di giuliomozzi
1. Non aspettatevi nulla. Così, qualunque cosa accada, sarà un dono.
2. Andate in una biblioteca e osservate le tante migliaia di libri esposti. Pensate che, se tutto andrà bene, la vostra opera sarà un libro in mezzo a quelle tante migliaia.
3. Ricordàtevi che vendere il libro è un problema dell’editore, non un problema vostro. Il valore della vostra opera è quel che è, enorme o pari a zero, indipendentemente dalle vendite.
4. Ora che l’opera è finita e il libro è pubblicato, dedicatevi alle cose importanti della vita: la famiglia, la società, il lavoro, i gatti – secondo i vostri gusti.
5. Leggete attentamente il contratto di edizione, e ricordàtevi che il vostro rapporto con l’editore è un rapporto contrattuale. Non c’entrano gli affetti, le speranze, le illusioni, i desideri. Conta ciò che è pattuito, ciò che è nero su bianco.
6. Leggete le recensioni, se ne saranno pubblicate, e non conservàtele. Considerate che chi troverà brutto o irrilevante il vostro lavoro potrebbe anche aver ragione.
7. Se il vostro editore è un grande editore, non scannatevi a fare incontri promozionali, presentazioni e compagnia briscola. Se il vostro editore è un piccolo editore, provate ad aiutarlo organizzando con cura alcuni piccoli incontri, possibilmente presso persone amiche: si tratta di avviare un passaparola, e nient’altro.
8. Se vi capiterà di essere introdotti nel magico mondo della società letteraria, tenete conto che è un mondo come tutti gli altri. Non è un Paradiso e non è un Inferno.
9. Siate grati a chi vi legge.
10. Non rileggete il vostro lavoro. Lasciate passare almeno dieci anni.
30 gennaio 2013 alle 11:37
il tuo miglior decalogo in assoluto. Quello che avrei voluto leggere a vent’anni. Mi avrebbe risparmiato un sacco di momenti fastidiosi.
30 gennaio 2013 alle 13:47
in modo così scandito sembra facile e facilmente attuabile, sembra.
30 gennaio 2013 alle 14:33
11. Pensate che ci sono migliaia di poveri cristi che manco riescono ad arrivare a sentirsi partecipi di questo decalogo. Che un contratto manco lo sfiorano. Che non si possono occupare dei gatti perché un gatto non ce l’hanno. Che sono tristissimi (insomma, qui sto un po’ esagerando, forse bastava tristi), ingobbiti (qui sto decisamente esagerando), frustrati, invidiosi di voi.
Firmato: uno di quei poveri cristi.
30 gennaio 2013 alle 14:41
consigli ricchi di buon senso!
30 gennaio 2013 alle 15:09
Quanto mi piacciono il 7, il 9 e il 10…
30 gennaio 2013 alle 15:22
Mi piace la 10.
30 gennaio 2013 alle 15:24
Tutto vero. Il punto 2 è fondamentale.
30 gennaio 2013 alle 17:35
Che bello, ho praticato il decalogo senza conoscerlo!
C’è anche un modo per ri- conoscere il “qualcosa” che ho ottenuto?
Ho qualche ideuzza, mi piacerebbe verificarla.
30 gennaio 2013 alle 18:01
bastava il numero uno. così è nella vita.
30 gennaio 2013 alle 18:54
3. Vendere un libro è un problema dell’editore, è vero. Il problema per chi scrive invece è trovare un editore che ti pubblica.
30 gennaio 2013 alle 20:14
Sì, anche per me di gran lunga il miglior decalogo di Giulio.
E’ uno che ha ‘capito’. Punto.
30 gennaio 2013 alle 20:24
mi associo, Il decalogo più… coinvolgente, forse, non saprei come definirlo. Bello.
30 gennaio 2013 alle 21:19
Riformulerei così:
1) Non sentirti il Signore Dio tuo, abbi tranquillamente altri dei all’infuori di te, specialmente Michele Mari.
2.Non nominare il tuo nome de plume invano.
3.Ricordati di santificare il tempo libero.
4.Onora il padre e la madre letterari.
5.Non uccidere o tediare a morte chi ti circonda con sboronate e trombaggini varie.
6.Non farti seghe letterarie (atti impuri).
7.Non rubare dal web o da altri autori.
8.Non dire falsa testimonianza contro chi ha più fortuna di te.
9.Non desiderare la donna di Fazi editore.
10.Non desiderare la casa editrice d’altri.
30 gennaio 2013 alle 21:23
Il tutto si può riassumere con: abbiate buon senso
30 gennaio 2013 alle 22:44
…meglio se continuo ad occuparmii dei gatti.
31 gennaio 2013 alle 00:24
Avevo letto: Siate gratis a chi vi legge.
Mi piaceva.
Ciao Giulio.
31 gennaio 2013 alle 09:59
Grazie davvero ne terrò conto… tra poco più di tre mesi esordisco con Piemme, il dono del punto 1. Arrivare tra gli scaffali di una biblioteca sarebbe un sogno… Il valore di quello che ho scritto sta soprattutto nelle emozioni che mi ha dato nel concepirlo… Hai ragione, non dovrò sbattermi per mettermi in vetrina (occorrerà ripetermelo spesso, la tentazione è grande), e il rapporto con la casa editrice è (o dovrebbe essere) come dici tu anche se sto provando a condire con un poco di follia e ironia almeno il rapporto con l’editor (è donna giovane e simpatica)… Trovare tra dieci anni una copia del mio libro da rileggere sarà segno che i doni ricevuti saranno stati più d’uno, e che avrò tanti lettori da ringraziare. Ci conto, ma non troppo, senza ansie. Ora, però, vado a giocare con i miei cani.
31 gennaio 2013 alle 10:25
Grande decalogo. Saggia lezione di umiltà.
Punto 8. E io che avrei voluto illudermi che il mondo letterario potesse essere diverso dagli altri mondi! Impossibile, vero?
31 gennaio 2013 alle 14:47
Per esperienza riflessioni molto utili da tenere a mente, che opportunamente declinati valgono secondo me in qualunque ambito. Talvolta basta saper usare il cervello per risparmiarsi un sacco di seccature ma altre volte ci si fa trascinare dall’informe desiderio di partecipare alla festa…
31 gennaio 2013 alle 15:31
“conservàtele” va bene, sennò si confonde con “consèrvatele”.
ma “ricordàtevi”?
(piccola curiosità senza senso )
31 gennaio 2013 alle 15:49
Un vezzo. Tutto qui.
31 gennaio 2013 alle 16:46
Un decalogo che mi piacerebbe mettere in pratica
31 gennaio 2013 alle 19:13
Pensi che qualcuno li ascolterà o li metterà in pratica ?
31 gennaio 2013 alle 21:02
Mi auguro di riuscire a metterne in pratica almeno metà.. sarebbe un successo…
31 gennaio 2013 alle 21:03
Io penso che la 9 sia la più importante di tutte.
1 febbraio 2013 alle 11:37
Mi associo a Manu e Carlo Capone.
1 febbraio 2013 alle 18:00
Aver compagni al duol scema la pena?
1 febbraio 2013 alle 20:04
Non vedo l’ora di potermi preoccupare anch’io della possibilità che il mio primo libro venga ignorato. Mi dirò: intanto ci sono delle copie fisiche del tuo romanzo in circolazione, abbastanza perchè un giorno qualcuno ne trovi uno per caso nella libreria di uno zio appena morto e lo apra,attirato dalla copertina o dal titolo, magari uno cui piacciono le cose vecchie ed è in lotta col suo tempo, e legga qualche riga e ne rimanga colpito e continui a leggere e poi ne parli ai suoi amici e fra questi qualcuno che lavori nell’editoria oppure nella cosa che avrà sostituito l’editoria in quel periodo e cominci una clamorosa riscoperta e si arrivi, dopo qualche indagine, alla mia adorata nipotina, ormai anziana, che avrà conservato giudiziosamente i vecchi manoscritti inediti, come le avevo raccomandato…
1 febbraio 2013 alle 22:50
Beh ma se pubblica con un piccolo editore che non ha molti soldini da investire in promozione… un pochino di sforzo per contribuire a fare promozione bisogna mettercelo. Di sforzo costante e continuato nel tempo. Sennò il passaparola è difficile che parta da solo. E comunque è giusto aiutare il piccolo editore almeno a rientrare delle spese, così gli viene voglia di pubblicartene un altro. E il (bel) gioco può continuare 🙂
2 febbraio 2013 alle 16:52
soprattutto: non rileggete a pubblicazione avvenuta!
è sacrosanto, rileggendo il libro stampato e non più modificabile si possono fare scoperte agghiaccianti; ma è difficile resistere, la carne è debole…
3 febbraio 2013 alle 11:23
Ancora molto lontana da quel momento, che è anche probabile non arrivi mai, ho letto le istruzioni che conserverò care. Grazie
5 febbraio 2013 alle 12:34
Non sono per niente d’accordo col punto dieci. Magri può essere appropriato per la narrativa, ma per la saggistica assolutamente no. Anzi, trovo che bisogna leggersi e rileggersi, così si scoprono gli errori ed i limiti, e si può andare avanti lungo il percorso del proprio pensiero.
10 febbraio 2013 alle 20:57
Reblogged this on Benedetta Saglietti.
11 febbraio 2013 alle 17:47
Si, è un problema dell’editore ma se hai speso per pubblicare devi rientrare un pò di soldini, in tempi difficili come siamo.