di giuliomozzi
e poi morì
o non morì e fu portata al cielo
dagli angeli dagli angeli sonanti
o fu precipitata
in un altrove qualsiasi:
e fu squartata e fu donata a tutti,
cadde come neve sui dolenti,
in mille e in mille immagini fu amata
integra in ciascuna, moltiplicata
2013
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This entry was posted on 12 aprile 2013 at 04:30 and is filed under Archivio giulio mozzi, Dall'archivio privatissimo. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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12 aprile 2013 alle 04:36
cadde come neve sui dolenti,
scese con la pioggia e rivestì l’aurora
12 aprile 2013 alle 06:20
E’ molto bella.
12 aprile 2013 alle 09:09
mamma mia
Giulio
superi di gran lunga
violenza e spirito
12 aprile 2013 alle 09:22
Potrei dire di aver solo lavorato un po’ sull’immaginario mariano…
12 aprile 2013 alle 12:53
Forse anche più antico. Vedi questo mito degli indiani Penobscot.
Madre grano (Penobscot, America Settentrionale)
(Da: Miti e leggende degli indiani d’America, a cura di Erdoes- Ortiz, Mondadori)
Quando Kloskurbeh, l’Onnipotente, viveva sulla terra, quaggiù non v’era ancora la gente. Ma un giorno, quando il sole era alto sull’orizzonte, un giovane apparve (…) Questo giovane era nato dalla schiuma delle onde, una schiuma agitata dal vento e riscaldata dal sole. Erano stati il moto del vento, I’umidità dell’acqua ed il calore del sole a dargli la vita, il calore so¬prattutto, perché calore è vita. Ed il giovane visse con Kloskurbeh e divenne il suo principale aiutante.
Orbene, dopo che questi due esseri potenti ebbero creato ogni cosa, un giorno, mentre il sole splendeva nel pieno pomeriggio, arrivò una bella ragazza. Era nata da una meravigliosa pianta del suolo, dalla rugiada e dal calore. Una goccia di rugiada era caduta sopra una foglia che il calore del sole aveva poi riscaldato; e poiché il calore del sole è vita, così nacque quella ragazza: dalle verdi piante viventi, dall’umidità e dal calore.
– Io sono amore – , disse la fanciulla. – Io sono colei che dà energia, che nutre, che provvede per gli uomini e gli animali. Tutti mi amano – .
Allora Kloskurbeh ringraziò il Grande Mistero che è nel Cielo per aver mandato loro quella fanciulla. Il giovane la sposò, e la ragazza partorì e divenne così la Prima Madre. E Kloskurbeh, che insegna agli uomini quello che occorre sapere, insegnò ai loro figli come dovevano vivere. Quindi partì per andare a risiedere nel Nord, da dove talvolta ritornava quando avevano bisogno di lui.
La gente intanto cresceva ed aumentava di numero. E poiché viveva di caccia, tanto più cresceva di numero e tanto meno selvaggina poteva trovare. Cercava di scovarla, ma poiché questa diveniva sempre più scarsa, la fame si diffuse tra la gente. E la Prima Madre ebbe pietà di loro.
I bambini andarono dalla Prima Madre e le dissero: – Abbiamo fame. Nutrici – . Ma lei non aveva niente da dar loro e pianse. Disse loro: – Abbiate pazienza. Vi procurerò del cibo e le vostre pancine saranno riempite – . Ma continuò a piangere.
Il marito le domandò: – Come posso farti sorridere? Come posso farti felice? – .
– C’è una sola cosa che può fermare le mie lacrime – .
– Che cos’è? – chiese il marito.
– Devi uccidermi – .
– Non potrei mai farlo – .
– Devi, se no piangerò e sarò triste per sempre – .
Allora il giovane tornò a casa e questa volta fu il suo turno di piangere. Ma la Prima Madre disse: – Domani nel pieno pomeriggio dovrai farlo. E dopo avermi ucciso, lascia che due dei nostri figli mi afferrino per i capelli e trascinino il mio corpo sino a quel pezzo di terra deserto. Lascia che mi trascinino avanti e indietro, avanti e indietro, su ciascuna parte dell’appezzamento, sino a che ogni lembo della mia carne non si sia staccato dal corpo. Dopo di ciò, prendi le mie ossa, raccoglile e sotterrale nel bel mezzo di quel terreno dissodato. Quindi allontanati da quel posto – .
Essa sorrise e disse: – Attendi sette lune e poi ritorna, e là troverai le mie carni, carni donate per amore, le quali ti nutriranno e ti daranno forza per l’eternità – .
Così fu fatto. Il marito uccise la moglie, ed i suoi figli, pregando, ne trascinarono il corpo avanti e indietro come aveva ordinato di fare, sino a che le sue carni non ebbero coperto il suolo. Quindi raccolsero le sue ossa e le seppellirono nel centro. Poi, piangendo forte, se ne andarono via.
Quando il marito ed i figli ed i figli dei figli, dopo che furono trascorse sette lune, ritornarono in quel luogo, trovarono il terreno coperto di alte e verdi piante fiorite. Il frutto delle piante, il grano, era la carne della Prima Madre, data agli uomini affinché potessero vivere e prosperare. Ed essi condivisero la carne della Prima Madre e la trovarono dolce oltre ogni dire. Seguendo le sue istruzioni, non la mangiarono tutta, ma misero molti di quei chicchi nella terra. In questo modo la sua carne ed il suo spirito ogni sette mesi si rinnovarono, di generazione in generazione.
E nel luogo dove avevano seppellito le ossa della Prima Madre, era cresciuta un’altra pianta, fragrante e dalle foglie larghe. Era il respiro della Prima Madre ed essi udirono il suo spirito parlare: – Bruciala tutta e fumala. E’ sacra. Schiarirà le vostre menti, aiuterà le vostre preghiere e rallegrerà i vostri cuori – .
Ed il marito della Prima Madre chiamò la prima pianta Skarmunal, grano, e la seconda Utarmur wayeh, tabacco.
– Non dimenticate – , disse alla gente, – ed abbiate cura della carne della Prima Madre, perché è la sua bontà che divenne sostanza. Abbiate cura del suo respiro, perché è il suo amore convertito in fumo. Ricordatela e pensatela ogni volta che mangiate, ogni volta che fumate questa sacra pianta, perché essa ha donato la sua vita affinché voi possiate vivere. Tuttavia essa non è morta, ma vive: essa si rinnova ancora ed ancora in un immortale amore – .
12 aprile 2013 alle 16:05
Be’, questa del tabacco non me l’aspettavo.
12 aprile 2013 alle 17:40
Per loro è (era) veramente il simbolo della preghiera che sale al cielo, il rito di fratellanza, l’incenso, un sacco di cose.
Vedi: Alce Nero, La sacra pipa, Rusconi
13 aprile 2013 alle 11:04
molto intensa.
sì.