di giuliomozzi
Ho comperato Breve storia della vita privata di Bill Bryson, scrittore del quale non sapevo nulla, perché l’illustrazione di Guido Scarabottolo che troneggia in copertina
mi ha fatto ricordare questo disegno di Saul Steinberg,
che diede a Georges Perec l’idea germinale del romanzo La vita istruzioni per l’uso, da me compulsivamente letto e riletto negli ultimi dieci mesi. E infatti, ecco le copertine di alcune edizioni tascabili di quel romanzo:
e
. Tra l’altro, la copertina italiana mi sembra molto più interessante di quella dell’edizione economica inglese del libro di Bryson:
, per non parlare di quella dell’edizione hardcover (mi spiace, non l’ho trovata grande)
o di quella di quest’altra qui
che, se ho capito bene, è quella dell’edizione per gli Usa.
Le copertine italiane di Perec vanno in tutt’altra direzione. La migliore è senz’altro quella della prima edizione (di John Alcorn):
Mentre le successive mi lasciano freddino:
Tutto questo, comunque, era per dire che il libro di Bryson, alla fin fine, si è rivelato una lettura divertente e istruttiva. Se vi interessa leggerne una recensione, la trovate ad esempio qui.
Tag: Bill Bryson, Georges Perec
15 ottobre 2012 alle 19:13
Ci hai visto giusto. Scarabottolo, da buon architetto milanese, cita chiaramente Saul Steinberg (laureato pure lui al Politecnico).
15 ottobre 2012 alle 21:04
Perdona, Giulio, ma il link alla recensione non funziona (error 503). O almeno a me non funziona.
Ciao.
15 ottobre 2012 alle 21:32
l’hardcover la migliore, per me.
15 ottobre 2012 alle 21:34
Ma: a me funziona.
15 ottobre 2012 alle 22:43
Mah: a me ora anche. Boh.
15 ottobre 2012 alle 22:51
edizione USA a parte, le immagini di copertina per il libro di bill bryson hanno un denominatore comune che è l’abolizione delle proporzioni. per il libro di perec gli oggetti e le persone sono contenuti in spazi adatti alle dimensioni (fatta eccezione per john alcorn)
15 ottobre 2012 alle 23:39
Giusto, Manu. Grazie.
Ipotesi: il titolo italiano del libro di Bryson traduce in realtà il sottotitolo originale, come si vede dalle copertine. Un precedente libro di Bryson s’intitolava (la traduzione è fedele, salvo l’aggiunta della parentesi) “Breve storia di (quasi) tutto”. Quindi: Bryson lega un libro all’altro dando al secondo un sottotitolo che echeggia il titolo del precedente; e il titolo precedente contiene un’evidente sproporzione.
16 ottobre 2012 alle 10:02
La revisione aggiornata di Scarabottolo è buona. Però quella di John Alcorn… che meraviglia!
16 ottobre 2012 alle 15:00
Eh, cara carta: bei tempi, quelli di J. A.
16 ottobre 2012 alle 15:29
A chi non lo avesse letto, di Bill Bryson consiglio vivamente America Perduta (titolo originale The Lost Continent). E’ di un bel po’ di anni fa (Feltrinelli 1996), temo che non sia agevole reperirlo. A me lo prestò un amico appassionato dell’America e lo ringraziai molto: Bryson ritorna sui luoghi che ha conosciuto da bambino e da ragazzo, percorrendo chilometri su chilometri in solitaria sulla sua vecchia auto, confrontando i ricordi e i sogni di allora con la realtà attuale. Nostalgia di quelle buone, che fanno riflettere, sorridere e commuovere a giuste dosi.
16 ottobre 2012 alle 20:52
Purtroppo non ho ancora letto i libri in questione, ma posso confermare che John Alcorn era fenomenale.
16 ottobre 2012 alle 22:27
Il disegno di Stainberg è decisamente il migliore. Mi ha fatto nascere la curiosità di leggerlo.
19 ottobre 2012 alle 14:11
Io quest’estate a New York ho trovato questo.
25 ottobre 2012 alle 15:21
libro che (chiaramente, aggiungo tra parentesi perché sarà chiaro solo a me) aveva colpito tantissimo anche la mia attenzione. poi, sfogliandolo, mi era parso un po’ freddino, più freddo della copertina italiana, e quindi in questo avrebbero “ragione” quelle straniere. ma io l’ho solo sfogliato. non è quindi freddo, Giulio?