Madrigali della porta, 31 (sequenza)

by

di Francesca Perinelli

Se ora tu bussassi alla mia porta,
con stelle, risa e birra per le mani,
buone cose d’estate,
io ti scompiglierei i pochi capelli
ti fisserei negli occhi
andremmo al primo campo di patate
o di zucchine, o dentro i boschi belli,
e nudità scambieremmo a palate.

Se ora tu bussassi alla mia porta,
sapresti dire ancora “Non ti amo,
ma parlami, mi basta una parola”?
Giuro che “Falqui” non pronuncerei.
O forse, perché tu sei spiritoso,
lo prenderesti a ridere, l’invito:
mi salteresti addosso
come un leone, dopo un lungo ruggito.

Se ora tu bussassi alla mia porta
dicendomi che è stato tutto vero
che la speranza che avevo riposta
era fondata, e il giorno mio più nero
hai giusto perso il treno,
felice aggiungerei le due bugie:
Sono serena adesso;
Penso alle cose mie.

Se ora tu bussassi alla mia porta
Saprei come non perderti per strada.
A patto che tornassimo alla volta
Che ti toccai la spalla (ancora
ignara di palestra,
e non grave di noia).
A patto che dimenticassi il male
Mi elargissi fiducia e non rancore.

Se ora tu bussassi alla mia porta
e riprendessi a cercarmi ognora,
perdonerei il silenzio,
l’indifferenza, l’esser rimasta sola.
Tutte le sante e le puttane in fila
che garrule vantano i tuoi regali,
ignorano che a te io ho avuto accesso
nutrendomi di abbracci senza uguali.

Se ora tu bussassi alla mia porta,
se oggi pure non fossi lo stesso,
ti porterei su un punto sopra il corpo
dove, sono sicura,
non hai mai fatto tanto bene sesso.
Ti spoglieresti delle tue difese,
amando parleresti finalmente e
ti capirei, senza farne le spese.

Se ora tu bussassi alla mia porta,
dicendo: “Ho fatto un sogno lungo un anno
ma adesso sono sveglio,
ora ricordo tutto.
Sono con te, per far del nostro meglio”,
divideremmo ancora un po’ di vita.
(Da parte mia
non sarebbe mai chiusa la partita)

Se ora tu bussassi alla mia porta,
sostenendo che è stata colpa mia,
mi avvicinerei a te, e sorridendo
“ricominciamo”, direi, “amore mio”.
Ma tu su questo punto non ci scherzi,
e all’improvviso ti ritireresti.
Così sbaglierei ancora sulla soglia:
“Non lo farò più, amore, Dio non voglia!”.

Se ora tu bussassi alla mia porta,
(devo scordare, devo scordare tutto)
Ti inviterei a entrare
ti vorrei in me (non devo più volerti)
tra le tue braccia, mi spoglierei del lutto.
Ma so che sei tu che più non lo vuoi.
La storia è semplice: tu sei un’altra persona.
Non busserai, perché non c’è alcun noi.

Vuoi partecipare (entro il 30 giugno 2013) ai Madrigali della porta? Leggi le istruzioni.

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4 Risposte to “Madrigali della porta, 31 (sequenza)”

  1. davideorecchio Says:

    Molto bello Francesca, complimenti.

  2. Spoetizzazioni /8 – Spoetizzare (perfino) i madrigali | iCalamari Says:

    […] attenzione dentro la fessura. Compose il numero della stazione radio di poco prima e declamò una sequenza di madrigali, convinta che l’uomo dell’auto, sicuramente all’ascolto, ne avrebbe riso come non […]

  3. Morena Silingardi Says:

    Francesca, che dire? Mi piace tantissimo quello che scrivi e come lo scrivi, sia in prosa che in madrigale. ” […] convinta che l’uomo dell’auto, sicuramente all’ascolto, ne avrebbe riso come non […]” è una frase che vorrei avere scritto io, perché anche io ne sono convinta. Non ho mai tempo di leggere e scrivere tutto quello che vorrei, ma “ICalamari” non voglio più farmeli sfuggire!

  4. icalamari Says:

    Davide, Morena… Scrivo da poco. A volte penso di smettere. Grazie! Nell’avarizia di smancerie che mi contraddistingue, mi sento di dirvi che vi voglio bene 🙂

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