di giuliomozzi
Attenzione: il “direttore editoriale” non è sempre lo stesso direttore editoriale, l’ “editor” non è sempre lo stesso editor, eccetera. Ho pescato dalla mia esperienza di quindici anni di rapporti, anche non di lavoro, con diverse case editrici. Alcune informazioni sono state nascoste, e altre modificate, per ragioni di discrezione. Tutte le opere narrative delle quali si parla sono state, o saranno tra breve, pubblicate (non necessariamente dall’editore presso il quale avvenne la conversazione qui riferita). La foto qui sopra viene da qui.
1.
Editor della narrativa italiana: “Il romanzo è fresco, frizzante, con una bella storia, fuori dal comune, scritto davvero bene, con una equilibrata relazione tra gli eventi privati e la storia dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, storia politica e storia del costume…”.
Direttore editoriale: “Insomma è da fare”.
Editor della narrativa italiana: “Sì”.
Direttore editoriale: “Ma quanti anni ha l’autrice?”.
Io: “Quarantuno”.
Direttore editoriale: “Eh, è un po’ vecchia”.
Io: “Ma ha un altro romanzo in corso d’opera, quasi finito, e mi ha appena mandato il soggetto del terzo”.
Direttore editoriale: “Ma come si presenta?”.
Editor della narrativa italiana (un po’ in affanno): “Non è male, ti assicuro, non è male”.
2.
Io (dalla porta, entrando): “Ragazzi, ho trovato un bestseller!”.
Redattrice: “Vuoi una camomilla?”.
Io: “Dico sul serio”.
Redattrice: “Con zucchero o senza?”.
3.
Direttore editoriale: “Insomma, mi sono domandato: ma questo romanzo qui, io, a chi potrei regalarlo? A quale dei miei amici o parenti potrebbe piacere? E mi sono risposto: a nessuno. Capisci?”.
Io: “Be’, io sono tuo amico”.
Direttore editoriale: “Sì, ma tu l’hai già letto”.
4.
Direttore editoriale: “Ma quand’è che ce l’hai proposto, questo romanzo?”.
Io: “Ve l’ho mandato esattamente un anno e due giorni fa. Ne abbiamo parlato – molto alla svelta – in una riunione di dieci mesi fa. Ve ne ho ricordata l’esistenza altre quattro volte. Un mese fa ci siamo dati una settimana di tempo per decidere”.
Direttore editoriale: “E quando scade l’ultimatum dell’agente?”.
Io: “Giovedì prossimo”.
Direttore editoriale: “Non facciamo in tempo”.
5.
Io: “E allora, l’hai letto?”.
Editore: “Sì”.
Io: “E dunque?”.
Editore: “Hai qualcosa di interessante da propormi?”.
6.
Direttore editoriale: “Ma secondo voi quanto può fare questo romanzo qui?”.
Editor della narrativa italiana: “Non più di diecimila, secondo me”.
Direttore editoriale: “E secondo te?”.
Io: “Non ne ho idea. Una risposta si può dare solo su base comparativa. Se mi date pieno accesso ai dati di vendita della casa editrice, studio un po’ e tra una settimana ti rispondo”.
Direttore editoriale (ridendo): “No, non possiamo darti pieno accesso ai dati di vendita”.
Io: “E allora non chiedermi previsioni. Al massimo posso dirti che secondo me, secondo me, con questo romanzo, lavorando bene, si può fare di quest’uomo un autore“.
Editor della narrativa italiana: “Ah, questo di sicuro”.
Direttore editoriale: “Dunque la decisione è presa”.
7.
Editor della narrativa italiana: “Senti, io questo romanzo l’ho letto e riletto; lo trovo affascinante; dico affascinante e non bello perché è un romanzo pieno di scorie, lutulento, a tratti lettoricida, poi con pagine e pagine meravigliose, e comunque una struttura perfettamente chiara e veramente originale”.
Io: “Se mi chiedi delle proposte di editing, ti dirò che non saprei da che parte cominciare. Mi pare un libro prendere o lasciare“.
Editor della narrativa italiana: “Sono d’accordo. L’autore è un genio”.
Io: “Dunque lo prendiamo?”.
Editor della narrativa italiana: “Non saprei da che parte cominciare per riuscire a venderlo”.
8.
Editore: “Questo è probabilmente il libro più importante che ci capiterà mai di fare”.
Redattrice: “Sì”.
Io: “Sul letto di morte potremo ricordare con fierezza di averlo pubblicato”.
Editore: “Minchia!”.
9.
Direttore editoriale: “Hai visto le prove di copertina?”.
Io: “Sì. Mi sembrano un po’ punitive”.
Direttore editoriale: “Non possiamo promettere al lettore un divertimento che l’opera non dà. Questo è un romanzo serio e severo, e anche impegnativo da leggere”.
Io: “Ma: io mi sono divertito un sacco”.
Redattrice: “Tu non sei mica normale”.
10.
Direttore editoriale: “No, non me la sento di far esordire quest’uomo con dei racconti. E’ troppo difficile. Rischiamo di bruciarlo”.
Editor della narrativa italiana: “Nei racconti c’è però un’unità di tempo e luogo, sono molto legati tra loro…”.
Io: “Non chiedetemi di dirgli che deve riciclare tutto e farne un romanzo”.
Editor della narrativa italiana: “No, voglio dire che possiamo provare a venderlo come se fosse un romanzo”.
Io: “L’adolescenza di un sognatore nella Calabria degli anni Cinquanta tra gli inizi del boom economico, la modernizzazione della ‘ndrangheta e le prime pulsioni sessuali?”.
Direttore editoriale: “Voglio una lametta”.
11 gennaio 2012 alle 08:23
😀 Come autrice, ridendo, a tratti mi sono sentita imbarazzata…
11 gennaio 2012 alle 08:58
Mi ricorda una barzelletta sulla pillola contraccettiva:
Medico: “Signorina, mi raccomando, ne deve prendere una qualche minuto prima di fare l’amore.”
Lei: “Guardi, se ogni volta che prendo ‘sta roba mi tocca anche fare l’amore, lasciamo stare.”
11 gennaio 2012 alle 09:35
Per fortuna adesso c’è il self-publishing, pronto a far piazza pulita di tutti ‘sti mediatori inutili… è un po’ come per i preti. Meglio il colloquio diretto con l’eventuale Dio.*-°
11 gennaio 2012 alle 09:52
Non sono contro il self-publishing, ma mi piace molto di più il concetto di autoproduzione. Ovviamente è opinione del tutto personale, ma trovo più “pregevolezza” in una fanzine steampunk distribuita in PDF e stampata in copie limitate, piuttosto che un libercolo di poesiole “vorrei ma non posso”, stampato con servizi on-demand, che tenta di imitare il formato grafico della buona brossura.
Secondo me, per certi canali che necessariamente vedono il convergere di più funzioni, di più ruoli, di più professionalità, questa mediazione è abbastanza irrinunciabile.
Unico dettaglio: la tecnologia e gli e-book. Penso che questo formato (e contesto annesso, in materia di copyright e affini) rimescolerà di parecchio le carte; non per disintegrare competenze e professionalità, ma per utilizzarle in campi leggermente diversi e ricontestualizzati. I libri del futuro — c’è poco da fare, e lo dico da nostalgico: vedi http://thephilgeekplace.blogspot.com/2012/01/copertine-una-passione-da-navigare.html — saranno sempre meno fatti di carta.
11 gennaio 2012 alle 10:17
Una delle cose tristi più esilaranti che abbia mai letto!
11 gennaio 2012 alle 10:39
ahahahahahhah!! 🙂
11 gennaio 2012 alle 10:43
Caustico da un verso, deprimente dall’altro… ma molto interessante!
11 gennaio 2012 alle 10:52
Esilarante ma vero. 😀
11 gennaio 2012 alle 11:30
Vera letteratura.
11 gennaio 2012 alle 11:32
… questo potrebbe intitolarsi: “Sono l’ultimo a chiudere la porta…”
11 gennaio 2012 alle 11:33
spassoso, illuminante! 🙂
11 gennaio 2012 alle 12:04
la 5 è asciuttamente strepitosa
11 gennaio 2012 alle 12:10
La numero 3 è capitata anche a me (mutatis mutandis); la numero 8 vorrei tanto mi capitasse! Davvero spassoso.
11 gennaio 2012 alle 12:13
decisamente, il suo, non è un lavoro facile. La Camomilla la assume per endovena?
11 gennaio 2012 alle 12:27
ridiamo ma è così … e intanto le case editrici italiane non fanno più scouting. comprano i diritti all’estero e siamo invasi da scrittori stranieri (molti dei quali fanno ridere….ma l’esterofilia paga …e tanti scrittori italiani pure … )
11 gennaio 2012 alle 12:47
Certamente da leggere per chi vuole entrare in questo mondo di editoridirettoriagenti, ma spera di cambiare idea!
11 gennaio 2012 alle 13:17
Sono tutte splendide.
Tutte.
11 gennaio 2012 alle 13:26
davvero spassosissimo!
11 gennaio 2012 alle 14:08
Caro Giulio, il panorama è sconcertante, destabilizzante, scoraggiante, e quanti ‘ante’ ancora vuoi aggiungere. Ma che razza di mondo è, quello dell’editoria? E cosa compriamo noi, quando ci portiamo a casa un libro?
11 gennaio 2012 alle 14:30
Per esordire, scrivere seguendo il canone e giocare d’azzardo cercando il contatto giusto per piazzare la merce. Mi sovviene questo leggendo i 10 punti e anche, così, il film con Redford e Newman “La stangata”. Non so perché questo rimando, boh?, del resto neppure io mi considero normale, anche se faccio di tutto per fingere di esserlo.
11 gennaio 2012 alle 14:31
Lui: “All’editor è piaciuto molto il tuo romanzo.”
Io: “Quanti anni ha?”
Lui: “Ventotto”
Io: “Almeno è una figona?”
Lui: “E’ un uomo.”
Io: “Allora non se ne fa niente: troppo giovane e troppo maschio.”
Lui: “Quindi?”
Io: “Proponilo a un editor più maturo, chessò, cinquantenne. Possibilmente donna. Con tanto di tette e culo, mi raccomando!”
11 gennaio 2012 alle 14:43
Molto molto divertente. E scritto in un modo che mi ha ricordato “Dilbert”
http://linus.net/tag/dilbert/
11 gennaio 2012 alle 14:55
Però, scusa, in merito al n. 1, non capisco perché non aggirare cose del genere con una sorta di “author-project” — In ambito discomusic italo80s, Den Harrow forniva solo faccia e muscoli, ma cantava doppiato da un tizio semisconosciuto (Tom Hooker) dall’ugola d’oro. Basta prendere una qualsiasi fighettina da una scuola attoriale, fornirle dei testi ad hoc per conferenze stampa e simili, e il gioco è fatto, no? A scrivere sarà la nostra quarantenne emergente.
Potrebbe essere un nuovo modello di business. (Sempre che non esista già.)
11 gennaio 2012 alle 15:40
In realta’ il self-publishing con ISBN e print on demand, badando bene a quel che si firma su condizioni e durata dell’accordo, e’ la forma meno opaca a disposizione dell’autore per avvicinarsi al mercato. In una dinamica liberalizzata, l’autore fa il giro di 2-3 editor professionisti per sistemare decentemente l’opera e poi manda in stampa. Quel che accade dopo la stampa, che e’ l’altra meta’ del lavoro, gia’ ora e’ quasi del tutto in mano alla buona volonta’ dell’autore stesso.
11 gennaio 2012 alle 16:09
ahimé, concordo, condivido e potrei aggiungere anche molto altro,
la letteratura però, e per fortuna, è sempre altrove,
un abbraccio,
mlf
11 gennaio 2012 alle 16:55
Davvero divertente!
11 gennaio 2012 alle 17:10
@GiusCo:
Che Stephen King abbia fatto un giretto in Harley-Davidson per promuovere il romanzo “Insomnia” nelle librerie d’America, ok. Ma francamente, per quanto non addetto ai lavori, penso che i criteri distributivi per un autore canonicamente pubblicato — da Mondadori, Einaudi e Feltrinelli e simili — siano un tantino diversi da quelli che descrivi tu.
Cioè: sul serio uno che ha scritto e pubblicato un libro deve poi venderselo copia per copia? Secondo me ti riferisci a chi scrive un libro, lo stampa (da uno stampatore) e poi si compra le copie per rivenderle. Non mi pare che questa sia editoria.
11 gennaio 2012 alle 17:47
Seconda me il self publishing può risultare molto utile per gli editori seri. Un sacco di gente si stampa il libro e così:
a) non si intasano le redazioni con tanta carta.
b) si riducono i tempi di lettura.
c) si avrà maggior fortuna nel pescare quel manoscritto che nel marsama generale è andato perso e che magari valeva la pena di leggere.
Spuntando, però, dalla personale e modestissima esperienza (editoriale, non di vita) suggerisco agli esordienti di trovarsi un segnalatore (non un raccomandatore) che consigli il manoscritto in casa editrice, perchè. Di giulimozzi che leggono tutto in giro ce n’è pochi.
Di solito, a parità di sconosciuti, si legge quello segnalato e l’altro si cestina.
Così va er monno zozzo, conviene farsene una ragione.
11 gennaio 2012 alle 18:07
La fotografia (molto bella) ritrae due persone anziane e, penso, sia stata scelta per raffigurare l’editoria. Insomma l’editoria è vecchia ed è ora che lasci il passo al nuovo che avanza. Come dovrebbe essere il nuovo? O come già è il nuovo? Self publishing? Autoproduzione? E-book? O qualcosa d’altro ancora che non so immaginare?
I discorsi riportati sono veramente divertenti, e mi confermano che la scelta che ho fatto di non mandare più niente alle case editrici è stata una buona decisione.
A questo punto mi viene da consigliare a chi invece vuole ancora mandare qualche cosa agli editori di farlo con un nome e un’età fasulla, come la Ferrante per dire.
11 gennaio 2012 alle 18:09
Illuminanti…sconfortanti…
11 gennaio 2012 alle 18:28
“L’adolescenza di un sognatore nella Calabria degli anni Cinquanta tra gli inizi del boom economico, la modernizzazione della ‘ndrangheta e le prime pulsioni sessuali”
Giuro che vado a comprarlo subito.
11 gennaio 2012 alle 19:47
Però…
Il mondo dell’editoria itailana oggi è questo e far pubblicare qualcosa che non rientra in certe ristrette categorie di narrativa può essere difficile. Richiede pazienza, persistenza, fortuna, aiuto etc etc
Quel che mi chiedo è se, in forme diverse, con pregiudizi diversi, non sia stato sempre così. Non credo di essere l’unico ad aver letto Le Illusioni Perdute e la sua grottesca ma realistica descrizioni dell’editoria parigina dell’800 e di quel che allora passava per critica letteraria. Pochi anni dopo i Goncourt (gente di cattivo carattere, lo ammetto) lamentavano che la letteratura vera fosse ormai oscurata da libri come le ‘memorie’ della ballerina di can-can Rigolboche.
Più recentemente, in una fase dell’editoria italiana che oggi può apparire molto positiva, Guido Morselli (uno dei miei scrittori preferiti, molto originali rispetto alla letteratura italiana del tempo) non riuscì in vita a far pubblicare nessuno dei suoi romanzi.
Probabilmente è SEMPRE stato difficile far pubblicare certi romanzi di non immediata commerciabilità. Può essere che oggi sia un po’ più difficile. Ma ho anche la fideistica convinzione che, alla fine, dai e dai, ci si riesca.
In negativo, e qui credo che Mozzi possa darmi ragione, c’è per moltissimi libri la mancata pubblicazione non dipende dalla miopia o scarso coraggio degli editori ma dal fatto che sono BRUTTI.
Però questo problema sta per sparire, insieme con l’editoria e la sua funzione di filtro: ogni giorno potremmo scegliere con calma fra diecimila nuovi, splendidi romanzi online…
11 gennaio 2012 alle 19:50
Io ritengo che determinate “prassi non sulla carta” siano vigenti non solo nell’editoria, ma nell’esistenza in quanto tale. Cioè: il buonsenso si dovrebbe applicare ovunque, e a maggior ragione in un settore come questo, che, suppongo, specie ora come ora, dovrebbe vedere un netto squilibrio tra l’esigua domanda di libri e la dilagante offerta di manoscritti.
Più interessante credo sia la discussione sui — chiamiamoli — “nuovi media” della lettura, e sulla loro eventuale azione di ridefinizione del mercato, delle figure che ci orbitano, nonché, credo, della modalità stessa di pubblicare questo e quello.
L’utilità del self-publishing descritta da Carlo Capone mi sembra però tanto attendibile sul piano sistemico, quanto riduttiva sul piano di una lucida valutazione dell’autoproduzione in generale. Come dire: se l’editore serio diffonde la notizia (per lui assurda) che il self-publishing è serio, la gente si rivolgerà al self-publishing, che serio non è, liberando risorse per l’editoria seria.
Più in generale io penso — da profano, quindi da mente totalmente vergine e per nulla implicata nel sistema editoriale — che un oggetto tendenzialmente complesso come un libro, sia esso rilegato, sia esso brossurato, sia esso in edizione limitata, piuttosto che economica e massiva, sia esso in formato .epub, .pdf, eccetera eccetera, necessiti di una pluralità di “funzioni” che al limite possono anche essere sintetizzate da un unico individuo, ma che devono essere tutte presenti a un livello mediamente alto di qualità.
Questa pluralità dovrebbe essere presente in tutti i “prodotti-libro”, con un’articolazione diversa a seconda della rispettiva tipologia. La vera domanda è: ci sarà il prevalere netto di una tale “forma-prodotto-libro” rispetto ad un’altra, piuttosto che rispetto a tutte le altre? Io non lo so, ovviamente. Ma penso di poter dire che qualche rivoluzione avverrà, e forse è già avvenuta.
11 gennaio 2012 alle 21:48
Divertentissimi! Quando la realtà supera la fantasia!
11 gennaio 2012 alle 22:02
che bei dialoghini redazionali, ci piacciono proprio, ci piacciono tantissimo veramente
11 gennaio 2012 alle 22:55
Sarebbe curioso sapere quali romanzi si nascondono dietro queste conversazioni.
12 gennaio 2012 alle 00:03
Beliissimo post, davvero.
12 gennaio 2012 alle 00:48
11)
Io: “Giulio, ti ho mandato i miei racconti.”
Giulio: “Letti. Ieri ho mangiato un panino in un bar e sto ancora male. Comunque quel racconto dove parli delle bretelle del padre… anche solo quel particolare delle bretelle: bellissimo.”
Io: “Pensi che un editore li pubblicherebbe?”
Giulio: “Purtroppo di buono ci sono solo quelle bretelle.”
Telefonata del 2001, mi pare.
Avevi ragione!
12 gennaio 2012 alle 01:05
1.
Editor della narrativa italiana: “Il romanzo è fresco, frizzante, con una bella storia, fuori dal comune, scritto davvero bene, con una equilibrata relazione tra gli eventi privati e la storia dell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, storia politica e storia del costume…”.
Direttore editoriale: “Insomma è da fare”.
Editor della narrativa italiana: “Sì”.
Direttore editoriale: “Ma quanti anni ha l’autrice?”.
Io: “Quarantuno”.
Direttore editoriale: “Eh, è un po’ vecchia”.
Io: “Ma ha un altro romanzo in corso d’opera, quasi finito, e mi ha appena mandato il soggetto del terzo”.
Direttore editoriale: “Ma come si presenta?”.
Editor della narrativa italiana (un po’ in affanno): “Non è male, ti assicuro, non è male”.
Io: “Un po’ di editing qua e là, e ne dimostrerà trentuno. Ti assicuro.”
2.
Io (dalla porta, entrando): “Ragazzi, ho trovato un bestseller!”.
Redattrice: “Vuoi una camomilla?”.
Io: “Dico sul serio”.
Redattrice: “Con zucchero o senza?”.
Io: “Con un poco di zucchero. Intendevo il sequel di Mary Poppins.”
3.
Direttore editoriale: “Insomma, mi sono domandato: ma questo romanzo qui, io, a chi potrei regalarlo? A quale dei miei amici o parenti potrebbe piacere? E mi sono risposto: a nessuno. Capisci?”.
Io: “Be’, io sono tuo amico”.
Direttore editoriale: “Sì, ma tu l’hai già letto”.
Io: “Ma ho la memoria di un pesce rosso. Tre secondi. Cos’è che mi volevi regalare?”
4.
Direttore editoriale: “Ma quand’è che ce l’hai proposto, questo romanzo?”.
Io: “Ve l’ho mandato esattamente un anno e due giorni fa. Ne abbiamo parlato – molto alla svelta – in una riunione di dieci mesi fa. Ve ne ho ricordata l’esistenza altre quattro volte. Un mese fa ci siamo dati una settimana di tempo per decidere”.
Direttore editoriale: “E quando scade l’ultimatum dell’agente?”.
Io: “Giovedì prossimo”.
Direttore editoriale: “Non facciamo in tempo”.
Io: “Una lettura last minute?”
5.
Io: “E allora, l’hai letto?”.
Editore: “Sì”.
Io: “E dunque?”.
Editore: “Hai qualcosa di interessante da propormi?”.
Io: “Una pizza e una birra?”
6.
Direttore editoriale: “Ma secondo voi quanto può fare questo romanzo qui?”.
Editor della narrativa italiana: “Non più di diecimila, secondo me”.
Direttore editoriale: “E secondo te?”.
Io: “Non ne ho idea. Una risposta si può dare solo su base comparativa. Se mi date pieno accesso ai dati di vendita della casa editrice, studio un po’ e tra una settimana ti rispondo”.
Direttore editoriale (ridendo): “No, non possiamo darti pieno accesso ai dati di vendita”.
Io: “E allora non chiedermi previsioni. Al massimo posso dirti che secondo me, secondo me, con questo romanzo, lavorando bene, si può fare di quest’uomo un autore“.
Editor della narrativa italiana: “Ah, questo di sicuro”.
Direttore editoriale: “Dunque la decisione è presa”.
Io: “Mi son perso qualcosa?”.
7.
Editor della narrativa italiana: “Senti, io questo romanzo l’ho letto e riletto; lo trovo affascinante; dico affascinante e non bello perché è un romanzo pieno di scorie, lutulento, a tratti lettoricida, poi con pagine e pagine meravigliose, e comunque una struttura perfettamente chiara e veramente originale”.
Io: “Se mi chiedi delle proposte di editing, ti dirò che non saprei da che parte cominciare. Mi pare un libro prendere o lasciare“.
Editor della narrativa italiana: “Sono d’accordo. L’autore è un genio”.
Io: “Dunque prendiamo?”.
Editor della narrativa italiana: “Non saprei da che parte cominciare per riuscire a venderlo”.
Io: “Zona Parioli?”
8.
Editore: “Questo è probabilmente il libro più importante che ci capiterà mai di fare”.
Redattrice: “Sì”.
Io: “Sul letto di morte potremo ricordare con fierezza di averlo pubblicato”.
Editore: “Minchia!”.
Redattrice: “Sì, sarà più probabile che mi ricorderò di quella.”
9.
Direttore editoriale: “Hai visto le prove di copertina?”.
Io: “Sì. Mi sembrano un po’ punitive”.
Direttore editoriale: “Non possiamo promettere al lettore un divertimento che l’opera non dà. Questo è un romanzo serio e severo, e anche impegnativo da leggere”.
Io: “Ma: io mi sono divertito un sacco”.
Redattrice: “Tu non sei mica normale”.
Io: “Sarà. Ma la scena di lui in preda ad una crisi cardiaca con gli zombie che lo stanno per prendere mentre gli casca la pelle in seguito allo scoppio della centrale nucleare, è per me una delle pagine più esilaranti della letteratura mondiale.”
10.
Direttore editoriale: “No, non me la sento di far esordire quest’uomo con dei racconti. E’ troppo difficile. Rischiamo di bruciarlo”.
Editor della narrativa italiana: “Nei racconti c’è però un’unità di tempo e luogo, sono molto legati tra loro…”.
Io: “Non chiedetemi di dirgli che deve riciclare tutto e farne un romanzo”.
Editor della narrativa italiana: “No, voglio dire che possiamo provare a venderlo come se fosse un romanzo”.
Io: “L’adolescenza di un sognatore nella Calabria degli anni Cinquanta tra gli inizi del boom economico, la modernizzazione della ‘ndrangheta e le prime pulsioni sessuali?”.
Direttore editoriale: “Voglio una lametta”.
Io: “L’adolescenza di un sognatore nella Calabria degli anni Cinquanta tra gli inizi del boom economico, la modernizzazione della ‘ndrangheta, le prime pulsioni sessuali e le prime rasature di barba con la lametta?”
12 gennaio 2012 alle 01:48
quasi surreale…
notizia: grazie a facebook l’ostacolo dell’età è superato – Lou Beach 64 anni, pubblica il suo primo libro di racconti brevi –
12 gennaio 2012 alle 02:18
Chi ha manopesticato con gli editori -fornito servizi (sic!) – di medio e calibro furbesco – sa che l’editore spara motti stupidi per sembrare più intelligente. Tutto vero.
Cari vecchi e amati verbali di Lettori coscienziosi e tormentati! C’è in giro una antologia dei primi 30 anni della Mondadori, di 25/30 anni fa. E che firme!
Ma la 7ma conversazione riproduce lettere e schede accumulate dai miei romanzi, pubblicati e no, un malloppone, confermato per uno di essi da 5 pagine esaltate della Grandi e Associati, che sono passati anche tra le tue mani, credo, caro Giulio.
La realtà non finisce mai di elargire le sue godurie.
Una sana sbronza a tutti!
12 gennaio 2012 alle 03:32
Spassoso e pedagogico. Grazie.
12 gennaio 2012 alle 06:41
Trovo curioso che si sia avviata una piccola discussione sull’autopubblicarsi in calce a un articolo dove si racconta di dieci opere che sono state pubblicate da buoni editori.
Toni: 7: acqua. Non ci hai preso.
Christian: non era un panino ma un tramezzino. Per il resto confermo. La mia prima colica renale.
Lucia: “La fotografia (molto bella) ritrae due persone anziane e, penso, sia stata scelta per raffigurare l’editoria”.
La fotografia ritrae due persone che conversano, e io l’ho scelta per questo.
Marianna: mi spiace, ma in quella conversazione ho – per non far riconoscere l’opera – modificato qualche dettaglio. Non si tratta di Calabria, non si tratta di modernizzazione della ‘ndrangheta. Ci sono l’inizio del boom economico e le prime pulsioni sessuali (anche le seconde).
12 gennaio 2012 alle 09:42
io mi ricordo in Sironi, l’anno non me lo ricordo però, io che puzzavo di bagna cauda e ero insopportabile, che tentavo i fare la corte puzzando così alla redattrice e giulio che prende il mio plico di racconti e prende pagina per pagina.Questa sì, questa no. Alla fine ne rimasero 2 su 200.
12 gennaio 2012 alle 10:00
a me la 8 e la 10 non piacciono (e anche le altre poco)
12 gennaio 2012 alle 10:07
Se tu pubblicassi un libro con queste conversazioni io lo leggerei 🙂
12 gennaio 2012 alle 10:22
Questi dialogoi possono scandalizzare chi non è abituato a frequentare le stanze dove si prendono le decisioni manageriali. Quella “logica” non alberga solo nelle case editrici, ma per es. anche nelle banche. In questo senso il richiamo a Dilbert è più che pertinente: la realtà è più fantasiosa della fumettistica.
12 gennaio 2012 alle 10:23
Deprimente ma verosimile.
Anzi, verosimile ma deprimente.
12 gennaio 2012 alle 10:40
A me queste dieci conversazioni non deprimono, anzi divertono. Mi sembra che aiutino chi ha un testo in lettura presso un editore a sdrammatizzare un po’. Sono utili.
La 5, poi, è davvero stupenda. Woody Allen la inserirebbe in una sua sceneggiatura.
12 gennaio 2012 alle 11:21
conversazione
anche quando arrivo al centro
vivo la periferia
12 gennaio 2012 alle 12:11
Come presentare delle campagne pubblicitarie, solo che quelle le hai scritte tu, c’è quindi un passaggio di meno e tu ti senti più esposto perché il cliente fa finta che non sei tu l’autore in quanto il suo scopo è non pagare e gridare solo lui. Stesse risate, stessa considerazione, da parte mia, che “lavoro e arte stan da un’altra parte”.
Bravo Giulio!
12 gennaio 2012 alle 13:39
di sicuro in una casa editrice non ci si annoia, ne sono sempre più convinto: http://giovannituri.wordpress.com/category/vita-da-editor/
12 gennaio 2012 alle 13:59
Un plauso. Divertente e realistico.
12 gennaio 2012 alle 14:11
non è che i personaggi ritratti sopra,quando dicevan cose simili,ci mettevan anche un pò di ironia consapevole :)?
12 gennaio 2012 alle 14:15
le uniche frasi che mi lascian esterefatto DAVVERO sono queste :
“””Direttore editoriale: “Ma quanti anni ha l’autrice?”.
Io: “Quarantuno”.
Direttore editoriale: “Eh, è un po’ vecchia”.
Io: “Ma ha un altro romanzo in corso d’opera, quasi finito, e mi ha appena mandato il soggetto del terzo”.
Direttore editoriale: “Ma come si presenta?”.
Editor della narrativa italiana (un po’ in affanno): “Non è male, ti assicuro, non è male”””
il resto,non mi sconvolge
12 gennaio 2012 alle 14:17
“”””Io: “L’adolescenza di un sognatore nella Calabria degli anni Cinquanta tra gli inizi del boom economico, la modernizzazione della ‘ndrangheta e le prime pulsioni sessuali?”.
Direttore editoriale: “Voglio una lametta””””
mah,in realtà certi scenari quasi”etnici”han il loro pubblico,mica solo i libri ambientati in sardegna
eh insomma,qui il direttore editoriale toppava:)
12 gennaio 2012 alle 14:23
e stringendo ancora il focus:
“””Direttore editoriale: “Ma come si presenta?”.
Editor della narrativa italiana (un po’ in affanno): “Non è male, ti assicuro, non è male”””
chissà se si riferivano alle capacità comunicative dell autrice(per la promozione,presentazioni,tv,radio,giornali,etc etc può tornar utile)o se si riferivano davvero al suo aplomb (fisico?) più generale o addirittura alla sua”faccia””/charme
nel primo caso,manco troppo sorprendente,nel secondo vi autorizzo una volta tanto a moraleggiare
12 gennaio 2012 alle 14:49
Le donne tendono a invaghirsi degli scrittori, figurasi degli editori. Ma anche gli uomini. Io ad esempio una volta inviai trentuno rose rosse a una editor brava e molto carina. Tramite interflora.
12 gennaio 2012 alle 14:59
@Federico Platania. Più che a Woody Allen io ho pensato a Beckett.
12 gennaio 2012 alle 15:26
Queste conversazione sono quanto di più reale e drammaticamente vero che esista. Io lavoro in pubblicità e vi assicuro che è la stesa identica cosa.
12 gennaio 2012 alle 15:43
Eh, anch’io so qualcosa dei backoffice, del loro slang e della rispondenza coi successivi comportamenti. Ricordo che durante il mio decennio milanese da fotografo lavoravo per un mensile che mi faceva ritrarre nobildonne, ricconi nelle loro ville, gente così. Il caporedattore e i giornalisti erano persone con grande familiarità del belmondo, brillanti, sciolti, ottimi conversatori con tessera Rotary o circoli della vela ecc. Solo che quando mi parlavano dei servizi sembravano altre persone. Ricordo in particolare un incarico: “Quando fotografi il coglionazzo cerca di metterci accanto anche la vaccona”. La “vaccona” era la moglie, considerata una delle puiù ricercate dame del jet set, e il “coglionazzo” un magnate dell’industria. Poi “la vaccona” sulle pagine del servizio era descritta così: “principessa di stile, i suoi leggendari ricevimenti…”
12 gennaio 2012 alle 17:00
@Fabio:
Eh, in effetti. I due che parlano sotto un albero mentre aspettano il grande romanzo italiano…
12 gennaio 2012 alle 17:23
Arrivo a questo blog su segnalazione di un’amica di Firenze che ha un nickname da consorte d’astronauta. Sul tema, segnalo (a chi volesse) un paio di verbali autentici della Cletus Production, in pdf e GRATUITI, che possono essere scaricati da qui: http://www.cletusproduction.it/shop/pdf/verbale1.pdf e http://www.cletusproduction.it/shop/pdf/verbale2.pdf
Enjoy.
12 gennaio 2012 alle 17:38
una risata amara ci seppellirà
12 gennaio 2012 alle 17:49
x carlo capone
“i. Io ad esempio una volta inviai trentuno rose rosse a una editor brava e molto carina. ”
io non ho mai mandato nulla,ma più di una editor/autrice/curatrici è decisamente belloccia :)-ce n’è una ,che proprio mi fa impazzire :)sembra uscita da un quadro del ‘400 fiorentino,come viso
12 gennaio 2012 alle 17:52
e cmq da sopra:
“””Editor della narrativa italiana (un po’ in affanno): “Non è male, ti assicuro, non è male”.”
“un po in affanno” voleva dire che si aiutava con la buona volontà,come si suol dire?
12 gennaio 2012 alle 17:58
al punto 6 cmq c’è il dialogo più stravagante.ok che da sempre gli editori son parecchio riservati sui dati di vendita,ma pensavo che tra addetti ci fossero meno misteri mysteriosy
12 gennaio 2012 alle 18:13
Questo post è geniale. 🙂
12 gennaio 2012 alle 18:21
oggi è stata una giornata dura. E quando dopo una giornata come quella di oggi mi capita di leggere una cosa bella, che mi fa ridere, beh… grazie!
12 gennaio 2012 alle 19:25
interessante
divertente
avvilente
12 gennaio 2012 alle 20:58
x mauro baldrati:
un pò divero lambiente editoriale”alto”(gente magari piu burbera di quanto si imamgina,e che magari all inizio,per un normale abito mentale,non deve caricare troppo lo scrittore esordiente,sennò tutti si senton rockstar)e quello di certe riviste patinate,dove tra una pausa e l’altra del servizio toccherà loro sentire le solite storie della solita contessa ultravippa..:)sinceramente mi sarei preoccupato nel caso avessero idolatrato i personaggi dei loro servizi;al contrario invece ,tutto ok:)
12 gennaio 2012 alle 20:59
volevo dire”un pò diverso”,sorry
12 gennaio 2012 alle 21:43
Ma prevedere diecimila copie non e’ sufficiente per pubblicare?
12 gennaio 2012 alle 22:49
@carlocapone. “Di giulimozzi che leggono tutto in giro ce n’è pochi.”
Penso da molto tempo che si tratti di una leggenda metropolitana. Credo, al contrario, che giulio smarrisca almeno il 50% di quello che gli arriva e che si trinceri dietro la formula del silenzio-rigetto (dopo due mesi) per cavarsela, appunto, con gli autori delle opere smarrite. Naturalmente ha delle attenuanti. Nelle stazioni ferroviarie è stato abolito l’Ufficio Oggetti Smarriti e lui, tra un cambio di treno e l’altro, di manoscritti ne smarrisce parecchi:-)
12 gennaio 2012 alle 23:08
Ehi ma quello è un apostrofo non un accento! Eheheh!
13 gennaio 2012 alle 00:04
Vabbè, ci sta, leggere tutto sarà impossibile… è la regola un po’ del caso, ne ho sentito parlare a un salone del libro qualche anno fa. Qualche giovane (e meno giovane) esordiente, fra cui fabio geda, parlava della propria esperienza. Sono circostanze, casi, anche l’editor è una persona, mica è un dio… dipende anche dal suo umore, dai condizionamenti interni ed esterni se un testo lo convince o meno, se lo acchiappa subito, ci ripensa più tardi o lo mette nel cassetto per sempre. Io vivo con uno scrittore e non vi dico che permaloso che è!!!!! Se si dovesse dare la propria opinione sinceramente e a cuore aperto a tutti gli autori non “vendibili” per mille motivi, non se ne uscirebbe sani di mente!!!!
13 gennaio 2012 alle 01:15
La commediola editoriale continua, perchè nessuno sa scrivere la rabbia di subire il prossimo mondo nella spelonca del nostro pensiero. La grammatica da cimitero industriale – non scorre più il sangue nella lotta contro Dio – salvo la elegante macelleria sugli scaffali dei supermarket librari. Mysterium iniquitatis della letteratura. Lasciamo i poveri editori a rimondare pompe narrative, riusi da banco, eloqui clisterici, sparagni di bizzarrie, per offie utilità marginali. E se gli editori fossero più fessi del loro mestiere?
13 gennaio 2012 alle 08:37
@Lucio Angelini:
Un nuovo mestiere sorgerà dalle nebbie di questa editoria: il segugio d’opere smarrite lungo la linea Venezia Milano.
13 gennaio 2012 alle 09:01
@albertin. guarda cher giulio tiene corsi di scrittura creativa dall’Alpe alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno (non solo sulla direttrice Venezia-Milano). di quel segugio il fulmine, insomma, dovrebbe tener dietro al baleno. nun gnaa po ffa.
13 gennaio 2012 alle 09:25
Lucio, quello che tu descrivi non è smarrimento: è book crossing di opere inedite.
13 gennaio 2012 alle 09:39
(visto che non prende i link, scusandomi per la lunghezza, posto qui un verbale di riunione di redazione della Cletus Production)…
_________
Peaches en regalia (Cletus production two)
E allora ci si rivede nella sala della Cletus Production. (e’ sempre l’alba, ci sono sempre le stesse persone).
Allora di cosa parliamo oggi ? dice Cletus
Di un altro testo interessante. Dice Cantarella.
Illuminaci, dice la Asbury, mentre rimira il french dato di fresco.
E’ arrivato un plico, anonimo, ma lasciate che vi legga la lettera che accompagnava il manoscritto.
Ok.
Bene, mi chiamo Ruggero P., faccio il gommista. Si, lo so, qualcuno di voi starà già sorridendo. Ma per me la scrittura è una droga. Spesso compongo i miei scritti fra una convergenza ed una equlibratura. Sono operazioni difficili, rese oggi possibili, dal massiccio ricorso alla tecnologia. Ed in un certo senso, hanno, in se, qualcosa di filosofico. Cosi io riequilibrio pneumatici. Dono loro la capacità di andare dritti. Di correggere che so, le impavide salite su un marciapiede in fase di parcheggio, o delle improvvide buche che disseminano le strade delle nostre città, soprattutto dopo le pioggie (e questa, sfido i metereologi, verrà annoverata come una delle stagioni più piovose degli ultimi due secoli). Insomma, prima di bollare il mio manoscritto, vi prego leggetelo. Non per altro l’ho inviato a voi, della Cletus Production, perché so che rappresentate una fortunata eccezione nel panorama editoriale italiano, e che, soprattutto, date molto spazio agli esordienti. F.to Ruggero P.
Beh ? dice la Garavaglia, tutto qui ?
La premessa non è male, dai ! dice Furia Tromberry, responsabile dei rapporti con la stampa.
E poi, sentite, scrivono tutti ormai: cantanti, veline, dj, perché non dovrebbe farlo un gommista ? sentenzia la Liscandrelli..
Di cosa parla il testo, lo avete letto ?
Si, dice Cantarella, con tono mesto.
Beh ?
Ecco, è un libro di foto, capo.
Come di foto ?
Si. E’ una raccolta di foto scattate su cataste di frutta. Ci sono primi piano di cataste di albicocche, pesche, mandarini, pompelmi, un festival di colori, ritratte dai banchi di mercato, o da negozi di ortofrutta di tutt’Italia, come recitano le didascalie.
Come l’ha chiamato ? Qual’e’ il working title ?
Sembrerebbe adatto “Una macedonia, italiana”. Sottotitolo, viaggio attraverso i frutti della terra della nostra bella penisola. Non è un libro banale, capo.
Perché no ? Perché sotto ad ogni foto, c’e’ una poesia.
Una poesia ?
Si. E quante sono le foto ?
139, capo.
E ci sono 139 poesie ?
Si.
Me ne legga una.
Bene, le scelgo questa, si chiama, Peaches en regalia.
Dov’e’ che l’ho già sentito questo titolo ?
Era un brano di Frank Zappa, capo.
Ah, ecco. Bene avanti la legga.
Te ne eri dimenticata.
Hai messo 250 km fra le mie istanze e le tue ritrosie.
Particelle siderali, io e te,
che celebrano le leggi del magnetismo.
Ci attraiamo, ci respingiamo, come in un valzer cosmico.
T’ho portato questo cesto di pesche.
No, non le ho colte a Peschici.
Non le ho nemmeno Pescate.
Sono solo pesche, nient’altro.
Sono pesche per te.
E te le regalo.
SILENZIO.
Dopo qualche minuto, la Garavaglia azzarda: Finita ?
Si, dice Cantarella.
Beh, non è pessima, dai. dice la Asbury, che ora è passata al french delle dita dei piedi.
No, affatto, c’è sentimento,
Ma un gommista, cazzo…ci faremo riconoscere da tutti, a quando un imbianchino ? Che discorsi !
Un testo fotografico costa un botto di soldi stamparlo.
Tiratura ? Volevamo partire con un paio di cento copie, capo.
Diffusione ? Ipergross, ovviamente.
Tutti annuiscono.
Hai visto mai che con tutte ste fragole in copertina non lo scambino per un ricettario di frullati a base di frutta.
In effetti, in appendice Ruggero P. si dilunga sulle ricette di alcuni cocktail.
Usa il Martini extradry o il Gin ?
Martini, capo.
Bene, il tipo ha le idee chiare.
Visto si stampi.
Si, dai, e’ troppo fico, dice la Liscandrelli, mentre si alza per andare a fare il caffè a tutti.
Fuori, con estrema titubanza, il primo sole sta cercando di bucare la coltre di nebbia di una bella mattina di giugno. E’ l’alba. Fra poco apre il golf club.
(continua….forse….)
13 gennaio 2012 alle 10:08
@Lucio Angelini — Un mestiere del genere andrebbe organizzato in modo scientifico, valutando ovvie fenomenologie di concentrazione. Un testing, sì, penso possa partire dalla Milanl Venezia. Poi ampliamo.
@Tutti (e @questopunto) — Sorgerà pure un nuovo “genere letterario”, l’aneddotica editoriale. Anzi: sarà l’unica narrativa che si salverà. Tutto il resto verrà reso disponibile, gratuitamente in forma di manoscritto mal-scritto, da Trenitalia lungo tutte le sue tratte. E per tutte le quattro classi, senza discriminazioni.
13 gennaio 2012 alle 11:37
I commenti, nel 2012, non conosceranno la crisi. Deduco questo e meno male.
13 gennaio 2012 alle 11:38
A proposito di self publishing.
“Amanda Hocking, the writer who made millions by self-publishing online. A couple of years ago, Amanda Hocking needed to raise a few hundred dollars so, in desperation, made her unpublished novel available on the Kindle. She has since sold over 1.5m books and, in the process, changed publishing forever.”
Modestamente, ho appena pubblicato anch’io (in inglese) su Kindle, anche se per “giuoco” e non “in desperation” (cercare in AMAZON.COM Lucio Angelini). Spero mi arrida lo stesso un bel colpo di culo come ad Amanda:-)
13 gennaio 2012 alle 11:40
@mauro. ahahahaha. trooooppo divertente.
13 gennaio 2012 alle 11:48
@albertin e capone. vi ho messi nel mio blog, post di oggi.
13 gennaio 2012 alle 15:51
per la poesia è tutto molto più semplice non essendoci un mercato, a parte il mercatino dell’antiquariato poetico. 🙂
13 gennaio 2012 alle 16:58
@Lucio Angelini:
1. Grazie mille.
2. Solo un consiglio. La testata del tuo blog non si legge bene: quel blu elettrico cozza incredibilmente con lo sfondo, che in questo momento è una biblioteca.
3. Non ho ancora compreso la tipologia di rapporto che ti lega al Mozzi. Barrare quella più giusta/somigliante:
— Batman e Robin
— Dracula e Van Helsing
— George e Mildred
Ah. Ho visto il tuo libro su Kindle. Ha una copertina stranissima, che non si capisce se effettivamente sia una copertina (penso che l’effetto sia voluto). Ce la spieghi?
13 gennaio 2012 alle 18:39
giulio mozzi torni,per favore,molte domande inevase ,sopra,
senza di lei che risponde,qui non si fa altro che leggere le solite geremiadi
13 gennaio 2012 alle 19:12
…secondo me, se ne parla dopo i 100. [commenti. ndr]
13 gennaio 2012 alle 19:15
@albertin. Io e Giulio abbiamo fatto l’asilo insieme (ma io ero più grande, ultra-ripetente). La copertina Kindle era stata concepita diversamente (= come tenue sfondo su cui sarebbe dovuto apparire il titolo in sovrimpressione), ma per la mia imperizia e la mancata frequentazione dei corsi di Giulio è venuta fuori così. In fondo, però, non mi dispiace. Preciso che il testo inglese non è stato rivisto dalla solita morosa di Marco Candida, ma dalla mia amica madrelingua Paulette:-)
13 gennaio 2012 alle 19:36
Ma perché non smettiamo tutti di andare appresso ai libri, e non ci cerchiamo un lavoro vero?
In alcune professioni ti pagano pure… giuro! ^^
Bel post, comunque. Divertente.
Simone
13 gennaio 2012 alle 19:37
La parola “madrelingua” e l’inusuale nome proprio “Paulette” risuonano in un mix di rara espressività erotica.
Ho dato uno scorcio al libro. Penso che lo prenderò.
13 gennaio 2012 alle 19:53
@ cletus:
poco ci manca ,ai 100 🙂
nb : “cletus” non era il nome di un personaggio di”hazzard”,il telefilm :)?
13 gennaio 2012 alle 20:35
Quell’uomo ha veramente una pazienza infinita. Comincio a pensare che il cristianesimo funzioni davvero.
13 gennaio 2012 alle 21:41
“””Quell’uomo ha veramente una pazienza infinita. Comincio a pensare che il cristianesimo funzioni davvero.””” (cit stefano)
stavolta c’è davvero da quotarti
14 gennaio 2012 alle 02:19
No. Riprende il nome di una canzone di Frank Zappa.
14 gennaio 2012 alle 17:05
ops,come non detto,pensavo fosse una citazione piu”pop”:)
15 gennaio 2012 alle 07:46
Lucio Angelini: “Io e Giulio abbiamo fatto l’asilo insieme”.
Smentisco. Non ho mai frequentato l’asilo.
15 gennaio 2012 alle 09:02
Caro Giulio, Lucio scrive “fatto”, non “frequentato”. Il che apre nuovi scenari che contemplano una vostra società (in forma giuridica da specificare) di costruzioni edili.
15 gennaio 2012 alle 09:15
Inoltre volevo dire che mai, nella mia vita, m’era capitato di piazzare il commento numero cento. Sono parecchio emozionato.
15 gennaio 2012 alle 09:51
“io l’avevo previsto”…(100 commenti) on this post.
E in ogni caso, volevo dire a Simone, che pur conducendo caddy (per sbarcare il lunario) in prestigioso golfclub, trovo anche il tempo per leggere e scrivere.
Vorrei citare qui le frasi (ottenute come si dice a Pergine Valdarno, “de relata”) profferite da un editor a fronte della lettura del mio capolavoro (La raccolta completa del Procasma). “Ho riso tutto il tempo, ma è impubblicabile!”. E ancora: “Potrebbe funzionare solo per i lettori di Roma, non funzionerebbe su tutta Italia”. Ho dovuto fondare una casa editrice (Cletusproduction) per trovargli collocazione. Ecco.
15 gennaio 2012 alle 16:17
questo thread inizia ad esser un po troppo “pop”(nostalgia di thread più tecnici le altre settimane)
15 gennaio 2012 alle 16:36
Io vorrei sottolineare il fatto che, come specificato nella premessa, tutte le opere di cui si parla neille conversazioni, sono state (o saranno presto) pubblicate. Il che mi sembra comunque positivo: significa che le opere che lo meritano, prima o poi un editore lo trovano. E significa pure, probabilmente, che le opere che non lo trovano, non lo trovano perché non lo meritano.
Poi ci saranno pure le eccezioni (ci sono sempre), ma restano eccezioni.
15 gennaio 2012 alle 16:43
@Bandini. “Le opere che lo meritano, prima o poi un editore lo trovano”. Come corbelleria del giorno (contraddetta dalla qualità degli autori che guidano le classifiche di vendita) non c’è male. Ti assegno d’ufficio il Mongolino d’Oro.
15 gennaio 2012 alle 17:01
“”””Il che mi sembra comunque positivo: significa che le opere che lo meritano, prima o poi un editore lo trovano. E significa pure, probabilmente, che le opere che non lo trovano, non lo trovano perché non lo meritano.
Poi ci saranno pure le eccezioni (ci sono sempre), ma restano eccezioni.”””
applauso(sincero) x Bandini
15 gennaio 2012 alle 17:09
P.S. L’Italia è nota internazionalmente, infatti, come terra della ***meritocrazia***. Per questo i giovani che possono scappano all’estero. Se vigesse il principio meritocratico, in Parlamento dovremmo avere il meglio del paese, anziché la feccia. Il discorso non cambia per la letteratura, dove Antonella Clerici , Cristina Parodi e Fabio Volo sono le nostre punte massime.
15 gennaio 2012 alle 17:34
cit lucio:
“””(contraddetta dalla qualità degli autori che guidano le classifiche di vendita)”””
non è proprio così:iniziamo a stornare i personaggi”televisivi”,che quelli partono per inerzia,e altri personaggi”noti”,che scrivan romanzi o meno
poi passiamo ai soliti blockbuster stranieri o meno,che son solo trama e intreccio,e anche in questi c’è un tasso di prevedibilità
quel che rimane,parlando di narrativa,è invece altro,magari non molto,quantitativamente,ma son cmq autori che vengon”scoperti”,ci piaccia o no
e se puntan su di loro,non punteranno su altri,gli editori
da qui a dire che si guardi (come a volte salta fuori,+ o -ironicamente,altrove )anche al solo aplomb dell autore,ce ne stracorre..
la Murgia ha esordito tutt’altro che ventenne,per non dire della Agnello Hornby,credo -anche Avoledo non ha esordito 20 enne
(questo riferito,lo dico,a sta curiosa cosa degli editori che vedrebbero i 40-50 enni come già appesantiti da una scarsa “endurance “nel tempo ,cosa che mi lascia sbigottito..di fronte a tanti ex talenti 20 enni che han fatto un primo libro da 20.000 copie,poi uno da diecimila,poi uno da 3000,poi al 4° han vinto un set di coltelli !!!!:)l’ironia si sente???:))la battuta è uno degli ex giovin scrittori stessi..)
poi ci son casi più originali,ad es la Avallone,ma il libro i suoi critici li ha avuti,e anche rumorosi,io stesso rimasi perplesso,dopo aver letto un mezzo assist positivo del buon Giulio sul suo libro in un intervista su AFFARi ITALIaNI
però come ho già scritto in un altro thread,almeno in quel libro l’azione filava,si voltava pagina,e dal punto di vista di un editore non è una cosa da poco,di fronte a libri dove ancora a pag 50 non succede nulla
tutto è spiegabile,come si vede,e senza far bozzetti,che poi qua e la qualche flop o svista capiti,è nell ordine delle cose ,
15 gennaio 2012 alle 17:38
No, non sono d’accordo. Il fatto che vengano pubblicate non significa che devono raggiungere automaticamente le vette della classifica (quelle le lasciamo a Vespa, Littizzetto, etc). Trovare spazio nel catalogo di un buon editore è già un traguardo…
15 gennaio 2012 alle 17:41
La risposta era per Angelini.
15 gennaio 2012 alle 17:52
e un altra cosa:i libri sui o fatti dai “personaggi televisivi”( arghh..)ci son in ogni paese,ma in uk e Usa non fan geremiadi ogni 20 secondi per i libri scala classifica di Beckham o di Oprah Winfrey..perchè solo da noi ogni gg ci dobbiam sorbire le solite solfe di chi si lamenta di cose ovvie?
sarebbe come lamentarsi del maltempo,salvo scoprire che in marzo e novembre piove da sempre,da secoli,da millenni
da noi cè fabio volo,in germania un tizio che ogni tanto scrive qualcosa ma che nella vita fa il protagonista di un telefilm molto seguito in germania,ambientato nella Foresta Nera..vi cambia la vita?no,e non ci potete manco far nulla
al massimo,si gradirebbe veder pubblicato qualche thriller da ombrellone in meno,e qualche traduzione dei soliti libri esteri di avventure che cmq van regolarmente in classifica(questi ultimi,non tanto i thriller italici)
poi qualche svista su cosa scegliere,qua e la ci sarà:anni fa lessi,pubblicato da Marsilio ,editore interessante ma non enorme come”taglia”,un bel libro di Cosimo Argentina,”il Cadetto”,si chiamava-credo sua opera d’esordio
beh se fosse stato pubblicato in”stile libero”o presso bompiani-rizzoli o mondadori,probabilmente avrebbe avuto una visibilità anche maggiore,e secondo me avrebbe venduto qualcosa davvero,o anche più,perchè davvero il libro era notevole
uno dei miglior esempi di narrativa meridionale (non so se sia la definizione giusta,cmq mi piace definirlo così)
ebbe anche una buona recensione dal pur severissimo Angelo Guglielmi,su l’Espresso
15 gennaio 2012 alle 18:46
Mia replica: che qualcuno trovi qualche piccolo diligente editore è certamente vero, ma che viga la regola “chiunque scriva una buona opera riesce a pubblicarla” è certamente una coglionata.
15 gennaio 2012 alle 18:50
Senca contare che pubblicare per vendere 300 copie (la casistica maggiore) è come non pubblicare o giù di lì.
15 gennaio 2012 alle 18:56
Ma il problema è vendere? Come un paio di scarpe? O un maglione?
15 gennaio 2012 alle 18:57
cit lucio
“””Mia replica: che qualcuno trovi qualche piccolo diligente editore è certamente vero,”””
scusa ma tra i grossi editori (che cmq pubblicano anche cose valide,oltre ai soliti blockbuster:e ultimamente,per Bompiani,mi viene in mentre il libro di Latronico,”la cospirazione delle colombe”)e i “piccoli”,ci son anche ben noti MEDI editori che pubblicano cose interessanti,e non certo in 300 copie
e basterebbe l’esempio del libro suddetto di Latronico(tutt’altro che facile da fare,quello,come libro,ai differenza dei cloni dei romanzi giovanilisti che andavano 15 anni fa)per vedere che gli editori grossi son tutt’ altro che ciechi
15 gennaio 2012 alle 19:09
@Calzolari. Appunto: qualcuno ce la fa (ad arrivare a una seria pubblicazione), moltissimi altri no. Ma è così in tutti i campi dell’espressione. Conosco attori bravissimi che hanno dovuto lasciar perdere e cercarsi un lavoro di ripiego, mentre in televisione impazzano i soliti cani. C’è gente eccellente in ogni settore, solo pochi lavorano o hanno valide opportunità. Altro che regola aurea: tutti i bravi ce la fanno. Più facile che abbiano spazio le mezze calze con buone relazione sociali. Comunque, se pensi che Bandini abbia ragione, amen. Ognuno è libero di immaginare quello che vuole, compreso che viviamo nel miglior mondo (letterario) possibile.
15 gennaio 2012 alle 19:11
@ giacomo vit:
non ci siamo eh,non ci siamo…
i libri devono anche esistere:concordi?
ti faccio un esempio da un campo che conosco bene,l’allevamento dei cani di razza,.-sono allevatore di una razza abbastanza nota.-,come altri in italia,ovvio
per favore leggi tutto il parallelo seguente,e non sorridere subito:).
io,parlando con allevatore “senior”(io allevo solo dal 2008)di lunga esperienza:
“caro mio,ho letto che questa razza ha 3000 new entries l’anno mentre, l’altra ne ha 1000,e un altra ancora 300”
lui,il grande allevatore di lungo corso:
“beh sopra certi livelli la quantità è nemica della quantità,ma c’è anche un discorso contrario.”
io :”quale?”
lui:”che sotto certi livelli quantitativi,non si esiste,si va nelle razze rare,quelle che la gente vede nei telefilm americani ma che non vede mai al guinzaglio da altra gente comune,quindi non scatta l’effetto emulativo che sia solo visivo…………ovvero se vedi in un film una razza rara e belloccia,ti incuriosisci,ma non sai che carattere ha e quindi rimani al “buio”,in un certo senso-se la vedi invece al guinzaglio da un altra persona puoi sempre fermarla e chiedere “de visu” come si comporta davvero quella razza “x”,il che non è un vantaggio da poco..”
io:”cmq qual è questo livello?”
lui”direi 500 nuove iscrizioni l’anno per singola razza(e molte non ci arrivano,infatti,ndr)..sotto,per quelle così poco diffuse da andare sotto questo livello ,c’è l’oblio…. e cmq in giro mica si vedon solo pastori tedeschi,da sempre i più diffusi,dico,la scelta è ampia…”
il parallelo si capisce,ora,giacomo?
come vedi,problemi comuni al mondo
in qualche modo,anche quantitativamente,senza esser wilbur smith n letteratura o il mitico e diffusissimo astore tedesco in cinofilia ,si “DEVE” “”esistere”,senza pensare alle classifiche all stars,ma manco alle 300 copie,come dice appunto Lucio:)
15 gennaio 2012 alle 19:14
errata corrige:
in alto invece che :
“””“beh sopra certi livelli la quantità è nemica della quantità,ma c’è anche un discorso contrario.”” volevo dire :
““beh sopra certi livelli la quantità è nemica della qualità,ma c’è anche un discorso contrario.”
altrimenti il discorso,il parallelo con il mercato/il mondo editoriale, non torna:)
15 gennaio 2012 alle 19:23
No, non sono d’accordo. Si può “esistere” anche vendendo 299 copie. Io provengo dal mondo della poesia, e le cose di qualità sono spesso quelle pubblicate da piccoli-medi editori che se riescono a piazzare 200 copie siamo al miracolo. Ma la quantità non s’incrocia con la quantità. La buona letteratura resterà comunque nel tempo, la storia insegna.
15 gennaio 2012 alle 19:24
Errata c: la quantità non s’incrocia con la qualità
15 gennaio 2012 alle 19:34
c’è un discorso pensa te,sul fatto che la poesia ha una diffusione davvero troppo scarsa,davvero troppo contenuta ,nell intervista a giulio mozzi su”panta-scrittura creativa” a cura di laura lepri,1997,se ricordo bene
e che non per tirarmela,ribadisce indirettamente le mie tesi,ovvero che sotto certi livelli quantitativi,è dura,per ogni arte,come in parte diceva il buon Lucio
(il discorso che la qualità è inversamente proporzionale alla qualità,pur vero in parte ,è così inflazionato ,e con talmente troppe eccezioni,che si fa fatica a farne un postulato)
peraltro,su fb,gira anche un incisivo scritto di una addetta editoriale che di dice stanca,molto stanca,di tanti “piccoli” libri di presunta alta letteratura,spacciati per grandi libri in confronto ai soliti moloch,che in realtà non mantengono le promesse
15 gennaio 2012 alle 20:31
https://www.facebook.com/notes/gian-paolo-serino/la-mafia-editoriale-i-quattro-conti-di-piazza/10150527270003394
15 gennaio 2012 alle 21:09
non leggo Serino(che al max era divertente quando “criticava” il libro della Avallone:))
15 gennaio 2012 alle 21:34
cit.lucio
“””Più facile che abbiano spazio le mezze calze con buone relazione sociali”””
ma no lucio,ma no..che noia…
ragiona su questo:quanto costa”fare” un libro in migliaia di copie?
risp :qualcosina costa,anzi
ora,ti pare che un editore apra un credito ,così,per simpatia,a gente che il max che fa è scrivere una storia in formato libro,ovvero romanzo,che poi è anche una cosa che in italia mica si vede ad ogni angolo e quindi come tale manco tanto richiesto??senza chiedersi se rientrerà o più dall’investimento,solo perché una o uno gli sta simpatico o è del suo giro?ma dai,su
questo son le classiche urban legend che han preso piede:un conto è che so,altri mercati,altri mondi,altri settori della società italiana;
un conto è la letteratura,& narrativa ,molto più “povere”e per nulla “strategiche”
lucio è concetto così strausurato quello in alto,che non se ne può più davvero
certo che qualche amicizia,anche onesta, qua e la darà visiblità(per brevi periodi,peraltro,visto che il”mondo”vuole novità continuamente),ma la visibilità da sola non basta,se ci sai fare emergi;se no,NO
un esempio che confuta tanti luoghi comuni :
Niccolò Ammaniti,figlio di un professore romano di quelli noti,ma il primo libro in ordine cronologico(“branchie”) uscì in primis da un editore minuscolo,minuscolo,ma davvero minuscolo
e ancora: Ammaniti ha un suo pubblico,e s’è fatto strada da solo,anche se molto coccolato nella 2a metà degli anni 90 come autore ,ma libri come “io non ho paura” non son proprio facili da fare ,anzi(anche l’ultimo-personalmente invece mi son piaciuti meno”ti prendo e ti porto via” e quell’altro di due anni fa )
morale,nell’esistenza,e anche in letteratura,le cose raramente sono simmetriche,o troppo prevedibili
siamo tutti circondati dalle notizie di tanti malcostumi nei mass media,in politica,nella burocrazia, che ormai vediamo cose strane ovunque
ma non tutto il”mondo” è così, davvero altri campo sono darwiniani,e basta
15 gennaio 2012 alle 21:43
@ calzolari. eppure, di libri penosi è colmo il mercato:-)
ti copio-incollo il commento di Piotr dal mio blog:
Pjotr Burrisius Dice:
14 gennaio 2012 alle 12:05
Ma quanti scrittori ci sono in Italia!
Eppure, da una decina d’anni aspetto di leggere un bel romanzo, un romanzo valido, su cui valga la pena di investire del denaro… Finora, solo robaccia.
15 gennaio 2012 alle 21:45
(Ti risparmio la mia risposta).
15 gennaio 2012 alle 22:07
“@ calzolari. eppure, di libri penosi è colmo il mercato:-)”
grazie lucio .
si e ti dico secondo me perchè, visto che la ragione c’è,ma è ALTRA,ma proprio ALTRA (nel senso che le ragioni di cui si diceva sopra,proprio non centrano)
anzi,sono molto varie:
a -a metà anni 90 si seguì un po troppo quel che dicevano alcuni professori universitari del nord,(davvero!)diciamo quelli di una nota ex avanguardia:
di quel gruppo,rimane ormai solo il mitico Ammaniti;guarda caso,l’unico davvero dotato sul piano delle trame -gli altri,alcuni,non tutti,della pattuglia,eran davvero troppo cervellotici:)o parlavan di cose davvero out,per non dire altro…
peccato che ,con scarsa originalità,mezzo mondo editoriale seguì un po la moda,per qualche tempo
b-molti “curatori” non han ancora capito come fare un libro leggibile,dove si volti pagina senza esser dormire,senza esser il solito noir/giallo ,e che parli dei tempi nostri senza aver il solito prevedibile esistenzialismo macilento già visto in 456 fumetti e libri
ecco,paolo giordano forse l’aveva capito,e infatti,non era un libro noioso,il suo,non era un noir,e certe parti erano toccanti,senza esser roba alla Tamaro-in piu come scrittura,soprattutto nella 2a parte,non era proprio da ombrellone
c-alcuni curatori han la fissa della”voce stilistica”:in questo modo ogni tanto scovano qualche voce originale,si……..peccato che”originale”in letteratura italiana ,negli ultimi 15 anni faccia anche sinonimo di “stravagante” e poi magari ,abbinata a storie pallosissime,bingo…!
se mi hai letto in altri thread,sai cosa ne penso dei libri di Nove e Tiziano Scarpa-ovvero che sono interessanti si..ma per i dipartimenti di italianistica all’università,stop:)
d-non ci sono libri italiani con storie”italiane” senza esser macchiette-anzi direi che ci son pochi libri provinciali,si,ma a che prezzo:ci son adolescenti e giovani adulti in molti libri italiani che sembra vengano da modelli cinematografici pop di altri paesi,facci caso:)..tutto molto realistico,chiaramente..:)
anni fa,2005,lessi un libro di enzo fileno carabba,”pessimi segnali”,(marsilio)(titolo fantastico)
una storia curiosa ambientata in un italia di provincia meno raccontata del solito(la Valdarno),senza macchiette e con personaggi davvero mai visti prima,peraltro libro godibile,forse con un po troppa ironia-lo consiglio vivamente,una strana storia misteriosa ma non demenziale,ambientata durante un servizio civile degli anni 90 in una zona d’italia che non va mai nei tg,beh non è cosa che capiti spesso in un libro italiano…e infatti il libro è figo davvero 🙂
E- una mancanza di originalità proprio come storie,in quello che scrivono (e pubblicano)molti,di clichè ce ne sono anche troppi,se volete iniziamo ad elencarli
-solite saghe familiari
-solito esistenzialismo de nnoartri
-solito giovanilismo da città del nord(questo piu negli anni 90)
-solita italia descritta come un inferno(non è un paradiso,-ma la Somalia è altra cosa,si intende)
-soliti investigatori e carabinieri di provincia di un sacco di noir e gialli- nei fattacci di sti libri,piu che sangue,sembran sgorgare tortellini 🙂
-altro ancora
to be continued,aspetto le vostre reazioni 🙂
15 gennaio 2012 alle 22:13
@Davide. Per avere ancora il latte sulle labbra, mi pare ti picchi di sapere un po’ troppe cose su un mondo che non escludo di conoscere mreglio di te.*-°
15 gennaio 2012 alle 22:20
aggiungo un altra cosa:all estero,del lavoro sulla lingua,a volte se ne fregano…sulle storie,però ci danno misure…e ok che alcune cose le han inventate loro,ma di certo non passan giornate su come formulare tutte,ma proprio tutte,le singole frasi:)
(prima che ridiate…ho letto un intervista di ian mc ewan,al proposito,se volete ne posto delle parti…dico,ian mc ewan,eh mica l’ultimo arrivato…)
ovvio che il lavoro sulla lingua si fa e si deve fare..ma non nobilita se non di poco un libro dalla storia asfittica:)
che dio mi strafulmini ma ho letto svariate interviste di stephen king “on the writing”,e solo pochissime volte parlava di aspetti stilistici..ok che stephen king non è Celine,ma manco l’ultimo arrivato manco lui…
siamo alle solite:noi italiani,degli £esteti”,ma mai incisivi-come sistema paese,ma non solo
(ta daaa!)
15 gennaio 2012 alle 22:26
Fatto sta che la poesia continua, nonostante tutto, a illuminare porzioni di realtà: penso a Loi, ad Annamaria Carpi, a Pierluigi Cappello, Fabio Franzin. E alla malora il mercato!
15 gennaio 2012 alle 22:35
@ lucio:
sostenere che chi ha parecchie primavere “ne sappia”di base,da statuto :),lo trovo duro da sostenere,in italia,come altrove…
…ma sopratutto in italia,visto il momento corrente- l’ironia la intravedi?:)
lucio,la battuta sul latte,riferita a chicchesia, ho smesso di sentirla fra amici ai tempi delle superiori,è anche una cosa vecchia,obsoleta,desueta,ormai ,proprio da italia anni ’50,o da Carosello anni ’60 , ma dico davvero eh:)
15 gennaio 2012 alle 22:38
nb:
lucio,se invece di lamentarti provi a rispondere(se ne sai,eh- se no,no..):)con qualche considerazione che non siano i soliti luoghi comuni italici e le solite lamentele,te ne saremmo ben grati in tanti !:)
se puoi dirci anche che libri hai letto,negli ultimi anni,che ti sian piaciuti o meno,credimi arricchirebbe il dibattito !!:)!!!il sarcasmo credo sia visibile:))
15 gennaio 2012 alle 23:33
@Davide. Mi limito a farti notare la contraddizione tra l’applauso alla dichiarazione di Bandini e il pistolotto sui difetti dei romanzi italiani. Esco dal thread. Ciao
15 gennaio 2012 alle 23:41
lucio ,ri-entro nel thread:)e mi limito a chiederti quali libri italiani hai letto negli ultimi anni,e che hai da dire su di essi,magari,sennò son le solite lamentele,e basta
Ciao
15 gennaio 2012 alle 23:47
sul resto,no:nonostante tutti i difetti che si posson trovare in tanti libri italiani,ogni anno ce ne sono 6-7 che vale la pena di leggere,peraltro in un altro thread su questo forum ne avevo citati ben 3 ,di cui 2 recentissimi
i livelli “medi”della letteratura italiana,invece,son un pò diversi,
ma qua e la le gemme ci sono
15 gennaio 2012 alle 23:51
Ogni tanto uno passa a vedere se han tolto le erbacce e invece niente, son sempre lì. Pazienza.
16 gennaio 2012 alle 00:41
scusi sig. Stefano,non crede sarebbe caso esprimersi con un linguaggio un po meno rancoroso,no eh?
16 gennaio 2012 alle 07:07
Rancoroso? Rassegnato, piuttosto.
16 gennaio 2012 alle 09:18
Scrive Lucio Angelini, rivolto a Bandini: “Ti assegno d’ufficio il Mongolino d’Oro.”
Ma che mi tocca leggere.
16 gennaio 2012 alle 09:25
usare termini come “erbacce” non mi par proprio gentile,poi faccia lei,eh,-yaaawwwwnmio sbadiglio rumoroso)
16 gennaio 2012 alle 12:41
Lucio Angelini: “@Bandini. “Le opere che lo meritano, prima o poi un editore lo trovano”. Come corbelleria del giorno (contraddetta dalla qualità degli autori che guidano le classifiche di vendita) non c’è male. Ti assegno d’ufficio il Mongolino d’Oro”.
Sbagliato, Lucio. Ciò che tu opponi a Bandini non contraddice in alcun modo ciò che Bandini afferma: le due affermazioni, semplicemente, riguardano oggetti diversi.
Né l’insulto finale rafforza il ragionamento: semmai, screditando chi lo pronuncia, lo indebolisce.
Ti facevo miglior rètore; e ti invito a scusarti con Bandini.
16 gennaio 2012 alle 12:55
@Giulio. Se Bandini corregge la sua affermazione in “alcune opere che lo meritano, prima o poi un editore lo trovano” gli revoco il riconoscimento. Per rispetto ai travolti dall’editoria (e parlo come autore edito, con diversi titoli pubblicati, anche se non recenti) e dai meschini maneggi di alcuni stronzi del settore, respingo la sua regola universale basata sul nulla.
16 gennaio 2012 alle 13:04
Lucio, io non sostengo che quanto afferma Bandini sia vero.
Mi limito a notare che tu hai preteso di “contraddirlo” con un argomento che – in quanto parla semplicemente d’altro – non lo contraddice affatto; dopodiché hai aggiunto un insulto.
Ti invito per la seconda volta a scusarti con Bandini.
16 gennaio 2012 alle 13:11
Non ho parlato d’altro. Ho posto in discussione la sua certezza che in Italia imperi la meritocrazia, contraddetta da una realtà palesemente contraria. Di qui il riconoscimento con il valore di un “Beata ingenuità!”.
16 gennaio 2012 alle 15:09
Lucio, è perfettamente possibile che nel mercato italiano le opere che lo meritano, prima o poi trovino un editore, e che nel contempo le classifiche siano dominate da libri di merda.
Ovvero, ciò che tu hai sostenuto non contraddice in nulla ciò che ha sostenuto Bandini. E l’insulto, peraltro, non era certo necessario al ragionamento.
Ti invito per la terza volta a scusarti con Bandini.
16 gennaio 2012 alle 15:22
@Giulio. Ti considero in mala fede. Come addetto ai lavori sai meglio di me come non tutto ciò che è letterariamente valido viene pubblicato, mentre è piuttosto vero il contrario: molte opere inutili vengono pubblicate per ragioni del tutto estranee alla loro qualità intrinseca. Se a te è capitato di pubblicare fin da giovanissimo, statte cuntento e rispetta chi ha sputato sangue senza avere mai avuto le stesse opportunità.
16 gennaio 2012 alle 16:50
Lucio,
la ringrazio per il premio. Riceverlo direttamente da lei ne amplifica il valore. Faccio inoltre notare che io ho parlato di eccezioni, e tra le eccezioni è ovvio che rientrino tutte le opere scritte da lei ma rifiutate dagli editori.
16 gennaio 2012 alle 16:56
Lucio, io non sostengo che quanto afferma Bandini sia vero.
Mi limito a notare che tu hai preteso di “contraddirlo” con un argomento che – in quanto parla semplicemente d’altro – non lo contraddice affatto; dopodiché hai aggiunto un insulto.
A me scrivi: “Ti considero in mala fede. Come addetto ai lavori sai meglio di me come non tutto ciò che è letterariamente valido viene pubblicato”.
Ho forse sostenuto che tutto ciò che è letterariamente valido viene pubblicato?
Se mi attribuisci opinioni che non ho e che non ho espresse, Lucio, è facile considerarmi in mala fede.
“Molte opere inutili vengono pubblicate per ragioni del tutto estranee alla loro qualità intrinseca”.
Vero. Ma questo, ahimè, non è un argomento che contraddica quanto ha affermato Bandini.
“Se a te è capitato di pubblicare fin da giovanissimo, statte cuntento e rispetta chi ha sputato sangue senza avere mai avuto le stesse opportunità”.
E questo, detto a uno che ha dedicato la propria vita professionale – e anche qualcosa di più – proprio al tentativo di far pubblicare opere letterariamente valide, e in particolare agli esordii altrui, mi pare proprio paradossale.
Ti invito per la quarta volta a scusarti con Bandini, Lucio; e per la prima volta a scusarti con me per l’accusa di mala fede.
16 gennaio 2012 alle 17:17
@Giulio. Basta con questo giochino stucchevole del maestrino che bacchetta l’alunno impertinente. Non mi scuso con nessuno e ti lascio a Stefano & alle altre Erbacce sue pari. Ciao.
16 gennaio 2012 alle 17:21
Mi inserisco sperando di stemperare gli animi, scuse a parte, in quanto ritengo scusarsi e perdonare, tra gli atti più alti che possono compiere gli essere umani. Quello che posso fare è portare la mia esperienza: “Attendo di pubblicare il mio primo romanzo, nel 2012 i miei anni saranno 48, sono vecchio, lo so, per esordire, ho pubblicato qua e là qualche racconto, ma sentendomi più che altro un romanziere aspetto con fiducia il grande momento conscio che potrebbe non arrivare. So bene che ho perso tanto tempo in passato che ho cercato di recuperare, nel senso che ho sempre scritto ma poi non mi sono mai messo in gioco seriamente con l’ambizione primaria di pubblicare. So di avere una piccola possibilità, lo sento, come credo che il mio romanzo potrebbe anche essere accolo bene. Non posso pensare che non avrò mai un’occasione, altresì so che avrei dovuto fare molto di più, essere di più, leggere di più. Non sono esente da colpe e, pur nella sofferenza di chi scrive solo per i propri occhi, se quella piccola possibilità non dovesse verificarsi, so in anticipo che non me ne farei una ragione ma che incolperei prima di tutto la mia poca costanza e testardaggine. Resta sempre il dubbio se ciò che scrivo fa parte di ciò che è valido o no. Più che altro mi piacerebbe sapere questo un giorno.”
Aggiungo che l’aver conosciuto Giulio mi ha permesso di capire molto di quello che sono e non sono come scrittore.
E’ bella questa passione nei commenti e la passione, sempre, deve essere rispettata. Se amiamo la letteratura, glielo dobbiamo, alla letteratura e a noi stessi.
16 gennaio 2012 alle 17:24
Prendo atto, Lucio. Addio.
16 gennaio 2012 alle 17:28
@Bandini. Ma va a cagher.
28 agosto 2012 alle 17:17
Le conversazioni sono vere, va bene… Come accoglierle dentro di sè fa la differenza per ognuno di noi, giusto? Alcune mi lasciano amara la bocca, altre fanno sorridere e mi confermano una sorta di “lo sospettavo”. Non sono stupita, gli editori sono aziende e chi lavora per una ditta piccola o grande sa che discorsi simili si fanno eccome, in forma diversa, verso i clienti o i fornitori. Il punto 8 per esempio, mi fa venire in mente quando abbiamo acquisito un grosso cliente e c’era fibrillazione nel pre- accettazione dell’offerta: i commenti dei responsabili e direttori sono stati più che simili. La conversazione che mi ha infastidita è quella inerente all’autrice tardona: se sei troppo giovane è perchè sei troppo giovane, se superi i 40 (come nel mondo del lavoro) sei già fuori mercato! Speravo che nell’editoria (a sentire alcuni scrittori) la maturità fosse un valore aggiunto, o per forza il primo libro occorre pubblicarlo verso i 30 anni? Mi tocca quindi darmi da fare, non mi mancano tanti anni per starci dentro, però mi presento bene, decisamente bene!
29 agosto 2012 alle 14:42
@daniviky: c’hai da fa domenica ? 😉
29 agosto 2012 alle 14:50
@Cletus Alfonsetti ehehehhehe!