Leggere è il cibo dei tarli

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[…] Se l’Uomo è messo più o meno come accessorio, la donna/lettrice, bella e romantica come la ragazza, o caparbia e ironica come la nonna, cioè le uniche altre rappresentazioni della donna accettate in uno spot dopo la perfezione delle modelle, o fa da baby-sitter o tiene in mano, al massimo, un quotidiano. Ma non è mai raffigurata nell’atto di leggere. Così come per vendere il budino, la donna (ma con un’altra funzione) lo mangia, il collant lo indossa, le cremina antirughe la spalma, in questa immagine manca l’atto, la prassi. Leggere quindi è un’idea, un mito. Il mito della Letteratura, che emoziona (e inevitabilmente fa piangere, ma solo le donne), che ci tiene compagnia come uno yorkshire, che esiste, in sostanza, anche se nessuno la legge. […]

Nell’Archivio Caltari trovate, qui, un’interessante analisi dell’ultima campagna ministeriale per la promozione della lettura.

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