Creazioni, 7

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Valter Binaghi, Per la ricreazione dell’anima

miciamiaMi mostrò una foto che aveva nel portafoglio, la foto di un figlio, pensai. E invece era la foto di un gattino.
Pensai che forse non gli era rimasto più molto altro. La moglie l’aveva lasciato, i figli l’avevano messo in quell’ospizio. Non venivano mai a trovarlo, anzi ogni tanto si dimenticavano di pagare la retta, e a lui toccava dare una mano al giardiniere per guadagnarsi letto e minestra. Normale che non volesse più pensare a loro, ma mi sbagliavo.
– Questa foto l’ha fatta mia figlia a undici anni. Avevamo trovato il gattino per strada. Mi disse: tienilo in mano, papà. E fece lo scatto-
– Foto di lei non ne ha? –
– Si che ne ho. In camera. Vuol vederle? –
– No….cioè si, se le fa piacere. Ma come mai non tiene una di quelle, nel portafoglio? –
– Sarebbe il mio sguardo, non il suo. Del mio sguardo non so che farmene –
– Può spiegarsi meglio? –
Il vecchio professore annuì, e spiegò, pazientemente, come doveva aver fatto centinaia di volte con gli alunni più ottusi.
– Una foto, un disegno, è il mondo visto da un’anima, a un certo momento della sua vita. Chi la osserva la indossa, si trasferisce in quello sguardo, viene ad abitare quel mondo. A quel tempo mia figlia aveva un istinto speciale per lo spettacolo della tenerezza. Vedeva solo cose vive, allo stato nascente. L’idea del dolore e della morte non la sfiorava nemmeno.
– Capisco –
– No, non capisce. Io temevo che questo l’avrebbe resa troppo vulnerabile, l’avrebbe fatta soffrire. Così ho fatto di tutto per rompere l’incantesimo. Le ho insegnato a difendersene. Le mostravo quale brutalità si celi nelle passioni umane, il lato rapace di ciò che la gente chiama amore. Alla fine ha capito. Ha imparato a difendersi e a dubitare degli altri. Cominciando da me
– Così adesso…
– Adesso ogni tanto tiro fuori la foto e la guardo. Riassumo in me la sua tenerezza di un tempo
– Non è struggente? –
– Tutti i purgatori lo sono. Non ha letto Dante? –

Quando se ne andò, restai solo sulla panchina.
Il medico, passando mi chiese se avessi bisogno di qualcosa.
M’informai di quell’uomo. Volli sapere se era considerato un malato grave.
– Niente affatto – mi disse. – Anzi. Certo, adesso non è più molto lucido, piange spesso, tormenta gli ospiti coi suoi ricordi patetici, ma in passato qui dentro è stato quasi un consulente per i miei colleghi più anziani. Le sue teorie sull’immaginazione, soprattutto. Ci hanno fornito idee per nuove terapie, come l’induzione infantile –
– Sarebbe? –
– Disegni di bambini sereni, usati come supporti terapeutici . E adesso che abbiamo il casco d’impressione neuronica, ricordi sereni da somministrare a uno psichismo devastato. A proposito, lei ha ricordi sereni? Vorrebbe indossare il casco e cederne qualcuno? E’ previsto un compenso.
– Ricordi sereni? Ci dovrei pensare. Certo che date una grande importanza alle immagini. Come mai non ho visto schermi nè televisori in tutta la clinica? –
– Ma proprio per questo, caro signore. L’immagine ha un potenziale induttivo micidiale. Qui non possiamo permetterci una somministrazione incontrollata. Certo, là fuori è un’altra cosa. Ormai non ci limitiamo a curare gli interni: ci portano gente disturbata da tutta la regione, teledipendenti sconvolti, per lo più. Qui la terapia è semplice: astinenza iniziale e graduale somministrazione di immagini ristrutturanti, vere e proprie icone di serenità
– Un ritorno al medioevo. Il monopolio della produzione d’immagini da parte dei monasteri.
– Solo che questo non è un monastero, è una clinica. E la nostra religione è il benessere
– E quando se ne vanno?
– Quando se ne vanno, stanno meglio e dovrebbero aver capito la lezione. Starci più attenti, ad assorbire immagini prodotte da artisti nevrotici e stregoni dei palinsesti. Ma si sa, vivere senza televisione e senza computer è praticamente impossibile là fuori, così dopo un po’ ritornano.
– Ho capito. E’ come il lavaggio del sangue per un eroinomane. Keith Richard ne fa uno all’anno da una vita, ed è vivo e vegeto.
– Il problema è la materia prima. Vede, finora abbiamo potuto usare immagini d’infanzie vissute prima degli anni Sessanta. Bambini cresciuti in famiglie vere, bambini che giocavano per strada e nei boschi e vedevano meno di un’ora di TV al giorno. Da un certo momento in poi i ricordi sereni, soprattutto non inquinati da immagini morbose, diventano molto rari. Mi chiedo cosa accadrà quando moriranno questi vecchietti.
– E’ lo stesso per tutte le energie non rinnovabili, credo. Come il petrolio. Fra vent’anni non ce ne sarà più ma c’è grande fiducia nella tecnologia. Gli americani dicono che tra vent’anni avremo qualcos’altro per far funzionare i motori. L’idrogeno, magari.
– Si, dev’essere così. O comunque bisogna crederci. Intanto, se le viene in mente un ricordo sereno e vuol cederlo, mi trova al padiglione 2A.

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8 Risposte to “Creazioni, 7”

  1. lorenzo Says:

    vine voglia di leggere ancora. cos’è, un frammento di un racconto? o di un romanzo?

  2. Paolo Gallina Says:

    “Una foto, un disegno, è il mondo visto da un’anima, a un certo momento della sua vita. Chi la osserva la indossa, si trasferisce in quello sguardo, viene ad abitare quel mondo.”

    Mi piace molto questo punto di vista sul… punto di vista. Davvero un racconto molto bello. Avrei solo evitato la “tirata” ecologica finale, l’dea della somministrazione di ricordi sereni è già molto potente.
    Segnalo un refuso nella pancia del testo: monastrero/monastero.

  3. Paolo Gallina Says:

    l’idea (chi di refuso colpisce…)

  4. di questi tempi Says:

    Mi è piaciuto molto. Forse perchè ho anch’io le stesse visione del prossimo futuro.

  5. manu Says:

    mah. prendendo la cosa sul serio e alla lettera, somministrazioni di immagini o ricordi sereni… solo in caso di ‘teledipendenti sconvolti’… ma gente presa davvero male, però! sai che noia avere tutto il giorno serenità gratuita, dolcezza caramelle sorrisi e ricordi buoni. la vita non è questo. la vita è una medaglia a due facce. ed è importante conoscerle tutte e due, le facce. sennò non è conoscenza. è essere rimbambiti in una direzione o nell’altra, ma sempre rimbambiti. mamma mia. binaghi. e non dirmi che la mia armatura è troppo spessa. so piangere e ridere, ma non a comando… però va bene, non prendiamo alla lettera.

    che poi in realtà, volevo solo segnalare un secondo refuso: “Intanto, LE se le viene in mente un ricordo sereno…” è che mi sono un po’ allargata

  6. vbinaghi Says:

    A tutti grazie per la segnalazione dei refusi.
    A Manu: “serenità gratuità dolcezza caramelle” Duole dirti che io ho scritto altro. Non ricordi zuccherati, ma ricordi veri. Quelli che il bambino televisivo non ha più. Niente ginocchia sbucciate nè furiose rincorse dietro una palla sgonfia, ma tutte le partite della Champion’s League a disposizione di telecomando, per dire. Tutti i ricordi sono sereni se sono la traccia di un vissuto.
    E’ la differenza tra la vita e Matrix, tra vivere e vivere per procura. Medium is message.

  7. manu Says:

    ci sarebbe da rispondere. vabbè. diciamo che faccio parte di quegli ‘alunni’ più ottusi. tu non dolerti, no.

  8. di questi tempi Says:

    (certo che quel micetto è uno splendore!)

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