3. di Daniele Muriano
I’m very happy, io venuto in volo
da Stati Uniti – sono newyorkese,
in Italì per il golpe del mese
look at the ticket per lo spettaccòlo:
«Vale per uno spettatore solo
per la tribuna della curva inglese,
si alzeranno infine braccia tese,
è vietato colpire il re col bolo.»
Vengon persone dall’intero globo,
alcune prive pure di biglietto,
ché l’evento è determinante e noto
anche i cinesi scatteranno foto,
in ogni albergo pieni i posti letto,
non può mancare il cittadino probo.
4. di Cristiana Pivari
Di fretta si raccolga la tenzone
si scriva senza indugio un bel sonetto
per dare all’altrui cuor dolce diletto
che il tempo vola via come aquilone
Allora mi cimento in questa cosa
non son poetessa e ve n’accorgerete
ma d’esperienze ho sempre fame e sete
e allor vi narrerò di quella rosa
A stelo lungo, col petalo di raso
si ergeva nel suo vaso di cristallo
tutta compita e anche un po’ distratta
non fece in tempo ad ammirar la gatta
che con la zampa bicolore messa in fallo
si rovesciava addosso tutto il vaso.
5. Metasonetto di Sergio Pasquandrea
Quel che mi viene in mente è che una volta,
durante una lezione, il professore
d’italiano affermò che avere sciolta
la poesia dalla rima era un errore.
Sosteneva che ormai era stravolta
la regola del gioco, e che il torpore
dominava i poeti, e che, dissolta
la gabbia, resta il vuoto al giocatore.
Ricordo chiaramente il mio stupore:
è una sciarada il verso, che, risolta,
perde interesse, senso e anche valore?
O non accade invece che ogni volta
la norma beffa ancora il trasgressore
e lo muta da anarchico in censore?
6. Risposta per le rime a Giulio Mozzi, scritta all’ora di cena di domenica 13 dicembre, di Christian Delorenzo
Mio caro Giulio Mozzi al bell’invito
Che il cuore… no! la mano (scusa!) detta,
Rispondo deliziato, in tutta fretta,
Ma siedo un po’ affamato al tuo convito.
Vista l’ora, un polletto ben tornito,
Patate al forno e un vino da gazzetta
(“Due soldi” qui la rima non rispetta)
Incarnano il mio sogno più proibito.
Di grilli per la testa non ne ho tanti:
In pancia invece sembrano alla prima
Di un film che ha molta infamia e poco lodo.
Infatti sono qui a scrivere a modo
Un sonetto che calchi ogni tua rima
E sazi il ventre con versi squillanti…
7. Il compito, di Chiara Santagada
Spetta ai poeti il compito di dire
ciò che sta chiuso in seno all’altra gente
e gridare, anche a prezzo di morire,
la verità, senza tacere niente;
e con voce di popolo chiamare
e con voce di cuore e di paura;
e giustizia per tutti celebrare
santificando ogni creatura;
e non stancarsi di narrare amore
e con occhi innocenti di bambino
vedere per chi è cieco e per chi solo,
dividendo la gioia ed il dolore
di chi è lontano e di chi è vicino,
paghi del canto, come l’ usignolo.
Tag: Chiara Santagada, Christian Delorenzo, Cristiana Pivan, Daniele Muriano, Sergio Pasquandrea, Sonetto
14 dicembre 2009 alle 08:48
Bravo Daniele!
14 dicembre 2009 alle 14:19
caro Giulietto se il mio cognome è Pivari, perché mi tagghi con quell’orribile Pivan? Una volta che son riuscita a vedere scritti il mio nome e cognome corretti non puoi farmi questa. Soffro di crisi d’identità da svariati lustri: Cristina, Piva, Cristiana Piva, Cristina Pivatti etc etc. Ti prego correggi!
14 dicembre 2009 alle 14:31
finalmente poesia in rima!
14 dicembre 2009 alle 18:35
come il ‘mio’ gruppo Rizoma su Facebook, solo più articolato e rimato. 🙂