Il 23 marzo scorso, nell’ambito di un corso di scrittura organizzato a Milano da Bruna Miorelli, tenni una lezione dal titolo (non inventato da me): I diversi gradi del non detto. Feliciana Fattori, che era in aula, l’ha registrata e trascritta. Potete prelevare il testo (l’ho riletto, ho sistemato un paio di frasi, ho controllato qualche citazione: ma è ancora un testo orale) cliccando qui. Mille grazie a Feliciana. gm
4 giugno 2009 alle 08:50
Ho appena scaricato il testo. Lo leggerò più tardi, in campagna, con comodo. Certamente sarà notevole. Grazie.
4 giugno 2009 alle 13:00
A pag. 6 si parla di “certi mezzi” che sarebbero ormai espulsi dalla “letteratura dignitosa”. Secondo lei quali sono questi mezzi, oltre alla già citata sottrazione d’informazioni?
4 giugno 2009 alle 13:56
Visto, e letto: come sempre, leggero all’apparenza, e poi utilissimo. Grazie.
4 giugno 2009 alle 15:42
bello. sono giovane e di studi non classici. non so quasi un acca di linguistica, ma è sempre piacevole ritrovare le proprie sensazioni spiegate.
grazie
4 giugno 2009 alle 17:03
Letto. Confermo: leggero all’apparenza ma di grande spessore intrinseco. Però, se mi permetti, Giulio, non sei stato graffiante, brillante come al solito, nell’eloquio. Qualcuno, ma lo so anch’io, dice che stai attraversando un periodo difficile. Coraggio, tutto passa. Magari il tuo sicuro successo in politica servirà a tirarti su.
4 giugno 2009 alle 22:07
Felice, ho forse il dovere di essere “brillante”? Non sono mica qui per divertirti. Scrivi che “qualcuno dice” eccetera, ma ti guardi bene dal dire chi è quel qualcuno. “Tutto passa” è un luogo comune. Non ho alcuna intenzione di avere successo in politica. gm
4 giugno 2009 alle 22:40
Hector, ci sono le agnizioni, i trovatelli che poi si scoprono essere i figli del re, le coincidenze straordinarie, eccetera eccetera. Ovvero tutto ciò che costituisce il “romanzesco popolare”. gm
5 giugno 2009 alle 12:54
Bello. Con me il non detto alla Mason non funziona perché io vado subito a vedere chi è l’assassino, e poi leggo il libro.
Certo, al cinema non posso, però se è ben fatto posso sempre vederlo due volte e godermelo senza l’ansia di non sapere chi è l’assassino.
5 giugno 2009 alle 15:21
Giulio, ok, questi sono i meccanismi più logori, anche se Hollywood non smette di riproporceli (esempi recenti: The Millionaire e Benjamin Button). Ma che dire di altre tecniche, come il mac guffin, il fucile di checov, il deus ex machina (tutte riportate in questa lista http://en.wikipedia.org/wiki/Literary_technique)? Si tratta di artifici che servono a portare avanti la storia, a creare suspense o sorpresa; artifici largamente usati (e quindi a loro volta logori) e però non indispensabili, se non forse nel thriller. La domanda è: un autore che voglia scrivere un romanzo dignitoso, non strettamente di genere, dovrebbe evitare l’uso di tecniche di questo genere?
5 giugno 2009 alle 15:34
Secondo me, Hector, sì. Oppure può farne un uso non ingenuo, ossia ironico. Ad esempio Quentin Tarantino li usa tutte, quelle tecniche, ma proprio tutte: ironicamente.
(Erano già usate ironicamente nel “Tom Jones” di Fielding…).
Questo non ci impedisce di leggere Victor Hugo, dove tutte quelle tecniche sono usate con estrema convinzione. Né ci impedisce di godere di questi film tutto sommato ottocenteschi come “The Millionaire” o “Benjamin Button”. Sappiamo essere lettori/spettatori diversi secondo le circostanze, no?
g.