una proposta di Giulio Mozzi
Ho voglia di fare un libro. La voglia di fare questo libro mi è venuta leggendo altri libri.
Il titolo del libro da fare è: Il ricordo d’infanzia.
[Aggiornamenti successivi] [la pagina in Facebook]
Vorrei raccogliere cento, mille, duemila ricordi d’infanzia. Non necessariamente primi ricordi d’infanzia. Ricordi di quando avevamo non più di otto anni. Ricordi, se possibile, autentici: cioè proprio ricordi personali, non ricordi attivati da racconti e rievocazioni di genitori e parenti. Non necessariamente, peraltro, ricordi “veri” nel senso comune della parola: la memoria dell’infanzia è piena di fantasie, sogni, immaginazioni – che non sapevamo allora, né sapremmo adesso, distinguere da ciò che ora, da adulti, consideriamo “vero”.
Vorrei che questi cento, mille, duemila ricordi d’infanzia fossero scritti tutti nello stesso modo:
– brevemente, da una sola riga a non più di una decina,
– al tempo presente (presente storico),
– con all’inizio brevi indicazioni di luogo («Sottomarina», «Casa della nonna» ecc.) e di tempo (sia oggettive, come «Settembre 1963», sia soggettive, come «Primo anno di scuola materna», ecc.),
– con una scrittura semplice semplice, il più possibile priva di effetti («Sottomarina. Faccio la prima elementare. Un compagno di classe mi sfida ad arrampicarmi su un muretto. Ci provo. Cado sulla schiena. Mi manca il fiato. Quando riesco a rialzarmi, il compagno di classe è scappato»),
– come se, insomma, fossero i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita.
Perché ho voglia di fare questo libro? Perché quasi non ho ricordi d’infanzia. Tutto qui.
Volete partecipare a questo libro da fare? Se sì, vi chiedo di mandarmi il vostro ricordo d’infanzia. Scrivetelo in un documento e mandatemelo in allegato a un’email (giuliomozzi@gmail.com). Se volete aiutarmi nella gestione del tutto, date al documento un nome del tipo: NomeCognome_Ricordodinfanzia.doc (o .rtf, .odt ecc.). Dentro il documento mettete il vostro nome, il vostro indirizzo elettronico, il vostro indirizzo di casa.
Se volete restare anonimi, mettete solo il vostro indirizzo elettronico. Rispetterò l’anonimato.
Raccoglierò ricordi fino alla fine di settembre 2012. Poi comincerò a fabbricare il libro.
Mi riserverò il diritto di scegliere, tra i ricordi d’infanzia che arriveranno, quelli che mi sembreranno adatti. Se mi sembrerà opportuno intervenire sul testo, vi scriverò. [Aggiunta: intendo dire che nessun testo sarà modificato senza il consenso del titolare del ricordo].
Nel libro i ricordi saranno numerati e anonimi. Alla fine del libro metterò l’elenco dei nomi con i numeri dei ricordi. Penso che indicare ogni volta, nella pagina, il nome del titolare del ricordo disturberebbe la lettura: romperebbe l’illusione.
Non c’è ancora un editore, per questo libro. L’ho immaginato nei giorni scorsi, ne ho parlato con un paio d’amici, e penso sia il tipo di libro che bisogna prima fare, e poi proporre a un editore.
Anche se il libro fosse poi pubblicato da un grande editore, presumo che non sarà possibile prevedere l’erogazione di diritti ai singoli autori dei ricordi. Sarà difficile anche – ci proverò, ma non garantisco – far avere a ciascuno una copia del libro. Più facile una copia digitale.
Probabilmente io prenderò dei diritti come ideatore del libro e per la sfacchinata di mettere insieme il tutto. Se ce ne saranno, ne userò almeno una parte per una festa.
Come alcuni avranno già capito, i libri che mi hanno fatto venire voglia di fare questo libro sono due libri di Georges Perec: Je me souviens («Mi ricordo») e W ou le souvenir d’enfance («W o il ricordo d’infanzia»). All’inizio di Je me souviens Perec scrive: «Le titre, la forme et, dans une certaine mesure, l’esprit de ces textes s’inspirent des I remember de Joe Brainard» («Il titolo, la forma e, in una certa misura, lo spirito di questi testi s’ispira ai I remember di Joe Brainard»). Recentemente, in Italia, Matteo B. Bianchi ha scritto anche lui un Mi ricordo ispirato dal Je me souviens di Perec.
Se c’è qualcosa che davvero non è solo nostro, è la nostra memoria intima.
12 luglio 2012 alle 13:04
beissimo!!!
12 luglio 2012 alle 13:28
scuola elementare Dal Verme. La figlia della portinaia. Carnagione molto bianca. Capelli molto neri. Naso affilato. Cammino nella piazzetta tra gli stand della festa dell’unità. Invento una canzone per lei. La canto. La canto. Canto.
12 luglio 2012 alle 13:32
Oh scusa Giulio, ora ho letto tutto il post e le modalità della tua ricezione dei “miniricordi”… mi sembra comunque una cosa bella bella…
12 luglio 2012 alle 13:54
Che dolcezza!
Soltanto uno, Giulio? Ognuno di noi può inviarti un solo ricordo d’infanzia?
12 luglio 2012 alle 14:05
Bella idea: farsi scrivere i libri dagli altri e riservarsi anche il diritto di modificare i testi! La crisi ci rende tutti più creativi…
12 luglio 2012 alle 14:40
Giulio, ma Il ricordo d’infanzia ricalca Il ricordo di Daniel… romanzo che mi hai pubblicato a puntate su Vibrisse.
Te lo sei… dimenticato?
ciao ciao,
saluti dagli States
12 luglio 2012 alle 14:52
bellissimo mozzi, bellissimo. se le serve una mano a sistemare il materiale, roba di segreteria e di bassa manovalanza io ci sono, mi contatti, davvero. navigare nei ricordi di altri è un privilegio così grande che vale la pena faticare.
12 luglio 2012 alle 14:59
“– con una scrittura […], il più possibile priva di effetti”, ma il più possibile priva di effetti può finire per essere pieno di effetti, no?
12 luglio 2012 alle 15:08
Bellissimo! Mi piace.
12 luglio 2012 alle 15:12
Ok ci provo…
Rossella
12 luglio 2012 alle 15:28
Non ha ricordi di infanzia, Mozzi? Capita a molti. Per altri è l’esatto contrario, ne hanno un sacco. Proprio ieri sera ho ricevuto confidenze da un amico, riguardo alla sua infanzia. Lui ed io abbiamo una quantità notevole di ricordi, ma alcuni sono orrendi.
Pare una forma di catarsi di gruppo.
12 luglio 2012 alle 15:52
accogliamo con entusiamo l’iniziativa, anche noi, come gruppo avevamo un’idea simile: http://langolodelloscrittore.wordpress.com/elementari-watson/
12 luglio 2012 alle 15:59
Reblogged this on herudolph | traduttrice and commented:
Infanzia> Ricordi> Libro: Una bella iniziativa di Giulio Mozzi.
12 luglio 2012 alle 17:07
Molto bello! Partecipo di sicuro. 🙂
12 luglio 2012 alle 17:20
fatto & spedito,10 righe,al limite,ma credo ci “stia”:)grazie Giulio per l’idea,a tanti sarà scesa una lacrimuccia per la commozione.Sto per rinviare l’email col pezzo,grazie di cuore ancora.
12 luglio 2012 alle 17:21
Io ci sono, soprattutto per la festa. A breve ti mando il mio ricordo
12 luglio 2012 alle 18:26
ciao Giulio, bellissima idea… te ne manderò sicuramente qualcuno…
12 luglio 2012 alle 19:29
Quando ho letto per la prima volta “Mi ricordo” di Perec (all’uscita per Bollati Boringhieri) volevo scrivere una cosa che si chiamava “Mi dimentico”: solo che era impossibile (allora mi sembrava impossibile) scrivere di qualcosa che davvero si è dimenticato. Incominciava così: “Mi dimentico quasi sempre almeno uno dei sette nani. Mai lo stesso.”
12 luglio 2012 alle 19:40
Sabrina, Lucia: uno, uno solo.
Paola: scrivendo “Se mi sembrerà opportuno intervenire sul testo, vi scriverò”, intendevo che non farò nessuna modifica senza il consenso del titolare del ricordo. Ma, in effetti, la cosa non è esplicita. Ora la esplicito.
Marco: non mi pare proprio.
Monica: sì.
12 luglio 2012 alle 19:52
I ricordi, noi stessi…regalare ad altri uno dei propri ricordi d’infanzia può avere una funzione catartica, di riflessione o di condivisione .Penso che al di là del singolo ricordo ci si possa identificare in quelli degli altri e, se si appartiene alla stessa generazione, parlare di “giro in vespa” o di “canzoni al jukebox” può creare non solo identificazione ma anche complicità.
Parteciperò con entusiasmo! Grazie!
12 luglio 2012 alle 20:22
Bene, grazie Giulio. Appena finisco di rileggere Lo scarabeo d’oro di Edgar Allan Poe. Ne ho tantissimi…
12 luglio 2012 alle 20:25
Ok, allora ci devo pensare bene e scegliere.
12 luglio 2012 alle 21:59
mi piace l’idea sarò dei vostri..scriveròsubitoprima che lamemoria mi abbandoni
12 luglio 2012 alle 22:16
Giulio, sembri Catullo coi baci.
12 luglio 2012 alle 22:25
Non riesco cosa significhi non avere ricordi d’infanzia. Confusione sì, sovrapposizioni, ricordi che i riscontri oggettivi sembrano smentire, ma una folla di immagini, odori, visi senza nome svolazzano in una miriade di percorsi nella mia mente. E non nascondo di provare spesso un’intenso piacere quando trovano una finestra da cui affacciarsi sul presente. Piacere e anche tanta compagnia. Credo che se non avessi ricordi d’infanzia mi sentirei più solo.
12 luglio 2012 alle 23:00
Mi piace condividere i ricordi, ci sto. Ne ho scelti due: li mando subito o più avanti?
13 luglio 2012 alle 00:39
A chi non conoscesse I remember di Brainard forse potrebbe interessare questo.
http://lunamareterra.wordpress.com/2011/05/23/dediche-joe-brainard-i-remember/.
Bella idea.
lisa
13 luglio 2012 alle 00:47
“Annò”. Uno, Virginialess. 🙂
13 luglio 2012 alle 04:49
E’ l’uovo di Colombo: coinvolgere diecimila contributori (ognuno con la propria stronzatina) per vendere almeno diecimila copie (nessuno dei ricordanti rinuncerà a comprare almeno una copia del centone). Tutto sullo falsariga di “Noi che…” di Luca Conti.
(Tanto per non smentire la mia fama di cattivissimo*-°).
13 luglio 2012 alle 09:16
Mi sembra che qualcosa di simile è stato fatto da Carlo Conti con il il libro “Noi che” … ma si trattava di ricordi generici.
13 luglio 2012 alle 09:24
Non conoscevo l’iniziativa di Carlo Conti. Se ho capito bene la differenza sta in questo: mentre Conti (come Perec, a dire il vero) ha cercato ricordi “generazionali”, quindi ricordi di esperienze o cose o altro in linea di massima condivisibili, io cerco dei ricordi intimi.
Lucio Angelini (Luan): è più semplice regalare 10.000 copie digitali.
13 luglio 2012 alle 09:30
Luan, rovesciamo la questione. Noi, con le nostre stronzatine, riusciremmo a pubblicarci? (Intendo avere abilità per smazzarci tutto sto materiale e poi proporlo a qualcuno) e a farci leggere? Alla fine se un nostro ricordo verrà letto ‘rivivrà’, magari emozionerà, questo mi piace. Questo mi fa bene.
(Tanto per non smentire la mia fama di ‘e tutti vissero felice e contAnti ricordi d’infanzia).
13 luglio 2012 alle 09:38
Nel sito di Carlo Conti si dice che i proventi degli autori derivanti dalla vendita del libro “Noi Che” saranno INTERAMENTE devoluti alla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Anna Meyer ONLUS (Firenze).
13 luglio 2012 alle 10:15
Ci sto.
13 luglio 2012 alle 10:29
Gianluca: tieni conto che, così a occhio, un conduttore televisivo guadagna da una puntata ciò che potrebbe guadagnare da qualche migliaio di libri.
In linea di massima, per un libro di questo tipo, i diritti d’autore per potrebbero viaggiare sugli ottanta centesimi, massimo un euro – lordi – a copia.
Mettiamo che tutto vada discretamente, e che mi arrivino 1.000 ricordi. Io dovrò:
1. archiviarli,
2. rispondere “grazie” a chi me li ha mandati.
Questo può richiedere 30 secondi a ricordo, quindi all’incirca otto ore e mezza. Non continuative, però: di giorno in giorno dovrò mettermi lì, scaricare, archiviare, rispondere.
Poi dovrò
3. leggerli tutti, attentamente;
4. selezionarli;
5. ordinarli,
6. scrivere a tutti coloro per i quali mi sembra opportuno un piccolo cambiamento nel testo;
7. leggere le risposte.
8. rispondere alle risposte e eventualmente sistemare i testi.
9. impaginare il tutto.
10. andare in cerca di un editore;
11. se tutto va bene, darmi disponibile per la promozione (qualche incontro, qualche presentazione, qualche viaggio eccetera – presumibilmente a mio carico, come al solito).
Quante ore ci vogliono? Quanti soldi spenderò per fare tutto questo?
Domanda: pensiamo che Carlo Conti abbia eseguito personalmente tutte queste operazioni?
Io penso di no: Carlo Conti fa il suo programma con una redazione, dove c’è gente appositamente pagata eccetera. E suppongo che nello stesso modo vengano confezionati anche i libri.
E, a questo punto, essendo il libro di Conti semplicemente un accessorio del programma, ha anche senso che i diritti vengano devoluti.
13 luglio 2012 alle 10:34
Che idea. Penso che proverò. Grazie,
Francesca
13 luglio 2012 alle 10:43
Mi permetto di dire che non vedo perché pensare alla beneficenza proprio con questo progetto. Giulio ha avuto questa idea, ha offerto a tutti la possibilità di scrivere. Non c’è obbligo alcuno, se ci va scriviamo. Credo che ognuno di noi possa trovare mille occasioni per fare beneficenza.
13 luglio 2012 alle 10:51
per Giulio: perfettamente d’accordo. La risposta era a Luan che accusava Conti di aver sfruttato i ricordi altrui a fine di guadagno. Per maggior informazione, possimo attenuare che ha almeno dato i soldi in beneficenza … Comuqnue l’idea è molto bella e parteciperò anch’io con il mio contribuito. E’ bella anche la forma della semplictià …
13 luglio 2012 alle 12:03
Che si faccia oppure no il libro, l’idea di un ricordo d’infanzia collettivo è, senza scomodare Gustav, davvero d’isirazione. Applauso.
13 luglio 2012 alle 12:12
Reblogged this on Mawkisness.
13 luglio 2012 alle 12:36
Il Libro è tuo, Giulio, e già di per sé l’idea è altruistica. Vedrai coscienziosamente cosa fare.
Ragazzi cari, Giulio Mozzi non credo abbia il portafoglio del ministro Conti. “Carmina mihi dant panem”, disse qualcuno.:-) Qui non siamo ancora arrivati ai carmina che già… Non credo che se Giulio Mozzi ricavasse tanti soldi da questo affare li terrebbe solo per sé… senza ringraziare i numerosi partecipanti…:-)
Se facciamo così noi poi, per conto nostro, non pubblicheremo mai. Troppo egoismo e poca fiducia! 🙂
13 luglio 2012 alle 12:37
Reblogged this on Tela di ragno and commented:
Una cosa da fare assolutamente. Ho già scelto il ricordo.
13 luglio 2012 alle 13:02
Ma anche avesse il portafoglio di Conti …
L’idea è sua, il lavoro è suo, sua, immagino, la cornice della raccolta.
13 luglio 2012 alle 13:08
Uh, che brutta immagine! Che grafica! Vi invito tutti in Salento. Cos’è, un brutto ricordo? Un incubo? Un tempio? La situazione odierna? Possiamo fare qualcosa per fermare “gli assassini”? 🙂
13 luglio 2012 alle 13:14
No, Elena. Io penso che quando una persona gestisce tantissimi soldi, pur quando sono incredibili proventi ricavati dal “proprio lavoro”, abbia delle responsabilità nei confronti di tutti.
13 luglio 2012 alle 13:43
Epigrafe per il libro di Carlo Conti:
“E quella a me: Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria”.
Mentre per il libro di Ser Mozzi una simile epigrafe sarebbe inadeguata.
Il libro che propone Ser Mozzi è di ricordi, se ho capito bene, non di nostalgie sbrodolanti sulla fiat 126, sui Camaleonti, i Nomadi, le cabine telefoniche, la sip, i ciclostilati e i jukebox.
Ma magari mi sbaglio, sia sul libro di Conti che su questo.
13 luglio 2012 alle 14:30
Sabrina, io penso che tutti abbiano delle responsabilità. Il signor Conti (lo definivi ministro per metafora?), ha condotto una trasmissione amarcord che non ho mai visto, il libro, che pure non ho letto, mi pare dalla scheda (http://www.libreriauniversitaria.it/io-conti-carlo-mondadori/libro/9788804614319) un onesto prosieguo cartaceo. I ricordi raccontati, se capisco bene, sono i suoi. Vuole beneficiare qualcuno con i proventi e lo fa. Per promuovere la causa dell’associazione beneficiata? per promuovere un filantropico se stesso? Per me, tolta l’ipotesi che serva un po’ di notorietà all’ente omaggiato o alla causa, il silenzio è sempre più elegante.
Quel che mi infastidiva era l’equivoco (magari neppure tuo) che uno abbia diritto ai proventi perché non ricco. Plutofobia? così, a occhio, direi che non son neanche tempi.
Per me se c’è un lavoro dovrebbe esserci un compenso. Poi del compenso ciascuno dispone secondo il proprio senso di responsabilità. Le uniche uscite oggettivamente dovute mi parrebbero le tasse: fra queste c’è l’8×1000, il 5×1000, da noi non la decima.
Quanto al libro, offrire un ricordo non fa di chi offre un azionista o sono azionisti tutti gli intervistati di un’inchiesta giornalistica chessò sull’abbandono scolastico, la disoccupazione giovanile, la disoccupazione non giovanile …?
E poi magari Mozzi (fatti suoi) è ricchissimo, possedendo sin dall’infanzia sterminate proprietà in cui far naufragare ricordi.
A proposito, qual è il tuo Salento del cuore? Anche io ho da sempre un Salento del cuore.
13 luglio 2012 alle 14:38
Carlo Conti non è un ministro: è un conduttore televisivo. Io non sono ricchissimo.
13 luglio 2012 alle 14:50
Facevo “retorica”.
E comunque c’è ricchezza e ricchezza.
E sono moltissimi i luoghi in cui possono naufragare i ricordi.
13 luglio 2012 alle 14:57
Cara Elena, ho fatto una battuta. Era una riflessione sul fatto che stiamo attenti a come guadagna i soldi uno scrittore onesto, un conduttore televisivo molto più responsabile di tanti altri, e non chi ci governa.
Anche se ormai la televisione l’ho relegata in ripostiglio, so benissimo chi è Carlo Conti.
Il mio Salento del cuore è il Salento.
(Notorietà?)
13 luglio 2012 alle 15:01
Carlo Conti non è un ministro, ma le sue letteronze lo saranno prestissimo.
13 luglio 2012 alle 15:05
Sono arrivati finora una quarantina di ricordi. Grazie. Una dozzina almeno di blog hanno rilanciato l’iniziativa. Grazie. In Facebook ne hanno parlato in parecchi, non so valutare quanto. Grazie. L’articolo sull’iniziativa è stato “post del giorno” nell’universo WordPress, battendo perfino un post intitolato Il video porno di Sara Tommasi.
13 luglio 2012 alle 15:08
beh se si batte l’altra news sopra,vuol dire che siam andati forte davvero!:)grazie ancora dell idea,son fierissimo delle mie 10 righe spedite
13 luglio 2012 alle 15:17
Ho scritto che forse la plutofobia che ho percepito non era neppure tua. Però aleggiava un’attenzione un po’ eccessiva sulla via degli ipotetici proventi, su chi è furbo …
Guarda, per me che scopro in questi mesi cos’è un blog, è molto affascinante questa conversazione che non perdona e rende tutti reattivi a una parola, una frase lievemente fuori sincrono. Ci si fanno le pulci su battute che l’oralità dissolverebbe senza tracce, manca del tutto il non verbale …Trovo che sia una straordinaria palestra di proprietà definitoria e di galateo digitale.
Ti regalo uno dei miei posti salentini (uno solo :-))): abside di Casaranello, con la luce del mattino. Naso in su, sotto i mosaici turchini.
13 luglio 2012 alle 15:21
Il commento precedente (con regalo) è per Sabrina.
13 luglio 2012 alle 15:33
Vorrei avere i soldi di Berlusconi (per poterli utilizzare e investire so io come) se al contempo non mi rendessi conto che non vorrei né potrei avere soldi niente affatto onesti. Lui, però, ha perso un’occasione storica.
Non ho fobie. Se dovessi raccontarti la mia vita, cara Elena, dopo ripetuti svenimenti, ti renderesti conto di quanto poco io sia fobica.
Grazie. Bellissima immagine.
13 luglio 2012 alle 15:40
Bellissimo!Spero che il mio ricordo ti sarà utile!
13 luglio 2012 alle 17:08
Ah, sì, Elena. Il blog. Quando non è commedia degli equivoci o commedia degli errori, è commedia.
Vere e proprie tragedie, ancora, non ne abbiamo avute. 🙂
13 luglio 2012 alle 18:18
Sì, Gian Marco caro, se mai lo saranno è affinché Dante possa dire sollevando loro la gonna: “E facci vedere i tuoi ministeri”!
Benigni docet. L’Italia è un Paese allegro e il morale dei marinai va sempre tenuto alto. Per questo abbiamo ottimi artisti nel genere comico e ironico, che ci hanno regalato un patrimonio da usare nei peggiori momenti. Ciao.!
E forse il periodo in cui ridiamo di più è l’infanzia.
13 luglio 2012 alle 19:09
– come se, insomma, questi ricordi d’infanzia fossero (fossero leggibili come) i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita.
Perche’ non trovare un nome a questa persona? Inventare un personaggio, e il libro e’ un suo quaderno di ricordi, si fa una piccola introduzione tipo “manoscritto ritrovato”?
13 luglio 2012 alle 19:14
Marco, ti confesso che la tua proposta mi attira molto. Ed è coerente con il sentimento che ho di questo lavoro.
Ma non vorrei fare violenza ai ricordi che sto ricevendo e (speriamo, se si trova un editore) pubblicherò.
Già il fatto che siano tutti in prima persona, secondo me, produce un certo effetto. A un certo punto il lettore dovrebbe dimenticarsi della molteplicità degli autori, e leggere tutto come se – appunto – tutti quei ricordi appartenessero a una sola persona…
13 luglio 2012 alle 20:16
Però, ti chiedo, Giulio. Come poi faresti dinanzi a due ricordi contraddittori (in quanto appartenenti a individui diversi, di sesso diverso, di gusti diversi, con storie diverse)? Per esempio, in uno si ricorda lo spavento dell’onda, la noia di un intero mese trascorso con i cuginetti al mare e l’ansiosa attesa per la partenza in montagna, in un altro l’amore per il mare, il sole, le conchiglie, le vele e le vacanze; in uno il ribrezzo per le lucertole sul muretto battuto dal sole della casa di campagna della vecchia zia rimbrottante, in un altro l’amore per le lucertoline da inseguire delle macchie estive mediterranee…
O forse tu pensi che, inviandoti un solo ricordo, sceglieremo quello del sogno, quello positivo?
13 luglio 2012 alle 21:06
P.S Ho capito, sai. Tu cerchi “l’infanzia del mondo” che cercava pure Tonino Guerra.
13 luglio 2012 alle 23:11
Luca Conti, “Noi che… “, Edizioni Rai.
“Questo “piccolo scrigno della memoria”, come Carlo Conti lo definisce nella sua introduzione, contiene una scelta degli sms più interessanti e originali, fra i tantissimi inviati dagli spettatori della trasmissione “I migliori anni” (Rai Uno). Curioso, nostalgico e insieme ironico, sempre lieve e spiritoso, il volume rappresenta, a suo modo, anche una lettura “seria”, perché offre un punto di osservazione sull’Italia della seconda metà del ‘900. Il clima sociale, culturale, economico, i rapporti famigliari, la mentalità, le scale di valori, lo stile e il tenore di vita, il modo di vivere la sessualità, gli svaghi, le aspettative di quelli che allora erano “la nuova generazione”, di capitolo in capitolo suscitano emozioni in coloro che, quegli anni, li hanno vissuti. Ma questo libro è anche un’occasione per riflettere, giovani e meno giovani, su quanto abbiamo guadagnato e su ciò che abbiamo perduto.”
Giulio, onestamente preferirei un libro di ricordi d’infanzia tutto tuo, in stile “L’arpa d’erba” (capolavoro assoluto di Truman Capote). Se ti pare di ricordare poco, fatti aiutare da uno psicanalista che pratichi l’ipnosi e ti faccia stendere sul classico lettino.
13 luglio 2012 alle 23:18
@gianluca. dici “La risposta era a Luan che accusava Conti di aver sfruttato i ricordi altrui a fine di guadagno.” Questo te lo sei sognato.
Naturalmente mi riferivo anch’io al CARLO Conti dei ‘Migliori anni della nostra vita’. Ho scritto Luca Conti per errore.
14 luglio 2012 alle 08:28
Sabrina, se ci saranno ricordi contraddittori accetterò il fatto che l’essere umano è contraddittorio…
14 luglio 2012 alle 10:32
“quando il bambino era bambino, lanciava contro l’albero un bastone, come fosse una lancia
e ancora continua a vibrare.”
Sì, ho inteso il tuo sguardo.
In accordo istintivo col poeta non ho infatti, a rifletterci, parlato né di abitudini né di opinioni, ma di gusti.
Sarà che ho molta esperienza pratica coi bambini e, credimi, se ad un bambino non piace una cosa non gli fai cambiare idea neanche…
Comunque.
Grazie.
14 luglio 2012 alle 10:34
L’idea del personaggio nun me fa impazzì. Non ne sento il bisogno. Mi piace più l’idea della molteplicità.
(Va bene la contraddizione, anzi benissimo, perché il ricordo è molto spesso contraddittorio, ma siamo fimmine e masculi: se una fimmina ricorda il primo ciclo mestruale e il masculo ricorda la prima volta che alla casa al mare, mentre tutti dormivano e lui guardava la tv, ha notato una certa, come dire, “fuoriuscita perlacea”, dal suo membro semieretto guardando un video di Sabrina Salerno, me parrebbe un po’ troppo contraddittoria come contraddizione! Oddio, potrebbe andare bene anche così, ma trascenderemmo la sfera del ricordo addentrandoci in quella del sogno).
14 luglio 2012 alle 10:36
O forse sti due ricordi sono post-infanzia? Mi ricordo Sabrina Salerno, ma non saprei dire se quella fosse infanzia o dopo infanzia, né se fossi proprio io in quella casa al mare o se fosse un altro.
14 luglio 2012 alle 10:39
O forse era un film con Gloria Guida.
14 luglio 2012 alle 10:58
Gian Marco, Giulio ha detto ricordi di infanzia sino agli otto anni. Tu parli di “eventi” dei dieci-tredici anni.
14 luglio 2012 alle 11:18
Eh ma se so’ precoce nun ce posso fa’ gnente.
14 luglio 2012 alle 11:52
Mi sembra splendido…anche la commistione tra ricordi veri e ricordi che forse veri veri non sono, ma chi mai potra’ dircelo? Io ci provero’ !!!
14 luglio 2012 alle 14:02
Una bella idea! “….Ricordare non è solo esercitare la mente ma, anche un modo per analizzare se stessi, sapere come eravamo e rendersi conto di come siamo diventati nel tempo, trasformati, nel bene e nel male….” Da “Più ricordi che speranze”, un mio romanzo autobiografico dove i ricordi sono quelli di una vita: dall’infanzia alla vecchiaia.
14 luglio 2012 alle 15:10
Caro Gian Marco, dagli uomini ricevo spesso risposte inaspettate, nell’interazione coi bambini gioca invece la prevedibilità.
Ma non me ne stupisco. Se avessi con gli uomini l’esperienza che ho con i bambini potrei parlare degli uomini con altrettanta sicurezza.
14 luglio 2012 alle 15:17
ciao Sabrina. Che buffo! Tutti a me gli uomini prevedibili e i bambini imprevedibili? 🙂
14 luglio 2012 alle 15:38
P.S. Volevo dire che la natura ha delle tappe formative precise, Gian Marco. Se avessi una bambina che ad otto anni ha il menarca mi preoccuperei, così come nel caso di un bimbo con la prima erezione ad età inferiore di dieci-undici anni.
Ma la tua era una battuta, e la mia la voglia di dire una verità.
14 luglio 2012 alle 15:44
Non lo so, tanto per cantare. Prendo le cose come un dato di fatto.
14 luglio 2012 alle 19:16
Avevo sei anni. Una notte sognai che la mia mamma sorridente si trasformava improvvisamente in Pietro Gambadilegno. Aveva già il pancione ma – incredibile a pensarci adesso – fino allora non me n’ero accorto. Una settimana dopo è nata mia sorella.
16 luglio 2012 alle 00:07
Caro Giulio, ogni volta che torno a leggere il tuo blog mi chiedo: ma come fai a sopportarli? 🙂
16 luglio 2012 alle 08:47
Marco ha scritto:
“Perche’ non trovare un nome a questa persona? Inventare un personaggio, e il libro e’ un suo quaderno di ricordi, si fa una piccola introduzione tipo “manoscritto ritrovato”?”
Io come lettrice sarei più attratta da un sillabario con i ricordi ordinati per argomenti. In ogni sezione mi piacerebbe trovare, all’inizio e alla fine, un racconto breve, sempre in tema di ricordi d’infanzia.
16 luglio 2012 alle 14:42
Isa, ma e’ proprio il disordine il bello del personaggio di Giiulio… Io immagino un personaggio-entita’ come Qfwfq. Forse questo personaggio potrebbe essere l’antogonista di Qfwfq Kgwgk oppure l’amico d’infanzia Pfwfp oppure si potrebbe inventare un personaggio tutto nuovo come il cugino di Qfwfq Zfwfz o la sorella di Qfwfq Ugawagu. Io pensavo anche a un personaggio un po’ piu’ cupo, oscuro come Nyarlathotep Il Caos Strisciante di H.P. Lovecraft – ma forse non rientra nello spirito dell’iniziativa. Quello a cui pensavo davvero pero’ e’ un personaggio modellato sul personaggio del mandarino dei Wing Kong Lo Pan che viene dal film Grosso Guaio a Chinatown di John Carpenter con Kurt Russell. Oppure potrebbe essere un Precog sullo stile dei romanzi di Philip Dick e del film Minority Report di Steven Spielberg con Max Von Sydow. Il Precog riceve i ricordi attraverso un sistema di tubicini, e’ immerso in una piscina lucente, attraversato da spasmi, smorfie, e i ricordi arrivano disordinatamente dal passato come dal futuro. Secondo me sarebbe l’ideale.
16 luglio 2012 alle 15:35
Che dio ti benedica, Marco! Hai un entusiasmo dirompente.
Non conosco quasi nulla di ciò che hai citato, ho letto solo Calvino. Capisco il bello del disordine. Capisco anche il godimento della letteratura che ammicca alla letteratura. Capisco meno l’artificio, la costruzione.
La letteratura per me è lettura delle cose del mondo attraverso gli occhi di un altro: l’autore guarda il mondo, gli altri, sè stesso e poi racconta.
Nella narrazione di ricordi, chi racconta non sta guardando, ma setacciando il suo passato di bambino con la testa dell’adulto.
Quindi il suo sguardo passa attraverso due “filtri” ed è questo che mi incuriosisce e mi attrae.
La mia curiosità rispetto al libro, in altre parole, è di natura anche psicologica e, a parere mio, l’ordine che ho indicato metterebbe a fuoco meglio questo aspetto.
16 luglio 2012 alle 16:05
Altro modello per un libro del genere
http://www.ibs.it/code/9788806176532/romano-lalla/metamorfosi.html
16 luglio 2012 alle 16:31
la stanza dell’infanzia è un bugigattolo oscuro… parola di tadeusz…
16 luglio 2012 alle 18:46
Un pomeriggio di gran sole, una corsa infinita in tram, la salita lungo le rampe che circondano San Siro, l’arrivo sulle gradinate e la prima visione del campo dall’alto. Uno dei ricordi più vivi è sempre stato quello del grande prato di un verde intensissimo. L’impressione fu quella di essere davanti a un mare. Poi la partita. Milan-Mantova, finita 1 a 0. Del gioco, dei tiri, dei passaggi non mi è rimasto niente, ma l’azione dell’unico gol ce l’ho sempre avuta davanti agli occhi chiarissima. Più o meno all’altezza del dischetto del rigore, il pallone che rimbalza e una mezza girata al volo. Stumpf, il rumore sordo del tiro e il gol. Stagione 1961-62, non avevo ancora 6 anni. Dopo tanti anni, grazie a Internet, ho completato il mosaico. Quel giorno era il 1° aprile 1962 e il gol decisivo di quel Milan-Mantova lo segnò Rivera al 29′ del primo tempo. Mio padre era interista, ma chissà come mai mi portò a vedere il Milan, segnando per sempre il mio tifo calcistico.
16 luglio 2012 alle 22:14
Ciao Giulio… Il tuo computer è ko, questo è il messaggio automatico della tua casella postale. Se non hai ricevuto la mia email, fammi sapere tramite F! Grazie!
17 luglio 2012 alle 14:42
@Marco Candida( e chiunque altro sia interessato): oppure pensare all’insieme di tutti i ricordi per la ricostruzione di una coscienza artificiale, da attribuire per esempio ad un droide o ad un gruppo di droidi del tipo nexus, per rimanere in ambito philip dick.
Oppure- e questa e’ l’ipotesi che piu’ mi intriga- immaginare questo insieme come il database di un enorme calcolatore post-moderno – un HAL 9000 di II generazione- che si fa carico di raccogliere il flusso dei ricordi d’infanzia di una popolazione che, per qualche oscura ragione, ne ha perso il controllo con il risultato che gli umani, privati delle loro memorie d’infanzia, sono ormai ridotti a degli automi e il calcolatore invece, umanizzato dal confluire di tutte quelle coscienze, prova sentimenti come la nostalgia, il rimpianto e la sicurezza degli oggetti.
Segue ovviamente finale tragico in cui un talebano dell’esistenzialismo reale si fa saltare in aria con il calcolatore gigante che, prima di esalare il mortal sospiro, ci regala il suo personalissimo ed unico ricordo d’infanzia…
17 luglio 2012 alle 14:58
Ricevuto…ci penso.
Grazie e cari saluti Michela G.
17 luglio 2012 alle 18:01
Bellissima idea, Giulio, parteciperò!
17 luglio 2012 alle 18:48
Mi sembra davvero un’iniziativa grandiosa, io sono inseguita dai ricordi d’infanzia, diversamente da te Giulio,, accidenti potrei dartene anche più di uno. Ho sempre pensato di avere qualche problema perché non riesco a scrollarmi da dentro le immagini e gli odori dell’infanzia, quindi ti scriverò e ci proverò.
17 luglio 2012 alle 20:40
Splendida idea. Invio presto il ricordo, so già quale.
17 luglio 2012 alle 22:22
Sono capitata per caso in questo blog in cui molti si conoscono solo perché amica di Simona Vinci. Ma siccome scrivo (poco) il progetto mi interessa. Ciò di cui Mozzi non parla nell’enunciazione è lo stile dei contributi, perché è diverso se si vuole un resoconto stringato del ricordo (ma questo porta inevitabilmente ad un’ipotesi contenutistica) o un brano che sia caratterizzato da uno stile letterario, cosa che a mio avviso renderebbe davvero appetibile la lettura, ma che potrebbe entrare in conflitto con le precise regole enunciate. Personalmente, non m’interessa proprio un elenco di ‘ricordi’ come ce ne sono tanti sui blog o su FB, e credo che ci si debba mettere anche nei panni dei possibili lettori.
Carina l’idea di Andy, impossibile quella di un camaleontico protagonista che passa da un’età all’altra, da un luogo ad un altro e, soprattutto, da un sesso all’altro.
18 luglio 2012 alle 10:20
Aurora:
1. prima dici che non parlo dello stile dei contributi, poi citi le “precise regole” che fornisco. Quindi non ho capito: quelle regole (e gli esempi) indicano uno stile. (O almeno un registro linguistico).
2. non è lo “stile letterario” a rendere “appetibile” la lettura, bensì la combinazione tra la bellezza della scrittura e bellezza dell’avventura. Anche con uno stile semplice si possono comporre testi belli. Tra l’altro, ho il sospetto che le parole “stile letterario” non designino un oggetto preciso; a meno che (e allora capirei) tu non voglia contrapporre uno stile semplice a uno stile letterario. Ma trovo bizzarra l’idea che uno stile semplice sia di per sé contenutistico. Insomma: forse non ho capito bene.
3. mi pare che l’idea secondo te “carina” di Andy (“…un camaleontico protagonista che passa da un’età all’altra, da un luogo ad un altro e, soprattutto, da un sesso all’altro…”) sia una pura e semplice riformulazione del mio suggerimento (…”come se, insomma, questi ricordi d’infanzia fossero – fossero leggibili come – i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita”…); e contenga un’allusione a “Orlando” di V. Woolf.
18 luglio 2012 alle 10:43
un elenco? successione di tempo? no. io vedrei simultaneità, differente per ognuno.
un ricordo alla volta, su un quadrato di carta, quadrati ripiegati all’infinito, tante volte quanti sono i ricordi, il tutto richiuso all’interno di una copertina che forma un ‘libro’.
il libro può essere aperto solo una volta, la prima volta, poichè diventa impossibile richiuderlo seguendo le pieghe dei quadrati. dunque, rimarrà aperto, diventerà un foglio unico, grande, una fisarmonica di ricordi, con ricordi che si possono leggere qua e là perchè le pieghe si vedono anche sul foglio stirato, oppure (ricchezza) sarebbe bello che i quadrati fossero delle varie tonalità di grigio.
un mosaico con parole.
quindi non è sfogliabile in libreria. si compra a scatola chiusa. ci si fida. nella quarta di copertina si spiega un po’ per benino cosa contiene. il libro sta lì.
ne farei un quadro, a soffitto. alzo la testa e cerco un ricordo. lo trovo. ciao
18 luglio 2012 alle 10:47
Giulio (e chiunque altro sia interessato):
Beh si’, una riformulazione ed una contestualizzazione: paradossalmente, l’idea di un calcolatore come destinatario del flusso di ricordi, rispetto ad un soggetto antropomorfo, renderebbe piu’ credibile la collezione delle diversita’ e delle complicanze dell’oggetto della discussione. Se poi la vogliamo fare ancora piu’ complicata, il calcolatore potrebbe diventare- attraverso una qualche nanotecnologia ovviamente imprecisata- un erogatore di ricordi di infanzia a richiesta per tutti coloro che ne sono stati privati o ne sono semplicemente sprovvisti. Il tutto ovviamente come metafora della coscienza comune e del pensiero collettivo: niente piu’ di questo poi, giustificherebbe il finale tragico ad opera del talebano esistenzialista-realista che si fa saltare in aria con tutto il carrozzone.
Proposta per il nome del calcolatore: NAPAL (contiene una citazione ed un omaggio- quesito solo per i solutori piu’ abili).
Ciao e a presto
18 luglio 2012 alle 13:00
Ma, Andy, mi pare che tu sposti la faccenda verso immaginari che mi “prendono” poco.
18 luglio 2012 alle 13:02
“””Ma, Andy, mi pare che tu sposti la faccenda verso immaginari che mi “prendono” poco”””
QUOTO
18 luglio 2012 alle 14:20
può diventare una coperta in patchwork, la coperta dei ricordi
un’amaca, in tessuto stampato
una carta geografica
un cruciverba
presine per la cucina?
forse meglio pizzini. alla maniera di dmitri prigov, quando scriveva ‘cittadini, non affezionatevi oltremodo ad alcunchè: è troppo doloroso!’
il modulo. il quadrato. ripetizione. serialità. (polarioid?). forse sto pensando ad una mostra più che ad un libro. poesia visiva. ho deragliato. scusate
18 luglio 2012 alle 16:15
Mi piacciono le realta’ distopiche, al servizio della storia. Per dirla tutta, piu’ che da “Orlando”, l’idea mi era venuta pensando ad un altro personaggio, costituzionalmente privo di ricordi d’infanzia: privo perche’ la sua infanzia e’ partita solo da un certo punto, senza un prima ma solo con un dopo, e perche’ fondamentalmente e’ un qualcosa che vorrebbe essere un bambino ma un bambino non e’. Sto parlando ovviamente di Pinocchio, un pinocchio magari adulto che potrebbe avere la necessita’ di nutrirsi di ricordi d’infanzia di “altri”.
Ma come? Ecco quindi l’idea del calcolatore NAPAL, il grande contenitore della coscienza collettiva (ancora, metafora della televisione?)
Segue ovviamente finale tragico in cui un talebano dell’esistenzialismo reale si schianta con un biplano a motore contro la parete dell’immenso calcolatore.
Per chiudere seriamente, rimane poco credibile l’idea di attribuire il flusso di ricordi-inevitabilmente incongruenti fra loro- ad un unico soggetto perfettamente umano e da qui quindi la necessita’ di attribuirgli una fisionomia extra-umana. Personalmente sono poco attratto dalle soluzioni “spiritualistiche” o di semplice suggestione (tipo la coperta in patchwork, una bella immagine che pero’ non giustifica un’essenza unica e universale), preferisco allora le degenerazioni tecnologiche.
Son gusti, ovviamente.
18 luglio 2012 alle 17:13
non si capisce perchè certi appassionati,diciamo così di letteratura,debban sempre cercare di far del”meccanicismo” teorico:alla fine è solo rumore,non”suono”-mah!
18 luglio 2012 alle 17:26
@davide:
te lo spiego subito: mi piace quella che Tarantino definisce la quadratura. E’ per questo che mi piace il cinema americano (che privilegia la storia e nasce dalla sceneggiatura) piu’ di quello francese- che invece mette al centro le immagini. Non amo nessuna forma di onirismo (tanto per dire, trovo straordinariamente palloso Fellini e ritengo che “C’era una volta in America” sia uno dei film piu’ sopravvalutati della storia: in Italia peraltro, perche’ in America, appunto, sanno benissimo che e’ una mezza sola).
Ti ho risposto deliberatamente facendo ricorso ad esempi cinematografici per svicolarmi da quell’etichetta perlomeno impropria di “certo amante della letteratura” che mi hai attribuito: i gusti sono gusti, non solo in letteratura. Se poi perche’ siano tali, entriamo nella sfera del personale e non credo che ti interesserebbe sapere perche’ i miei gusti- appunto – sono diversi- mi pare di capire- per esempio dai tuoi.
18 luglio 2012 alle 17:43
Andy, scrivi:
C’è qualcuno che vuole attribuire il flusso di ricordi a un unico soggetto perfettamente umano?
Andy, non è che stai trovando la soluzione a un problema che non c’è?
18 luglio 2012 alle 17:48
mi scusi caro andy ma io credo che (cinema o letteratura che sia)in italia ci siano vezzi intellettuali(intellettualoidi?)che portano a crear sovrastrutture su tutto
tarantino non lo tirerei proprio in ballo visto che dalla sua villa a los angeles ha piu volte fatto ironia su certi studi ultrasosfisticati che riviste come-credo-“chaiers du cinema”han a lui dedicato,insomma,pure lui ogni tanto dice…:
“ragazzi è cinema,non un impalcatura!”
(parafrasando, credo , mick jagger quando,cantava “it’s only rock and roll” ,o forse the Edge il chitarrista degli u2 quando,criticato per il fatto di non esser lui il piu virtuoso chitarrista- come tecnicismo-,lui rispose”sono un chitarrista,non un mitragliere!””)
tutto ciò,è rapportabile anche alle troppe considerazioni che si fanno in letteratura in italia;col risultato,non so se anche solo indiretto,di aver una letteratura un tantino asfittica, e molti sul web che teorizzano, ma non si sa che o se producono qualcosa di valido:e non basta un exploit qui o la
18 luglio 2012 alle 18:20
@Giulio: mi era parso di capire che fosse una delle ipotesi, suggerita e condivisa anche da marco candida.
“come se, insomma, questi ricordi d’infanzia fossero (fossero leggibili come) i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita.”GM
“Perche’ non trovare un nome a questa persona? Inventare un personaggio, e il libro e’ un suo quaderno di ricordi, si fa una piccola introduzione tipo “manoscritto ritrovato?” M.C.
e le tue repliche
“Marco, ti confesso che la tua proposta mi attira molto. Ed è coerente con il sentimento che ho di questo lavoro.”GM
“Sabrina, se ci saranno ricordi contraddittori accetterò il fatto che l’essere umano è contraddittorio…”GM
Quindi la prima ipotesi che mi e’ venuta e’ stata quella di un Pinocchio diventato adulto- e di carne- che si interroga sulla sua infanzia. Da li’ sono andato all’erogatore di ricordi (il calcolatore NAPAL) e ho fatto la mia storia.
L’unica cosa di cui mi preme veramente e’ il talebano che si schianta col biplano, ma sono dettagli…
@non generalizziamo troppo: sono solo per meta’ italiano e non vivo in Italia.Ciononostante, le cose migliori che produco sono di natura alimentare.
partecipo a questa discussione per la sola ragione che la materia del contendere mi diverte.
18 luglio 2012 alle 18:24
secondo@ ovviamente per davide
19 luglio 2012 alle 13:08
Maggio 1975.
Stamattina ho preso dei soldi dalla cassa del negozio di mia madre. Lei non lo sa. 1200 lire tra monete di 50 e 100. Le ho spese tutte in rondelle di liquirizia, leccalecca e Girella nel minimarket di fronte la scuola. Nella ricreazione li ho distribuiti a tutti i compagni di classe. Che baccano! Subito dopo la maestra ha chiamato mio padre. Quando sono tornata a casa, non so perché, lui e mia madre si sono arrabbiati un sacco. Risultato? Stasera una povera benefattrice incompresa andrà a letto senza cena.
V.T.
19 luglio 2012 alle 18:07
Andy, appunto: Marco propone di “inventare un personaggio”. Attribuire i ricordi a “un unico soggetto perfettamente umano” mi pare un’altra cosa. Forse perché do per scontato che un soggetto “perfettamente umano” abbia anche la perfezione dell’esistenza. In sostanza, avevo capito che tu proponessi di attribuire i ricordi a un qualcuno davvero esistente, o dato per davvero esistente. Ossia un livello di finzione che, per questo lavoro, non mi interessa.
Valter, Vera, se volete che metta il vostro ricordo tra gli altri vi chiedo di spedirmelo nel modo indicato nell’articolo.
19 luglio 2012 alle 22:25
Bella idea, anche io con il mio blog sto riavvolgendo un nastro….
Mai dimenticarci da dove veniamo..
19 luglio 2012 alle 22:55
ma perchè in molti commenti, anche sulla pagina facebook, leggo la parola ‘struggente’ riferita al ricordo d’infanzia?
19 luglio 2012 alle 23:54
Riveduto corretto e spedito! 🙂
20 luglio 2012 alle 10:22
bella bellissima idea! mi iscrivo al gioco del ricordo d’infanzia. propongo però l’introduzione di una postilla: se il libro avesse un successo planetario (!) i diritti eccedenti la quota che è giusto copra il lavoro del/dei curatore/i e anche la superfesta, verranno destinati a un bel progetto collettivo, magari riguardante proprio l’infanzia
20 luglio 2012 alle 12:57
Giulio@:
a volte basta poco per chiarirsi (o per fraintendersi). Mai pensato ad un personaggio REALE ed Esistente: perfettamente d’accordo sul fatto che sia poco interessante.
Sono partito da una delle proposte di Marco Candida:
un personaggio simil-precog che fa da “ripetitore” per il flusso dei ricordi.
La materia mi intriga, quindi mi sono fatto la sequente domanda:
Chi potrebbe aver bisogno dei ricordi degli altri?
Chi, per una qualche ragione, non ne ha.
E perche’ non ne ha?
Per esempio perche’ non ha vissuto l’infanzia. Letteralmente.
E quale personaggio potrebbe avere queste caratteristiche?
La mia risposta e’ stata “un pinocchio diventato adulto ed umano che si interroga sul suo passato”. Bada bene dico UN pinocchio- cioe’ qualcuno con una storia alla pinocchio- e non il Pinocchio che tutti conosciamo.
E dove li va a prendere questi ricordi?
Sul database del calcolatore NAPAL, a sua volta destinatario dei ricordi d’infanzia di un largo campione della popolazione.
Poi il Talebano realista esistenzialista che si schianta con il biplano e’ la classica ciliegina sulla torta, ma sono dettagli.
Chiedo scusa per la mancanza di accenti ma- come forse ricordi – la mia tastiera non ne contiene.
Ciao
20 luglio 2012 alle 15:00
Reblogged this on F.I.A.E. – FORUM INDIPENDENTE AUTORI EMERGENTI and commented:
Anche questa è un’iniziativa da tenere presente…
20 luglio 2012 alle 18:12
Un’occasione per non lasciare alla dimenticanza un ricordo che ci accompagna. a presto Giulio
an ma
20 luglio 2012 alle 18:24
io la stimo, signor Mozzi. A prescindere.
20 luglio 2012 alle 23:00
Davvero una bellissima idea
21 luglio 2012 alle 09:23
Invierò un ricordo non appena ricorderò qualcosa, però se proprio ve lo devo dire non mi piace l’idea di personaggi, esseri umanoidi, calcolatori elettronici, pinocchi o precog alla k. dick.
D’altra parte non ho immaginazione sufficiente per suggerire un’alternativa, quindi anziché essere utilmente costruttivo sono inutilmente distruttivo.
21 luglio 2012 alle 09:31
Ciao Giulio, ho visto molti commenti, molto lunghi e anche polemici. Se l’idea piace si partecipa, altrimenti no. E’ tutto molto semplice, A me l’dea piace molto e con molto piacere cercherò di ricordare un fatto, qualcosa che dentro di me è rimasto più degli altri. Grazie dell’invito, a presto!
21 luglio 2012 alle 10:19
Paola, alcune parti di questa discussione mi sembrano utili. Quindi ben venga la discussione.
Acquanive: non so, io sarei prudente circa lo stimare a prescindere.
Daniela: la festa sarà eventualmente una festa, e non una “superfesta”. Penso a qualcosa tipo vino rosso, salame, pane, formaggio, torte salate faccio in casa. Il mio talento mondano non va più in là.
Sì, se il lavoro avesse un successo “planetario” sarebbe sensato usare quei quattrini sensatamente. Prima però pensiamo a fare il libro; poi, se si troverà un editore, penseremo a fargli avere un po’ di successo; e infine, se saremo così fortunati da avere il problema, ci domanderemo che cosa fare di quel gran mucchio di quattrini.
L’istruzione dell’infanzia è una priorità.
21 luglio 2012 alle 11:08
Mo adesso so’ pure polemico. Non ho messa in discussione l’idea (notare la finezza mozziana), bensì gli sviluppi dell’idea originaria.
Piuttosto la domanda è un’altra: non si può fare prima la cosa col salame e tutto il resto? Così si discute dal vivo. Poi la si fa eventualmente anche dopo. Male che vada una volta si è magnato e bevuto.
21 luglio 2012 alle 11:25
D’accordo con Gian Marco.
F
21 luglio 2012 alle 11:58
PS: per evitare fraintendimenti si sappia subito che durante la cosa col salame e il vino io al terzo bicchiere e alla dodicesima fetta mi dichiarerò totalmente in disaccordo con la destinazione dei proventi a qualunque entità benefica, sociale, educativa, formativa o culturale, e lotterò per spendere tutti i soldi guadagnati nella maniera più volgare immaginabile. Ciò lo anticipo affinché vi attrezziate per mettermi in minoranza e/o imbavagliarmi prima che possa avanzare proposte del tutto ignobili.
22 luglio 2012 alle 14:51
Chiunque mi abbia affidato un ricordo, l’ha fatto sulla base della mia soprascritta proposta. Sono dunque tenuto a rispettare la proposta stessa. (E se qualcuno ha mandato un ricordo senza leggere la proposta, non so che farci).
Sono poco propenso ai gesti benefici fatti in pubblico. Sono propenso – e abituato – alle azioni compiute in silenzio.
Detto questo, per piacere: discutere della destinazione degli eventuali proventi di un libro che ancora non esiste, che non si sa se esisterà, che se esisterà non si sa se troverà un editore, che se troverà un editore non si sa se genererà proventi, eccetera, mi pare cosa bizzarra.
22 luglio 2012 alle 16:41
ci sto. Idea geniale nella sua semplicità. Grazie
23 luglio 2012 alle 12:46
bene. mi piace molto. solo che ho appena finito un libro che parla di questo. che faccio, scelgo?
23 luglio 2012 alle 14:12
Scherzavo. Sui proventi. O meglio: fantasticavo. E fantasticare non è bizzarro, è semplicemente vagare con la fantasia. Ma non è tempo di vagare con la fantasia, non lo è più.
24 luglio 2012 alle 09:30
Scegli, Angela.
24 luglio 2012 alle 13:29
gente scusate il tutto si sta perdendo in un bla bla insopportabile alla “writer wannabe”-tornare un po in topic ,proprio no eh?e se lo dico io che son il Re degli ot,qualcosa vorrà dire,grassie
24 luglio 2012 alle 22:50
Ho tantissimi ricordi
A cui vorrei attaccare un’etichetta.
Ma non basteranno dieci righe
Sarebbe come parlare ai sordi
Ed ho la sensazione, netta
Che meglio sarebbe costruire dighe,
O innalzare ponti,
Per arginare maree montanti
Di pesanti memorie antiche.
Questo solo vorrei fare
Prima di salutare
Le genti incontrate
Nel bel mezzo di barricate,
Erette a costo di fatiche
Sforzi immani.
Solo questo,
prima che sia domani.
26 luglio 2012 alle 17:59
Bellissima idea!
27 luglio 2012 alle 11:23
Caro Giulio, ripensare alla mia infanzia non è piacevole, perché a sette anni sono finita in collegio. Da questo evento, tuttavia, è venuto anche un bene, è stato gettato il seme del mio percorso soggettivo. Ho scelto un ricordo-simbolo per indicare questo inizio. Vedi tu se può servire, perché più “semplice” non riesco a essere.
Ti ringrazio per l’occasione, sempre con grande affetto Michela
31 luglio 2012 alle 17:10
Scritto e inviato. L’invito di Giulio mi ha subito coinvolta. Mi piace ricordare quello che ormai esiste solo nella memoria. Grazie
anna maria
1 agosto 2012 alle 05:53
sarebbe divertente, in calce al libro che uscirà sui ricordi di infanzia, inserire anche questi commenti… per fare capire una cosa: di quanto lavoro, discriminazioni, sorrisi, e quant’altro, c’è dietro ad un libro! quella di giulio è una vera faticaccia. per me è una specie di eroe questo piccolo scrittore padovano! molto meglio INVENTARLI da sè i libri che mettersi in ascolto della gente:)))
1 agosto 2012 alle 15:05
“Piccolo” io, elifucci? Sono un metro e sessantaquattro! Ti par poco?
2 agosto 2012 alle 06:40
L’aggettivo l’ho scritto volutamente! Sono contenta che hai ribattuto! Sono appassionata di manga. Piccolo, in Dragon Ball è, allo stesso tempo, ultimo figlio e reincarnazione del Grande Mago Piccolo. Il suo nome è stato adattato in Junior mutuando lo pseudonimo Majunior con cui Piccolo si iscrive al 23º Torneo Tenkaichi:) Mi piace dare del “piccolo” a menti acute! Ovviamente sono del tutto Folle:)
2 agosto 2012 alle 06:43
ah dimenticavo! Piccolo in giapponese indica l’ottavino (detto anche flauto piccolo) 🙂 colui che un suono lo produce sempre insomma:)
2 agosto 2012 alle 10:05
domanda: è possibile inviare anche 2 ricordi d’infanzia?? meglio uno solo?
forse è già stato detto qualcosa ma non ho tempo di leggere tutti i commenti sopra.
grazie!
2 agosto 2012 alle 10:27
Antonella, non serviva leggere tutti i commenti qui sopra. Nell’articolo ho scritto:
Ho usato l’articolo singolare.
(Dopodiché, se uno me ne manda due, cosa devo fare? Mica posso sparargli. Li archivio, e poi si vedrà).
2 agosto 2012 alle 10:33
rido .. rido col rumore!! troppo simpatico!
5 agosto 2012 alle 10:52
E’ la mattina della vigilia di Natale, il giorno in cui le famiglie si riuniscono, anche la mia. Si va dalle zie per ricevere il “regalo” i 100 lire che serviranno poi per giocare a tombola. Anche io, come i miei fratelli, ricavo dal mio giro, una discreta sommetta da investire in leccornie e giocattoli.
Ho sette anni, cammino assorto fra i vicoli festanti della mia città, guardo incantato le vetrine addobbate di palline colorate di vetro, fragili e sembra che con il solo sguardo possano infrangersi sul pavimento.
Vedo i giocattoli, un trenino di legno colorato, il fucile con il tappo di sughero, una palla di gomma.
Un negozio di coloniali che emana aromi, zucchero caramellato, fichi secchi spalmati da una leggera patina di cioccolato, mette in me la voglia di tuffarmi in quella fantastica vetrina.
Si avvicina una vecchia dall’andatura sbilenca, malandata e sdentata, mi chiede come mi chiamo, rispondo sorridendo sussurrando il mio nome . “Dammi la manina” mi chiede, ” ti porto in Chiesa, oggi nasce Gesù’ bambino”. Non comprendo sul momento le sue intenzioni.
Entriamo nel Duomo, due file di scanni vuoti, in fondo sull’altare, girato di spalle, il Celebrante.
La vecchia non mi lascia la mano, la stringe per non farmi sentire il freddo. Usciamo da quello squallore di silenzio, dove ho sentito il vuoto e la solitudine del prete.
“Signora vecchietta, perché in tutte le case c’e’ festa, unione, scambio di auguri e di doni, e perché gli uomini si fanno guerra, si uccidono? ”
Quanti soldini hai in tasca?
Rispondo: ” ho trecento lire”.
Vedi gli uomini vanno in guerra per questo, per i soldi.
Da lontano vedo un bimbo quasi della mia età che chiede l’elemosina, d’istinto lascio la mano della vecchia, corro verso di lui,” che fai qui ? “.
E Lui ” cerco di evitare le guerre !”.
5 agosto 2012 alle 16:06
Penso che si può fare in libro diverso cambiando ogni volta l’ordine dei ricodi. Interessante anche questo punto di vista, per cui si possono fare tre o quattro libri che appariranno diversi… oppure no? Speriamo che l’autore non si sobbarchi troppo lavoro, altrimenti gli toccherà andare in pensione anticipata!
5 agosto 2012 alle 17:09
Ho sei anni in un giorno di maggio del 1956, sto seduta sui gradini di una scala all’aperto, di quelle che si intrecciano una dietro l’altra e che portano all’entrata delle case bianche del sud.
In lontananza, una montagna digrada verso il mare di Capri e più vicine, tante terrazze con muretti bassi grigi e con lenzuola svolazzanti stese su fili di ferro.
Accanto a me, una mia coetanea , insieme siamo state accompagnate presso la signora Maria, una maestra di pittura, zia della mia amichetta; la signora Maria è alta, robusta, con i capelli raccolti a tupet; un leggerissimo tic agli occhi, non confonde la sua anima artistica, alle pareti quadri di volti di donne pensierose.
Nella sua casa, una vetrinetta con tanti Pulcinella di porcellana trasparente bianco-rosa attira in modo accattivante la nostra attenzione, ma dobbiamo accontentarci di seguire con le dita sul vetro i profili diversi di queste maschere bianche.
Ritorniamo fuori, sui gradini, ridiamo tanto e restiamo in attesa di qualcosa da mangiare che ci è stato promesso.
Sono felice in quell’atmosfera di attesa, poi, incomincio a gustare una gustosissima zuppa di latte con il pane, mentre il mio sguardo attraverso le inferriate, disegna frammenti di foglie di fichi, di alloro e di fiori bianchi di magnolia, gli stessi che orgogliosamente raccolgo per la mia maestra.
A sera ritornando verso la mia casa porto con me quel sapore particolare quasi di fiaba.
6 agosto 2012 alle 06:00
Se volete che prenda in considerazione i vostri ricordi, dovete mandarmeli nel modo indicato nell’articolo.
6 agosto 2012 alle 12:43
Buongiorno
come dovrei fare ?
dove inviarle ?
Saluti
6 agosto 2012 alle 13:17
Antonietta, basta leggere l’articolo. C’è scritto tutto.
6 agosto 2012 alle 13:18
ho riletto la prima pagina ed ora provvedo ad inviare
6 agosto 2012 alle 18:38
Idea interessante. Mi piacerebbe moltissimo che, una volta pubblicato, esistesse una versione recitata del libro da ascoltare, magari in viaggio. Uno di quei libri (pochi) che vorresti ascoltare più che leggere…chissà se troverai anche una voce interessata/ante che lo trasformi in un audio-libro 🙂
10 agosto 2012 alle 18:21
mandato. Bella iniziativa.
11 agosto 2012 alle 18:27
Quanti ricordi. Quante passioni. Quante opinioni. Quanti suggerimenti.
Quanta vita c’è in ognuno di noi.
12 agosto 2012 alle 16:01
A me piaceva molto di più l’idea originale, del patchwork secco, senza cornice narrativa e con l’elenco dei nomi staccati dai ricordi. Una Spoon River Anthology degli infanti, ottimista e candida. Moolto più poetico di qualsiasi altra inutilissima cornice. Però questo avrebbe significato anche il coraggio della autentica rinuncia all’autorialità. Quindi è una mossa un po’ antipatica cambiare le carte in tavola durante il gioco, ma dati i tempi di magra, si capische che uno scrittore voglia mettersi al riparo da eventuali guai di copyright. Chi lo paga un avvocato se qualcuno decide di piantar grane? E comunque un ricordo infantile è una cosa che si scrive per tutti e nessuno. Quindi potrebbe essere pubblicata milioni di volte ed è anche molto meglio se i ricordi da scrivere sono ricordi di altri che non si conoscono. Ah, non credo nemmeno a una sillaba della frase “perché non ho ricordi di infanzia, tutto qui.” Però è vero che nel momento di scrivere la sfida è essere una tabula rasa, quindi artisticamente è vero che Giulio Mozzi non ha ricordi di infanzia. Idea geniale e al limite del carognoso, ma altrimenti sarebbe banale.
12 agosto 2012 alle 17:06
Irene, non ho nessuna intenzione di “cambiare le carte in tavola durante il gioco”. Qui mi sono state proposte una quantità di varianti rispetto all’ “idea originale”. E, se leggi la discussione, le ho respinte tutte (pur apprezzando la suggestività di alcune). Non ci sarà nessuna “cornice narrativa”, e i nomi dei titolari dei ricordi saranno in fondo al libro.
Da parte mia, peraltro, nessuna rinuncia all’ “autorialità”. I ricordi d’infanzia dovranno essere leggibili come se fossero “i ricordi di una sola persona dall’infanzia enorme, smisurata, infinita”. Quindi dovrò lavorare molto sulla forma narrativa e sulla lingua. Che è, propriamente, un lavoro da “autore”.
Credo che nessuno vorrà “piantare grane”. Chi ha letta la mia proposta e ha mandato un ricordo, implicitamente ha accettate le condizioni – ovvero l’ “idea originale”.
Ovviamente cercherò di fare il lavoro in modo tale che i partecipanti al gioco possano essere solo contenti. Spero di riuscirci.
14 agosto 2012 alle 03:09
Ok. Mi viene in mente questa cosa qui:
PASOLINI Professor Musatti e Moravia, io mi rivolgo a voi come a due autorità e vi chiedo che senso può avere fare un’inchiesta come quella che ho cominciato. Tu Moravia, che ne pensi?
MORAVIA Mah, penso che sia bene farla, qualunque siano gli effetti e i risultati di questa intervista; perché è una cosa che si fa per la prima volta, cioè per la prima volta, o quasi, credo che si faccia un film che i francesi chiamano cinema-verità, e per la prima volta questo cinema-verità in Italia parla della questione sessuale, la quale è tabù non soltanto sullo schermo, ma perfino nei salotti o nelle conversazioni abituali; perciò credo che in sé e per sé, l’intervista sia… sia bene farla.
MUSATTI Io penserei che la gente o non risponde o risponde in modo falso.
In questo modo, i ricordi forse possono essere veri, cosa che in un’autobiografia, non sono mai.
Questo volevo dire.
14 agosto 2012 alle 06:46
Non so, Irene. Non mi azzarderei a sostenere che in un’autobiografia i ricordi non sono mai veri.
Direi più semplicemente che nel progetto del ricordo d’infanzia c’è una quantità di filtri tra il ricordo, la persona e chi legge. E qualcuno, se vuole, può sfruttarli.
16 agosto 2012 alle 18:35
L’idea e’ interessante ma non proprio in linea con il libro di Georges Perec (Je me souviens) che viene listato come una delle ispirazioni. Perec (in tale opera) era interessato a raccogliere i frammenti di reale che ci circondano e avvolgono la nostra vita senza che noi, per la maggior parte, ci se ne accorga. I suoi “ricordi” sono dunque rigorosamente non-personali. Il suo libro raccoglie dunque brevi frammenti che descrivono ricordi che anche altri avrebbero potuto avere: immagini pubbliche, angoli urbanistici, etcetera. Il suo interesse proprio il far vedere quanto l’archivio personale che custodiamo nella memoria sia in realta’ assai poco personale e molto collettivo.
16 agosto 2012 alle 20:42
E infatti, Stefano, non mi parrebbe molto sensato rifare il libro di Perec. Né mi interessa essere “in linea” con quello. Fattostà che questa idea qui mi è venuta riflettendo su Perec – non solo su “Je me souviens”. E quindi lo dico.
Il sottotitolo di “Je me souviens” è: “Le cose comuni, I”. Diciamo che mi piacerebbe fare un libro sottotitolabile “Le cose comuni, II”. Simile, parente, cugino, ecc., di quello di Perec: ma non certo uguale.
18 agosto 2012 alle 14:06
L’idea è interessante e sarà un piacere partecipare. I commenti sono moltissimi e ho rinunciato a leggerli tutti. Mi chiedo se verranno citati i nomi dei partecipanti, solo per curiosità.
18 agosto 2012 alle 14:44
Daniela, puoi soddisfare la tua curiosità leggendo l’articolo. Nel quale è scritto:
19 agosto 2012 alle 17:55
“In campagna”. I prati sono il mio habitat. Come lepre selvatica corro a perdifiato. Mi tuffo nel grano dorato respirandone l’odore che sa già di pane. Mi fanno compagnia farfalle e allodole canterine. Lo sguardo si perde nell’immensità del cielo, azzurro come i miei occhi. Nuvolette passeggere stimolano la mia fantasia. Daniela Bonifazi
20 agosto 2012 alle 19:50
Da fare. Invierò il mio contributo molto volentieri.
Disponibile a collaborare per l’editing.
L. Di Gion
24 agosto 2012 alle 08:38
Oh, appena ho letto l’idea ho pensato: fantastico, quasi quasi ci provo! Istintivamente. Poi ho fatto scorrere i commenti e ho spiacevolmente notato in alcuni una vena polemica. Prendete l’idea di Giulio per quella che è: un’occhiata ai ricordi, uno sguardo da bambino gettato nel passato ( vedi da 1 a 10 righe, linguaggio semplice e diretto). Quindi, se l’idea non vi va a genio semplicemente scrivete ‘ non sono d’accordo’. O sbaglio?
1 settembre 2012 alle 17:28
@ Enrico: che bello il tuo ricordo alla festa dell’Unità!
Vorrei essere io la figlia della portiera. Peccato che ho la pelle scura 🙂
2 settembre 2012 alle 11:16
Che strano,coincidenze? E’ tutta settimana che la mia infanzia torna a galla e scopro ora di questa tua bell’idea. Mi metto in coda e invio.
Grazie
4 settembre 2012 alle 10:09
: bello, grazie per l’invito.
:*
4 settembre 2012 alle 15:39
Mi piace molto questo progetto! Parteciperò di sicuro
4 settembre 2012 alle 16:15
Ciao Giulio. Una volta finito l’editing del testo dovremmo fare una riunione tra tutti gli autori dei ricordi per decidere la copertina. Ognuno potrebbe venire con un’idea e poi discuterne tutti insieme, ti sembra un’idea fattibile? Decidi tu il posto, io ti porto le cibalgina.
4 settembre 2012 alle 16:34
Dato il numero dei partecipanti, potremmo fare all’Arena di Verona.
10 settembre 2012 alle 21:57
Io vi parlo qui del tempo in cui, ragazzi, andavamo a scuola; del tempo che vorremmo tornasse, ma è impossibile. Dei sogni, delle speranze che avevamo nel cuore; della nostra innocenza; delle lucciole che credevamo stelle perché piccolo piccolo era il nostro mondo, basso basso il nostro cielo. Vi parlo delle stesse cose che voi ricordate, e se ve le siete scordate v’aiuto a ricordarle. Di quelle cose perdute che voi ora ritrovate nei vostri figli e vorreste – tanto sono belle – che non le perdessero mai.
Giovanni Mosca
13 settembre 2012 alle 09:55
Ciao, sto per inviarti il mio ricordo.
Non me ne sono dimenticata!
A presto, grazie
13 settembre 2012 alle 11:20
Anni cinquanta, paesino nella campagna vicentina. Io, figlia unica di madre e padre impiegati. Dopo la scuola frequentavo l’asilo per il pranzo e i compitio. Per inciso, le care suorine, tenevano due di noi a turno per lavare il pavimento del grande salone dove si mangiava e si facevano i compiti. Un giorno prima di uscire dal grande portone mi chiama la Superiora e mi affida una scatolina di metallo piena di “particole” ovvero le cialde che ,una volta consacrate ,saranno le ostie da comunione. Mi dice di consegnarle in canonica dato che abito a poche centinaia di metri. Nel breve tragitto ne assaggio una: buona, croccante. Dopo alcuni passi un’altra e dopo infine tutte quelle che c’erano. Non entrai in canonica ma posi la scatolina sulla finestra e filai a casa. La malefatta nel giro di un’ora fu scoperta e alle nove ero già stata abbondantemente sculacciata.
13 settembre 2012 alle 11:27
Sempre anni cinquanta, sempre lo stesso paesino di campagna. A quel tempo vigeva l’usanza di portare a tutti i funerali i bambini dell’asilo bardati con un cappellino e una mantellina blu. Io ero figlia unica circondata da tutti i miei compagni abbondantemente forniti di fratelli e sorelle e questo mi metteva sempre in competizione con loro, volevo le ginocchia rotte, i vestiti con l’orlo scucito, volevo mangiare pane e salame e non pane e marmellata| Comunque un giorno partecipavo a un funerale sotto una pioggia battente quando all’entrata della chiesa scorgo Gilda, una vecchia donna amica di famiglia, con un paio di scarpe in mano. Mia madre,preoccupata, l’aveva mandata lì perchè potessi cambiarmi i sandali che indossavo. Mi arrabbiai molto e , ricordo, di aver perdonato mia madre molti anni dopo.
13 settembre 2012 alle 15:13
Marilena: se vuoi che prenda in considerazione i tuoi ricordi, ti chiedo di mandarmeli seguendo le indicazioni che leggi nell’articolo. Grazie.
18 settembre 2012 alle 16:17
Mandato, spero di essere ancora in tempo!
19 settembre 2012 alle 08:21
Da scuola a casa ,la via del borgo ,negozi e negozietti ,piccoli laboratori artigianali ,quello di Artiode che fa le gassose ,quello di Teresa di Treccia che vende lupini, ceci,carrube e liquirizia,di varie forme,alcuni di questi pezzetti si chiamano “fratoni”.L a parrucchiera Vanda,da cui arriva continuo il ronzio dei caschi asciugacapelli ma il più bello di tutti l’antro oscuro e fuligginoso dell’artista -fabbro Elvio ,da qui provengono bagliori e scintille.Un giorno vedo appoggiata in terra una cartella scolastica,chi mai l’avrà lasciata lì?Solo all’ora dei compiti mi accorgo di aver perso la cartella….poi riportata da uno degli abitanti del Borgo.Non c’era niente da fare….questo luogo per me era più affascinante di un Luna Park,anzi era l’unico Luna Park che conoscevo.
26 settembre 2012 alle 07:31
Un ricordo profumato…ogni mattina , prima di entrare a scuola, nostro padre ci comprava sempre il ns dolce preferito, un sfogliata ricca ed una frolla…
30 settembre 2012 alle 04:22
Spedito ora.
30 settembre 2012 alle 09:34
Bene mi piace.forse il mio sara’ l’ultimo dei ricordi che riceverete perche’ sono venuta a conoscenza dell’iniziativa solo questa mattina
30 settembre 2012 alle 11:07
Trovo giusto accettare o meno l’idea di Giulio Mozzi. Credo sia molto “pensata”. Lasciamo andare il ricordo, affidiamolo, che lo porti via la corrente. C’è chi se ne prenderà cura, saprà fare la cosa giusta. Occorre un pò di fiducia. Potrà essere adatto o meno per l’iniziativa, non importa; intanto noi l’abbiamo recuperato è una parte di noi che ci ritorna. Dovremmo essere grati per l’opportunità , talvolta siamo così lontani da noi stessi…Lia
30 settembre 2012 alle 12:29
spedito ora…
6 dicembre 2012 alle 21:00
splendida iniziativa, ci penso da anni e una volta avevo anche iniziato a scrivere, ma questa è più strutturata
22 gennaio 2013 alle 15:08
si è trovato l’editore, Giulio? (hai provato con il limpidissimo Gianmario Lucini, CFR?) ci fai sapere a che punto siamo? buonissimi giorni!
21 febbraio 2013 alle 18:31
Il libro sul ricordo diventerà un ricordo?
25 marzo 2013 alle 10:58
ancora nessuna notizia, che strano…
29 Maggio 2013 alle 09:56
Per non perdermi nell’oblio ho raccolto con minuziosa spremitura di neuroni moltissimi ricordi. Li ho scritti in bella calligrafia dentro un libro che ora… diavolo non ricordo piu’ dove l’ho messo… 🙂
9 febbraio 2014 alle 00:32
Penso che il libro abbia senso solo con i ricordi di una sola persona
7 aprile 2014 alle 23:27
che ne è del Ricordo d’infanzia, a due anni quasi dal parto -idea di Mozzi? nemmeno una parola per dire adieuall’idea?
23 giugno 2014 alle 19:25
Vi segnalo che per Lindau è appena uscito “Mi ricordo” di Joe Brainard in italiano: http://www.lindau.it/schedaLibro.asp?idLibro=1505
24 giugno 2014 alle 06:34
Grazie.