di giuliomozzi
Risposta: sì, per due ragioni.
1. “La Repubblica” ha pubblicato delle informazioni che hanno fonti dichiarate: atti di procedimenti giudiziari, registrazioni, fotografie, interviste a persone con nome e cognome. “Il Giornale” ha usato contro Boffo una “informativa” scritta su carta non intestata, non firmata, non indirizzata, non presente tra gli atti del procedimento giudiziario: qualcosa che chiunque può fabbricarsi da sé.
2. “La Repubblica” ha pubblicato delle informazioni che indubbiamente danneggiano la reputazione di Silvio Berlusconi. “Il Giornale” minaccia di pubblicare informazioni che forse potrebbero danneggiare la reputazione di Gianfranco Fini, intimando allo stesso Fini di comportarsi bene, altrimenti…
Si può sostenere (gli argomenti non mancano) che quello di “La Repubblica” è pessimo giornalismo. Ma quantomeno ci sono informazioni credibili. “Il Giornale” invece offre informazioni che hanno tutta l’aria di essere fabbricate in casa (nel caso di Boffo) o non dà le informazioni (nel caso Fini), limitandosi all’allusione.
Tag: Il Giornale, La Repubblica
15 settembre 2009 alle 11:47
Perfettamente d’accordo. Il Giornale è diventato ciò che Montanelli non voleva che diventasse.
15 settembre 2009 alle 13:30
Non mi sono fatto ancora un’idea precisa della vicenda. Sicuramente nutro poca fiducia nei confronti di una persona che non ride mai. Di uno che non ha minimamente il senso dell’ironia come Scalfari (Il Direttore è Ezio Mauro, lo so, lo so ma per me Repubblica resta sempre il quotidiano di Scalfari). Al contrario, per quanto eccessivo e egocentrico; per quanto su posizioni lontanissime dalle mie Feltri, inteso come personaggio, mi piace.
Di sicuro la vicenda ha assunto dei connotati grotteschi. Mi sembra una scaramuccia tra bambini alle Elementari.
“100 volte scemo”.
“Scemo tu che l’hai detto”.
“Faccia di serpente, non mi ha fatto niente”.
“Faccia di maiale, non mi hai fatto male”.
Adesso mi aspetto che qualcuno si metta li col righello e dica:”Vediamo chi ce l’ha più lungo”.
15 settembre 2009 alle 23:23
Mi piacerebbe chiedere a Feltri come ci si trasforma da giornalisti in killer a pagamento. Poi mi viene in mente che Travaglio, in modo più sottile ed elegante e col suffragio di fonti documentate, fa più o meno la stessa cosa, e che entrambi sono stati allievi di Montanelli. Puro caso?
16 settembre 2009 alle 00:09
Mah, questi difese a oltranza del “giornalismo” come lo intende Feltri (e i suoi tragicomici scudieri tipo l’agente Betulla/Farina) mi stupiscono sempre…
Valter, al di là delle difese d’ufficio che io capisco tu debba esprimere per motivi di schieramento, pensi davvero che le due figure siano equiparabili?
In primo luogo non ricordo le vittime che Travaglio avrebbe sulla coscienza: con le bastonate che dà e ha dato puntualmente tanto a D’Alema che a Berlusconi, mi piacerebbe davvero avesse il potere di fare “più o meno la stessa cosa” di Feltri, invece vedo che entrambi sono in ottima alute e ben saldi ai loro posti.
Al contrario Feltri, in manco un mese di mandato al Giornale, ha già ottenuto di togliere di mezzo Boffo e mandare un avvertimento chiarissimo a tutti i giornalisti d’Italia.
M anche lasciando da parte questa considerazione, non ti pare che nel momento stesso in cui dici “col suffragio di fonti documentate” stai confermando quello che ha scritto Giulio nel post e ribadendo che l’operazione portata avanti dal Giornale non ha più niente a che fare col giornalismo (buono o cattivo) ma si pone in un altro campo (intimidazione, falso, abuso, chiamiamolo come preferisci tu)?
16 settembre 2009 alle 01:00
@Teo
“motivi di schieramento?”
Te la perdono perchè mi conosci poco.
Mi piacerebbe si, potermi schierare come facevo a vent’anni, da quella che credessi la parte giusta. Purtroppo non ci riesco. Vedo non più forze ideali o partiti, ma due grandi gruppi editoriali in lotta, con due stili diversi come è diverso il gaglioffo da Arsenio Lupin, ma non diversi risultati, soprattutto niente motivazioni ideali alle spalle.
Mio figlio dice che è da vile, astenersi o credersi super partes.
Ma io mi sento infra partes.
Mi sento come se avessi cento anni, Teo, e ne ho solo cinquantadue.
16 settembre 2009 alle 01:07
Forse ci si dimentica di quello che, per me, è il cuore della faccenda: la deontologia. Feltri non è un giornalista, è un killer assoldato a 14 milioni di euro l’anno. Feltri si è stipato una notizia come un’arma, l’ha tirata fuori al momento giusto come un’arma, l’ha usata come un’arma. La stessa cosa sta facendo con Fini e i dossier. Feltri è uno pagato per raccogliere notizie: ma non per darle. La strumentalità del suo agire è chiara: agisce PER CONTO DI. Io ho questa notizia: attenti, guai a voi se. Queste pratiche, a mio avviso, lo squalificano deontologicamente perchè siamo anni luce dal confronto, anche serrato, tra giornali di idee contrapposte e con editori dagli interessi contrapposti. Con Feltri si ragiona con la pistola sul tavolo. Mackie Messer ha un coltello, ma vedere non lo fa.
16 settembre 2009 alle 08:08
Ricordo che i commenti firmati con indirizzi falsi non vengono pubblicati. g.
16 settembre 2009 alle 09:11
Valter, ti chiedo scusa se la mia frase ti ha offeso. E’ vero che non ti conosco abbastanza (anche se mi ricordo -con identico stupore- qualche altro tuo intervento a difesa di un fogliaccio come Libero).
Concordo con te sul discorso dei gruppi editoriali in lotta, ma anche questo ci riporta al senso del post di Giulio: Repubblica non è certo un esempio di buon giornalismo, ma resta vero che il modo in cui Feltri, agli ordini di Berlusconi, usa il Giornale va al di là del concetto stesso di giornalismo.
Se io metto da una parte il chirurgo trasandato che mi ha messo un punto di troppo quando mi ha tolto un neo e dall’altra un tizio che fa morire di setticemia delle persone sane a cui ha praticato un’incisione per riempirle di ovuli di coca da portare oltre un confine, non mi pare abbia senso rispondere: Che tempi, signora mia, la medicina non è più quella di una volta.
Fuor di metafora, potrà piacerti o meno il taglio delle inchieste di Travaglio ma
1) è decisamente altra cosa dal berciare di Repubblica, dalla sua insistenza sulle contraddizioni di Berlusconi riguardo alle proprie attività da puttaniere, la sua ossessione a coinvolgere le stesse gerarchie ecclesiastiche che poi avversa e dispregia su altre materie (come Giulio ha già detto su questi schermi)
2) paragonarlo a Feltri, dicendo che in fondo fanno “più o meno la stessa cosa” (con l’unica differenza che uno usa archivio e fonti documentate”, l’altro ciarpame di oscura provenienza) è un discorso che non tiene e infatti su questo, noto, non mi dai una risposta.
Ciao e scusa ancora,
Teo
16 settembre 2009 alle 13:33
Scusami tu, se ti pare che abbia offeso il giornalismo.
Io ho vissuto un’epoca in cui i corsivi del Corriere li faceva gente come Pasolini, che anche quando sparava contro una classe politica (quella democristiana), faceva cultura in senso non ideologico ma altissimo, e infatti non lo si poteva reclutare da una parte nè dall’altra. Articoli di Travaglio ne troverai postati anche sul mio blog, Feltri è un gaglioffo e basta. Eppure, non so come dire, non riesco a dire qui c’è il buono e qui c’è il marcio. E’ una strana percezione, di saturazione, di esclusione, o di voglia di astenersi. Non so se riesco a farmi capire.
16 settembre 2009 alle 14:51
Vorrei ricordare la vicenda Di Pietro/Feltri di qualche anno fa, conclusa con le scuse pubbliche di Feltri per aver montato un gran can can risultato poi falso.
Vorrei anche ricordare l’affaire Mitrokin e Telekom Serbia, anch’esse risultate montature ridicole e false.
Feltri così fa giornalismo, non da oggi.
E penso, io personalmente e di mio prorpio io solo e magari poi ho torto e ‘murdiddio mi ricrederò giuro che mi ricrederò, che si metta d’accordo con qualcuno prima di spararle così grosse, che non lo faccia solo per suo diletto o ingegno.
Mi permetto di ribadire che solo il fatto di concordare che Travaglio documenti le sue opinioni e le sue ricostruzioni lo pone fuori da ogni possibile confronto con Feltri. E’ come dire che Federer è più forte di Milito.
Saluti
16 settembre 2009 alle 14:57
Vediamo come Binaghi costruisce il suo discorso.
Qui viene posta una domanda impersonale su un fatto ipotetico:
“Mi piacerebbe chiedere a Feltri come ci si trasforma da giornalisti in killer a pagamento.” [Binaghi, qui e nelle citazioni successive]
Qui invece viene attribuito a Travaglio un fatto dato per scontato, cioè l’essere un killer giornalistico (un killer è al soldo di qualcuno):
“Poi mi viene in mente che Travaglio, in modo più sottile ed elegante e col suffragio di fonti documentate, fa più o meno la stessa cosa […]”
Naturalmente Binaghi non dà la prova né che Feltri sia un killer giornalistico, né che lo sia Travaglio. Cioè non fonda il suo discorso.
La differenza tra i due comportamenti, usare fonti documentate o no, dovrebbe essere il discrimine del comportamento corretto o non corretto perché questo dice il codice deontologico dei giornalisti. Ma Binaghi costruisce il discorso in modo che il discrimine diventi – magicamente direi – un dato secondario invece che essenziale.
Distogliere l’attenzione dall’argomento essenziale è una tecnica retorica dilatoria, queste tecniche vengono chiamate “ignoratio elenchi”, e nel mondo anglosassone “red herring” (aringa rossa) perché era sventolando aringhe affumicate che si portavano su false piste i cani da caccia dei concorrenti.
Allora mi viene da dire, meditiamo di più sul discorso, che poi è da un bel pezzo la pratica insistentemente seguita da Mozzi.
16 settembre 2009 alle 15:25
@Barbieri
“l’argomento essenziale”
E’ il giornalismo o la politica fatta fuori sede, cioè anzichè con argomenti politici con riferimenti a fatti giudiziari?
Se il primo hai ragione tu e il paragone non regge, se il secondo il paragone regge perchè l’intenzione e il risultato sono i medesimi: la distruzione dell’avversario politico senza una proposta politica realmente più efficace.
16 settembre 2009 alle 23:34
La Carta dei doveri del giornalista (sottolineo “doveri”) stabilisce che il diritto all’informazione dei cittadini è garantito dalla libertà del giornalista di ricercare e diffondere ogni notizia o informazione che egli ritenga di *pubblico interesse*, nel rispetto della *verità dei fatti* e con la maggiore accuratezza possibile.
Quindi i requisiti essenziali sono:
– Il pubblico interesse, che negli articoli di Travaglio su Berlusconi certamente sussiste. (Mentre certamente non sussiste riguardo all’orientamento sessuale di Boffo, né sussiste riguardo alle allusioni su Fini che nemmeno sono notizie).
– La verità dei fatti e l’accuratezza, che appaiono sussistere fino a prova contraria negli articoli di Travaglio, prova che nessuno finora ha fornito. (Mentre certamente non sussistono negli articoli di Feltri su Boffo, perché usa una velina, o su Fini perché sono allusioni).
Inessenziale è invece stabilire l’intenzione del giornalista (sia di Feltri che di Travaglio). Dunque ancora una volta Binaghi mette al centro del suo discorso un argomento dilatorio, una “red herring” .
Il ragionamento svolto da Binaghi essendo fallace dà come esito che i giornalisti avrebbero il dovere di agire contro la loro carta dei doveri!
Ora, poiché la deontologia giornalistica è posta a salvaguardia del diritto di tutti i cittadini all’informazione, il ragionamento svolto da Binaghi auspica che il diritto all’informazione di tutti i cittadini – quindi anche il proprio, ma forse non ne ha nemmeno consapevolezza, – venga arbitrariamente limitato.
17 settembre 2009 alle 01:48
Barbieri, mi spiace per te. Sei un sofista capzioso e pasticcione.
Io voglio una politica che non sia fatta a colpi di illazioni sulla vita sessuale dei soggetti e nemmeno sul documentato coinvolgimento dei soggetti in indagini della magistratura.
M’interessa la politica, non il giornalismo più o meno strumentale.
Devo scrivertelo in cinese?
17 settembre 2009 alle 01:51
Comunque se vi piace Travaglio dovrete tenervi anche Feltri.
Non c’è uno senza l’altro.
Il randello di Pulcinella e quello di Arlecchino.
Io a questo gioco (chi è meglio e chi è peggio) non gioco più.
La trasmissione di Vespa di ieri sera è stata vergognosa.
Ma alcune puntate di Annozero non da meno.
17 settembre 2009 alle 07:44
No, Valter, Andrea non è un “sofista”. Semplicemente, fa un ragionamento senza domandarsi se l’esito del ragionamento gli piace o no.
Io direi: indubbiamente Marco Travaglio, preso – non certo suo malgrado – nel vortice della spettacolarizzazione, fa un gioco al massacro. E in questo ciò che lui fa è paragonabile (il che non significa: uguale) a ciò che fa Feltri.
D’altra parte, non si può – credo – mantenere una distinzione tra chi, in questo reciproco gioco al massacro, usa informazioni decentemente vere e chi invece se le inventa.
E’ probabilmente credibile l’ipotesi che non ci sia l’uno senza l’altro. E aggiungerei: entrambi sono figli dei tempi. Me la prenderei con i tempi, piuttosto che con loro. Ovvero cercherei di capire come si è arrivati a un giornalismo-gioco-al-massacro così esteso, e se e come si possa, in questo clima, infilare – ad esempio, Valter, visti i mestieri che facciamo – infilare una parola più sensata (nei libri, in aula, nel web…).
giulio
17 settembre 2009 alle 07:53
Dimenticavo: ovviamente, se anche Andrea fosse “un sofista capzioso e pasticcione”, ciò non toglierebbe nulla al suo discorso. Cioè: va valutato il discorso, non la natura di Andrea.
Allo stesso modo, se il direttore dell’Avvenire è “un omosessuale noto per le sue frequentazioni nell’ambiente della prostituzione”, ciò non toglie nulla al suo discorso: va valutato il discorso, non la natura del direttore dell’Avvenire.
A meno che – e qui qualcosa cambia – il direttore dell’Avvenire non si esponga al ricatto di qualcuno dei prostituti dei quali è utilizzatore. Pagandoli, magari, con benefici ecclesiastici, incarichi nell’Azion cattolica, assunzioni al giornale eccetera.
Idem, ciò che mi preoccupa dell’attuale presidente del consiglio è: la sua ricattabilità.
Andrea peraltro, poiché per essere “un sofista capzioso e pasticcione” non c’è bisogno di utilizzare altre persone, non è ricattabile…
🙂
giulio
17 settembre 2009 alle 09:34
Scusate se mi intrometto ma ho una domanda per Andrea Barbieri.
Sei QUELL’ Andrea Barbieri (“Titonco”) che scriveva sul Forum del Maltese e di Fernandel?
17 settembre 2009 alle 09:38
Bene, vediamo la natura delle due ultime argomentazioni utilizzate da Binaghi.
La prima:
“Barbieri, mi spiace per te. Sei un sofista capzioso e pasticcione.”
Binaghi non dice nulla sulla mia argomentazione, utilizza invece l’ennesimo argomento dilatorio, in questo caso un “argomento contro l’uomo”. Questo tipo di argomento è indifferente alla verità o falsità della proposizione che critica, portando tutta l’attenzione sulle qualità personali dell’interlocutore. Come dire: quella proposizione è vera o falsa a seconda di chi la sostiene. Poiché io sarei “sofista e pasticcione”, la mia proposizione secondo Binaghi sarebbe falsa.
Faccio notare che già l’argomentazione “contro l’uomo” è il grado più basso della dilazione, in più l’insulto personale è il grado più basso dell’argomentazione “contro l’uomo”.
Veniamo all’ultimo argomento binaghiano:
“Io voglio una politica che non sia fatta a colpi di illazioni sulla vita sessuale dei soggetti e nemmeno sul documentato coinvolgimento dei soggetti in indagini della magistratura.
M’interessa la politica, non il giornalismo più o meno strumentale.”
Binaghi dà per presupposto ciò che dovrebbe provare, cioè che Travaglio o Feltri vogliono fare politica. Questa inversione appare in continuazione nelle sue argomentazioni.
Ma a noi interessa davvero imbastire discorsi sulle loro intenzioni?
La deontologia giornalistica, abbiamo visto, non dispone nulla sulle “intenzioni” del giornalista. Il perché è chiaro: poiché i processi alle intenzioni sono tipici delle dittature, le regole deontologiche sono studiate in modo da neutralizzare la faziosità politica del giornalista attraverso la prescrizione:
– dell’interesse pubblico della notizia:
– della verità del fatto (che ovviamente va intesa anche come completezza nell’esposizione).
Questi due punti sono posti all’inizio della carta.
Esistono anche altre regole deontologiche contenute in altri documenti, per esempio la regolamentazione della privacy o regole settoriali, per esempio sulle notizie economiche. Ma tutte devono fare i conti con i due punti visti sopra.
Dunque se noi vogliamo che il giornalismo non sia politicamente fazioso non servono processi alle intenzioni, ma serve difendere le regole costituzionali e deontologiche, perché in quelle riposa l’antidoto alla faziosità: sia (per la deontologia) imponendo al singolo giornalista di dare notizie fondate e di interesse pubblico, sia (per la Costituzione) affermando la libertà di informazione che garantisce il pluralismo, ovvio antidoto alla faziosità individuale.
17 settembre 2009 alle 09:42
Cocco, sono proprio io e mi fa piacere rileggerti!
17 settembre 2009 alle 11:44
Ho portato a settembre matematica per 4 anni di Liceo. All’ultimo anno mi hanno dovuto promuovere.
Ho imparato solo una cosa: le proporzioni. Sono belle le proporzioni.
Mourinho:calcio italiano=Berlusconi:politica italiana.
Il Giornale:Berlusconi=L’Unità:la corrente DS del PD.
In sintesi.
Travaglio, a mio avviso, non è da contrapporre a Feltri come modo di fare giornalismo. (Travaglio= grande giornalista, grande giornalismo di stampo anglosassone).
Semmai è l’uso che di Travaglio viene fatto ad essere molto simile a quello che Feltri ha fatto in occasione della polemica con Boffo.
La domanda iniziale posta da giulio: “Ciò che Il Giornale fa con Boffo e Fini è altra cosa da ciò che La Repubblica fa con Berlusconi?” ha quindi una risposta.
Si, ciò che il Giornale fa con Boffo etc è (completamente) AlTRA COSA da quello che Repubblica fa con Berlusconi.
Lo è nel metodo. Lo è nella natura.
Probabilmente non lo è nelle finalità, negli obiettivi.
E qui mi allineo con quanto detto da binaghi:”l’intenzione e il risultato sono i medesimi: la distruzione dell’avversario politico senza una proposta politica realmente più efficace”.
Tornando alla “querelle” binaghi-barbieri da spettatore esterno noto quanto segue:
1) Barbieri, che conosco da anni, da un punto di vista formale e logico è sempre ineccepibile;
2) vbingahi, nelle poche discussioni avute qui su vibrisse, mi sembra che nutra un risentimento di tipo GENERAZIONALE nei confronti di chiunque abbia meno anni di lui;
3) vbinaghi è uno che scrive “di pancia”; barbieri è uno che agisce “di testa”.
Ciao.
17 settembre 2009 alle 12:45
Binaghi ha un certo risentimento generazionale anche verso chi ha PIU’ anni di (scusa valter:-))
17 settembre 2009 alle 13:38
La parola risentimento viene usato spesso quando non ci si schiera (come d’obbligo) dalla parte letterariamente o politicamente corretta (la solita, in entrambi i casi).
La Rete non è un luogo di libera discussione ma un campo colonizzato, almeno nei blog collettivi e in quelli più frequentati, da una sinistra eticamente inconcludente ma boriosa e forcaiola.
Forse il risentimento di Binaghi non è generazionale ma di altra origine, ma certo non merita illustri attenzioni e approfondimenti.
Il risultato è sempre quello, qui come altrove: vi piace lisciarvela tra voi.
Auguri.
17 settembre 2009 alle 14:26
Te la sei presa? Mi dispiace, non era mia intenzione.
17 settembre 2009 alle 14:29
E poi, Valter, non esiste “la parte letteraria politicamente corretta”, di parti letterarie ce n’è più d’una, se non proprio una per testa.
17 settembre 2009 alle 14:32
Negli ultimi interventi ho parlato, in termini caustici, di:
1) posizioni sinistrorse autocompiacenti;
2) antiberlusconismo della salamella (o, se preferisci, dei tortellini della Festa dell’Unità);
3) necessità di un forte romanzo cattolico;
4) classe dirigente (del PD) da azzerare.
Ho scritto cose del tipo:
1) “Sono stanco di ascoltare i distinguo di Parisi, i ” debbono” di Rutelli, le barzellette di Franceschini”;
2) “Basta coi nostalgici, con le espressioni del Partito, con le macchiette al servizio del Vecchio Maggiore. Basta coi Bassolino, i Castagnetti, le Jervolino. Basta con il vuoto di Gentiloni, Fioroni, D’ Antoni, Visco, Manconi, Mussi, Pollastrini, Pecoraro Scanio. Ma basta anche con la confusione. Basta con i Girotondi, i furiocolombo, i Pancho Pardi, i Massimalisti e i Riformisti. Basta coi clichè e i Sansonetti e Giustizia e Libertà e Diliberto. Basta con le Dichiarazioni dell’Associazione Nazionale Magistrati”.
3) “vorrei un Ministro dell’Interno come Maroni e un Brunetta con l’abito del PD”;
4) ho quasi difeso Feltri (!!)
Questo è “lisciarsela tra di noi”? (Noi chi, poi?)
Valter, fai il bravo, suvvia. Ti sei semplicemente andato ad impelagare in una tenzone “filologica” e “filosofica” con Barbieri che, ti ripeto, è come andare a fare la guerra alla Cina con cento soldati disarmati a bordo del Gilera di mio padre: non c’è possibilità di uscirne vivo.
Io credo di aver capito quello che volevi dire e ti ho pure detto che, in linea di massima, lo condividevo.
Tornando a Mourinho: quanto a permalosità avete qualcosa in comune, eh?
Pensi di essere il solo, sulla faccia della Terra, a provare DISGUSTO per molte delle cose che abbiamo intorno? DISGUSTO, si. E anche RABBIA, senso di impotenza, oppressione. Bene, siamo in due. Incazzarsi fa parte del gioco. Cercare di stare in piedi è doveroso. Sapersi rialzare e guardarsi intorno è una gran cosa. Tirare avanti per la propria strada, poi, ha a che fare con l’epica.
17 settembre 2009 alle 15:17
SMEMORATI DI SINISTRA di Daniele Luttazzi.
Nel marzo 2001 conducevo con successo (7 milioni e mezzo di spettatori) un mio talk-show satirico notturno su Rai2 intitolato Satyricon. In una puntata intervistai un giornalista allora sconosciuto che aveva pubblicato da un mese un libro di cui nessuno parlava. Il libro s’intitolava L’odore dei soldi e riguardava le origini misteriose dell’impero economico di Berlusconi. Parlammo dei fatti emersi nel processo a Marcello Dell’Utri, braccio destro di Berlusconi, fondatore di Forza Italia (il partito di Berlusconi) ed ex-capo di Publitalia (la concessionaria di pubblicità di Berlusconi).
Berlusconi fece causa per diffamazione a me, a Travaglio, alla Rai e al direttore di Rai2 Carlo Freccero che con coraggio aveva mandato in onda l’intervista. Da me Berlusconi voleva 20 miliardi di lire. Quattro anni dopo quell’intervista, Marcello Dell’Utri è stato condannato in primo grado a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 2005 ho vinto la causa e Berlusconi è stato condannato a pagare 100mila euro di spese legali. Insieme con Berlusconi, mi fecero causa anche Mediaset(5 miliardi di lire), Fininvest (5 miliardi di lire) e Forza Italia (11 miliardi di lire).Ho vinto tutti i processi. Quell’intervista non diffamava nessuno. Informava in modo corretto.
Nel giugno 2001, Berlusconi vinse le elezioni politiche diventando capo del governo. Nel 2002, durante una visita di Stato in Bulgaria, Berlusconi pronunciò il famigerato «editto bulgaro»: disse alla stampa che Enzo Biagi, Michele Santoro e «quell’altro» avevamo fatto un «uso criminoso» della tv di Stato, pertanto lui si augurava che questo non si ripetesse. Sentire adesso Franceschini che, dopo i recenti attacchi di Berlusconi alla stampa, dice «Non vorrei che si passasse ad attaccare i singoli giornalisti» mi fa quasi tenerezza. Qualcuno avverta Franceschini che è tutto già successo.
Biagi, Santoro e io venimmo cancellati dai palinsesti: i dirigenti Rai (nominati dalla maggioranza politica berlusconiana) decisero «autonomamente» di non riconfermare i nostri programmi tv. Giustificarono la cosa come «scelta editoriale». Il problema è politico.
La satira dà fastidio perché esprime un giudizio sui fatti, addossando responsabilità. Colpisce Berlusconi ma anche la religione organizzata e l’opposizione inesistente del Pd. La libertà della satira in tv è libertà della democrazia. Neppure Rai3, i cui dirigenti sono di sinistra, mi ha mai chiesto di tornare in tv, in questi anni.
Il potere, in Italia, è suddiviso fra clan di destra e di sinistra. Scandali recenti hanno mostrato come questi clan si mettono spesso d’accordo sulla gestione della cosa pubblica, a livello locale e a livello nazionale. Lo stesso tipo di accordo precede le nomine dei dirigenti Rai. Il risultato è che la democrazia sostanziale è corrotta. La Rai attuale è piena di dirigenti che vengono da Mediaset, vere quinte colonne. Un anno fa, le intercettazioni telefoniche hanno mostrato come questi dirigenti si fossero accordati con quelli di Mediaset per una programmazione che favorisse Berlusconi in occasione dei funerali di Woytila e delle concomitanti elezioni. Berlusconi nel frattempo ha fatto una legge che proibisce la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche! Se questa legge fosse stata fatta dieci anni fa, nessuno conoscerebbe gli scandali politici, economici e sportivi più gravi della storia italiana recente.
Nel ventennio fascista l’unica agenzia di stampa era quella del regime, l’Agenzia Stefani: i giornali si attenevano a quello che scriveva l’Agenzia Stefani. I giornali liberi venivano chiusi e gli oppositori al regime perdevano il posto di lavoro, erano mandati al confino o peggio. Oggi non uccidono fisicamente gli oppositori, ma ti mandano al «confino mediatico»: ti tolgono gli spazi di espressione che avevi e che ti eri conquistato col tuo lavoro. Un esempio recente: a Berlusconi non piacciono Mieli e Anselmi? Mieli e Anselmi perdono il posto e nessuno fiata. Questa è la minaccia sempre presente.
Tutto origina dall’enorme conflitto di interessi di Berlusconi. È un capo di governo che ha aziende tv, imprese mediatiche, di assicurazione, di distribuzione pubblicitaria e cinematografica. Questo inquina la libertà del mercato.
Un’inchiesta recente ha dimostrato che, da quando è al governo Berlusconi, molte aziende hanno tolto pubblicità dalle reti Rai per spostarle su quelle Mediaset. Berlusconi inoltre controlla la politica economica e i servizi segreti. La sua influenza si estende su OGNI settore della vita italiana. È un potere di ricatto enorme. Uno dei pochi giornali di opposizione vera, questo che state leggendo, stenta a sopravvivere perché le aziende italiane non comprano spazi pubblicitari. Ecco un altro tipo di strozzatura. Non stupisce allora che i passi della quasi totalità della stampa e della tv italiana siano felpati. Il caso recente Lario/Noemi/D’Addario ha dimostrato una volta per tutte l’esistenza di una sorta di Agenzia Stefani contemporanea, prontissima a ubbidire alle esigenze del Capo e a massacrare la vittima di turno. Fra giornalisti e testate, la lista dell’inquinamento berlusconiano è lunga.
L’Italia è un Paese in cui vige un «fascismo light» che non mi piace per niente.
L’Italia è un incubo da cui mi auguro gli italiani si sveglino presto.
L’Italia è il Paese che amo.
FONTE:http://informazionesenzafiltro.blogspot.com/2009/09/smemorati-di-sinistra-di-daniele.html
17 settembre 2009 alle 15:44
Più precisamente, l’articolo di Luttazzi viene dal quotidiano “il manifesto” di ieri. gm
17 settembre 2009 alle 15:59
@Alcor
Ogni tanto vorrei anche prendermela con te, ma proprio non ci riesco
@Cocco
Potrei risponderti che io rischio denunce esattamente da quindici anni, (ma senza avere le spalle coperte dal gruppo Debenedetti) chiudendo i miei programmi di Storia Contemporanea di Quinta Liceo scientifico con un documentato excursus su P2, Legge Mammì e anomalia del conflitto d’interessi in cui si governa l’Italia, ma anche articoli in cui s’illustra il ruolo dell’eroico Ciampi e del roseo Prodi nelle più scandalose privatizzazioni dell’Occidente contemporaneo. Se me lo chiedono, concludo che per me fare politica o concepirla in questo orizzonte e con questa classe dirigente è impossibile. Loro capiscono.
In Rete, invece, il rifiuto di schierarsi o l’equiparazione almeno sostanziale tra due tipi di malcostume producono inevitabilmente una reazione scandalizzata e una pessima fama. Brutto affare per chi vuole pubblicare in un mondo editoriale dove i proprietari sono di Destra ma i capi divisione e gli editor sono tutti di sinistra (ex unni che governano tutto da Mondadori a Einaudi e poi hanno il coraggio di presentarsi magari su NI come intellettuali d’opposizione)
Risentimento, dite?
Altro che.
17 settembre 2009 alle 16:05
PS. Mourinho non mi fa impazzire, ma sono interista.
17 settembre 2009 alle 16:56
Io invece la denuncia me la sono presa a 23 anni e il processo (diffamazione; ingiurie; sostituzione di persona e disegno criminoso; si, hai letto bene, DISEGNO CRIMINOSO!!) è ancora in corso per avere scritto su un Pamphlet che un Onorevole della Lega (che dalle mie parti viaggia al 35/40%), a mio parere, non era degno di sedere sullo scranno di Montecitorio per una serie di cose TUTTE documentate.
Alcuni simpatici esponenti dell’Ulivo mi dissero:”Bello, interessante! Possiamo prenderlo in prestito per la campagna elettorale?”
Io dissi:”No problem, l’importante è che io non vada nei guai”.
“Tranquillo, mi dissero. Lo faremo vedere a uno dei nostri Avvocati. Se ci dirà che non è diffamatorio lo utilizzeremo”.
Bene.
Il bilancio al momento attuale è di:
1) 7 anni tra indagini e processo;
2) condanna in primo grado su 2 dei 4 reati contestati (anche sulla DIFFAMAZIONE su cui il PM aveva chiesto il proscioglimento);
3) 18 mila euro spesi in avvocati.
4) Provvisionale di 5 mila euro versata alla controparte.
5) in attesa dell’appello da 2 anni e mezzo.
Credi che io sia disposto a utilizzare prescrizione e indulto? Nossignore.
Io vivo male, molto male. E’ anni che vivo male. Guadagnavo mille euro al mese e ne spendevo 600 di avvocati.
Credi che sia andato dai Signori del Partito a chiedere l’elemosina? Nossignore.
Coerenza, innanzitutto.
Poi Dignità.
Fiducia.
Io non perdo. MAI. Con questi Signori qui, poi, le forze raddoppiano.
Sai che sono molto più incazzato coi Signori del Partito che non con il Buon Onorevole della Lega che, alla fine, mi è diventato pure diventato simpatico? E sai qual’è il motivo?
Lo stesso per cui all’inizio del post ho detto che nutro meno fiducia in un tizio che non ride mai rispetto a Feltri.
Sai che la Sinistra quando diventa cattiva è peggio della destra? E’ più subdola. Da un leghista ti puoi aspettare sfuriate, frasi ad effetto, slogan, bordate. Ma è, e rimane, quello che appare: un brianzoeu. Pane e salame.
Uno di Sinistra che ti si mette contro, al contrario, è come un gatto attaccato ai coglioni con le unghie di fuori. Non te lo togli dalla testa. Te lo posso assicurare.
Sono sempre stato molto critico nei confronti di Pansa , dell’operazione nazionalcommerciale da lui promossa con “Il sangue dei vinti”, e vs la sua deriva reVISIONIsta 2.0.
Bene, mi tocca dirti che ha ragione. Turandomi il naso mi tocca constatare che ha ragione.
Hai una vaga idea del macello compiuto dal PC qui a Como terminata la guerra civile del ’43-’45?
Bene, ciò non toglie che io possa nutrire ancora oggi fiducia che, da quella parte, accada qualcosa di GRANDE.
Scusa lo sfogo e il fatto che, una volta di più, io sia andato, come si diceva a scuola, fuori tema.
Ma non appiccicarmi etichette. Non fare il salvatore della patria con me. Siam tutti bravi a fare i duri e puri, a parole.
Gli atti delle mie vicende giudiziarie, se vuoi, sono a disposizione. E ti dico e ti dimostro che oggi in Italia puoi essere condannato in primo grado senza lo straccio di una prova.
17 settembre 2009 alle 18:31
Bene. Sono contento di averti tirato a raccontare questa storia.
Una volta si sarebbe detto: sono “edificato” dal tuo coraggio.
Quanto a me, non faccio il salvatore della patria, affatto.
Semmai, rimpiango di non averne più una.