di Maurizio Bono
[Questo articolo di Maurizio Bono è apparso oggi nel quotidiano La Repubblica].
I libri tolti di mezzo prima o poi ritornano, anche dopo una rimozione così chirurgica da farne quasi perdere memoria. Nel marzo ’98 i racconti di Giulio Mozzi Il male naturale erano appena usciti per Mondadori quando il deputato leghista Oreste Rossi minacciò di denunciare l’editore per la comparsa sul sito di Segrate di tre pagine del libro, “di carattere altamente pornografico, in cui vengono descritte scene di sesso esplicito tra adulti e bambini”. Seguì un’interrogazione parlamentare senza sviluppi, ma nel frattempo il brano fu cancellato dal sito e il libro sparì dalle librerie. Aveva fatto in tempo a raccogliere recensioni (positive e no) e un giudizio di Geno Pampaloni sul racconto più scioccante, “Amore”, quello finito su internet, che restituisce torto e ragioni dello scandalo: “Crudele, freddo, privo di compiacimenti stilistici”, ma la pedofilia “è un tema decisamente sgradevole e la scelta mi lascia perplesso anche in un libro”.
Più di 10 anni dopo, Il male naturale torna pubblicato da Laurana (pagg. 220, euro 15,50, dal 28 gennaio), 12 storie ossessive e disturbanti (sesso, lutto, alcolismo, autolesionismo, disabilità) con una postfazione di Mozzi che ripercorre la vicenda. Il retroscena editoriale è istruttivo, ma alla fine senza infamia: riunioni preoccupate, uffici legali cauti, ufficio stampa nel panico, il direttore di collana (Antonio Franchini) che si assume con onore la responsabilità di tutto, il capro espiatorio trovato in Giuseppe Genna, lo scrittore che allora lavorava al sito. “Resto convinto che abbia messo on line il racconto più breve senza badarci” [*], dice Mozzi, ma il punto non è l’incidente che ha sbattuto le righe più terribili in vetrina, è il ritiro del volume [**]: “Un editore ha tutti i diritti di rifiutare di pubblicare ciò che non trova opportuno, non di rifiutare ciò che ha pubblicato”. E, naturalmente, i motivi: “Che la pedofilia resti un tabù è sacrosanto, ma questo non dovrebbe impedire di rappresentarla per capire cos’è, altrimenti diventa un tabù dell’ignoto, angoscia senza rimedio. La letteratura ha intento pedagogico: dire le ‘cose brutte’ può apparire scandaloso o intollerabile, io lo credo doveroso”.
“Il male naturale” non era mai sparito del tutto: “Avrà venduto mille copie, ma negli anni una pattuglia di giovani scrittori ne ha fatto un riferimento. Indica una strada che porta all’esaurimento della stagione ‘cannibale’: il male come fiction, pomodoro al posto del sangue così nessuna efferatezza è pericolosa. Mi pare la stessa evoluzione di Aldo Nove con La vita oscena, e di Tiziano Scarpa negli aforismi di Corpo”. Quanto a Mozzi, sta per mantenere una vecchia promessa: “‘Il male naturale’ sarà il mio ultimo libro di racconti”, scriveva allora nel finale. Andò diversamente, seguirono Fantasmi e fughe, Fiction e Sono l’ultimo a scendere. “Ma lavoro da sei anni a qualcosa che somiglia a un romanzo, lo porterò a Franchini a giorni”. Amici come prima.
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[*] L’opinione di Genna è diversa, vedi.
[**] Questa è un’invenzione giornalistica. Il libro non fu ritirato. gm
14 gennaio 2011 alle 21:31
Quando si dice la coincidenza, ho letto il libro un paio di mesi fa, non conoscendo il retroscena. Mi fa piacere aver ignorato polemiche e congetture. Amore, mi aveva colpito, ossessivo sentimento di compensazione della perdita…il sesso…patologico. Tutto i racconti forti, disturbanti, un male che devasta la vita di tanti. Incontrarlo nelle pagine è catartico, senti di poterlo dominare perché non ti rappresenta. Auguro buona visibilità a ‘Il male naturale’