di giuliomozzi
Se ora tu bussassi alla mia porta, morte,
non so cosa farei.
Non so se mi dispererei
o se ti accoglierei come si accoglie
un amico che inevitabilmente dopo tanto
riappare, e non si sa cosa dire,
e si è cambiati tanto senza che
si riesca a ricordare quando, dove, come.
Ma tu non busserai, lo so:
un giorno rientrerò in casa
e tu sarai lì, già in attesa,
leggermente nervosa per il ritardo.
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29 giugno 2013 alle 01:03
madrigali della porta, 47 (saltando il 46) per la protagonista come da smorfia?
29 giugno 2013 alle 05:18
Se ora tu bussassi alla mia porta,
morte, non so cosa farei:
se mi dispererei
o se ti accoglierei (come
l’amico che dopo tanto riappare,
e si è contenti e non si sa cosa dire).
Ma tu non busserai:
un giorno rientrerò
e tu sarai già lì, in attesa,
leggermente nervosa per il ritardo.
29 giugno 2013 alle 05:19
Manu: sì.
30 giugno 2013 alle 09:41
Bruttarella.
1 luglio 2013 alle 02:28
Ho fatto click su “commenti” e stavo per dire la mia, su questo testo, ma poi ho letto il commento prima di questo, e ho esitato un po’. Comunque: a me sembra bella questa poesia, bella e prosaica (prosaica non in senso spregiativo… col passo della prosa e con la risonanza e profondità della poesia pur calata nella forma e nel gioco fissati.) La variazione scritta nel commento funziona meno, mi pare. La morte mandata a capo suona molto più grave, di una solennità che vanifica il resto; oltretutto quella parentesi nel quarto verso è brutta all’occhio, al mio, almeno.
2 luglio 2013 alle 14:12
A me piace, piace, piace moltissimo. Forse perché mi ci sono ritrovata soprattutto nel vedere, a volte, l’estremo viaggio come liberatorio …agognato?