La ragazza della quale tanto si parlò qui è tornata. Il suo nome è Big Empty ed è un’opera del pittore Matteo Nannini (vedi altre sue opere), che ne ha gentilmente concesso l’uso per la copertina del libro di Valter Binaghi e Giulio Mozzi – con prefazione di Tullio Avoledo – Dieci buoni motivi per essere cattolici.
Il libro sarà in distribuzione venerdì 17 giugno 2011, cinquantunesimo compleanno del Mozzi (che nacque venerdì 17 giugno 1960; superfluo far notare che 17 x 3 = 51; per un approccio numerologico vedi qui).
6 giugno 2011 alle 09:34
Giulio, questa del compleanno non me l’avevi detta.
Io il 17 giugno (1983) mi sono laureato.
6 giugno 2011 alle 10:12
Un po’ di tempo fa volevo chiedere a Mozzi di scrivere un libro sull’essere cattolico, non perché sono cattolico, ma proprio perché non sono cattolico: infatti Mozzi quando parla di religione cattolica dice cose molto interessanti per tutti, mi pare. Erano però tutte cose sparse su Vibrisse, e allora pensavo occorreva il libro.
Non ho fatto in tempo a scriverlo!
A questo punto spero che il libro su narrazione e retorica lo pubblichi Laurana. Vediamo se si avvera.
6 giugno 2011 alle 10:26
Mi incuriosisce il miscuglio Mozzi – Binaghi. Vediamo il tipo di reazione chimica.
6 giugno 2011 alle 11:05
io aspettavo questo libro, ne sentivo il bisogno.
6 giugno 2011 alle 11:19
Auguri. Al libro, a Giulio e anche alla ragazza che il 17 giugno, nonostante il grande vuoto, si vestirà più leggera e forse smetterà di fumare.
6 giugno 2011 alle 14:38
Che magnifica sorpresa! Grazie Giulio
6 giugno 2011 alle 14:58
Sono reduce dalla visione di un film “sul” cattolicesimo che mi ha molto deluso (“Corpo celeste” di Alice Rohrwacher). La notizia di questo libro è stata per me, oggi, una bella sorpresa. Già quanto riportato nella scheda sul sito di Laurana mi sembra perfetto: un ottimo argomento da avanzare nelle discussioni sul tema. In bocca al lupo al libro.
6 giugno 2011 alle 15:25
In bocca al lupo anche da parte mia: a chi fa paura un venerdì 17???? A noi no!
6 giugno 2011 alle 19:42
a te, Giulio, se ti becca una multinazionale decente ti mura a vita nel proprio reparto marketing. Sicuro.
6 giugno 2011 alle 19:43
Andrea, il manualotto lo pubblicherà Sironi – come previsto.
6 giugno 2011 alle 21:57
Tanti auguri per tutto, libro e compleanno inclusi. I cinquant’anni, nonostante tutto, sono una bella età. È vero che ti riservano colpi gravosi, ma portano anche grandi soddisfazioni: sono gli anni in cui si raccolgono i frutti. A dire il vero, quando una mia carissima amica l’ha detto a me, ho stentato a crederle, ma ora mi sento di confermarlo ( e io sono più avanti di te di un lustro!)
7 giugno 2011 alle 15:04
Per Paola Martini: non è automatico, il raccogliere i frutti a 50 anni, purtroppo…. se non è arrivato un uragano che ti ha rovinato il raccolto (o un’ invasione di insetti….un’epidemia…)… se non hai seminato sulla sabbia credendola roccia…. se…. se…..se…..se…. se sei stato abbastanza oculato e abbastanza fortunato, raccogli i frutti. Altrimenti……
7 giugno 2011 alle 23:04
Ciao Feliciana, sono molto contenta di sentirti. Per dirla con Lupo Alberto, so bene che la “sfiga è sempre in agguato”, conosco i rovesci di fortuna e i dispiaceri. So anche che per riuscire a vedere il “bicchiere mezzo pieno” in luogo di “mezzo vuoto” ci vuole uno sforzo costante in ogni momento della vita; e talvolta gli eventi sono così tragici che anche questo non serve a nulla. Ciò nonostante, ritengo che se si è camminato così a lungo nella vita da arrivare sin qui, ognuno di noi, inevitabilmente, avrà seminato in più campi: nella famiglia, nel lavoro, nelle amicizie, nel sindacato, nella parrocchia, nel partito, nella scrittura, nell’arte, ecc. ecc. Ritengo impossibile, per un banale calcolo delle probabilità, che tutti questi campi siano stati spazzati via dall’alluvione o arsi dal sole. Fuor di metafora e portando esempi, ritengo che se anche a qualcuno/a è saltato, per esempio, il matrimonio, resta comunque la soddisfazione del lavoro ormai consolidato, dell’indipendenza economica, della propria casa, poi magari dei figli, amicizie e così via. Se ad essere saltato fosse il lavoro, e di questi tempi è un’ipotesi abbastanza probabile, immagino che a reggere potrebbe essere il rapporto con il marito/compagno, con i figli, con la parrocchia, il sindacato e potrei continuare con altri esempi consimili. A questa età hai seminato talmente tanto che, se qualcosa ti viene a mancare e succede continuamente, purché ti guardi intorno, trovi gli altri frutti del tuo lungo operare. Un abbraccio. Paola
10 giugno 2011 alle 22:35
Dico che se la ragazza è tornata è perchè aveva dieci buoni motivi, perché la fede è solo un dono di Dio.
“Nell’attesa della tua venuta”: vi potrà mai essere la cosiddetta parusia?
Quando assistiamo alla Santa Messa siamo convinti, nel profondo del nostro cuore e abbandonando l’ormai atavica razionalità, che nel momento della celebrazione eucaristica avvenga la transustazione, cioè la conversione della sostanza del pane nella sostanza del corpo di Cristo e della sostanza del vino nella sostanza del sangue di Cristo?
Non come un fatto simbolico ma come vera realtà della materia.
Se anche la risposta è incerta siamo sicuri che la sottomissione ad un ordine divino crea una disposizione nuova nello spirito, che in se accoglie, purificati ed elevati, tutti i doveri della vita individuale e sociale. In questo modo noi comprendiamo ancora meglio il senso profondo della nostra sottomissione alla ragione.
Riporta il Catechismo della Chiesa Cattolica, articolo 1800: “L’essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza”, oggi una coscienza morale in crisi che necessita di una profonda trasformazione.
Se questo libro riuscirà a riordinare la pesante confusione intellettuale che regna nel mondo cattolico e pseudolaico italiano, rischiarando la religione cattolica e distaccando l’etica delle gerarchie dalla natura pura del cattolicesimo cristiano significa che avevamo ancora bisogno di due narratori come Mozzi e Binaghi.
11 giugno 2011 alle 02:38
La pubblicazione di questo libro mi sembra un’ottima cosa perché sull’argomento c’è una sorta di tabù, proprio ora che di tabù ce ne sono rimasti veramente pochi.