
A sinistra, Silvio Berlusconi. A destra, Stefano Cucchi.
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Tag: Corpo, Corpo morto e corpo vivo
This entry was posted on 17 dicembre 2009 at 06:00 and is filed under Corpo morto e corpo vivo, I corpi di Silvio Berlusconi, Retoriche. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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17 dicembre 2009 alle 08:23
L’unica cosa che mi sento di dire è che – sì – entrambi testimoniano di questo tempo, è completamente vero.
Per le differenze in vita, in morte e in memoria. Per il differente destino di chi ha ferito l’uno e ucciso l’altro.
L’accostamento è osceno perché osceno è l’abisso che si spalanca fra loro.
17 dicembre 2009 alle 09:06
Martire.
“Chi soffre tormenti e morte, per attestare come vera la dottrina che professa. Estens. Chi soffre per soverchio lavoro o per maltrattamenti altrui.
.
Io tra le due immagini di Berlusconi e Cucchi vedo anche la non-fotografia di Eluana Englaro. Ma credo la vedano in molti.
17 dicembre 2009 alle 10:44
Osceno e basta. Non sono d’accordo Giulio. Non sono d’accordo. Basta con l’idiozia sbandierata come espressione di superiorità, come simbolismo supponente … non sono d’accordo Giulio con questa ilare satira da pigmei. E rileggiamoci Swift, per favore.
17 dicembre 2009 alle 10:46
Ma come si a Giulio a pubblicare a oltranza un corpo morto devastato dall’autopsia? Come si fa a esibire una persona per giunta deceduta come un pupazzo da piegare all’espressione arbitraria di simboli arrogati?
MI OPPONGO!
17 dicembre 2009 alle 11:17
Sono due maschere. Quella di Cucchi, che pare di cera, inquietante, terribile nella sua doppia martirizzazione, nella sua continua pesante allusione a chi lo ha pestato subito dopo averlo bollato, e a chi lo ha aperto per l’autopsia (che, sì, richiama all’accanimento della tecnica sulla Englaro). Una maschera però solo apparente che lascia subito vedere ciò che è: un uomo completamente spoglio, senza vita, un cristo deposto dopo la sofferenza, un non-più-di(vin)o.
Quella di Berlusconi è una maschera infranta, la sindrome di Peter Pan ridotta a niente, come è stato già detto l’immortalità, la mummificazione consentita già in vita dal sortilegio del potere, di colpo sbriciolata (un po’ il Kafiristan di “L’uomo che volle farsi re”). Una maschera che però è subito capace di suturare se stessa (tra l’altro anche grazie alla subitanea ostensione alla folla della maschera di sangue del premier) attraverso un’altra maschera: quella dell’uomo colpito, della vittima, dell’uomo messo in croce da chi non vuole amarlo nonostante tutto. Una maschera che pretende di essere più vera di quella precedente. Una maschera che comunque ancora non ci fa capire cosa c’è sotto il dio: un demone (come è stato detto), un uomo comune, il nulla?
17 dicembre 2009 alle 13:18
io non trovo niente di osceno, né di snobbistico. La parola martire viene a definire chi porta testimonianza; e Berlusconi e Cucchi sono testimoni del nostro tempo, da due poli diversi – ma diversi quanto? -, ma ci parlano di questo nostro tempo, di questo nostro oggi.
Non ci vedo nessuna satira alla Swift.
Per dire. se si vuole capire Primo Levi, bisogna leggere anche Hoss “Comandante ad Auschwitz”, così credo che per capire, comprendere la morte di Cucchi si debba guadare anche il copro di berlusconi.
d.
17 dicembre 2009 alle 13:53
Demetrio, in effetti io dicevo che è osceno l’abisso fra di loro.
Non che sono oscene le immagini, o anche una sola di esse.
17 dicembre 2009 alle 14:23
io ci vedo una denuncia alla pornografia dei tempi.
O.T.
letto “corpo vivo corpo morto”.
l’ho trovato un libro molto intelligente.
Cristiano
17 dicembre 2009 alle 15:52
MANIFESTAZIONE A ROMA CONTRO IL BAVAGLIO ALLA RETE IL 23 DICEMBRE ALLE ORE 17.00 IN PIAZZA DEL POPOLO. Copio-incollo:
“Salve a tutti,
abbiamo avuto i permesi per piazza del Popolo, lato Pincio, dalle ore 17 alle 19, mercoledì 23 dicembre 2009.
Luisa Capelli ha evidenziato in Questura che:
1 – si tratta di una manifestazione silenziosa (saremo tutti sdraiati a terra per un minuto) ed è stato marcato la staticità della protesta.
2 – il simbolo che useremo è il bavaglio (ce ne saranno tanti che distribuiremo, ma se potete prepararne un pò anche voi con vecchi lenzuoli bianchi è meglio!!!)
3 – In Questura abbiamo riferito l’assenza di musica e oratori.
Ci saranno anche i ragazzi del No B Day (il popolo viola).
A breve mi arriverà l’ok per far partire il TAM TAM in Rete il più possibile, ovunque possibile, con ogni mezzo possibile.
Chi volesse organizzare dei sit in, sdraiati a terra nella propria città, in silenzio, con un cartello “Libera Rete in libero Stato”, lo può fare, e soprattutto usate la telecamera per postare su You Tube. (esempio: “Libera Rete in libero Stato: 23 dicembre 2009 – Parma)
Stanno arrivando tantissime adesioni e avremo il sostegno di
alcuni media che annunceranno il sit in contro i provvedimenti
annuciati dal Governo per imbavagliare la Rete.
Vi segnalo intanto il bellissimo video di Claudio Messora “Discorso dal Cesso” (Byoblu.com) che ha aderito subito all’iniziativa e ci aiuterà a amplificare il tam tam.
http://www.byoblu.com/post/2009/12/16/Il-Discorso-del-cesso.aspx
17 dicembre 2009 alle 16:55
http://www.cnrmedia.com/cronaca/newsid/7152/berlusconi-franca-rame-cosi-diventa-un-martire.aspx
17 dicembre 2009 alle 18:05
io trovo che l’accostamento delle immagini sia molto illuminante per le differenze che ha ben evidenziato federica sgaggio, e penso che giulio abbia fatto bene a proporlo.
18 dicembre 2009 alle 20:18
Non trovo collegamenti tra l’orrenda foto di Cucchi ricucito e il volto insanguinato di Berlusconi.
19 dicembre 2009 alle 17:31
indubbiamente fa riflettere: uno è un martire telegenico, l’altro no.
: (
20 dicembre 2009 alle 19:34
Secondo me il particolare disturbante – forse da un punto di vista etico – è la contrapposizione tra i due, operata nel collage da Giulio: il due volti si “guardano” come a rappresentare due poli opposti in una situazione di conflitto; non credo sia corretto. Non servono gli strumenti del semiologo per accettare che possano fornire proprio questa impressione, senz’altro a coloro che hanno espresso dissenso.
Le tracce della sofferenza sui due volti credo appartengano a un unico, esecrabile campo che è quello della violenza. Subìta.