di giuliomozzi
Sono le due e trentacinque. Scendo dall’autobus numero 6 in Piazza Mazzini. Mi siedo sulla panchetta sotto la pensilina. Aspetto l’11 per proseguire.
Arriva un tipo sui cinquanta, tuta da ginnastica grigia con bande blu, zainetto carta da zucchero, berretto nero con frontino.
Appoggia lo zainetto sulla panchetta. Tira fuori una bottiglietta di plastica da mezzo litro. Dentro c’è un liquido scuro.
Il tipo beve.
L’odore di vino è fortissimo.
Il tipo rimette la bottiglietta nello zaino, mi si pianta difronte e comincia a consultare i fogli con gli orari, appiccicati alle pareti trasparenti della pensilina, giusto sopra la mia testa.
Fa dei conti a mezza voce, “Dieci minuti… Dodici minuti… Due e quarantasette, quarantotto quarantanove…”, eccetera, come se potendo scegliere tra diversi autobus in arrivo, e dovendo cambiare poi da qualche parte, cercasse la combinazione migliore.
Abbassa lo sguardo su di me.
“E’ già passato il 6?”, dice.
“Ne sono appena sceso”, dico.
“Ah”, dice il tipo.
“Parte ogni venti minuti”, dico, “sarò sceso da tre minuti, tra diciassette minuti passa il prossimo”.
“Ah”, dice il tipo.
Guarda la strada. Guarda lo zainetto. Guarda me.
“Ma lei è arrivato col 6?”, dice.
“Sì”, dico.
“Ah”, dice il tipo.
“Eh”, dico io tanto per dire.
Il tipo riflette.
Arriva una suora tutta vestita di bianco. Il tipo – che è sempre piantato difronte a me – toglie lo zainetto dalla panchetta. La suora ringrazia e si siede.
“Ma lei, mi scusi”, dice il tipo.
“Dica”, dico.
“Ma lei”, dice il tipo, “lei è arrivato col 6, mi ha detto, no?”.
“Sì”, dico.
“E allora”, dice il tipo, “perché lo aspetta?”.
“Non aspetto il 6”, dico. “Aspetto l’11”.
“Ah”, dice il tipo. “Mi pareva”.
“Eh”, dico io, che ormai s’è capita l’antifona.
“E quando passa l’11?”, dice il tipo.
“Entro un paio di minuti”, dico.
“Ah”, dice il tipo.
“Oh”, dico io tanto per fare una variazione.
“E lei, sorella”, dice il tipo rivolto alla suora, “lei che cosa aspetta?”.
“Il ritorno del messia”, dice la suora.
Sorride.
“Orpo”, dice il tipo.
“Come tutti”, dico io.
Il tipo mi guarda. Poi guarda la suora. Socchiude la bocca.
A questo punto la faccenda si complica. Io vorrei dire una cosa, dovrei dirla io perché sono il tipo capace di dirla, ma per come sono girati i turni di conversazione non tocca a me parlare. La suora non può dirla, perché è una cosa che va detta a lei. Dovrebbe dirla il tipo, ma bisogna vedere se è abbastanza pronto da arrivarci e da dirla senza sbavare il ritmo. Nel frattempo l’11 sbuca da via Beato Pellegrino. Abbiamo venti secondi di tempo.
“Ah, dica, sorella…”, comincia il tipo.
Forza!, penso.
“Mi dica”, dice la suora.
“Ecco…, uh…, sorella”, dice il tipo.
L’11 gira la rotonda.
“Ah…, oh…”, dice il tipo.
L’11 è qui. Tendo il braccio.
Mentre la porta si chiude alle mie spalle con un soffio, sento il tipo dire:
“Ma ‘sto messia, sorella, arriverà col 6 o con l’11?”.
12 settembre 2012 alle 22:37
Giulio, riesci a tirare fuori una “storia” sempre.. questo mi piace..
12 settembre 2012 alle 22:54
Ahahh, cappottata 😉
12 settembre 2012 alle 23:09
Si! Concordo sia con Barbara Buoso che con Daniela. Tutto un film…
Bravo Giulio, sei capace di rendere i piccoli, ma numerosi attimi, nel quotidiano, spunto di ilarità semi – seria… e simpatica complicità fra esseri umani, noi tutti.
12 settembre 2012 alle 23:09
Cappottate in due, adesso!
12 settembre 2012 alle 23:43
Medaglia di bronzo del cappottamento a me.
13 settembre 2012 alle 07:30
Il Messia, nel frattempo, stava giustificandosi col controllore del filobus numero 7, con la scusa più astrusa che un Messia avesse mai elaborato:— Guardi, non so come sia potuto accadere, ma io il biglietto ce l’avevo, mi sarà caduto quando ho attraversato il crocevia…—
— A dirla tutta tu, caro il mio cappellone, di “crocevia” ne hai attraversati almeno quattro, prima che riuscissi a prenderti—…
13 settembre 2012 alle 07:47
! 🙂
13 settembre 2012 alle 08:21
mah, secondo me arriva col 6.
13 settembre 2012 alle 08:48
Troppo forte!
13 settembre 2012 alle 09:45
@di questi tempi
Direi che può arrivare con entrambi tutto sommato:
Isaia 55 6-11
6 Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino.
(…)
11 così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.
13 settembre 2012 alle 10:02
ma a Padova c’è anche il 666?
13 settembre 2012 alle 12:50
Bello, bello! Con quel po’ di metaletterario pure! Bello, bello!
13 settembre 2012 alle 13:11
🙂 Per un attimo ho pensato però che fossero le due di notte… Poi mi sono detto: non può essere, con tutti questi autobus…
13 settembre 2012 alle 13:54
domanda, Giulio: perché non scrivi per il teatro? Ormai hai un dominio della dimensione del dialogo notevolissimo… e il teatro italiano ha bisogno di contemporaneità e turbata verisimiglianza…
13 settembre 2012 alle 15:12
Enrico, scrivo per il teatro quando una compagnia o un teatro me lo chiedono. Ho lavorato per la compagnia Fantaghirò della mia città (alcune cose per bambini e una per “grandi”), per il centro teatrale di Rubiera, per Vociferazioni (Trento, Riva del Garda).
13 settembre 2012 alle 16:03
Fantastica!!! Grazie Giulio!
13 settembre 2012 alle 16:19
Sicuramente con l 11;O)
13 settembre 2012 alle 16:20
Il teatro italiano avrebbe bisogno, anche, di abbonati..
13 settembre 2012 alle 16:28
Sono le Suore elisabettine queste. Fino a un paio di anni fa ero praticamente loro vicina di casa, ogni volta le incrociavo, anche dieci volte al giorno, partivano con il loro “sia lodato il signore”..
13 settembre 2012 alle 16:59
Ma le elisabettine, non hanno il velo nero? Nella fattispecie era bianco. (Peraltro, sia chiaro, nulla di ciò che è raccontato qui è veramente accaduto – tranne il passaggio del 6 e dell’11, l’apparizione dell’uomo, l’arrivo della suora, e parte del dialogo).
13 settembre 2012 alle 17:59
Stai dicendo che han tolto la multa al Messia? 😀
14 settembre 2012 alle 10:20
Efficace esercizio per dimostrare come si può mentire scrivendo in prima persona, anche firmandosi con il proprio nome e cognome
14 settembre 2012 alle 11:48
Un film!!!