E adesso, pover’uomo? (con un’idea segreta in fondo al post)

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di giuliomozzi

Ringrazio le persone che in questi giorni mi hanno espresso, pubblicamente o privatamente, il loro dispiacere per la fine della mia collaborazione con Sironi Editore (vedi qui e qui). Ovviamente la cosa dispiace anche a me, e molto, per le ragioni che tutti possono immaginare. Intendo smentire tutti coloro che hanno ipotizzato, anche qui in vibrisse – nei commenti – comportamenti poco chiari da parte dell’editore. L’editore ha presa la sua decisione nel gennaio scorso, e me l’ha subito comunicata. Abbiamo concordata la prosecuzione del mio lavoro fino a maggio, se non altro per seguire la promozione del Davide di Carlo Coccioli: al quale io tenevo e tengo moltissimo, e l’editore lo sapeva bene. Abbiamo concordato di aspettare la fine di maggio per divulgare la notizia (che peraltro, in forma privata, io ho comunicata a molti; e analogamente ha fatto l’editore). Abbiamo avuta qualche difficoltà negli ultimi giorni (vedi l’asincronicità della comunicazione), dovuta semplicemente al fatto che governare una separazione professionale quando gli affetti sono forti è complicato.

Davide

Ci sono alcune cose che continuerò a fare. Giovedì scorso ho presentato il Davide a Roma, presso l’abitazione della giovane (e gentilissima) Valeria Natalizia: si trattava della quarantunesima presentazione. Ora starò fermo per un po’, e intendo in settembre riprendere per qualche appuntamento il mio girovagare davidico. Grazie a chi ci ha ospitati finora, grazie a chi si è dato disponibile. Mi scuso per non essermi recato ovunque – ma recarsi ovunque è roba da ubiqui, e io non lo sono.
E nel frattempo, qualche altro libro di Carlo Coccioli comincerà ad avviarsi alla ripubblicazione…

Gli ultimi occhi di mia madre

ultimi-occhi-di-mia-madreTengo particolarmente ad alcuni libri Sironi che usciranno prossimamente. Il primo – che è appena arrivato in libreria – s’intitola Gli ultimi occhi di mia madre, e ne è autrice Patrizia Patelli (una torinese trapiantata a Verona). Nella scheda che fornimmo agli agenti di Pde (l’agenzia che distribuisce i libri Sironi) lo presentavo così:

“Il linguaggio rimosso è una rimozione del pensiero. Quando non ti si nomina più sei morto davvero. Scrivendoti qui mantengo vivo il tuo ricordo, mamma, non te, che chissà in quale dimensione sei ormai, ma il ricordo dell’ultima tua vita, nelle spoglie in cui ci è dato ricordarti”.
Gli ultimi occhi di mia madre, romanzo d’esordio di Patrizia Patelli, è tutto qui. Con una scrittura arroventata e convulsa, accumulando senza ordine narrativo capitoli brevi come fiammate, la figlia affida alle carte la conservazione della memoria della madre. E, per non perderne nulla, racconta tutto: anche il brutto, il terribile, l’osceno. La malattia. La malattia che comincia, già nelle prime pagine, a scrivere la morte sul corpo della madre, e che la figlia furiosamente trascrive su di sé: “Se la malattia un giorno si accanirà anche sul mio corpo so già l’odore che farò e saprò perché i miei figli se ne staranno a chilometri da me”. Fino alla finale, incandescente identificazione: “Non è mio, il mondo degli umani. Vengo da troppo lontano quando mi avvicino. Non assomiglio a nessuno che mi assomigli. Sono io mia madre, madre”.
Nella ormai lunga tradizione dei romanzi che raccontano l’identificazione e il distacco, la differenza e la ripetizione tra madri e figlie, figlie e madri, Gli ultimi occhi di mia madre si distingue per la straordinaria violenza, l’implacata lucidità, la tensione a raggiungere ciò che sta oltre i sentimenti, oltre gli affetti, oltre le storie delle vite: il corpo, la scrittura.

Se questa breve presentazione vi ha incuriositi, potete leggere qui alcune pagine – tra le prime – del romanzo.

Stile libero

Come molti sanno, dal marzo del 2008 ho anche un contratto di consulenza con Einaudi Stile Libero. Il cui primo frutto è la pubblicazione, qualche giorno fa, di L’ubicazione del bene di Giorgio Falco: e sono felice che la stampa lo stia accogliendo bene. Ricordo che Giorgio Falco aveva esordito proprio presso Sironi, con il bellissimo Pausa caffè; e che un suo racconto è compreso anche nel volume collettivo Anteprima nazionale, pubblicato da minimum fax e curato da Giorgio Vasta, anch’esso approdato in questi giorni in libreria.
Lavorare per Stile Libero è bello, istruttivo e stressante: non avevo mai lavorato prima per l’editoria industriale (sono stato un autore pubblicato dall’editoria industriale, ma è tutt’altra faccenda), e molte cose per me sono nuove.

Le carte del capitano Michel

Tra l’altro, è in libreria da oggi o da ieri un libro Einaudi che passò per le mie mani prima che mi fosse proposta la consulenza per Stile Libero: Le carte del capitano Michel, di Claudio Rigon. La solita storia improbabile: mi chiama una persona che conosco appena e solo per telefono, un allestitore di mostre, mi dice che un suo amico insegnante di fisica in pensione e fotografo per passione ha scritto una cosa bella ma nessun editore gli risponde, mi dichiaro disponibile a leggerla, la ricevo, la leggo, mi sembra davvero bella, penso che sarebbe un perfetto libro Einaudi, chiamo Einaudi, in poche settimane la decisione è presa. Rigon aveva già mandato il suo testo in Einaudi, mesi prima, ed evidentemente si era perso nel mucchio: ma i consulenti servono appunto a questo, ad avere delle risorse fisiche e mentali in più, una reattività in più, proprio perché stanno fisicamente fuori dalla macchina editoriale.
Il libro di Rigon è secondo me molto, molto bello; e se leggete il primo capitolo capite subito perché la penso così.

Lavoro futuro

Non è che mi sia molto chiaro il futuro, devo dire. La cosa certa è che con la sola consulenza con Stile Libero non ci campo. E vorrei evitare di campare di conferenze, corsi di scrittura e festival: potrei farlo, ma mi pare più un moto di dispersione che un moto costruttivo.
In questi giorni sono in trattative per un lavoro – che sembra molto interessante – nell’ambito della didattica dell’italiano via internet: non ne dico di più perché non esiste ancora un contratto firmato. Si tratterebbe peraltro di un contratto per qualche mese, e poi si vedrà.

Lavoro editoriale

Sto mettendo a punto delle proposte da presentare in ambito editoriale. Il problema è – banalmente – che il lavoro di scouting che faccio per Einaudi Stile Libero non posso farlo per altri editori: ma è in quel lavoro lì che, si dice, io sarei specializzato. Quindi devo inventarmi dell’altro.
Sto rispolverando vecchie idee lasciate a mezz’aria (la biblioteca di cultura fascista, la storia d’Italia attraverso le inchieste, la ripubblicazione di autori dimenticati – come Coccioli – ma ancora artisticamente e commercialmente interessanti, eccetera). Vedremo.

Ovviamente se qualcuno ha delle proposte da farmi, sono qui.

Potrei anche

Potrei anche lasciar perdere, e mettermi a fare tutt’altro. Ho campato vent’anni senza editoria, potrò campare ancora senza editoria.

Un’idea segreta

Ho anche un’idea segreta, che mi ronza nella testa da un po’, della quale sto parlando con prudenza a colleghi scrittori. Un’idea che potrebbe, come minimo, sconvolgere il mondo editoriale. Se qualche collega scrittore è interessato, mi scriva.

Un fotogramma dal film E adesso, pover'uomo? (1934), diretto da Frank Borzage e tratto dall'omonimo romanzo di Hans Fallada (1932).

Un fotogramma dal film E adesso, pover'uomo? (1934), diretto da Frank Borzage e tratto dall'omonimo romanzo di Hans Fallada (1932).

Articoli collegati: Scrivo questo romanzo perché ho bisogno di soldi.

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17 Risposte to “E adesso, pover’uomo? (con un’idea segreta in fondo al post)”

  1. Giacomo Brunoro Says:

    Ciao Giulio, io tifo spudoratamente per la tua idea segreta!

  2. Davide Donato Says:

    Fossi uno scrittore, di quelli veri intendo, non avrei dubbi nel darti una mano. Buona fortuna

  3. Gianluca Minotti Says:

    Ciao Giulio, la mia telefonata di ieri non era per quello che hai pensato, ma soltanto per salutarti, per sapere come stai e perché sapevo della fine della collaborazione per Sironi, e mi dispiace.
    Questo tuo post è, come tutto ciò che scrivi tu, come tutto quello su cui induci a riflettere, bello e profondo. Bello e profondo perché non ti prendi troppo sul serio e io penso, sono portato a pensare che non bisognerebbe mai prendersi troppo sul serio.

    Un’ultima cosa: nel mio piccolo anche io sto pensando ad altro. Altri ambiti lavorativi intendo, ma mi piacerebbe coinvolgerti/essere coinvolto in qualche tuo progetto…

    Ti abbraccio, ciao

  4. ramona Says:

    Mi associo a Giacomo: le tue idee “bombetta” hanno sempre un potere deflagrante pari a un’esplosione nucleare, e come questa suscitano reazioni ed emozioni a catena.
    Io non sono uno scrittore, ma se potrò fare qualcosa per te, come sai, pur nel mio piccolo, ben volentieri.
    Spero tanto che si apra presto un portone di concretezze davanti a te per un futuro un po’ più stabile.
    Un abbraccio!

  5. Johnny 99 - Giovanni Cocco Says:

    30 maggio ’09

    Tra le cose indecenti del mondo dell’editoria, la più bizzarra è data dal fatto che spesso gli scrittori non abbiano un’occupazione stabile nel LORO mondo ma vivano di Contratti a Progetto e collaborazioni: sintetizzando il concetto, non sarebbe molto più funzionale (e produttivo) se in una redazione di casa editrice lavorassero scrittori? Esempio concreto: io darei oro per fare il correttore di bozze, la segretaria di redazione (!!), ma anche il magazziniere o il puliscicessi in una casa editrice.
    Perchè allora 10 autori affermati, per esempio, non se la fanno loro la casa editrice? Una mini azienda che fa libri, si occupa di editoria e dà da mangiare. Unico limite da porsi: non pubblicare con la casa editrice in cui si lavora. Mi sembra una cosa ragionevole, decorosa, onesta.

    PS: di tutta questa vicenda la cosa bella e importante è che Giulio Mozzi, lo scrittore (io personalmente lo preferisco mille volte al giuliomozzi Direttore di Collana), sia tornato.
    “Fiction”, a mio avviso, rimane una pietra miliare della narrativa degli ultimi 20 anni.

    Saluti a tutti.

    J.

  6. vibrisse Says:

    Johnny, le case editrici sono piene di scrittori. Mario Desiati, Antonio Riccardi, Antonio Franchini, Matteo B. Bianchi, Federica Manzon, Ernesto Franco, Michele Rossi, io stesso…

    Peraltro, non vedo perché le case editrici dovrebbero dare lavoro agli scrittori. Saper fare l’editor o il redattore o lo scout o il grafico o altro, e saper scrivere buoni libri, sono talenti diversi: diversissimi.
    Tu stesso preferisci il mio “lavoro da scrittore” al mio “lavoro da scout”…

    Ma ti dirò: sono contento di non essere più l’unico a pensare che “Fiction” sia un buon lavoro. Fu recensito maluccio, andò maluccio, ma io ero – e sono – convinto che sia un buon lavoro.

    gm

  7. cletus Says:

    vibrisse rivista (su carta, rispolvererei la proposta di Coniglio ed), vibrisse tv…(ancora ?), hai creato un marchio ! Declinalo !

  8. andrea branco Says:

    Sconvolgi, sconvolgi!
    (-:

  9. Bettina Todisco Says:

    Ciao Giulio,

    leggerti è sempre meraviglioso e mi spiace per i problemi che attraversi. Ma sento che sei un grande e che solo un grande come te sa trovare le strade, più o meno nascoste, per rinascere dalle proprie ceneri ogni volta, come la nota araba fenice.

    Per dire che sei un grande basterebbe guardare cosa hai fatto per davide da gennaio, da quanto appunto sapevi che la tua avventura con l’editore Sironi sarebe giunta al capolinea a maggio.

    Ti sono vicina con supporto.

    a presto, bettina

  10. silvana Says:

    continuano a piacermi le foto che usi per i post: ottima scelta anche in questo caso!
    in boccallupo, a prescindere.

  11. Johnny 99 - Giovanni Cocco Says:

    30 maggio ’09 – sera –

    Sarà, Giulio..
    Io continuo a vedere e leggere quarte di copertina tremende, copertine e immagini terrificanti, segretarie di redazione che manco sanno da che parte si apre un libro, uffici stampa che promuovono libri come fossero supposte.
    “Fiction” mi pare abbia venduto oltre 5mila copie: io firmerei per venderne tante del mio secondo. Piuttosto sarebbe interessante studiare a fondo il meccanismo delle recensioni. Ma questo è un discorso lunghissimo e non avrebbe senso affrontarlo qui.
    Io ho 31 anni, una moglie che adoro e una bambina, una Laurea, 37 lavori alle spalle prima di trovare un contratto a tempo indeterminato, un libro pubblicato nell’editoria UFFICIALE e una piccolissima agenzia immobiliare che mi sono fatto il culo per aprire e mandare avanti.
    Eppure un paio di mesi fa mi sono domandato: qual’è la cosa che avresti davvero voluto fare? E mi sono risposto: insegnare, proseguire nella carriera accademica, occuparmi di editoria. In ogni caso LIBRI.
    Ecco, questo era il senso dell’intervento precedente, quello nel quale ti dicevo che avevi il merito e la fortuna di fare un lavoro straordinario, che fa coincidere esattamente interessi e lavoro, vita e passioni.
    Ad ogni modo l’idea di una casa editrice fatta da scrittori è una grande idea!
    Ciao

    J.

  12. michiamomitia Says:

    Scrivo qui perché non avendo pubblicato nulla se non nel web, non so cosa sono. Comunque se ti serve una mano, pronti!

  13. adina agugiaro Says:

    l’idea segreta, che potrebbe … accipicchia!… sconvolgere il mondo editoriale, me gusta mucho. far fare bùm a qs sasso di granito, che pesa sulla creatività di molti e bravi autori, schiacciandola, ha un valore liberatorio e dà spazio al mio lato aggressivo- distruttivo ( istinto di morte, lo chiama Freud : ma va là .) Per intanto : so che sei candidato alle comunali di sabato prossimo a Padova con la civica ” Padova con Flavio Zanonato ” e ti sto segnalando a molti amici. Anch’io, con molta prudenza , comunico loro un’idea meravogliosa su di te, che mi sta frullando per la testa: fffr… ffffr… , idea tosta, che proprio non se ne vuole andare.

  14. scritture Says:

    Sono sicura che questa idea segreta è una grande idea, spero che molti scrittori si facciano avanti. Quando qualcosa finisce, qualsiasi ne sia il motivo, lascia sempre un po’ di tristezza, consola il fatto di avere tante persone che ti stimano, che credono che hai fatto un buon lavoro e che ti sono vicine in questo momento, tra queste persone ci sono anch’io. Un abbraccio e un in bocca al lupo. Lucia

  15. MErchesa Says:

    (Quest’uomo avrebbe un futuro nel mondo dei video satirici, se solo mi desse ascolto…)

  16. Bartolomeo Di Monaco Says:

    Giulio, mi piace la tua sincerità e il voler condividere con noi i tuoi pensieri.
    Sai i miei limiti e il mio grado di irritabilità nelle collaborazioni a più voci; se posso esserti utile, tuttavia, sono qui.

  17. achillemaccapani Says:

    Giulio, ti ho scritto, e immagino tu sia impegnatissimo. Ti confermo che sono pronto a collaborare per rendere concreta la tua “idea segreta”. Se posso esserti utile, sappi che puoi contare anche su di me.

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