di giuliomozzi
[Nel giugno del 2005 Gianni Bonina, direttore di Stilos (una bella rivista che oggi non c’è più, per la quale avevo già compilate le 100 puntate del (non) corso di scrittura e narrazione) mi chiese di inventarmi una nuova rubrica. Nacque così Trovarobe, rubrica dedicata (almeno in teoria) all’andar cercando libri. Poiché non mi sembrano poi brutti articoli, li ricupererò qui. Leggi tutti i Trovarobe].
Non voglio più leggere romanzi. Ho deciso. L’Europa è la patria del romanzo, si dice, «la coscienza europea si è costituita nella tradizione del romanzo», si dice abbia detto Milan Kundera, nel corso del Novecento si è combattuta una guerra fatta di molte battaglie tra romanzo e antiromanzo, si dice ancora, tante volte è stasto detto che il romanzo è morto, tante volte è stato detto che al contrario il romanzo è vivo e vivissimo, tante volte mi è stato domandato quando mi deciderò a scrivere un romanzo (l’ho scritto, è brutto), eccetera.
Non voglio più leggere romanzi ben fatti, romanzi con tutte le cose che si incastrano nel punto e al momento giusto, romanzi con l’intreccio fatto come dio comanda, romanzi che nella misura più opportuna smentiscono e nella misura più opportuna confermano le tue aspettative di buon lettore, romanzi con una bella ambientazione, con i dialoghi spigliati, con le vicende credibili, con le divagazioni accettabili, con i personaggi secondari caratteristici, con i personaggi primari tutti a tutto tondo, eccetera.
Non voglio più leggere romanzi programmaticamente sovversivi della forma romanzo, non voglio più leggere romanzi che in verità risultano essere degli antiromanzi, non voglio più leggere antiromanzi che in verità risultano essere dei romanzi, non voglio più leggere romanzi con l’intreccio sbrindellato, non voglio più leggere romanzi in cui i conti non tornano (e i duchi e i baroni nemmeno), non voglio più leggere romanzi che a capirli mi sento molto intelligente e a non capirli mi sento molto piccoloborghese, non voglio più leggere romanzi antiepici antilirici decostruzionisti eccetera.
Non voglio più leggere romanzi italiani, francesi, tedeschi, russi, spagnoli, inglesi, statunitensi, sudamericani. Non voglio più leggere romanzi askenaziti, sefarditi, istraeliani, yiddish. Non voglio più leggere romanzi cinesi, giappponesi, sudcoreani, nordcoreani, thailandesi, vietnamiti, cambogiani. Non voglio più leggere romanzi indiani scritti da donne, romanzi inglesi scritti da indiani, romanzi italiani scritti da albanesi, romanzi francesi scritti da donne algerine, romanzi cileni scritti da polacchi, romanzi tedeschi scritti da cechi, romanzi pinguini scritti da pinguini, eccetera.
Non voglio più leggere romanzi intimisti nei quali palesemente l’autore osserva con attenzione estrema e qualche infarinatura di psicoanalisi il proprio ombelico, non voglio più leggere romanzi di genere nei quali palesemente l’autore riversa la propria esperienza di vita delinquenziale terroristica avventurosa marginale tossicodipendente, non voglio più leggere romanzi beatnik nei quali palesemente l’autore mitizza i propri sballi le proprie bevute le proprie scopate i propri viaggi i propri amici i propri furtarelli i propri lavori occasionali le proprie dormite sotto le stelle le proprie case occupate le proprie zie le proprie mamme le proprie sorelle eccetera.
Non voglio più leggere romanzi nei quali si sente tutta la sorgiva e creativa potenza della lingua, nei quali si divincola prometeicamente l’immaginario collettivo, nei quali una collettività politicamente attiva si riconosce come gli antichi si riconoscevano nei loro miti fondatori, nei quali il caos della contemporaneità si rispecchia in una forma altrettanto caotica per quanto mirabilmente tenuta a freno, hop! hop!, dalla micidiale abilità tecnica del narratore.
Scusate, ma ogni tanto mi ci vuole. Bisogna pur dare una ripulita all’hard disk, delle volte.
[La ripubblicazione di Trovarobe è dedicata ad Alex Fringberger, i cui libri sono così difficili da trovare che abbiamo dovuto inventarceli. gm]
Tag: Romanzo
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