di giuliomozzi
Da quando li ho pubblicati e pubblicizzati qui in vibrisse, vedo che sono stati prelevati 482 esemplari del (non) corso di scrittura e narrazione e 396 esemplari de Il culto dei morti nell’Italia contemporanea. Mentre del libro Le vostre mani, appese, sono state acquistate in tutto 2 copie (e faccio notare che per ricevere il libro a casa si spendono 6,30 euro più le spese di spedizione; per prelevare un pdf si spende un euro e quaranta centesimi: assai poco, dunque).
Ora: i tre libri sono molto diversi tra loro, e quindi il paragone tiene fino a un certo punto. Certo che questa differenza di numeri mi fa pensare.
Sono portato a pensare che le due copie acquistate di Le vostre mani, appese corrispondano a due esemplari del libro effettivamente letti, o almeno sfogliati. Ma le 396 copie prelevate del Culto dei morti, a quante effettive letture corrisponderanno? Non ne ho idea. Non ho idea di come si possa saperlo.
Il Culto dei morti fu pubblicato da Einaudi nel 2000. Qualcuno lo lodò pubblicamente (vedi le recensioni di Aldo Nove, Marco Belpoliti ed Ermanno Krumm); altri pubblicamente lo stroncarono (ad esempio Giuseppe Genna; e vedi anche la sua successiva riflessione sociologica). Non vendette molte copie. Lo si trovava nelle librerie a metà prezzo già un paio d’anni fa.
Credo di poter dire che la rubrica Scriptorium, pubblicata nell’ahimè defunta rivista Stilos inventata e diretta da Gianni Bonina (che oggi cura il portale letterario Il sottoscritto), fosse abbastanza seguita. Se non altro perché mi succedeva spesso di ricevere via posta elettronica, dopo la pubblicazione di una puntata, commenti o richieste d’informazioni o suggerimenti di lettura. D’altra parte non credo che Stilos abbia mai superato, fuori dalla Sicilia (in Sicilia veniva distribuito, almeno inizialmente, allegato al quotidiano La Sicilia) le millecinquecento copie di vendita (l’informazione mi fu data a suo tempo da un distributore). In realtà tutte le 100 puntate erano state disponibili nel mio primo diario in rete, erano state disponibli nel vecchio vibrisse, ma solo con la pubblicazione qui, nel vibrisse in WordPress, hanno attirata tanta attenzione. Al punto che l’editore Terre di mezzo mi ha proposto di ricavarne un vero libro: un libro stampato. Cosa che avverrà (ho la consegna al 15 luglio).
Le vostre mani, appese raccoglie un gruppo di testi in versi che già pubblicati nel mio secondo diario in rete tra il 3 ottobre 2007 e il 19 marzo 2008. Non so quante persone le leggessero: così a occhio, una cinquantina.
Potrei dedurre da tutto questo che se Le vostre mani, appese ha attirato meno attenzione non è solo per le ragioni più facilmente immaginabili (il prezzo, sia pur basso; l’essere un libro in versi) ma anche per una ragione d’altra specie: si tratta di un testo più nascosto rispetto agli altri due; un testo nato nella rete e messo in vendita solo attraverso la rete. E quindi un testo minoritario.
Ragiono su queste cose perché, ovviamente, ho in mente anche l’esperienza di vibrisselibri. I cui libri (vedi il catalogo) sono pubblicati in rete, e successivamente proposti all’editoria convenzionale. Ora: tutti i libri pubblicati in vibrisselibri sono stati prelevati, così a occhio [1], in almeno millecinquecento copie; ma i due libri finora pubblicati anche in carta (Tana per la ragazza con i capelli a ombrellone di Monica Viola e Una tragedia negata. Il racconto degli anni di piombo nella narrativa italiana di Demetrio Paolin) sembrano essere anche quelli che sono stati prelevati di più.
Da quando è nata vibrisselibri sono successe tante cose. Si è mosso il mercato degli audiolibri (un prodotto perfetto per la vendita attraverso la rete), e infatti un libro di vibrisselibri, L’organigramma di Andrea Comotti, è diventato un audiolibro (presso Good Mood Edizioni Sonore: prima parte, seconda parte). Ma soprattutto si è aperto il mercato della stampa a richiesta (print on demand). Dopo lo sbarco di Lulu in Italia, è arrivato Il mio libro, iniziativa nientemeno che del gruppo L’Espresso/La Repubblica. Il guaio è che questi servizi si propongono come pure e semplici vanity press: non per niente il motto (tremendo e ingannevole, secondo me) di Il mio libro è: Se l’hai scritto, va stampato. E la partecipazione saltuaria di scrittori illustri alle iniziative de Il mio libro, così come la collaborazione con la Scuola Holden per un concorso, mi sembrano più che altro strumenti per aumentare il luccichio della cosa.
E poi ci sono i mitici ebook. Per lo sviluppo dei quali sarà forse decisiva la mossa dell’attuale ministro dell’Istruzione, che intende far fuori i libri di testo cartacei nel giro dei prossimi cinque anni. Ma per i quali, checché ne dicano (secondo me) i coraggio di di Simplicissimus Book Farm, lo strumento di lettura (la tavoletta con video e comandi) è ancora un aggeggio troppo delicato e troppo poco pratico (senza contare gli innumerevoli problemi di formato dei file). E anche il Kindle di Amazon, costi a parte, mi pare ancora un aggeggio per appassionati specifici. Conosco alcune persone che usano questi strumenti: si tratta di liberi professionisti che li usano non per leggere libri ma per leggere (o per archiviare) documenti.
Ora, vibrisselibri è in movimento (un movimento subacqueo, ma vero movimento). Un nuovo libro è pressoché pronto; un libro importante (e voluminoso) è in lavorazione; altri due libri del catalogo (daremo notizia tra qualche giorno) stanno per raggiungere la pubblicazione su carta; e tutto questo mi pare buono e bello.
Ma mi faccio anche delle domande. Più esattamente: non mi faccio domande, mi guardo attorno con un po’ di smarrimento, e cerco di mettere a punto le domande. Una domanda, ancora molto vaga, è ad esempio: ma che cosa ce ne possiamo fare, della stampa a richiesta? E la controdomanda: che ce ne facciamo della stampa a richiesta, se gli ebook stanno per invadere il pianeta?
Torno ai miei casi personali. Alcuni miei libri sono esauriti, sono fuori catalogo o sull’orlo del fuori catalogo. Così è per La felicità terrena del 1996 (Einaudi), Il male naturale del 1998 (Mondadori), Fiction del 2001 (Einaudi). Che cosa me ne faccio? Li propongo a qualche altro editore? (L’editore originale, se li ha lasciati andare esauriti e fuori catalogo, evidentemente ritiene di non poterci cavare più niente). Li impagino per bene e li metto prelevabili gratis qui in vibrisse? Li impagino per bene e li metto in vendita presso Il mio libro? (Che è più economico, per chi compera, di Lulu). Li lascio lì in attesa di tempi migliori?
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[1] Non disponiamo di un preciso sistema di conteggio dei prelievi.
Tag: Andrea Comotti, Audiolibri, Demetrio Paolin, Einaudi, Fiction, Good Mood, Il culto dei morti, Il male naturale, Il mio libro, Lulu, Mondadori, Monica Viola, Print on demand, Stampa a richiesta, Vibrisselibri
6 Maggio 2009 alle 07:52
Sono uno dei 396 lettori che hanno scaricato “Il culto dei morti nell’Italia contemporanea”, che ho letto dall’inizio alla fine trovandolo molto bello. Credo che ciò che blocca per quanto riguarda “Le vostre mani, appese” non è il prezzo irrisorio, ma il fatto che si debba completare una transazione on line. Voglio dire, scaricare “Il culto dei morti nell’Italia contemporanea” è davvero questione di un clic, acquistare “Le vostre mani, appese” richiede più tempo e un maggior numero di azioni, quindi è molto facile desistere. Questa è una cosa che vale in generale su Internet, spesso si raggiungono contenuti interessanti ma se l’accesso non è immediato si lascia perdere. Troppe informazioni, troppo poco tempo. Per quanto riguarda i libri esauriti e fuori catalogo, credo che il sistema migliore (a mio modesto parere) sia per l’autore di renderli disponibili gratuitamente su Internet. L’acquisto di un libro in libreria (o tramite un sito di e-commerce) è un atto d’amore nei confronti dell’autore e del libro stesso. Non sempre scatta questo colpo di fulmine. Ognuno di noi ha i propri gusti personali e le proprie rotte di lettura. Credo che i libri scaricabili da Internet permettano agli autori di raggiungere una fetta di lettori che non avrebbero acquistato i loro libri in libreria. Ancora una volta, non per motivi economici, ma perché magari non avevano voglia di fare la scelta di comprare quel libro di quell’autore.
6 Maggio 2009 alle 11:19
Ora le copie sono 3, Giulio! Il problema per Lulu penso sia la carta di credito.
Ma quante delle copie dei libri scaricati gratis vengono poi effettivamente lette? già non leggiamo tutti i libri che acquistiamo…
Personalmente resto legata al libro di carta confezionato e acquistato in libreria (pure virtuale), non c’è paragone con l’e-book, per mille motivi. Ho scaricato, penso, quasi tutti i libri pubblicati da vibrisselibri ma ne ho letti due per intero. Gli altri li ho cancellati dopo un po’ dal desktop, perché il tempo per leggere non basta mai, perché tra la fila dei libri di carta sul comodino e quelli downloadati, i primi hanno sempre la precedenza. Per rispondere alla tua domanda: i tuoi libri, proponili a un altro editore, se è possibile. è possibile? è bello che tu renda disponibili a tutti le tue parole, ma almeno lo sforzo di comprarle in libreria, penso sia un atto dovuto, a quelle tue parole, per chi le vuole.
6 Maggio 2009 alle 11:56
Ho ragionato anch’io parecchio sul print on demand e cose simili, per l’idea di cui si era discusso di recupero libri fuori catalogo.
Il ragionamento e alcuni conti uniti all’osservazione del funzionamento di questi siti e del modo di proporre i loro libri mi ha portato ad un ‘unica considerazione: del print on demand non ce ne facciamo nulla.
E’ antieconomico sia per chi stampa che per chi compra, la spedizione costa, non è facilmente accessibile, ha problemi di file e non ultimo il fattore “come pagare” è un fattore che allontana sia i possibili lettori sia chi vuole stampare se non ha carte di credito (in Italia questo sistema bancario sarà anche forte…ma è forte perché il carico delle spese è tutto a discapito dei correntisti, per non parlare del sistema della valuta e dei bonifici e mille altri balzelli vari…in qualsiasi banca). Olltre tutto ora e in futuro sarà sempre più rischioso usare i popri dati bancari via computer..per cui….
L’e-book. Io sono sostanzialmente d’accordo con Eco, per me possono fare anche lo space-book ma il libro rimarrà perché è l’invenzione perfetta.
Perché?
Perché i “supporti” informatici che usiamo non sono duraturi come volevano farci credere..in un bzzz ti perdi tutto. L’archiviazione personale è una mera illusione, è già obsoleta. Nei prossimi dieci anni dovrebbe concretizzarsi la connessione a 100 mega attraverso le fibre ottiche, le tecnologie le abbiamo ma sono i “supporti”, che bisogna sostituire. L’Italia probabilmente arriverà, se arriverà, ultima come sempre.
Io penso che il futuro non sarà e-book o file o chissà cosa. Penso che la soluzione più ovvia, visto le problematiche, sarà quella di avere un unico supporto “vuoto” (piccolo, grande, medio a seconda di dove si vuole usarlo) dove ogni volta che si vuole “una cosa” la si attinge direttamente dalla rete in tempo reale e stop, senza nessun archivio, o meglio, l’archivio sarà nazionale, mondiale, universale. Una specie di biblioteca permanente che non sta in casa tua (sul “computer”) ma sta perennemente “come se fosse” in casa tua. E basta.
Tutto il nostro archiviare sarà possibile lo stesso, ma solo archiviando in uno spazio virtuale come la rete che, a 100 mega, teoricamente, dicono, permetterà una massa di dati e percorsi, infinita. E abbastanza stabile salvo hacker e virus etc etc…
Se sia vera o no questa infinità non sono in grado di saperlo però mi pare l’unica idea sensata considerando che cd, file di testo, file audio video di dieci anni fa sono già “rovinati” o irrecuperabili e che molti hanno già perduto molte delle cose che avevano “archiviato”. figurarsi tra vent’anni…
Un altro motivo per cui l’e-book non sostituirà il libro è che, al di là di quello che si racconta, pochissime persone provano piacere a leggere a video letteratura, ne hanno già abbastanza di quello che devono leggere a video per lavoro. Dunque l’e-book, richiamando la pratica del lavoro e non del tempo per se stessi avrà scarsissimo appeal se non appunto su quelle persone per cui vita e lavoro coincidono.
Ci sono altre mille considerazioni da fare e che qui non è possibile fare ma la mia opinione è che il libro continuerà a avere i suoi percorsi e noi vivremo in un mondo iperuranico di idee da prendere al volo da infiniti spazi virtuali che non si sa bene in che mondo siano confinati e perchè…tutto questo fino a che non avverrà la singolarità, dopodiché chissà chi saremo…;))
6 Maggio 2009 alle 15:19
Io l’ho visto un e-reader, conteneva libri, non documenti. Ci si legge benissimo, non come sullo schermo del pc, ma visti i pochi titoli italiani a disposizione non l’ho comprato perché immagino che migliorerà ancora piuttosto rapidamente e me lo ritroverei obsoleto.
Anch’io preferisco la carta, (in forma di libro, perché stampare e leggere su fogli volanti non dà soddisfazione) ma mi pesa in valigia e più di tre o quattro volumi alla volta difficilmente mi porto dietro, quando i titoli scaricabili saranno molti lo prenderò. Per il lavoro e in viaggio mi sembra una grande idea. Che poi si diffonda, non so, ma se gli editori cominciassero ad attrezzarsi per fornire sia volumi che testi per e-reader, soprattutto i fuori catalogo, che costa troppo stampare rispetto ai lettori presunti, ma che sono ancora ottimi libri, non sarebbe una cattiva idea.
Io aspetto fiduciosa, se mi sono convertita alla rete non vedo perché dovrei essere conservatrice in questo campo che mi semplificherebbe la vita.
6 Maggio 2009 alle 17:27
Proposta. Per il 5% dei futuri diritti di autore dei tre libri già pubblicati: La felicità terrena, Il male naturale, Fiction, e di quello ancora da pubblicare da Terre di mezzo, offro 500 euro sulla parola.
6 Maggio 2009 alle 18:33
A me la stampa a richiesta non sembra una cattiva idea. È vero: “se l’hai scritto, va stampato” è ingannevole. Ma se invece il motto fosse: “voglio leggerlo su carta, quindi me lo stampo”? Quanti libri che quasi nessuno vuole leggere finiscono in libreria? Non dico che la stampa a richiesta dovrebbe diventare la norma, ci mancherebbe. Però potrebbe diventare un canale alternativo. Probabilmente su Lulu è pieno di robaccia inutile. Ma che male fa, se non viene stampata?
6 Maggio 2009 alle 18:42
Alle domande con cui Giulio conclude il suo post risponderei: trova un sito per rendere liberamente scaricabili i file di quei libri. Da quel sito potrai capire se l’interesse è veramente esaurito (come pensano gli editori originali su carta) oppure se c’è ancora possibilità di riproporre quel materiale.
Quel sito potrebbe essere Vibrisse Libri, che tra l’altro in questo modo avrebbe il catalogo arricchito da alcuni titoli di un autore che ha una sua fama.
Propongo questa linea d’azione sulla scorta di diverse esperienze – che possono essere interpretate come prove della sostanziale diversità del mercato dei file rispetto a quello dei libri cartacei.
Per esempio, senza andare lontani, Vibrisse Libri: i cui file più scaricati sono anche diventati i libri editati.
Per esempio, allontanandosi un po’ ma rimanendo nel web italiano, il marketing dei Wu Ming: i quali lasciano liberamente scaricabili i file dei loro libri (che nel tempo hanno accumulato ormai parecchie migliaia di download) e proprio per questo motivo convincono i loro editori cartacei a ristamparli continuamente (vendendo migliaia di copie anche delle edizioni su carta).
Per esempio, Bruce Sterling, scrittore statunitense attivo nel campo della fantascienza e della divulgazione scientifica. In effetti Sterling è stato tra i primi a sperimentare la pubblicazione gratuita dei suoi libri sul web (pubblicazione non soltanto del prodotto finito ma anche del work in progress – in modo da ricevere dal pubblico pareri, consigli e critiche). Uno dei suoi editori gli ha fatto pure causa, sostenendo che se i lettori potevano scaricare liberamente un libro dal web prima dell’edizione cartacea, non avrebbero più speso soldi in libreria… e quindi Sterling stava danneggiando sia il mercato librario in generale, sia il suo editore in particolare, sia la propria possibilità di guadagno tramite il copyright. Ma quello che è successo nella realtà, pochi mesi dopo la causa intentata dall’editore, è che i libri di Sterling hanno continuato a essere best seller.
Sembra proprio (ma magari percepisco male) che il web abbia l’utile funzione di «tirare la volata» agli autori e ai libri che scrivono, trasformando i primi in personaggi noti e i secondi in prodotti sicuramente vendibili.
6 Maggio 2009 alle 20:53
Sono un fautore del sistema digitale, che prima o poi avrà diffusione per gli innumerevoli risparmi economici. Si arriverà a trovare una soluzione soddisfacente per editori e lettori.
Ho già scritto in altre occasione che nel mio sito ho messo alcune libri digitali in vendita e altri scaricabili gratuitamente.
Mentre le vendite, a prezzi che vanno da 1,5 a 3 euro, sono scarse, i downloads fioccano.
Sono monitorati da Aruba.
Per curiosità sono andato a vedere l’ultimo mese, che va dal 7 aprile al 6 maggio, e questi sono i dati:
Michele: 26 volte;
I figli di Ludovico: 20
Giacomo e Ada 17
L’amicizia di Attilio: 16
Margherita 16
Cencio Ognissanti 16 (è di 400 pagine A/4, il libro a cui tengo molto)
I coniugi Materazzo 16
Via Pelleria (racconto breve) 15
La ragazza e il cavaliere (racconto breve) 15
Poesie e canzoni 11
Omaggio a Robert Burns 11
Babbo Natale (racconto breve) 11
Omaggio a San Prisco (racconto breve) 10
Un Natale dell’anno 5325 (racconto breve) 10
Analogamente è successo anche nei report passati
Da questi dati posso desumere, ossia, che almeno il digitale gratis funziona.
7 Maggio 2009 alle 00:32
Giulio le tue domande finali non sono mutuamente esclusive, tranne per l’editore.
Mettili qui e sul mio libro, nell’attesa di tempi migliori.
Ma davvero il non corso di scrittura è stato scaricato più ora? Ricordo che fu una delle prime cose che feci quando venni su wwwgiuliomozzi, avrei detto il contrario. Che cosa strana. Mi sa che sono stato anche l’unico a rilegarlo.
Comunque, fossi Giulio Mozzi io scriverei un (non) corso di lettura e decifrazione. E’ difficile leggere bene, un (non) corso gioverebbe.
7 Maggio 2009 alle 08:28
Giulio, la mia proposta era seria. Mi sentirei gratificato investire su di te. Speravo fosse una idea da sostenere e diffondere. Se poi non era allettante, come non detto.
7 Maggio 2009 alle 11:05
L’articolo stimolante di Giulio mi ha spinto a fare qualche altra riflessione sulla scorta della mia esperienza personale.
Stamani ho voluto controllare il totale dei downloads ricevuti dai miei libri gratis dal momento che ho istallato il monitoraggio di Aruba, ossia dal 3/9/2008. Non ho i dati, perciò, del periodo precedente che va dal 17/8/2007 al 2/9/2008. Il periodo preso in considerazione dunque è di circa 8 mesi. Il periodo perduto invece è di poco più di 1 anno.
Il dato è sorprendente perché il totale del periodo monitorato è di 951 downloads. Quindi si può presumere che dal 17 agosto 2007 (data di avvio della mia piattaforma) i downloads possano aver toccato un totale di 2.000!
Ora, non è possibile sapere quanti di questi lettori hanno letto il testo scaricato (e magari rilegato a libro), tuttavia apparirebbe che il libro digitale susciti interesse se è a titolo gratuito, mentre meno se si debba pagare anche una minima somma.
Se così fosse, significherebbe che oggi un autore che non abbia raggiunto una certa fama, per poter guadagnare qualcosa debba ricorrere ancora al cartaceo e alla presenza di una Casa editrice.
Sono convinto, però, che allorché le grandi Case editrici punteranno decisamente sul digitale per la presenza di idonei strumenti di lettura e venderanno il digitale a prezzi modesti, il pubblico si abituerà a questo nuovo modo di acquistare il libro e si disporrà ad acquistare anche il digitale di autori che si avvalgono del web.
7 Maggio 2009 alle 13:55
@Simone Battig: i tuoi dubbi circa la vendita di libri on-demand andrebbero applicati a qualsiasi sito di vendite on line – compresi eBay e Amazon. Direi, invece, che il problema di lulu.com e de Il mio libro sta nell’assoluta mancanza di “filtri”: il fatto che chiunque possa mettere in vendita il proprio libro, rende di fatto impossibile scegliere qualcosa di decente nel mare magnum della vanità.
@Giulio: Discorso molto diverso, invece, per i libri fuori catalogo: in questo caso, il mio parere è che sarebbe quasi doveroso permettere ai lettori interessati di poter avere un libro ormai introvabile. Le opzioni che proponi potrebbero essere percorribili contemporaneamente: file scaricabile, possibilità di ricevere una copia stampata, ecc.
Sulla differenza tra libri gratis e libri a pagamento, credo che a scaricare un file non ci voglia alcuno sforzo – a volte, lo si fa solo per curiosità, o pensando “un giorno lo leggerà” – mentre l’acquisto, anche a prezzo irrisorio, comporta una scelta un po’ più ponderata: potrebbe essere utile vedere la differenza di tiratura tra un giornale gratuito (e scarso) come Metro e qualsiasi altro giornale a pagamento (1 euro) che arriva ad un decimo delle copie. Ovviamente, poi, intervengono anche altri fattori…
Per quanto riguarda invece gli eBook, è presto per poter esprimere un parere. Gli eReader stanno migliorando, ma non è detto che si arrivi a qualcosa di veramente fruibile: una decina di anni fa, si pensava che tutte le enciclopedie sarebbero state su CD, e invece ora il mercato è dominato da enciclopedie in quindici volumi.
7 Maggio 2009 alle 15:07
@paolozardi
In linea di massima sono d’accordo con le tue riflessioni, anche se mi sembra che sia l’e-book (di cui si sente parlare da quasi due lustri) che i libri scaricati on-line lasceranno lo spazio ad altre cose, senza intaccare minimamente l’oggetto libro. Condivido anche il discorso della mancanza di filtri del print on demand. Non condivido invece il paragone tra i siti che vendono libri on-demand e i siti che vendono libri stampati da editori. Nel primo caso il sito svolge un “lavoro” che è sostanzialmente quello dell’editore (senza applicare filtri però…), nel secondo caso quei siti svolgono semplicemente un lavoro da libraio-distributore, che è un’altra cosa.
Detto questo non mi pare che comunque la vendita di libri on-line abbia preso chissà quale piede, credo bisognerà aspettare ancora un po’. Ma la cosa per me più grave è che se uno guarda le classifiche di vendita di ibs e quelle delle librerie i libri che si trovano nei primi 20-30 posti sono assolutamente gli stessi. Il che vuol dire che il modo di proporre la “vetrina” è assolutamente identico sia per le librerie che per le librerie virtuali e che i lettori, invece di cercare qualcosa di diverso, si accontentano comunque di prendere anche lì la Meyer o Faletti o De cataldo etc etc…..il che non mi sembra un buon segno.
Ma del resto è il paese intero che è fermo, mentalmente giurassico rispetto al resto del mondo (anche solo per questioni meramente anagrafiche). Ogni paese hai suoi difetti e i suoi pregi. Noi abbiamo i nostri pregi (pochi), ma il problema è che abbiamo TUTTI i peggiori difetti di qualsiasi tipo di cultura e organizzazione sociale….
8 Maggio 2009 alle 05:52
Che fare, Giulio, dei tuoi libri esauriti o fuori catalogo?
Io li possiedo tutti, ti ho sempre seguito, ma permettimi un consiglio: trasformali in ebook.
Nel 2003 pubblicai l’ebook “Amore di banca”; ebbene: alcuni critici delle testate giornalistiche, avvicinati per ottenere una notizia se non una recensione, mi guardarono con un che di compassione, ripetendomi: Ma chi vuoi che li compri, chi vuoi che li legga, è un’americanata e gli scrittori americani di grido che -scommettendo su di essi- li hanno pubblicati, hanno dovuto ammettere l’abbaglio, il fallimento. E li hanno trasformati in libri cartacei.
Avevano ragione, i critici di allora? No. Difatti, come dici giustamente, gli ebook adesso stanno per invadere il pianeta.
Ma perché lo stanno invadendo? Perché milioni di persone bramano di mettersi in mostra o di mettere in mostra le loro idee, le loro ricerche, la loro anima per lasciare nel mondo una traccia, oppure per soddisfare l’esibizionismo o il narcisismo dirompente, oppure per battere la depressione o per riscattarsi magari da una vita giudicata inutile, vuota, e per mille nuovi motivi elencati – tra l’altro e con un pizzico d’ironia – da Margaret Atwood (v. “Negoziando con le ombre”, Ponte alle Grazie, 2002) … A questo punto ti prego di non “incazzarti” se cito il mio racconto lungo “La sirena dell’immortalità” (Azimut, 2008), incentrato proprio sulle motivazioni alla fama e al successo nell’ambito dello spettacolo e dell’arte. Vedi (vedete), ogni azione umana si basa su due funzioni psicologiche: la funzione “manifesta”, ossia quella visibile, e la funzione “latente”. Se riuscissimo a comprendere o a decifrare la funzione “latente”, avremmo capito in profondità, o smascherato, le azioni nostre o quelle dei nostri simili. Senza nulla togliere, ovviamente, al valore delle azioni umane, siano o no svolte da persone di talento, specie artistico.
Un saluto cordiale, Ausilio Bertoli
— Ah, dimenticavo: scusami del mio esibizionismo.
8 Maggio 2009 alle 10:15
A me pare che sia strumenti come Lulu, Ilmiolibro, tutti gli altri ed eventuali strumenti di Print-on-demand, come pure gli e-book e relativi apparecchi per la lettura – tipo Kindle – siano, appunto, strumenti utili una volta che si siano definiti i limiti di questa “utilità”.
Ad oggi, non sono certamente utili a promuovere la letteratura (narrativa, poesia etc). E’ ovvio: la massa di cose inutili schiaccia quelle eventualmente interessanti: se ce ne sono sono invisibili e per forza di cose ce ne saranno sempre meno (che interesse ho a nascondere nel mucchio la mia preziosa opera d’arte? nel momento in cui debba decidere farlo ne avrò decretato la derubricazione a prodotto indegno di essere “pubblicato”).
Trovo siano invece utilissimi in altri ambiti: ad esempio nell’editoria scientifica (articoli di riviste, ma anche monografie specializzate). Oppure per le guide turistiche, o per la manualistica di varia natura (anche per le famigerate dispense).
Il problema è: le dimensioni di questo tipo di mercato possono sostenere gli investimenti necessari a mantenere e, anzi, a far decollare l’e-book come alternativa al libro stampato (che, sono d’accordo con hi lo ha scritto, è al momento insostituibile)?
Ciao,
Ezio
8 Maggio 2009 alle 12:41
Grazie. Sono in stato di crisi operativa e non ho il tempo ora di leggere tutto attentamente. Ma il tutto mi sembra interessante.
Per Felice Muolo: non ho capita la proposta.
13 Maggio 2009 alle 18:24
Giulio, la proposta è semplice. Mettiamo che uno scrittore di una certa fama stia per pubblicare un libro. Invece di aspettare i lunghi tempi dell’editore per riscuotere i proventi della sua opera, magari ha bisogno urgente di liquidità, cosa fa? Mette in vendita una percentuale del valore ipotetico dei suoi presunti futuri diritti (in denaro contante). Che, quando e se li incasserà, devolverà a chi ha investito su di lui. Che può guadagnare o rimetterci. Semplice, no? (Qualcosa come le azioni spazzatura di cui si parla. Scherzo, naturalmente.)