di giuliomozzi
Un po’ tutti i nostri potenti sembrano ormai essere d’accordo, almeno a parole, sulla opportunità di ridurre – indicativamente: di dimezzare – il numero dei parlamentari. Io non sono potente e sono contrario.
Se è diventato lecito parlare di dimezzamento del numero dei parlamentari, è perché nel senso comune i parlamentari sono diventati roba inutile, sanguisughe dello Stato, fannulloni, perditempo rompicoglioni, eccetera. Non per nulla il tema appartiene storicamente proprio all’attuale capo del governo: che già nel marzo 2009 (vedi) proponeva che in aula i capigruppo votassero regolarmente a nome di tutti i componenti del proprio gruppo; e che nel successivo maggio ipotizzava addirittura, per diminuire il numero dei parlamentari, un disegno di legge popolare.
E’ evidente, scrivevo due anni fa, che quest’uomo ha una paura fottuta del Parlamento. E quindi, altro che diminuire il numero dei parlamentari: io ne vorrei di più.
E mi pare evidente che se il maggiore partito d’opposizione propugna anch’esso il dimezzamento del numero dei parlamentari, è perché ha una convenienza comune con l’attuale capo del governo.
Tag: Parlamento
24 agosto 2011 alle 09:05
Invece che dimezzarne il numero, basterebbe dimezzare il loro stipendio e le loro indennità. Si salverebbe la democrazia e il risparmio sarebbe uguale.
24 agosto 2011 alle 09:22
A me le polemiche sullo stipendio (e i privilegi) dei parlamentari non hanno mai convinto fino in fondo. Governassero bene potrebbero anche triplicarseli gli stipendi, per quanto mi riguarda.
24 agosto 2011 alle 09:28
Basterebbe pagarli per la loro produttività, ma è fantascienza pensare che esista un modo per valutarla.
24 agosto 2011 alle 09:44
Dal mio punto di vista, il premier ragiona in modo molto esatto, e in linea con le tendenze organizzative migliori: poca gente che decide, provvedimenti rapidi, reattività e capacità di risposta immediata ai problemi. Piccolo dettaglio: il premier non ha intenzione di occuparsi del paese, ma dei suoi affari personali. Pertanto quanto ho detto vale poco nulla.
Che il premier voglia meno gente, questo è evidente. Non sono un sostenitore della democrazia indiretta, ma in questo specifico caso italico è evidente che più parlamentari sarebbero una garanzia di maggiore equità decisionale. Quanto a stipendi e benefit, certo, sono troppo alti, completamente sfasati rispetto agli altri paesi. Il fatto è che ormai, nella mentalità comune e pure nella realtà delle cose, l’andare a Roma a fare il parlamentare è spesso sinonimo di cuccagna.
24 agosto 2011 alle 10:09
Una sforbiciata al numero dei parlamentari sarebbe opportuna come il ridimensionamento dei guadagni e privilegi. La politica ‘dovrebbe’ essere un servizio per il paese, ben remunerato, temporaneo e non dovrebbe produrre il mantenimento a vita degli eletti al termine del mandato. Incarico unico e sospensione delle attività professionali, etc. Il Parlamento oggi è ingessato per l’indecente ricorso alla ‘fiducia’. Toglierei tutti i privilegi che gravitano dentro il palazzo. Una buona cura di austerità democratica! Praticamente un sogno.
24 agosto 2011 alle 10:44
E puntare continuamente l’indice contro “i costi della politica” (in un concorso d’indignazione senz’altro legittimo ma, è impressione mia, sempre più strumentale) appare il modo più semplice per dar l’aspetto di richiesta dal basso a ciò che rischia di essere, di fatto, una tappa fondamentale di una formalizzazione della trasformazione della Repubblica da parlamentare a presidenziale. Ho l’impressione che venga condivisa sempre più, a qualsiasi livello, l’idea che in Italia c’è “troppa democrazia”, e solo un tavolo di concertazione con pochi invitati sia in grado di garantire la governabilità.
24 agosto 2011 alle 10:51
Concordo, Mauro.
24 agosto 2011 alle 10:55
@Gianpaolo
Per valutare la loro produttivita’ si potrebbe partire dal loro “impegno” nella camera di appartenenza e nelle commissioni. Trovi dei dati in questo sito:
http://parlamento.openpolis.it/parlamentari/camera/indice/desc
24 agosto 2011 alle 13:11
Giulio e Mauro: concordo in pieno.
24 agosto 2011 alle 15:16
Direi anche: la forbice della anti-democrazia vede il paradosso delle scelte “presidenzialiste”/populiste della maggioranza ma anche il panorama variegato della antipolitica e del qualunquismo sommerso… l’antico, inestirpabile, fascismo dell’uomo qualunque, o se si vuole del “borghese”, che vuole fare solo i suoi affari, vuole non pagare le tasse, dare libero sfogo ai propri egoismi ecc. E che in questa temibile forbice, che ci può portare d’un tratto “fuori” dalla democrazia, non ci sia anche il “braccio” della glorificazione della società civile (cara a tanta parte della sinistra) CONTRO la società politica (corrotta, inefficente ecc.)?
24 agosto 2011 alle 17:44
Cito dal “Piano di rinascita democratica” della P2:
[fonte: http://it.wikisource.org/wiki/Piano_di_rinascita_democratica_della_Loggia_P2 ]
24 agosto 2011 alle 18:25
Il dibattito è interessante. Anche se il parlamento rappresenta solo una parte di ciò che chiamiamo democrazia, condivido l’impressione che chiude il commento di Mauro. E mi sembra che vada compresa dentro una domanda di carattere più generale: quanta democrazia può sopportare il sistema?