Messaggi criptati per il popolo del dio

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di giuliomozzi

Dino Boffo, direttore del quotidiano della Conferenza episcopale italiana, Avvenire, ha scelto un modo interessante di affrontare il “caso Berlusconi”: ne parla con i lettori nella rubrica delle Lettere al direttore. Il primo spunto è stato offerto da alcune lettere (ad esempio quella di don Gormati) di lettori che, in sostanza, lamentano la mancanza (non solo nel giornale, ma anche da parte della gerarchia ecclesiale) di una “parola chiara, precisa, puntuale che condanna”. A queste lettere Dino Boffo ha risposto facendo notare che Avvenire non è stato silenzioso, che alcuni esponenti della gerarchia hanno parlato: certo, senza cedere alla cagnara mediatica, ma con chiarezza.

Il 12 agosto scorso, rispondendo a un altro sacerdote, Dino Boffo scrive:

[…] Voglio dire, don Matteo, che la domanda che conta in queste circostanze è, a mio avviso, la seguente: la gente è riuscita a individuare le riserve della Chiesa? Ebbene, la risposta che a me sembra di poter dare – ma il mio è comunque un ambito di osservazione limitato – è che la gente ha capito il disagio, la mortificazione, la sofferenza che una tracotante messa in mora di uno stile sobrio ci ha causato. I più attenti hanno compreso anche i messaggi specifici lanciati fino ad oggi a più riprese. Non è vero che quelli degli esponenti della Chiesa italiana siano stati interventi casuali o accenni fugaci impastati dentro a testi di tutt’altro indirizzo. Ciò che si è detto, lo si voleva dire. […] (qui)

Io non so se faccio parte della “gente” o dei “più attenti”. Dico solo già usare le parole “messa in mora di uno stile sobrio” – vabbè, con l’aggettivo “tracotante” – per descrivere il puttanaio scoperchiato dai mezzi di comunicazione sia un esercizio di minimizzazione piuttosto importante (così come parlare di “puttanaio” è un simmetrico esercizio di massimizzazione, sia chiaro).

Ma mi pare curioso che il direttore del giornale di una grande organizzazione, giornale che ha lo scopo istituzionale di dire ciò che ha da dire tale grande organizzazione, spieghi che ciò che ha da dire tale grande organizzazione rispetto a una certa cosa deve essere detto nella forma dei messaggi criptati. Così criptati che i destinatari (o forse solo i “meno attenti” tra i destinatari…) manco si accorgono della loro esistenza.

(D’altra parte, è geniale l’idea di trattare l’argomento nella forma di risposta alle lettere dei lettori: in questo modo si lascia ai lettori stessi l’onere di dire la “parola chiara, precisa, puntuale che condanna”; e nel contempo si fa capire all’attuale capo del governo che la “condanna” viene dalla base, dai preti di campagna, dal popolo del dio, dall’elettorato insomma).

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3 Risposte to “Messaggi criptati per il popolo del dio”

  1. federica sgaggio Says:

    L’altro giorno, per strada, ho incontrato un parroco che le vicende della vita hanno reso da tempo immemore amico di famiglia.
    «Come va?», gli ho chiesto.
    «Ah, c’è troppo caldo», mi ha risposto (segno evidente che non aveva voglia di dire cose).
    «Sì, però è estate e ci può anche stare», gli ho detto.
    «In effetti sì», ha replicato. «Come stai?».
    «Sono stanca, e il mio lavoro mi sta stroncando».
    «Come mai?».
    «Perché tutto quel che posso fare è contribuire a consolidare il potere di quei poteri che mi tengono subalterna, e questo mi crea un conflitto pesante».
    «Ah, certo. Ma perchè non te ne freghi?».
    «Non ci riesco».
    «Ma come? Pensa a me! Pensa alla chiesa! Cosa dovrei dire io?».
    «Sì. Mi rendo conto che sei la persona meno adatta con cui poter parlare di quest’argomento. Non per un tuo limite strutturale, è ovvio. Ma se riesci a sopportare d’esser parte della chiesa senza sentirti responsabile anche in minima parte di ciò che la chiesa fa, e magari anche contro di te, vuol dire che sei la persona meno adatta a parlare di queste cose».

    Tutto questo per dire che chi sta dentro la chiesa, in qualunque ruolo – anche da direttore del giornale dei vescovi di quella chiesa – svolge un ruolo che, volente o nolente, lo costringe a consolidare il potere della chiesa.
    Magari sceglie forme d’espressione tangenziali e allusive per dare una risposta a un’alterità dall’organizzazione; ma di quell’organizzazione è ingranaggio.

  2. vibrisse Says:

    Ed è anche per questa ragione che sono tentato dal protestantismo. gm

  3. vbinaghi Says:

    Anche a me capita, quando ho mal di denti, di desiderare di non avere più una testa. Ma è un’idea balzana. Bisognerebbe rendersi conto che l’intero sistema tecnico-edonistico in cui viviamo ha nel Magistero della Chiesa l’unica alterità visibile (naturalmente se si è disposti a riconoscerne il carattere spirituale) e difenderla, anzichè continuare a trattarla come se fosse solo un sistema di potere. Se a una donna che mi si offre ripetutamente io dico che no, io sono sposato, ma aggiungo che sono fortemente tentato, che messaggio veramente le mando?

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