Ho un’istintiva diffidenza verso le storie di donne raccontate da donne. Mica per altro, è che proprio non riesco a comprendere la loro lingua. È come se si parlassero fra loro. Credo che la stessa identica cosa succeda, a parti inverse, per i racconti d’avventura, da Verne a Clive Cussler (sì va bene, lo confesso, ho letto Clive Cussler): molto più maschili che femminili.
Ora, negli ultimi tempi mi sono posto il problema.
Sono una persona politicamente corretta nella vita e nelle opinioni, ma sessista nella lettura?
Così, sfoderando il mio bravo senso di colpa inculcatomi dalle suore immacolatine, ho cominciato a leggere questo primo romanzo di Veronica Tomassini, Sangue di cane.
Ho fatto opera di contrizione.
4 gennaio 2011 alle 13:08
Ciao,
personalmente non credo ci siano autori “prettamente” maschili o femminili e nemmeno stili di scrittura.
Come avrai capito sono un fan molto accanito di Clive Cussler e posso dire di aver trovato tante donne appassionate del genere e non mi sono mai supito come accadeva in Ritorno al futuro quando Doc si stupiva della passione di Clara Clayton per Verne – l’altro autore mensionato nell’articolo.
Io credo ci siano storie che prendono indipendentemente dall’autore, personalmente ho fatto leggere a mia moglie, appassionata di Sveva Casti Modigliani (!!), libri di tutt’altro genere e ritmo, ma che per esepio parlavano di luoghi che conosceva e dov’era stata e li ha letti d’un fiato.
In breve credo che l’interesse per un libro “da donne” o “da uomini” possa nascere da molte parti, non solo dal genere del libro.
saluti