Sigillato immaginato corpo + punipetto

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di Umberto Casadei

… ritorno a un pensiero già fatto a suo tempo, ossia, non aver mai compiutamente immaginato Eluana Englaro come corpo e tuttavia, al tempo stesso, di avere pensato costantemente al suo corpo. Cosa significa? Come funziona? Che situazione è? Naturalmente sapevo, e so, che situazione è. Si è trattato, almeno in rete, di un tema dibattuto. Il tema delle immagini circolanti di Eluana Englaro. Mostrata viva, sorridente, giovane. E assai più sporadicamente, cioè quasi mai, nelle condizioni in cui realmente si trovava. Eppure, penso, bevendo lo sherry, anche no. Non lo sapevo. Non lo so. Per esempio, mi dicevo, pensa quando parli a Gioia di tua madre. O a tua madre di Gioia. Certo che mia mamma è una bella tipa!, dici a Gioia. Dici così, no?, pensavo. Mia mamma ha detto questo e ha fatto quell’altro. Ebbene, pensavo: quando parli così, hai presente tua mamma? In che modo, mentre parli di lei, l’hai presente? La vedi mentre parlando la evochi? Se la vedi, ne vedi il volto? Se non ne vedi esattamente il volto e tuttavia tua madre, mentre ne parli a Gioia, ti è presente, in che modo ti è presente? Che cosa di lei hai presente? Che cosa è, esattamente? Nel senso: è, tua madre, esattamente? Pensa a Eluana, mi dicevo. Un nome. Divenuto in qualche modo familiare. Veniva chiamato. Un nome molto chiamato. Anche tu chiamavi il nome. Ma il nome non era il corpo. Pensavi la cosa del nome. E pensavi al corpo del nome. Ma il corpo del nome non era la sua cosa. Avevi avuto delle immaginazioni, sul corpo del nome. […]

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