di Paolo Pegoraro
La rivista Letture ha scelto Davide di Carlo Coccioli come “libro del mese”. Questo articolo di Paolo Pegoraro appare nel numero in uscita in questi giorni.

Carlo Coccioli
[…] La riunione mensile del comitato scientifico di
Letture si apre proprio con una lettera inviata dall’autore a Ferruccio Parazzoli nel dicembre 1998. Lettera in cui si avverte tutta la pacata amarezza dell’autore per l’ostracismo riservatogli dai nostri editori. Che definisce «marziani». Egli ricorda che si geme per l’assenza dei suoi libri in Italia «perfino» su un articolo «lunghissimo ne
L’Osservatore Romano». Non solo. Coccioli trova cancelli chiusi anche presso i quotidiani e non viene concesso neppure un articolo una tantum: «Soffro [sottolineato nell’originale, NdA] realmente di non poter avere in Italia neanche uno sfogo ogni venti giorni». Perché questo ostruzionismo? Da un lato Coccioli lamenta, nel libro-intervista Tutta la verità, l’eccessivo predominio di scrittori come Moravia o Piovene sulla scena culturale (a proposito: la versione italiana di
Tutta la verità è quasi dimezzata rispetto all’originale spagnolo. Perché? Scelte editoriali). Ma un peso lo ebbe sicuramente l’omosessualità esplicita di Coccioli: il suo
Fabrizio Lupo – che peraltro affronta l’argomento in maniera assai casta rispetto a chi, come Tondelli, ne calcò le orme – comparve in Italia quasi venticinque anni dopo l’edizione francese. Ma in un’intervista concessa al Canal Once della Televisione messicana nel 1976, Coccioli dirà anche: «[…] la mia problematica non è facilmente assumibile in Italia: io penso troppo a Dio e all’anima, ovvero sia alle domande esistenziali: “Chi sono, di dove vengo, dove vado?”» (citato in De Giovanni, pag. 214). Insomma, è la miscela esplosiva coccioliana nel suo insieme a dare fastidio. Così, concludendo la sua lettera a Parazzoli, lo scrittore livornese affida la speranza di poter tornare a scrivere nel proprio Paese alla preghiera: «Oggi è il giorno della Virgen de Guadalupe, e anch’io, nonostante i miei vagabondaggi teologici che talvolta mi portano molto lontano, ho qui nell’altarino di casa una candela accesa alla Virgencita Morena. Spero che lei non ne sorrida. Questa lettera l’affido a un uomo della Rai… ma l’affido soprattutto alla Guadalupana». […]
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Tag: "Davide" di Carlo Coccioli, Paolo Pegoraro
This entry was posted on 6 marzo 2009 at 16:07 and is filed under "Davide" di Carlo Coccioli. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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