[…] Il rischio, a questo punto, è che il corpo del viaggiatore diventi qualcosa di simile al corpo del paziente negli ospedali: un corpo sequestrato, spersonalizzato, sempre più indagato e gestito come una cosa. Lo strumento per compiere questo passaggio resta la tecnologia, declinata nel suo lato più alienante. Al di là di ogni considerazione pratica o morale, c’è qualcosa di semplicemente inquietante, o forse solo ripugnante, nell’idea di venire fotografati nudi, uno dopo l’altro, un corpo dopo l’altro, da una macchina asettica e indiscreta. L’immagine del nostro corpo indifeso, fotografato nel suo intimo e riprodotto in colori metallici sullo schermo di un operatore alla sicurezza aeroportuale, rischia di diventare un’immagine emblematica del nostro presente. Siamo corpi nudi di fronte alla macchina.
Leggi tutto l’articolo di Marco Mancassola Il corpo del viaggiatore, apparso oggi 7 gennaio 2010 nel quotidiano il manifesto.
Tag: Corpo, Marco Mancassola
8 gennaio 2010 alle 09:16
E’ o non è la libertà di spostamento che viene compromessa ? Lo spostamento su grandi distanze ha fatto si che il ricorso al mezzo aereo, a fronte di tutte le titubanze legate alla paura del volo (di cui soffre ad esempio il sottoscritto) diventasse necessità insopprimibile. I propugnatori del terrore lo sanno e non a caso le loro gesta più eclatanti sono legate a questo mezzo di trasporto (da Lockerbiel, alle Twin towers per arrivare alla vigilia di natale, sul volo della Delta, attentato fortunosamente mancato).
Ogni ritrovato della tecnica volto a tutelare la sicurezza su questo modo di spostarsi fra cittadini liberi di nazioni a loro volta libere, è benvenuto, fatte salve le eventuali controindicazioni per la salute. Ma il punto nodale è: è lecito preservare un diritto (quello di potersi spostare liberamente facendo ricorso ad un mezzo aereo) a fronte delle resistenze, tutte ideologiche, in ordine ad una pretesa violazione della privacy ?
8 gennaio 2010 alle 13:40
Ho una domanda che mi perseguita. Tutti questi controlli per gli aerei. Va bene. Ieri ho preso un eurostar Padova-Roma. Nessun controllo. Nella galleria tra Bologna e Firenze ho pensato (ci penso ogni volta) all’Italicus. Due anni fa, in Spagna, ho visto che prima di salire sui treni ad alta velocità (non so i regionali) c’è un controllo – ma molto all’acqua di rose (e sì che lì sono stati attaccati proprio i treni, ed è stata ammazzata un sacco di gente).
Mi manca qualcosa.
gm
9 gennaio 2010 alle 08:44
Forse manca un grande eclatante mastodontico attacco alla rete ferroviaria di un qualche Paese, del genere Due Torri. DOPO, verranno prese precauzioni.
10 gennaio 2010 alle 11:17
francamente anche per me la sicurezza vale più della privacy, una volta morta della privacy non saprei che farmene, anzi, se servisse sarei disposta a spogliarmi nuda prima del gate sotto gli occhi di tutti e rivestirmi passato il gate sotto gli occhi di tutti, persino con un buco nel calzino
credo che sia impossibile, fare gli stessi controlli sulle reti metropolitane e ferroviarie, si ingorgherebbe tutto, tra l’altro mi pare che il numero dei morti nei disastri ferroviari sia sempre stato minore, e comunque i treni sono costretti a viaggiare e morire sulle rotaie, non possono essere diretti contro il cupolone o la casa bianca
11 gennaio 2010 alle 10:34
Alcor, appunto perché facendo gli stessi controlli sulle reti metropolitane e ferroviarie “si ingorgherebbe tutto”, io – se fossi un terrorista – farei saltare qualche treno.
Bizzarramente, in Spagna gli attentatori suicidi si sono fatti esplodere a bordo di un treno della rete delle cercanìas, i treni regionali; ma i controlli (blandi, quando ci sono passato io) vengono fatti sui treni dell’Ave, l’alta velocità.
Che sia una questione di classe?
gm
11 gennaio 2010 alle 15:12
forse l’aereo ha una valenza simbolica maggiore, forse il numero dei morti dell’incidente aereo, anche non terroristico, colpisce maggiormente l’immaginazione, forse è più facile dirottarlo su obiettivi sensibili, certamente per un terrorista europeo o mediorientale l’aereo è l’unico modo per andare negli USA e gli USA sono il grande obiettivo, e forse anche, anzi, spero, i controlli visibili sono solo la punta di un’azione di intelligence della quale non siamo consapevoli
certo il passeggero ferroviario è in qualche modo più partecipe di quello che lo circonda del passeggero aereo, deresponsabilizzato una volta passato il gate, legato al suo seggiolino e costretto a guardare lo schienale di quello di fronte, senza avere il controllo della cappelliera, mentre in treno per esempio, almeno da noi, se qualcuno vede un bagaglio abbandonato è facile che chiami il capotreno
certamente il controllo, come l’attentato, è una questione di costi/benefici, e perciò anche di classe