La notizia è di quelle piccole piccole (e tra l’altro ne andrebbe verificata l’autenticità) ma a me sembra comunque utile per fare una riflessione. A quanto pare, in un cinema di Stamford (Connecticut) è apparso un curioso avviso alla clientela.
L’avviso dice, più o meno: “Gentili clienti, vi ricordiamo che The tree of life è un film d’autore, visionario e profondamente filosofico. La trama non segue un approccio narrativo lineare e tradizionale. Vi consigliamo di documentarvi sul film prima di scegliere di vederlo e vi ricordiamo comunque che questo cinema non prevede il rimborso del biglietto” (Una riproduzione dell’avviso completo, in inglese, si trova alla fine di questo post).
22 luglio 2011 alle 21:38
Grazie per aver consigliato questo articolo (e a chi l’ha scritto).
23 luglio 2011 alle 06:19
fantastico e surreale…meglio avvisare gli spettatori quando passa “arte” davanti agli occhi. Come è meglio leggere la “guida alla lettura dell’ulisse” prima dell’opera.
24 luglio 2011 alle 09:55
Copio qui il commento che ho inviato al blog di Platania dove peraltro si sta svolgendo la discussione:
Quando un film non piace semmai i soldi bisognerebbe chiederli indietro al regista, ma si paga per assistere non per essere compiaciuti. Un po’ come si paga l’avvocato per essere difesi o il medico per essere curati. Se poi si muore o si è condannati fa parte del gioco.
A maggior ragione son daccordo che vedere un film che non convince, del quale non se ne capiscono le intenzioni o semplicemente un’opera brutta o malfatta, è già scritto nel contratto che lega autore e fruitore. L’autore si espone in quanto pubblica, e il fruitore, anche se pagante acquista il solo diritto alla critica, non alla soddisfazione dei propri gusti. Del resto è proprio attraverso il confronto con i vari prodotti che l’esperienza del fruitore costruisce il proprio senso del gusto, e per questo sarà giustificata la spesa.
Il problema è semmai che spesso si insinua il concetto che il cliente perché paga acquista il titolo di “signore” del gesto e quindi si sente autorizzato ad intervenire presso l’autore pontificando sugli stessi mezzi del mezzo espressivo. E questo accade quotidianamente nell’artigianato, potete chiederlo a falegnami, marmisti, fabbri ecc che devono combattere ogni giorno fra i bisogni di cassa e le regole che la propria arte gli avrebbe insegnato nell’imparare il mestiere.
25 luglio 2011 alle 00:26
il sistema legislativo e giuridico americano è eccellente e tuttavia terribile: tutti fanno causa per tutto. Così nascono i più improbabili cartelli di avvertimento. Con quello giallo che avverte del pavimento bagnato potete dimenticarvi di fare causa per il pavimento scivoloso, mentre quasi nessun uomo ( escluso Strauss Kahn) si arrischia a rimanere o a entrare in ascensore con una donna per paura di venire denunciato per stupro. Vista la praticità degli americani, non fa difetto l’arte.
26 luglio 2011 alle 11:22
Tanto significativo quanto prevedibile, direi. Mi pare che tutto questo sia una conseguenza diretta dell’aver sottratto l’Arte dalla sfera del linguaggio, consegnandola a quella dell’intrattenimento; anzi, del rumore di fondo; anzi ancora meglio, dello stupido rumore di fondo (non vorrei si confondesse con la buona ambient music di Brian Eno). Volendo, vedi mio (breve) contributo: http://philgeek.typepad.com/zonautonoma/2011/07/sullautorialit%C3%A0-un-microdiscorso.html