Mobile ordegno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor, con fosche note,
a chi legger le sa: Sempre si more.
Mentre il metallo concavo percote,
voce funesta mi risuona al core,
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.
Perch’io non speri mai riposo o pace
questo, che sembra in un timpano e tromba,
mi spinge ognor contro all’età vorace.
E con quei colpi, onde il metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace
e, perché s’apra, ognor picchia a la tomba.
Tag: Ciro di Pers
8 aprile 2009 alle 08:42
Che meraviglia. Scaricato subito. Grazie.