di Giovanni Pacchiano
[Questo articolo è apparso oggi, 12 settembre 2010, nel supplemento domenicale del quotidiano Il sole 24 ore. L’articolo si può leggere anche in pdf qui. gm].
C’è qualcuno, ancora, in Italia, che pratica narrativa non convenzionale? Narrativa non omologata linguisticamente; non omologata strutturalmente. C’è ancora, certo. Controcorrente, rispetto a quei romanzi che corrono via lisci, senza il minimo sussulto formale, e si leggono senza fatica lasciando il lettore soddisfatto e rimborsato.
È notevole il fatto che oggi una esordiente passi per la porta stretta della narrativa non convenzionale. Veronica Tomassini, «siciliana di origini umbre», che «scrive sul quotidiano La Sicilia» (così il risvolto), ci si è provata. Aggiungendo, tra l’altro, al suo romanzo, Sangue di cane, che svaria con destrezza su differenti livelli di linguaggio e mescola vorticosamente presente e passato, un’altra componente che ce lo rende caro: l’attenzione a un mondo di emarginati. Altro tema controcorrente rispetto al pensiero di una non piccola fetta di opinione pubblica, ostile all’universo di extracomunitari o meno, ma, comunque, derelitti senza prospettive, che popolano il nostro paese.
C’è una «luce paglierina a inondare di falso gaudio marine e angiporti» di Siracusa: la città dove si svolge la storia. Un paesaggio triste e grigio, come l’animo di chi soffre: «una luce che confondeva i pensieri che tristi erano tristi; come d’altro canto la gente, che scorgevo china e muta, mai un sorriso, accidenti». Ecco, in questa Sicilia così poco da cartolina o da folklore, la protagonista, con, appunto, un continuo andirivieni temporale del racconto – a riflettere lo smarrimento e angoscia –, narra la lunga odissea di amore e tormento con il polacco Slawek. Professione, se così si può chiamare, accattone ai semafori. Lei, poco più che una ragazzina, «carina, sguardo acquoso, gambe fragiline». «Italiana». E di buona famiglia. Lui, un colosso d’uomo, con qualche anno in più, e «occhi grigi di slavo». Un passato oscuro e ambiguo alle spalle. C’è un fato, lei ne è convinta al primo istante, che incombe sopra le loro teste. Ma sarà di poche gioie e molta sofferenza. Perché vivere con Slawek, «etilista cronico, dropout per lunga abitudine, enfatico innamorato e insieme infedele», significa non aver pace.
E benché l’amore fra i due, più forte di uttto, sembri premiarli, il finale capovolge ogni aspettativa.
È di fatto, tuttavia, l’universo più vasto di perdenti e reietti, relegati in cadenti dimore abbandonate, grotte, angoli della stazione, o ricoveri di fortuna, spesso all’aria aperta, con un’unica possibilità davanti, la morte, a campeggiare nel libro. Riscattato com’è dallo stile di un’autrice che conosce la pietas. Quella che, anche se «da sola forse non la salverà», «terge il mondo».
12 settembre 2010 alle 15:48
Mi avete convinto. Lo devo leggere.
12 settembre 2010 alle 16:26
Oh là. E uno. Avanti un altro.
(I lettori, davvero, quando i libri sono fatti da un editore piccolo o minimo, bisogna conquistarseli uno per uno).
12 settembre 2010 alle 16:52
Sai cosa vuol dire SNAP in fondo al mio nome?
Scrittore
Non
Ancora
Pubblicato
Ma continuo a sperare.
12 settembre 2010 alle 17:31
Ma c’arriva ‘sto libro in Sicilia? Nella parte di Sicilia dove abito io, intendo. O faccio prima con IBS?
12 settembre 2010 alle 18:32
Non so risponderti, Mauro. Se vuoi ordinarlo, al libraio puoi dire che Laurana è distributo da Messaggerie. In Ibs non c’è ancora (loro arrivano sempre qualche giorno dopo).
(I lettori amano i piccoli editori, fino a quando non devono sudare sette camicie per procurarsi i libir. Allora li odiano…).
🙂
12 settembre 2010 alle 18:37
@mauro.Puoi ordinarlo sul sito di Laurana (credo).
@giulio. Quasi empre i libri editi dalle piccole case editrici sono migliori di quelli pubblicati dai Grandi, ed il motivo è molto semplice: i criteri di valutazione sono diversi, ed è inutile che li spieghi a te. Questo è il motivo per cui mi piacerà leggere Sangue di cane e consigliarlo ai miei amici.
12 settembre 2010 alle 18:39
Oddio, non voglio far polemica, lasciamo stare. Spero che si sia capito ciò che volevo dire anche se l’ho detto male.
12 settembre 2010 alle 19:38
Mi sembra un ottimo battesimo per un doppio esordio (dell’editore e dell’autrice). Quando avrò finito di leggere un orribile romanzo che mi ha rifilato una mia collega di Comunione e Liberazione (sic!) attaccherò con Sangue di cane. Intanto in bocca al lupo a Laurana Editore e a Veronica Tomassini.
E complimenti a Giulio per tutto quello che fa (oramai da anni) per gli autori e le autrici in cui crede, per l’energia che ci spende e l’entusiasmo che ci mette.
12 settembre 2010 alle 20:52
lo leggerò molto volentieri.
12 settembre 2010 alle 21:26
No, Giulio, odiarli no. Che m’hanno fatto? Certo, un po’ scocciante è.
13 settembre 2010 alle 08:45
Roberto, scrivendo “i criteri di valutazione sono diversi, ed è inutile che li spieghi a te”, dài per scontato che io condivida la tua opinione.
Ma io non la condivido.
Per la mia esperienza di lettore, non mi risulta vero che “quasi sempre i libri editi dalle piccole case editrici sono migliori di quelli pubblicati dai Grandi”.
13 settembre 2010 alle 12:08
O. K.
13 settembre 2010 alle 14:45
M’ha ricordato un film, credo d’almeno 10 anni fa: lei s’innamora d’un fallito alcolista poverocristo che ha pure deciso di morire distruggendosi d’alcool…
14 settembre 2010 alle 16:59
Qui lo danno disponibile in pochi giorni: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788896999028/Sangue_di_cane/Tomassini_Veronica.html?prkw=sangue%20di%20cane&srch=0&cat1=1&prm=&Cerca.x=40&Cerca.y=17
Comunque provo a ordinarlo tramite la libreria Mondadori di Forlì perché mi fanno lo scontino.
14 settembre 2010 alle 23:35
Nema problema, massimo venerdì arriva tramite la Mondadori, zero spese di spedizione.
15 settembre 2010 alle 21:25
leggerò.