Madrigali della porta (in serie: 46, 48-67)

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46.

di Maria Grazia Ortore

Se ora tu bussassi alla mia porta
e aprendoti ti vedessi danzare
senza nemmeno un tango da ascoltare
e la musica si accendesse all’improvviso
come un lampo sul tuo bel viso
sarei restia a farmi ancora desiderare.
“Prendimi” direi, mentre mi getto al tuo collo
e dietro al mio sogno per le scale mi scapicollo.

*

48.

di Mariaelena Gorini

   Se ora tu bussassi alla mia porta
con quei fogliettini bianchi
di cui fai sempre scorta
   e tendessi molle la tua mano
con tono caldo e un po’ suadente
non ti darei accesso al mio divano
   saresti un fedele poco convincente
e ti rispedirei al mittente.


*

49.

di Manuela Tosato

Se ora tu bussassi alla mia porta
la troveresti aperta, divelta
dal vento di burrasca
la tolda spazzata dalla pioggia e dentro
un cielo azzurro a vista da ogni stanza
che dell’amore ora ne ho abbastanza
direi tessendo alle mie vele un nuovo ordito
ma senza smettere di amare
disegno l’orizzonte con un dito.

*

50.

di Barbara Bigagli

Se ora tu bussassi alla mia porta
lisciando pensieroso i tuoi gran baffi
mi spoglierei nuda lì sulle punte, sul metatarso,
‘che son corta; e ti vorrei mostrar l’ultima volta
che m’hai afferrato le tette lasciando lunghi graffi!
(sì proprio tu!) che non sei certo uno scrittore scarso.
Quella notte, via la penna! e amando a fondo
s’è vissuto, puro e crudo, sesso duro a tutto tondo.

*

51.

di Anna Setari

Se ora tu bussassi alla mia porta
scriverei per far festa un madrigale
con le rime e gli accenti
costrutti bene al modo di una volta
e non tanto per fare.
Potrei chissà tentare una canzone
una ballata un’ode uno stornello
un idillio un rondò,
forse anche il proemio di un poema
o un semplice strambotto.
Una frottola, sì, te l’assicuro
e un contrasto, se vuoi.
Non chiedermi un sonetto:
quello, bello, non te lo prometto.

*

52.

di LiliaTea

Se ora tu bussassi alla mia porta,
indubbiamente ti aprirei
(la cortesia è da sempre compagna dei gesti miei)
ed altrettanto in fretta, riconoscendoti, la chiuderei,
chè di illusioni, vestite d’apparenza,
credimi, ormai ne ho piena l’esistenza.

*

53.

di Mauro Pes

Se ora tu bussassi alla mia porta
e io ti aprissi sotto scorta
fingerei una scortesia
solo per mandarti via
giacché quella che ti accoglie
– lo sai, amore? – è proprio mia moglie.
Ma non ti devi certo rattristare:
se ti va, puoi anche restare!
Confidiamo nella sorte
augurandole la morte.

*

54.

di Giacomo Vit

Se ora tu bussassi alla mia porta,
aprendo annoterei ogni tuo gesto,
e peserei ogni tua parola
perché al giocoso signor Mozzi Giulio
una imitazione ho promesso;
e se tu allungassi le tue labbra
per volermi a tutti i costi baciare,
“fèrmati un attimo!” ti direi
la rima perfetta devo trovare.

*

55.

di Roberto Pagetta

Se ora tu bussassi alla mia porta,
ti accoglierei con una bella torta.
Inventerei una storia: lunga o corta?
Non firmerei promesse sulla carta:
t’inviterei a scoprire le tue carte.
Se da Regina scegliessi la tua parte
sarei il tuo Re, schiudendo mille porte,
sperando in te nell’affrontar la sorte.

*

56.

di MB

Se ora tu bussassi alla mia porta,
colpendo con le nocche della mano,
il cuore si fa regno, e tu sovrano.
Ma se l’orecchio mio è nella doccia
l’attesa traccia il solco di te impaziente
per colpa di chi è oltre e non ti sente.
Un sordo battito scioglie minuti ed ore,
e una corona di ghiaccio, sotto il sole.

*

57.

di Carla Baranzoni

Se ora tu bussassi alla mia porta
non aprirei. Soffro del tuo dolore,
di tue livide nocche e rosse dita.
Non posso aprire. Son quasi morta,
amore mio, per tanto, troppo amore.
Potessi aver ancora una alito di vita!
Ti vedo sotto l’acqua là all’aperto,
tutto bagnato. E non vorrei, sta certo.

Ero matura e pur piuttosto saggia.
Rosa sbocciata tardi e poi fiorita
con passo dolce, sereno e lento.
Ti incontrai e paresti ultima spiaggia,
un fuoco d’artificio, grande, su mia vita
e con te, felice, correva forte il tempo.
In groppa a lui anche il mio cuore corse
e poi una morsa e poi più nulla, forse.

Eppur, visto da qui, or pari allocco.
Stranito per quella porta chiusa
nulla muovi perché qualcosa accada.
Ferma il tuo bussar, cessa quel tocco,
chiama i soccorsi, e dai, così si usa!
Forse tardi non è. Fai che io non vada.
Nulla da fare. Che delusione e che dolore,
d’infarto io morrò e tu di un raffreddore.

*

58.

di Andrea Cirolla

Se ora tu bussassi alla mia porta
e ogni colpo fosse un miglio marino
sarebbe poco pratico, d’accordo
ma questo e altro per averti vicino.
Senza treni brucerei la distanza
seicentodieci colpi e poi, sicuro
ritroverei la bocca e gli occhi tuoi
e poi di corsa a limonare duro.

*

59.

di Gianluca Trotta

Se ora tu bussassi alla mia porta
poggeresti sul pianerottolo
la sporta della spesa
e tutta tesa
scoppieresti in un pianto dirotto.
Se era per vederti soffrire
era meglio non aprire.

*

60.

di Monema

Se ora tu bussassi alla mia porta
saprei cosa comporta
lo stare in condominio
con una meretrice
come unico inquilino
(a parte me, s’intende),
che vivo degli sguardi innamorati
dei cento e più clienti
che salgono le scale
(bei padri di famiglia)
e sbagliano maniglia.

*

61.

di Cristian Bubola

Se ora tu bussassi alla mia porta
ti conterei le lentiggini dietro gli occhiali
e tu conteresti le mie che sono uguali.
Poi passeremmo ai capelli e ai sorrisi.
In mano ricordi sparsi, polvere, barattoli
e i vestiti intrisi di tutto il vino che ci siamo scolati.
Rimarremmo lì
storditi felici imbambolati.

*

62.

di Luca Fadda

Se ora tu bussassi alla mia porta
con l’emozione e la tua gonna corta
il cuor che batte senza fiato
anaerobica emozione conturbante
bussi di nuovo e ti s’asciuga il palato
“ho sete di te”, pensando, “apri adesso”
“cerco l’amore, l’amore dissetante”
Non sono in casa, torna domani.

*

63, a.

di Irene Enriques

   Se ora tu bussassi alla mia porta,
scopriresti che l’ho lasciata aperta,
ma dentro troveresti solo il gatto.
   Ben prima vorrei lo avessi fatto
quando il mio cuore ancor non era secco
e tremavo al fuoco dei tuoi occhi.
   Ora mi sento vuota e per dispetto
ti spio da sotto il letto.

*

63, b.

della Stessa

   Se ora tu bussassi alla mia porta
tutta tremerei commossa e grata
abbasserei le luci per danzare
musica vino e miele.
   Invece sola bevo camomilla
mentre tutti in casa son già a letto.
Tu che non bussi alle altrui porte
sei il sogno perfetto.

*

64.

di Guido Cupani

Se ora tu bussassi alla mia porta
andrei a nascondermi in un angoletto
come fai tu, che accorta
quando rincaso fingi di non esserci
e poi con gran souplesse
mi balzi addosso urlando bubuséttette
e io ci resto secco. Ma tu scaltra
entreresti (hai la tua chiave)
e ridendo soave
diresti: «Caro, credi
di farmela? Inventatene un’altra.
Dietro l’attaccapanni. Vedo i piedi».

*

65.

di Maria Luigia Longo

Se ora tu bussassi alla mia porta
e piano mi portassi verso il letto
e io di colpo aprissi il mio sorriso
poi con la mano accarezzassi
la nuca il collo il petto
guardandomi nel viso, sono certa,
mi diresti: «Amor mio, senza di te
non son più io».
E la storia sarebbe riaperta.

*

66.

di Normanna Albertini

Se ora tu bussassi alla mia porta
saprei che non potresti essere tu
(indubbio che non era tuo il bussare;
sicuro che ti bastava entrare).
Ti sognai per molte stagioni,
dopo – ed eri viva, eri lì –
con il tuo scialle e le tue mani
grandi, e il grembiule
e i doni nelle tasche.
Un dono per me, nonna:
un libro e un altro ancora.
Se tu ora bussassi alla mia porta
ti abbraccerei, nonna, e ti direi
che tanto, invano, nonna,
dopo ti ho aspettata.

*

67.

di Lidia Del Gaudio

Se ora tu bussassi alla mia porta
con la raccolta dei madrigali
penserei che mi conforta
nonostante alcuni versi micidiali
vedere quanti amori scoppiano
o si ritrovano ma anche si minacciano
di rimandarsi a casaccio
dove non batte il sole.
Sarà lo stress della modernità,
ma queste chiavi nessuno ce l’ha?

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5 Risposte to “Madrigali della porta (in serie: 46, 48-67)”

  1. paola Says:

    il numero sessanta mi sembra molto carino: è arguto, divertente e cadenzato. Ottima la scelta delle parole. Complimenti all’autore!

  2. maria rosa giannalia Says:

    Se ora tu bussassi alla mia porta
    In altro modo io t’accoglierei
    ti prenderei per mano e in mia scorta
    nella tua casa ti ricondurrei.
    Non era il caso, no, per me soffrire.
    Non era il caso, no, per me, morire.
    Il miglior modo di godere della vita
    l’abbiam buttato via , amore mio,
    era tutto e sol nel desiderio
    di cambiare il colore del passato
    in un quadro diverso, un po’ più serio,
    che in monotona galleria s’è trasformato.

  3. dm Says:

    D’accordo con Paola. Il sessanta è lepidissimo, salti fuori l’autore e ci faccia leggere dell’altro.

  4. paola Says:

    Dm, piacerebbe anche a me. Il sessanta mi ha proprio incuriosita. Mi sembra il migliore. Speriamo che l’autore legga i commenti e mandi altro… chissà… magari una poesia o un racconto breve… o un “tre pezzi facili”… mah, aspettiamo!

  5. Madrigale della porta | Guido Q Says:

    […] piccolo contributo al gioco ideato da Giulio Mozzi. Pubblicato qui, al numero 64 (come il doppio dei miei […]

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