di giuliomozzi
[La pubblicazione di queste liste dovrebbe diventare un’abitudine. Credo. Se interessa. gm]
1. Northrop Frye, The Secular Scripture. A Study of the Structure of Romance, Harvard UP 1978, 208 pp. (comperato di seconda mano, via Amazon). Terribilmente invecchiato, e tuttavia non privo d’interesse. Ora tocca a The Great Code. the Bible and Literature, Harcourt Brace 1983, 261 pp. (ma se qualcuno volesse liberarsi dell’edizione italiana, uscita tanto tempo fa per Einaudi, la acquisto volentieri).
2. Madame de Staël, De la littérature, a c. di G. Gengembre, J. Goldzink, Flammarion 1991, 435 pp. (comperato non so dove, molti anni fa). Preso in mano più volte, letto anche ampiamente, mai per intero; anche questa volta ho saltato capitoli interi. Brava persona, la Madame, ma la sensazione di fondo è che gli illuministi non avessero capito un accidente della letteratura).
3. Carlo Ginzburg, I benandanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, Einaudi 2002, 250 pp. (Libreria Feltrinelli di Padova). Affascinante. Assai utile per capire il giornalismo contemporaneo.
4. Linnio Accorroni, Ricci, Italic 2011, 124 pp. (acquistato via Amazon). Un romanzo curioso e piuttosto bello.
5. Pierre Teilhard de Chardin, Verso la convergenza. L’attivazione dell’energia nell’umanità, a c. di S. Procacci, tr. di A. Tassone Procacci, Gabrielli, 365 pp. (dono dell’editore). Mi sono fermato a pagina 236. Non ne potevo più. Mi resta la sensazione che Teilhard de Chardin sia stato l’autore di una quantità – questo non è il primo che prendo in mano – di libri assolutamente inutili (se qualcuno è in grado di farmi capire che sbaglio: grazie).
6. René Marie Albérès, Romanzo e antiromanzo, Jaca Book 1967, tr. di M. Campi, pref. C. Scarpati, 254 pp. (comperato anni fa, a Modena, usato, in una libreria di quella catena che poi fallì, e aveva un marchio con la faccia di Proust – come si chiamava?).
7. Claude Simon, Le Jardin des Plantes, Minuit 1997, 378 pp. (via Amazon). Faticoso l’avvio, come sempre per me con C. S.: poi un grande romanzo.
Sul comodino ci sono sempre loro:
1. Amelia Rosselli, L’opera poetica, Mondadori 2013, c. Stefano Giovannuzzi e al., pp. cl + 1.609 (ricevuto in dono). Di sorprendente inutilità, almeno per me, gli apparati. Ma forse è la volta che – dài e dài – riesco a entrare nel mondo della Rosselli.
2. Giovan Battista Marino, Adone, Rizzoli 2013, c. E. Russo, 2 voll. per 2.343 pp. complessive (Libreria Feltrinelli della Stazione Centrale di Milano). Fascinoso (e finalmente un’edizione economica e comoda da leggere: la mia prima lettura fu in un’antica edizione Salani stampata in corpo pressoché zero).
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18 Maggio 2013 alle 14:34
e la povera amelia che ammalia ancora parcheggiata sul comodino…
18 Maggio 2013 alle 15:28
Di recente una persona che stimo ha detto:
“La poesia della Rosselli è come una stanza buia. Appena entriamo fatichiamo a orientarci e rischiamo di urtare contro spigoli e ostacoli, ma poi gli occhi si abituano all’oscurità, e tutto diventa chiaro”.
18 Maggio 2013 alle 16:32
Alba, sul comodino ci sono i libri che leggo lentamente e nel silenzio. Gli altri li leggo sull’autobus, in treno, mentre faccio la coda in posta.
18 Maggio 2013 alle 16:51
Rispetto a de Chardin… io lessi tempo fa qualcosa sull’energia dell’universo. Era uno scienziato e il libro sembrava una difficile forzatura tra religione cattolica, scienza e forse un nuovo umanesimo. Nemmeno io ho finito quel libro… però sono rimasto con la voglia di capire questo personaggio un po’ strano… forse meglio una biografia.
18 Maggio 2013 alle 17:35
dici che gli illuministi non avevano capito nulla di “letteratura” : è ovvio che si tratta di una battuta; cosa si intenda per letteratura credo non lo possa dire nessuno e nemmeno gli illuministi ( ammesso che Mme lo fosse); oppure, specie oggi, si deve ricorrere a definizioni del tutto generiche e polivalenti. O bisogna apprestare un definizione molto ben ponderata. Ti pare?
18 Maggio 2013 alle 18:35
Vuoi dire che avrei scritto qualcosa che in realtà non penso?
No, no: penso proprio quello che ho scritto.
(La frase è “una battuta”, se vuoi, nel senso che è brutalmente semplificatoria).
La signora per tutto il libro non fa che osannare le “lumières”. E fornisce della letteratura definizioni precisissime e univoche (quindi inutilizzabili: se non sul piano ideologico).
Per quanto mi riguarda, letteratura è – lo sostengo da tempo, qui mi limito a ripeterlo – “qualcosa di scritto”.
19 Maggio 2013 alle 09:00
Caro Giulio, leggere nei luoghi e nei momenti più impensati (come ad esempio nel tuo caso quando sei in fila alla posta) l’ho visto fare solo a Eugenio Borgna (grande psichiatra e saggista). Eravamo in sala di attesa del reparto di nefrologia all’ospedale di Borgomanero, io per postumi di una colica renale, lui insieme alla moglie ammalata. Lei era seduta di fronte a me, lui, altissimo e allampanato, leggeva in piedi un libro come da un leggio, tenendolo distante dal viso.
Alcuni anni dopo, pur non conoscendoci affatto, gli mandai in lettura un mio romanzo. Di lì a un mese mi telefonò alle nove di sera, mentre in TV davano una importantissima partita dell’Italia al Campionato europeo (vabbè) e restammo in conversazione per più di un’ora. Si complimentò, pur scusandosi di non essere un romanziere, e mi fece un sacco di domande, per lo più su argomenti di natura letteraria. Uno me lo ricordo: le radici cristiane dell’Europa. Deprecava che vi avessero anteposto quelle illuministe.
Ti chiedo: anche tu quando ti interessa un autore che ti ha mandato un manoscritto gli telefoni quando c’è una importantissima partita? E poi, chiedendo perdono per questa mia lacuna: che significa edizione stampata in corpo pressoché zero?
19 Maggio 2013 alle 10:51
Carlo: Leonardo Colombati può testimoniare che quando gli telefonai per dirgli che avremmo pubblicato (in Sironi) il suo romanzo Perceber lui era allo stadio a vedere la Roma.
La dimensione dei caratteri a stampa si chiama “corpo”. Di un testo stampato in corpo molto piccolo si può dire, facendo un’iperbole, che è stampato in corpo pressoché zero (la maggior parte dei testi pubblicati in Italia stanno tra corpo 11 e corpo 12).
19 Maggio 2013 alle 12:41
Trovo molto interessanti queste liste, anche perché in un certo senso sei una persona curiosa, o forse insolita. Poi sono tutti libri che non conosco neanche per sentito dire. Potresti però dire qualcosa in più, ad esempio come li scegli. E poi perché il libro di de Chardin è inutile?
19 Maggio 2013 alle 14:52
Il libro di Theilard de Chardin, Mauro, mi pare inutile per la ragione che ha detta qui sopra Matteo Barbiero.
Le ragioni delle scelte mi sembrano evidenti (e lo diventeranno sempre più col passare del tempo, se riesco a pubblicare regolarmente queste liste). Ma se mi metto a scrivere “qualcosa in più” per ogni libro, è la fine.