco, per l’appunto. Leggo “sirventese” e penso “Ohibò?”, poi tutto si disvela, quanto mi appassiono!
Nadia, difficile che, dopo cotanti versi, il piede di cui sopra “non venga concupito da qualcuno”, quasi viene da chiedertene l’indirizzo! 🙂
Magistrale per evocazione il finale “Oh che mitico samba /
abbiam ballato il tuo piede e io.”.
21 luglio 2013 alle 10:01
Lode a tutte le lodanti, ma a Nadia in particolare. 🙂 qui davvero si percepisce, si manifesta, quasi si arriva a toccare con mano… il ruvido erotismo del piede maschile… 🙂
21 luglio 2013 alle 12:29
:9 😀 Il piede ringrazia e io pure! E poi ho sorpreso Giulio Mozzi e questo è un gran bel risultato (ma non ne ho un gran merito, mi riecheggiava nelle orecchie il “sirventese del Trecento fatto di grazia e di soavità”). Devo dire che l’invenzione delle Lodi è appassionante sia quando le si scrivono sia quando le si leggono.
22 luglio 2013 alle 15:43
un’ode completa e generosa ad una parte così sensuale merita un plauso