Egoismo

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[…] Oggi di non rispettoso ed egoistico, c’è il fatto incontestabile che tre, quattro regioni pagano il conto per tutte le altre […] (Luca Zaia, presidente della Giunta regionale veneta, qui).

Per egoismo si intende un insieme di comportamenti finalizzati unicamente, o in maniera molto spiccata, al conseguimento dell’interesse del soggetto che ne è autore, il quale persegue i suoi fini anche a costo di danneggiare, o comunque limitare, gli interessi del prossimo […] (Wikipedia).

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12 Risposte to “Egoismo”

  1. federica sgaggio Says:

    A casa mia due persone – Marco e io – pagano il conto per tutti gli altri.
    Si sapeva fin dall’inizio che andava così.
    L’unica vera cosa che giorno dopo giorno ci riconfermiamo è che vogliamo rimanere insieme.

    Zaia, come un’infinità di altri chiamiamoli esegeti, confonde la causa con l’effetto.
    Chiamare federalismo ciò che, su queste basi «competitive» è invece un’effettiva separazione su base ideologica (e chissà quando pure con effetti geografico/politici) è dire «ti lascio perché con te mi sento solo» a una donna che si sta lasciando per un’altra molto giovane da cui s’immagina di poter ricevere conferme sulla propria prorompente virilità.

  2. vibrisse Says:

    Conferme che, peraltro, bisogna vedere se arrivano o no. g.

  3. Giovanni Says:

    Quello che manca, quello che è mancato fin dall’inizio, in questa lotta di una parte del Nord (il Nord ricco o che crede nel denaro come valore guida, serve precisarlo?) contro il resto d’Italia (massimamente il Sud), è una precisa posizione del Sud. In questo scontro, o di fronte a tali richieste/proposte/proteste dove si posiziona la classe dirigente del Sud? E l’opposizione, che al Sud lo è da lungo tempo (penso alla Sicilia, ad esempio)? E il ceto cosiddetto intellettuale, come esprime il proprio punto di vista, dove si colloca? Io, ad esempio, che dei tre soggetti citati mi riconosco solo nell’opposizione (non necessariamente in quella istituzionalmente presente nelle amministrazioni locali), penso che alcune delle provocazioni (più che proposte) della Lega andavano accolte e fatte proprie. La lotta alla corruzione e alle clientele, quella contro le false pensioni d’invalidità e tutte le forme di raccomandazione, un diverso rapporto col lavoro e con il lavoro nella pubblica amministrazione (soprattutto), il legame col territorio e con la propria storia. Tutte tematiche che il Sud avrebbe dovuto fare proprie, sottraendole all’uso strumentale che negli anni ne ha fatto la Lega, in un’ottica nazionale e non secessionista, mi verrebbe da dire di rinascita morale, se non si rischiasse di abusare di certe parole. A questo punto la battaglia mi sembra perduta: una gran parte del Nord va per la propria strada (e prima o poi bisognerà farci i conti) e il Sud, come sempre, guarda e aspetta. Cosa aspetti, peraltro, non sempre si capisce.
    Forse è il caso di dare un paio di coordinate su di me (anzi, tre), e scusate se l’ho già fatto di recente: nato in Sicilia, studi all’Università di Padova, lavoro e famiglia a Bolzano.

  4. vbinaghi Says:

    Federica, l’esempio della famiglia con figli non solo non vale, ma rischia di essere un argomento a favore di Zaia. Che i nordisti accudiscano da sempre il Sud come un fanciullo improduttivo o un anziano non-autosufficiente è precisamente la loro narrazione. Una narrazione che legittima la coesistenza familiare, non lo Stato, che invece è il fulcro di un contratto che implica uguali diritti e doveri per tutti.
    Per confutare questa narrazione (che poi si declina in secessione formale o materiale), c’è un modo solo: realizzare la materialità dello Stato in ogni regione d’Italia.

  5. vbinaghi Says:

    Addenda. Questo vale in tutte e due le direzioni. Ad esempio, lo vogliamo dire che ci sono politiche comunitarie Europee che danneggiano fortemente certe economie regionali, e che da Roma si svendono con troppa facilità gli interessi vitali di alcuni per i vantaggi di altri? Chiedere ai pastori sardi, per esempio.
    Si può veramente affrontare la questione della produttività territoriale senza mettere in discussione il dogma mercatista e globalista? Sicuri che anche le estasi clintoniane della sinistra negli anni Novanta non abbiano precise e gravi responsabilità in questo?

  6. vibrisse Says:

    Ad esempio, i sussidi comunitari all’agricoltura europea danneggiano i Paesi del Sud del mondo. gm

  7. enpi Says:

    è il presupposto iniziale che è sbagliato, l’aggettivo “incontestabile”.
    visto che Zaia si riferisce al Pil procapite e al conseguente contributo all’Erario di ogni Regione, è importante ricordare che il Lazio ha un pil procapite più alto di quello del Veneto – i laziali sono quarti in “classifica”, dopo emiliani-romagnoli [terzi] lombardi [secondi] e altoatesini [primi].
    e quindi tra la presunte “tre, quattro” Regioni, c’è proprio il Lazio, mentre il sottinteso di Zaia lascia intendere che le Regioni siano Veneto, Lombardia, Piemonte e – forse – Liguria [che ha un pil procapite come quello delle Marche], quelle “verdi”, insomma.

    poi bisognerebbe parlare della qualità e quantità di servizi che lo Stato [e il paraStato, quindi anche gli investimenti in mobilità – per esempio] eroga effettivamente al Sud.
    mi sembra “incontestabile” che – per mantenere l’esempio di Federica – il Nord sia un genitore che si concede molte uscite e molte cene e molti lussi, mentre il Sud resta a casa da solo, a guardare la tivì, nella speranza di non prendersi nemmeno un raffreddore – o sono guai…

    ma di incontestabile c’è davvero poco, in realtà.

    e-

  8. federica sgaggio Says:

    Valter, non vale l’analogia famiglia-Stato.
    Vale l’esempio, e serve a dire che prima viene la decisione di stare insieme o di dividersi, e poi – solo poi – si cercano ragioni a giustificazione di ciò che s’è deciso per motivi ideologici (quando si dice che l’amore è finito, per esempio!).

    Quanto al resto, come si fa a parlare di produttività territoriale senza mettere in discussione eccetera, ti domandi.
    Io ti domando, invece: come si fa a parlare di produttività territoriale punto (interrogativo).

    Cos’è un territorio?
    Che omogeneità ha?
    Chi decide che ce l’ha, a differenza di altri territori che gli sono contigui?
    Perché si suppone che esso abbia interessi omogenei?
    Che senso ha una ipotetica rappresentanza territoriale?
    Il pil è classista o no?
    Chi mi garantisce che le aziende che vanno bene reinvestono gli utili?
    Chi mi dice che guadagnare di più a spese degli altri, dell’ambiente, della qualità della vita, è una cosa giusta?

    Confusa?
    Oh, sì.
    Ma la finzione – non tua, sia chiaro – della razionalità pseudo-economica mi sembra una (questa sì) narrazione inaccettabile. Una favoletta.

  9. vbinaghi Says:

    Federica, il concetto di territorio è, come tutte le cose vitali, ambiguamente spartito tra geografia e cultura. Di fatto la risposta è che la storia definisce i luoghi come tali, non l’universalismo di uno spazio puramente geometrico, dove ogni punto è uguale e indifferente agli altri.
    Comunque, chi vuole capire dove va e andrà prossimamente il potere, è meglio che stia attento a quello che si dice (e soprattutto a quello che non si dice) al meeting di CL.
    Quelli per il potere hanno un fiuto infallibile. Per esempio:
    http://www.dongiorgio.it/scelta.php?id=1102

  10. mauro mirci Says:

    Anni fa, quando dovetti decidere se rimanere o andarmene (probabilmente in Veneto, per cercare un lavoro in linea con certe aspirazioni che in quegli anni avevo, e rimanere lì, e integrarmi come altre migliaia di siciliani, e poi, in estate, tornare “al paese” e fare il paragone tra qui e lì e concludere che lì è meglio) decisi di rimanere. Qualcuno mi rimproverò. Io risposi che questa terra poteva cambiarla solo chi rimaneva, non chi andava via.
    Oggi leggo ciò che scrive Giovanni, lo trovo profondamente vero, e mi rendo conto che chi è rimasto non è riuscito a cambiare nulla.

  11. cletus Says:

    la butto lì come mi viene. L’ostacolo maggiore sta nel considerare “virtuose” solo le regioni del nord (ma fingere di dimenticare perchè è cosi).
    E’ un fatto che l’economia del sud (segnatamente in tre delle sue regioni) è fortemente compromessa con la criminalità organizzata.
    Il turismo, che da solo potrebbe rappresentare il volano proprio per quelle regioni, necessita di investimenti (che visto anche il malaffare col quale sono state gestite in passato da appositi organismi centralistici) di una mole tale da renderli appetibili per mafie e mafiette in doppio petto e non.
    Se non si corregge questo ostacolo prioritario, Zaia ha un bel raccontarla come meglio crede.

  12. federica sgaggio Says:

    @ Valter.
    Il fatto che Tosi abbia vinto le elezioni, qui a Verona, con quelle percentuali, e che le abbia vinte dopo che il precedente sindaco di – facciamo per brevità – centrosinistra aveva sostanzialmente regalato agli industriali un’intera porzione della zona sud della città (con un progetto che aveva un suo perché, per carità), aveva già purtroppo reso estremamente chiaro che non solo s’era spostata la gente, quella a cui sotto il Po danno la doppia «g» iniziale, ma anche gli industriali stessi (che per rinunciare alla «loro» Verona sud immagino avranno avuto buoni motivi) e i pezzi di potere collaterale alla chiesa che ancora riescono a spostare i voti.

    Quanto al resto.
    Mauro, ognuno c’ha i problemi suoi.
    Chi è rimasto in Sicilia non avrà cambiato niente (tra l’altro io non sono completamente sicura che la questione morale possa assorbire tutte le questioni politiche, o anche solo la loro quintessenza); ma chi è al nord ha cambiato le cose eccome.
    In peggio.
    E io non credo affatto che le abbia cambiate in peggio per colpa del sud.

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