Torna d’attualità Eluana: un libro aspro e straziante la rievoca. Tutti abbiamo vissuto la sua morte con tutte le gamme della passione umana verso una figlia che da tanti anni non sapevamo più se fosse forma di vita o forma di morte si sono scontrate sul povero corpo di questa ragazza. Adesso un grande scrittore veneto fissa in un libretto memorabile il succo della storia, e lo fa a futura memoria. La sua tesi è che la sorte di Eluana fa di lei una «santa»: una donna che ha patito al di là dell’esprimibile, per un tempo interminabile, fino all’estinzione totale.
«Eluana santa» è l’appello, forse (ma non ne sono tanto convinto) lanciato per provocazione, da Giulio Mozzi, uno dei migliori scrittori della nuova generazione, in un libretto che si legge d’un fiato, e poi non si smette più di ragionarci sopra: Corpo morto e corpo vivo. Eluana Englaro e Silvio Berlusconi (Transeuropa, 100 pagine, 10 euro). Presentando il libro, ho obiettato a Mozzi: «Ma santa perché? Ha sofferto molto, ma non sappiamo se accettava e voleva questa sofferenza, non sappiamo se la offriva per una sua redenzione». Perché noi siamo abituati al concetto di santo come testimone (in greco, martire) della fede, sofferente e non ribelle alla sofferenza. Santo è chi patisce un dolore forte ma lo regge perché ha una fede più forte.
Mozzi mi ha citato però le beatitudini: «Beati i poveri…,beati coloro che piangono…» (Le beatitudini sono date con testo diverso da vangelo a vangelo, il vangelo che Mozzi segue è quello di Luca). Forse che i poveri desiderano essere poveri? No, ma lo accettano. E saranno compensati per la loro condizione. Certo è comprensibile lo sdegno di questo scrittore verso l’etica in nome della quale il padre di Eluana veniva chiamato assassino, perché voleva fermare le macchine che mantenevano eternamente la figlia in quella vita- non-vita. Eluana è stata dunque una martire della tecnica. La tecnica è ormai uno dei nomi di Satana, dice Mozzi. Un idolo. Rifiutando obbedienza a questo idolo, il padre di Eluana ha fatto una scelta pia, non empia. Chi ha fatto la scelta opposta è stato, dice Mozzi, il capo del governo: il quale si è schierato per la «morte interminabile», sentita come una vita ancora sacra, da rispettare. Di fronte alla sotto- vita di Eluana, Mozzi colloca la super-vita di Berlusconi.
E qui la sua fantasia fa un salto. La santità che non viene riconosciuta a Eluana, finirà per essere riconosciuta a Berlusconi, e non sarà un ostacolo che la sua biografia sia costellata di scandali: lui è un politico, e la sua politica sta in questo: rispetta il magistero della Chiesa quando lo condivide, mentre quando si sente contraddetto dichiara di non essere al corrente della contraddizione. Se non può sempre mostrarsi interno alla Chiesa, si appresta a fare un’operazione sottile, mostrarsi in sintonia con la volontà del santo più pregato e invocato in questo momento, padre Pio, e infatti annuncia che andrà alla tomba del padre, ora beato e santo. Mozzi lancia una profezia: dopo il leader dirà che il santo gli è apparso e gli ha parlato, e così risulterà contiguo alla santità e da essa garantito. Mozzi fa così una lettura turbata e turbante del caso Eluana: sul corpo di Eluana si è combattuta una battaglia apparentemente etica, in realtà politica. In palio era il potere. Di stabilire il vertice etico dell’esistenza in terra, e autoassegnarselo.
[Questo articolo di Ferdinando Camon è apparso ieri, 9 dicembre 2009, nei quotidiani L’Arena di Verona, Il giornale di Vicenza e Bresciaoggi].
10 dicembre 2009 alle 14:02
Leggo la puntuale lettura di Camon come conferma della qualità della riflessione di Giulio Mozzi. Aggiungo un commento sulle caratterestiche della scrittura, che con il suo carattere apprentemente dialogante riesce a obbligare il lettrore ad un serrato “corpo a corpo” con il contenuto, che continua poi per giorni a frullare positivamente nella nostra testa. Grande prova, anche per le intuizioni filosofiche, a partire dalla diversitficazione di genere delle virtù cardinali e teologali (tema doverosamente riattualizzato).
tiziana agostini