di giuliomozzi
Non mi ricordo la mia prima bicicletta.
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This entry was posted on 23 settembre 2012 at 23:09 and is filed under Non mi ricordo. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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23 settembre 2012 alle 23:21
Era rosa, troppo grande per te. Ereditata dalla sorella maggiore. Tu non te n’eri preoccupato finché un bambino più grande, con i capelli ricci e gli occhiali tondi, nel venirti incontro ti ha quasi colpito con il tuo parafanghi della sua, nera e filante e con i copertoni dal battistrada largo.
E poi, guardando tua madre con aria dubbiosa e un poco disgustata, quasi certo della risposta, ha chiesto: “Ma è maschio o femmina?”
(liberamente tratto dalle cronache di questo pomeriggio in un parco giochi)
23 settembre 2012 alle 23:39
Io sì. La mia era azzurro-celeste. Me la regalò mio padre per la promozione. Quando feci affacciare mia madre per farle vedere che avevo imparato ad andarci, emozionata, (ricordo ancora perfettamente la scena), feci la curva larga, andai a sbattere contro il muro e mi sbucciai il ginocchio.
24 settembre 2012 alle 00:09
Bordeaux verniciata sul rosa stinto. Era di mia sorella.
24 settembre 2012 alle 00:38
Brevissimo OT. Ringrazio Giulio.
Mi è stato chiesto se in questo Blog, e in altri, scrivo usando nick-names. La risposta è NO.
Da anni ho accolto l’invito del maestro Tiziano Scarpa a firmare gli interventi col proprio nome e cognome. Possiedo soltanto un sito e nessun blog. Grazie a tutti e scusate.
24 settembre 2012 alle 00:41
Ma niente niente lo stessi scrivendo tu da solo, caro Giulio, un libro dei non-ricordi?
24 settembre 2012 alle 06:01
Impossibile dimenticarla, anche perché l’ho usata per molti anni.
Era una bici “da cross”, verde, e con tanti adesivi.
24 settembre 2012 alle 09:38
io la ricordo benissimo , aveva tre ruote perchè ero piccolissima, poi sui cinque anni mi regalarono una piccola bicicletta a due ruote , era rossa, i primi giorni pedalavo assistita dalla mano della mamma che teneva il sellino dietro e una volta disse, maria lascio la bici ma tu pedala, vai, vai, vai…. e io andai, una cosa bellissima che ricorderò sempre, la bici non l’ho più lasciata
24 settembre 2012 alle 10:01
La prima mia bicicletta che ricordo è anche la mia prima bicicletta?
24 settembre 2012 alle 11:46
Bici-cross (Saltafoss), favolosa, sella lunga, si poteva anche impennare. Però non aveva “le molle”, come si diceva allora. Regalo di Natale, prova provata, secondo i miei, che gesùbambino esisteva, visto che in casa mica ce la si poteva permettere una bici così…
24 settembre 2012 alle 13:50
Niente niente leggendo Vibrisse trovo finalmente che me l’ha rubata… 🙂 Fin qui niente… Il reato comunque è prescritto 🙂
24 settembre 2012 alle 15:04
La bicicletta l’avevo chiesta a Gesù Bambino. Mena, la nostra zeracca, si prendeva gioco della mia ingenuità. La bicicletta te la regalano i tuoi genitori, balossa. Alla tua età credi ancora a questa storia di Gesù Bambino! Dalla porta finestra della cucina uscimmo sul balcone, sul quale si affacciavano tutte le stanze di quel lato dell’appartamento. La finestra dello studio aveva la serranda abbassata, ma non tanto che non si potesse intravedere, dentro, la sagoma della bici. Hai visto, disse Mena. L’hanno già comprata. La mia visione della vita ne fu irrimediabilmente sconvolta. Inutile barare, fingere con me stessa che non fosse successo nulla, ripetermi, la sera prima di addormentarmi, non è vero, non hai visto nulla, la bicicletta la porterà Gesù Bambino. Niente da fare. Ormai sapevo.
24 settembre 2012 alle 16:23
Pazzaglia celeste, ruota 24. Un regalo di mio nonno per la promozione in 3* elementare, appena arrivo da mia mamma lei si arrabbia moltissimo: “che ci fai della bicicletta che non sei buono ad andarci”. Io salgo ed ini9zio a pedalare in precario equilibrio, la prima curva mi ritrovo nel fosso, io sotto e la bicletta sopra..
25 settembre 2012 alle 14:42
Mai avuto una bicicletta, eppure la desideravo tanto. A nove anni scrivevo ancora alla Befana perché me la portasse in dono. Al mio decimo compleanno (1957) speravo di trovare in casa quella benedetta bici nella notte tra il cinque e sei gennaio. Trovai invece un pezzo di stoffa accuratamente incartato con un fiocco e una lettera che più o meno diceva così: “Se riuscirai a ricamare questo centrino, l’anno prossimo ti porterò la bicicletta” Mi accorsi che la grafia era di mia madre e il sogno della bicicletta finì lì. Di qui il motto: “Tu credi ancora alla Befana!” Infatti io a dieci anni ancora ci credevo. Secondo mio padre la bici era da maschio e non stava bene per una bambina. Il ricamo e le bambole sì! Che tempi assurdi! Ho imparato ad andare in bicicletta a 17 anni con il mio primo amore, di nascosto di mio padre.