di giuliomozzi
[Nel giugno del 2005 Gianni Bonina, direttore di Stilos (una bella rivista che oggi non c’è più, per la quale avevo già compilate le 100 puntate del (non) corso di scrittura e narrazione) mi chiese di inventarmi una nuova rubrica. Nacque così Trovarobe, rubrica dedicata (almeno in teoria) all’andar cercando libri. Poiché non mi sembrano poi brutti articoli, li ricupererò qui. Leggi tutti i Trovarobe].
Una cara amica compie gli anni. Tra qualche giorno la vedrò e le consegnerò il mio regalo. Sarà una scatola contenente un po’ di libri e di riviste letterarie più o meno introvabili. Due plaquettes del poeta friulano Mario Benedetti (non confondetelo con l’omonimo narratore sudamericano): Una terra che non sembra vera, Campanotto 1997, e Il parco del Triglav, Stampa 1999. Non tutte le poesie contenute in queste due plaquettes sono entrate in quello che è, a tutt’oggi, l’unico libro-libro di Mario (Umana gloria, Mondadori): quindi i due volumetti sono preziosi. Uno dei due contiene una dedica a me: ma non ha importanza, cioè che è dedicato a me è dedicato anche alla mia cara amica, alla quale devo molto – la scoperta della mia stessa voce.
Una plaquette di Claudio Damiani (del quale consiglio a tutti La miniera ed Eroi, entrambi usciti per Fazi), Fraturno, Il Melograno, 1987. È importante per me e per lei anche perché da un verso di una delle poesie di Fraturno è saltato fuori il titolo del mio primo libro (e il mio primo libro fu pubblicato in un giorno di compleanno della mia cara amica).
Poi un saggio: Patto giurato. La poesia di Milo De Angelis, di Eraldo Affinati, Tracce 1996. Se non l’avete mai fatto, vi invito caldamente a leggere un libro, uno qualsiasi, di Eraldo Affinati. Magari Campo del sangue, Mondadori. Martino Baldi (poeta, autore di Capitoli della commedia, Atelier 2006), ha scritto: «Lontano da ogni minimalismo, [Eraldo Affinati] mira al cuore delle massime questioni: il male, la morte, la sopraffazione, la violenza, la follia. Con lucidità e profondità, senza alcun compiacimento intellettuale, anzi facendo trasparire nelle proprie pagine, la temperatura del proprio sangue e la profondità delle ferite inferte dall’esperienza e dal pensiero a un’anima che si interroga. Un grande scrittore, come ne nascono ormai pochissimi ». E il suo saggio su Milo De Angelis (che è, a sua volta, uno dei maggiori poeti della generazione subito precedente la mia: leggete il suo ultimo libro, Tema dell’addio, Mondadori 2005) è bellissimo.
Di Edoardo Sanguineti, donerò alla mia cara amica Opus metricum, Rusconi e Paolazzi, 1960, libro circondato da una strabiliante fascetta editoriale: «L’esempio più rivoluzionario della poesia sperimentale», con tanto di foto di Sanguineti in giacca, cravatta, pullover, sigaretta e naso (il naso di Sanguineti era già allora il naso poetico più importante d’Italia). Oggi nessuno si azzarderebbe ad avvolgere un libro con parole come «rivoluzionario» o «sperimentale» (oggi si direbbe: «di facile lettura, tutto d’un fiato»), e che tutti stanno bene attenti a non farsi fotografare, neanche da Novella 2000, con la sigaretta in mano…
Ma non finisce qui. Ci sono due numeri di Prato pagano, mitica rivista di poesia degli ultimi anni Settanta, un libro introvabile di Maria Zambrano (pubblicato da Vallecchi nel 1964), e poi ancora riviste, plaquettes, pubblicazioni oggi introvabili o – se trovabili – costosissime.
Perché il punto è questo. Ci sono le biblioteche, sì. Ma la poesia, in Italia, vive di pubblicazioni sotterranee, a circolazione limitatissima, che diventano presto tanto mitiche quanto introvabili. E dentro queste pubblicazioni si trovano le origini di ciò che oggi è affermato, riconosciuto. Quanti si rendono conto, ad esempio, prendendo in mano Umana gloria di Mario Benedetti, che quello non è semplicemente «un libro», ma è l’esito di una vita intera consacrata alla poesia?
[La ripubblicazione di Trovarobe è dedicata ad Alex Fringberger, i cui libri sono così difficili da trovare che abbiamo dovuto inventarceli. gm]
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