di giuliomozzi
Il quotidiano Il Giornale giustamente mette in evidenza (qui) l’intervento del signor Gioacchino Genchi al congresso del partito L’Italia dei Valori. Dopo aver sostenuto che “nel lancio della statuetta del duomo di Milano a Berlusconi non c’è nulla di vero” (lo proverebbero la sua esperienza in polizia e “i video che tanti giovani propongono su Youtube”: che è come dire che non c’è nemmeno bisogno di provarlo, in quanto tutti sanno come sono andate le cose), Genchi, scrive Il Giornale,
ricorda anche la vicenda di diversi anni fa quando Berlusconi, all’epoca all’opposizione, mostrò “un “cimicione” enorme che ritrovò nel suo studio accusando le procure rosse e che era chiaramente falsa”.
Ora: qualcuno si ricorda come finì la storia del cimicione?
Gli archivi dei maggiori quotidiani italiani non danno risposte definitive. Riassumo. Il 12 ottobre 1996 Silvio Berlusconi, allora all’opposizione, convoca la stampa e mostra una microspia, detta volgarmente “cimice”, trovata nel suo ufficio all’interno della sede romana di Forza Italia (Corriere). Qualche giorno dopo Berlusconi formalizza una denuncia, viene ascoltato dal pubblico ministero, eccetera, e nel frattempo cominciano a correre le voci più bizzarre, incluse quelle secondo le quali a installare la microspia sarebbero stati oppositori di Berlusconi in Forza Italia: o addirittura lo stesso Previti (Corriere, Repubblica). A luglio 1997 si legge nei giornali che, secondo il magistrato che conduce l’inchiesta, la microspia sarebbe stata installata nientemeno che da un dipendente di un’agenzia assoldata… per la bonifica di quei locali (Corriere, Repubblica). In sostanza, un modo come un altro per convincere il cliente della necessità dei propri servizi. Coerentemente con questo orientamento, nell’agosto del 1997 il gip di Roma archivia le ipotesi di spionaggio, e mantiene quelle per truffa (qui). Non trovo però articoli sulla conclusione dell’inchiesta e sull’eventuale processo. E’ da notare che già nell’ottobre del 1996 Repubblica, dando la prima notizia, dedicava un articolo di contorno al business della sicurezza (qui).
Negli articoli dei principali quotidiani, peraltro, non si trova traccia di “accuse alle toghe rosse” da parte di Silvio Berlusconi (e Ignazio La Russa, ad esempio, allora presidente della giunta per le Autorizzazioni a procedere, dichiarò di “non credere assolutamente” a simili ipotesi: qui). Presumo quindi che Gioacchino Genchi, dicendo quel che ha detto al congresso dell’Italia dei Lavori, abbia mentito.
Si trovano, al contrario, articoli (vedi: La Repubblica, a firma di Curzio Maltese) che danno credito all’ipotesi di una “bufala” organizzata dallo stesso Silvio Berlusconi (ci scherza su anche Roberto Maroni, qui). Per Francesco Cossiga, intervistato sempre da Repubblica, la microspia era certamente un’iniziativa dei servizi segreti (qui). Si sbizzarrì in ipotesi, ma in tono dichiaramente scherzoso, anche Umberto Eco (qui). Le reazioni del mondo politico furono comunque tutte solidali con Silvio Berlusconi:
“E’ un attentato alle libertà fondamentali del cittadino”, dice Fini. “E’ un fatto del tutto incivile e indegno di un paese decente”, dice Prodi, e siamo alla decenza. “E’ un atto illegale”, argomenta Veltroni, vicepremier. “E’ uno scandalo non inferiore al Watergate”, si sbilancia Buttiglione. (12 ottobre 1996, in Repubblica)
Il 30 dicembre del 2000, in un articolo apparso nel quotidiano La Repubblica a firma di Curzio Maltese, a proposito del ritrovamento di microspie nell’ufficio dell’assessore ai Lavori pubblici della Regione Lombardia, si legge:
Forse non tutti ricorderanno com’è finita la vicenda della cimice ritrovata dal Cavaliere nel suo studio nell’ ottobre del ’96. Giornali e telegiornali, dopo aver dato enorme risalto alla scoperta della microspia, si sono dimenticati d’informare sugli sviluppi. Come capita, specialmente se c’è di mezzo il primo editore d’Italia. Bene, un’inchiesta di mesi aveva accertato che la famosa cimice non veniva dallo “Stato di polizia” ma, sorpresa, da Forza Italia. (qui)
Ho frugato nell’archivio di Repubblica, ma non ho trovato nessun articolo che racconti di una soluzione della vicenda quale qui la accenna Maltese. Ovviamente può essermi sfuggito.
Qualcuno sa come finì la storia? Se ci fu una sentenza?
5 ottobre 2010 alle 01:39
forse a riguardo di genchi e di tutto il resto hai un pò di confusione…
il caso della cimice non è altro ke un modo per far digerire un boccone che sarebbe risultato amaro alla maggior degli italiani.. la bicamerale…infatti dopo che il nostro carissimo e amatissimo cavaliere convocò la stampa di tutto il mondo mostrando la fantomatica “macrospia” (ke altro nn era ke un ferrovecchio inutilizzabile dai tempi delle guerre mondiali)e additando fantomatiche “procure eversive e deviate”,d’alema( ke allora stava per diventare presidente della bicamerale con i voti di forza italia) nn perse tempo a solidarizzare cn il povero cavaliere!! VERGOGNA!!
LA VERGOGNA DELL’ITALIA! E NOI RIMANIAMO QUI A PERMETTERGLIELO!
LIBERI FISCHI IN LIBERO STATO!!!!
7 ottobre 2010 alle 07:18
E’ falso che in quell’occasione Silvio Berlusconi abbia convocata “la stampa di tutto il mondo”. E’ falso che abbia allora “additato fantomatiche ‘procure eversive e deviate’.”
Trovo francamente idiota, se si vuole accusare qualcuno di menzogna, farlo con menzogne.