

La prima parte dell'intervista a Veronica Tomassini apparsa ieri 17 giugno 2011 nel settimanale Centonove

La seconda parte
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Tag: Luigi La Rosa, Veronica Tomassini
This entry was posted on 18 giugno 2011 at 08:05 and is filed under "Sangue di cane" di Veronica Tomassini. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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18 giugno 2011 alle 09:56
Mi sembra di capire che le cordiali commedie di costume che guardano con occhio ironico ma partecipe le piccole e grandi contraddizioni dell’animo umano e della società del tempo non entrino neppure in graduatoria… ok, messaggio ricevuto: più sangue…
18 giugno 2011 alle 10:36
…il coraggio che manca, dove si impara?
18 giugno 2011 alle 10:55
che brutta piega, che incalzante stereotipo quello del fascino “letterario” del sangue… non parlo di “sangue di cane” no, per niente, non parlo del libro della Tomassini… ma di questa “fascinazione per il sangue”, di questo “frisson” da tempi sazi di emozioni, che percorre per esempio questi cupi anni di letteratura “noirist” o “pulp”, o percorre l’idea di Scurati che la letteratura è solo letteratura di guerre e eroismo, e che dopo la letteratura neorealista e resistenziale, tutto è stato “inesperienza”… che tristezza
18 giugno 2011 alle 15:41
“I polacchi non morirono subito e inginocchiati agli ultimi semafori rifacevano il trucco alle troie di regime, lanciate verso il mare…”
@ enrico,
però tirare in ballo Scurati così senza approfondire è fuorviante. Non mette da una parte la letteratura e dall’altra l’inesperienza, dice che oggi si è perso il legame che aveva la prima con l’esperienza.
Conclude così il suo scritto ( appunto “La letteratura dell’inesperienza” ):
“ciò di cui in futuro si dovrà tenere conto è che oggi, in piena esplosione dell’inesperienza ( in corsivo nel testo ), qualsiasi romanzo si scriva, anche il più ferocemente autobiografico, il più ingenuamente attuale, lo si scrive come un romanzo storico”.
18 giugno 2011 alle 15:56
…ma anche la scelta atroce tra stelline in brodo e tortellini di Le storie di mia zia di Ugo Cornia, trasuda lacrime e sangue!
19 giugno 2011 alle 22:34
Ringrazio Giulio Mozzi dell’attenzione al mio articolo e ringrazio Veronica Tomassini per la bellezza del suo romanzo. Quando io parlo di “sangue” mi riferisco al grado di verità di una storia. Sempre più assistiamo a storie pre-confezionate, storie da ipermercato, costruite su elementi studiati a tavolino. Niente di più falso e inautentico. I libri importanti ti fanno ancora sentire la motivazione forte, pregnante che sta dietro alla loro scrittura. Sono libri necessari, che ci educano al mondo e alle sue contraddizioni. Anche l’ironia può certamente essere un mezzo interessante, e una dimensione dello sguardo. Il problema non è stabilire un assoluto o delle priorità. L’importante è sentire, come nelle bellissime pagine della Tomassini, che tutto ciò che lo scrittore ci sta raccontando obbedisce all’esigenza prima dell’autenticità…