Questo scritto è lo scritto di uno scritto. Tratta di ciò che è stato suscitato da un altro scritto, quindi potrebbe essere vissuto come una specie di gatto stupido che si morde la coda. Io lo so che non è così. Perché quando si parla di qualcosa di cui (più) nessuno parla, c’è un che di giustizia interna, in questo – come nell’occuparsi di coloro dei quali nessuno si occupa.
Il libro
in questione è Corpo morto, corpo vivo di Giulio Mozzi. Che inizia in questo modo: «Io sottoscritto Giulio Mozzi, di anni cinquanta, scrittore di finzione…», eccetera eccetera. Che significa: «Ecco, io mi metto in piazza, e voi?».
Può una cosa del genere, quando tutto ciò che di solito nel mondo è messo in piazza è «i muscoli torniti del maschio, il corpo burroso della donna, oppure la disgrazia assortita, e magari qualche emergenza inventata», ebbene il mettersi in piazza non come figura pubblica, ma come impressionante, totalizzante sé – ebbene, ancora, tutto ciò può lasciare indifferenti?
16 dicembre 2009 alle 12:34
Il gatto non è MAI stupido. Tutti i gatti, inoltre, si mordono la coda.