Creazioni, 2

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Giulio Mozzi: La smemoratezza

Il creatore creò il mondo. Poi se ne dimenticò. Qualche tempo dopo, gli si presentarono delle anime.
“Chi siete?”, disse il creatore.
“Siamo le anime dei morti”, dissero le anime.
“Quali morti?”, disse il creatore.
“Quelli che sono stati vivi nel mondo che hai creato, e poi sono morti”, dissero le anime.
“Ah, mh, sì”, disse il creatore. “Mi sembra di ricordare. E quindi?”.
“E quindi”, dissero le anime, “ora che i nostri corpi sono morti ti abbiamo raggiunto”.
“Ah… Perché era previsto così, in quel mondo?”, disse il creatore.
“Non saremmo certo state capaci di arrivare fin qui di nostra iniziativa”, dissero le anime.
“Indubbiamente”, disse il creatore. Fece una pausa. Continuò. “Bene, ora siete qui. Vi serve qualcosa?”.
“Soltanto un posto dove stare”, dissero le anime.
“Potreste mettervi…”, il creatore si guardò attorno, “…poteste mettervi lì”, disse, indicando un posto né migliore né peggiore di tanti altri.
“Grazie”, dissero le anime: e andarono a mettersi dove era stato loro indicato.
Qualche tempo dopo, altre anime si presentarono al creatore. Anche loro chiesero un posto dove stare. Anche loro andarono a mettersi dove era stato loro indicato. E poi altre ancora. E altre ancora.
“Ma muoiono tutti, laggiù?”, domandò a un certo punto il creatore.
“Tutti, tutti”, dissero le anime.
“Ma quanti ce n’è, di voi, ancora, laggiù?”, domandò un’altra volta il creatore.
“Non tantissimi in assoluto”, dissero le anime, “però si riproducono in continuazione”.
“Si… Che cosa?”, domandò il creatore.
“Si riproducono”, dissero le anime.
“E cioè?”, domandò il creatore.
“Due corpi si uniscono in un certo modo, e dopo un po’ uno dei due corpi si apre, e ne esce un altro corpo”, dissero le anime.
“Un altro corpo con l’anima?”, domandò il creatore.
“Noi crediamo di sì”, dissero le anime. “Ma alcuni credono di no”.
“Ma chi ha ragione?”, domandò il creatore.
“Ovviamente chi crede di sì”, dissero le anime. “Altrimenti non staremmo qui a parlarne”.
“Effettivamente”, disse il creatore.

Dopo un po’ di tempo – un bel po’ di tempo, ma per il creatore il tempo scorre e si misura in modo del tutto particolare, e quindi ci limiteremo a dire dopo un po’ di tempo -, il creatore aveva anime dappertutto. Non poteva aggirarsi, non poteva passeggiare, non poteva contemplare l’infinito, non poteva meditare su sé stesso, non poteva fare nulla, senza che qualche anima gli passasse davanti, lo salutasse, gli domandasse qualcosa, cercasse di attaccar bottone, o semplicemente lo adorasse.
Poi c’erano quelle che avevano dei problemi.
“Lì non stiamo tanto comode, potremmo stare in un altro posto?”.
E le cambiava di posto.
“Ci annoiamo un po’. Si potrebbe avere un biliardo?”.
“Un… Cosa?”.
Le anime gli spiegavano, e lui gli creava il biliardo.
“Ci stiamo domandando se abbiamo cominciato a esistere nel momento della nascita del corpo, o del suo concepimento”.
“Eh?”.
“Ci stiamo domandando…”.
“Sì, sì, ho capito. Dunque…”.
E si metteva a discutere con loro.
“Ci è stato detto che siamo state fatte a tua immagine e somiglianza. Ma cosa significa di preciso?”.
E lui, frugando nella sua infinita memoria, cercava di ricordare che cosa avesse voluto fare quella volta.
“Nel mondo c’è mio figlio, che soffre tanto: posso fare una capatina a consolarlo? Magari gli appaio in sogno”.
E il creatore autorizzava, non autorizzava, discuteva, provvedeva, fabbricava, faceva tutto quello che c’era da fare. Non si occupava d’altro che del suo mondo, ormai.
Finché una sera, stremato, pensò: E se, come l’ho creato, lo discreassi?
Pensato fatto. Perché per i creatori, è così: pensano, ed è fatto. Di nuovo, attorno a lui, come ai vecchi tempi: silenzio perfetto, perfetta solitudine. Il creatore contemplò l’infinito, contemplò sé stesso, e non ci mise molto a rendersi conto che si stava annoiando a morte.

11 Risposte to “Creazioni, 2”

  1. dm Says:

    Per me è bello vedere l’immaginazione di un credente in movimento su percorsi di narrazione non molto convenzionali (per me) e attraverso la lingua di ogni giorno. Anche perché l’immaginario legato alla creazione è nella nostra cultura molto suggestivo e potente.

    (Voglio condividere con gli autori e i lettori di vibrisse questa piccola cosa, è una raccolta di pensieri sulla felicità. Non c’entra direttamente con la creazione, mi sembra però attinente. Non è una cosa per cui mi si debba dire è bella, oppure è brutta; sono solo pensieri scritti nella maniera più naturale possibile, forse sciatta, niente di competitivo e nulla che possa essere oggetto di promozione. E’ un piccolo dono. Spero che non risulti indigesto ai credenti, ma è difficile. Si intitola (il link porta al mio piccolo blog, credo che il testo non funzionerebbe in un commento) Discorsi attorno e dentro la felicità.)

  2. manu Says:

    penultimo capoverso: ‘Finché una sera, stremato, PENSO…’
    o giulio, te tu punti in alto!

  3. fausta68 Says:

    Mi piace, moltissimo!!!! C’è amore in queste parole…..

  4. Maria Luisa Mozzi Says:

    Non facciamo confusione.
    Il testo di Valter Binaghi è un mito.
    Il tuo testo, Giulio, è una metafora di quello che accade nel mondo tra i capi che progettano e le persone che devono poi veramente fare le cose, che sono sempre complesse (non solo dal punto di vista pratico, ma anche affettivo, emotivo, delle motivazioni ecc.).

  5. jonnybig2013 Says:

    La metafora evidenzia come non vi sia una reale differenza tra la vita e la morte. La condizione umana è una condizione di vita-non vita. Occorre prendere, finalmente, coscienza piena dell’ effettiva condizione umana. Suggerisco il saggio dal titolo: FINE DEL MONDO, FINE DELLA STORIA O FINE DELL’ INFERNO SULLA TERRA? scaricabile liberamente dal blog: http://scienzadellastoria.wordpress.com/

  6. vbinaghi Says:

    L’idea di partenza era di fare un librino di testi appunto molto eterogenei, esplorando generi e registri diversi e avendo la dimensione cosmologica come obiettivo.

  7. Giulio Mozzi Says:

    Grazie, Manu. Ho corretto.
    Maria Luisa: casco dalle nuvole. Non mi ero accorto che il raccontino poteva funzionare come metafora di quella cosa lì. (Mentre sono sicuro che non può funzionare come metafora di quella cosa che dice la persona che si firma jonnybig).

  8. Maria Luisa Mozzi Says:

    Allora è tempo che tu caschi (scenda) sul serio dalle nuvole…

  9. Virginia Says:

    Questo mi piace moltissimo

  10. RobySan Says:

    “La metafora evidenzia come non vi sia una reale differenza tra la vita e la morte.”

    Tutt’un tratto non mi sento molto bene.

  11. di questi tempi Says:

    (Per lo stesso motivo non mi sento molto bene da circa quarant’anni.)

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