[…] Ma la fine della vita è centrale nel racconto probabilmente più importante del volume, “Il bambino morto”. Bellissimo. Dopo averlo letto, l’ho sognato, il che è un segno importante, almeno per me. Si tratta di una storia struggente. Una giovane lavoratrice, ingannata da un marito arruffonte e profittatore, traditore e superficiale, accudisce in solitudine e con pieno amore (ma con quante difficoltà quotidiane!) un dolcissimo bambino, Michele. Una malattia improvvisa porta via il bimbo, e di punto in bianco l’abilità di scrittura di Mozzi trascina la storia automaticamente su un piano profondissimo: la donna continua a vivere come se il bambino fosse ancora vivo. Il suo comportamento non muta, le sue abitudini neanche. Non voglio andare oltre nella descrizione, ma a parte forse un piccolo punto di fragilità nelle pagine finali, questa storia è davvero importante, e ben scritta. […]
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Tag: Carlo Scognamiglio
27 giugno 2012 alle 12:54
Il bambino morto è una delle migliori cose che ho letto di Giulio Mozzi, al pari di Super nivem, contenuto ne “Il male naturale”. Due racconti con effetto colla, restano attaccati. Ogni volta mi dico che voglio rileggerli, poi non lo faccio per paura di perdere la forte suggestione della prima lettura.