Carverismi vari

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Il mio articolo Escalation!, è stato discusso da Giorgio Fontana nell’articolo Contro il carverismo, da Francesco Di Bernardo nell’articolo Carverismo o lishismo?, da Orgone5 nell’articolo Sul carverismo, da Cletus nell’articolo Sul carverismo, voci. gm

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Una Risposta to “Carverismi vari”

  1. Monica Says:

    Cosa ne sarebbe di Giovanni (2001)?

    Giovanni – lo chiameremo Giovanni perché questa, per il momento, non è ancora una storia: è soltanto l’indice di una storia, uno schema, una tabella di riferimento; e quindi il nome Giovanni può andare bene, come un nome qualsiasi – Giovanni dunque non faceva uso di psicofarmaci né frequentava un curatore; non aveva comportamenti speciali, asociali, a rischio – come si usa dire – o cose simili. In somma: Giovanni amava molto le isole. Abitava in una città di trecentocinquantamila abitanti, né ben grande né ben piccola, in mezzo alla pianura padana, con le Alpi bene in vista nelle giornate limpide; lavorava indefessamente, con la specifica funzione di contabile, presso un grossista di pezzi di ricambio per macchine per la confezione di prodotti alimentari; trascorreva le serate, da single qual era, frequentando vecchie compagnie; faceva le ferie più o meno quando gliele davano, in agosto o ai primi di settembre, e andava a piazzarsi su un’isola.
    Comperava libri, libri grossi, e libri consigliati dagli amici (dalle loro fidanzate, più che altro); con qualche migliaio di pagine nello zaino s’imbarcava nel treno, nel traghetto, raramente nell’aereo, e finiva col restarsene sul bordo d’un qualche mare – Jonio, Tirreno – a leggere avventure mirabolanti, senza interruzione. Una delle poche volte che una donna lo accompagnò – per lasciarlo una settimana dopo il rientro – gli diceva, o diceva rivolta alla compagnia degli improvvisati amici di vacanza: «Ma veramente tu li mangi, i libri!». Non si vedeva alcun prodotto di questo cibarsi.
    Giovanni rientrava ogni sera dall’ufficio.
    Questa storia, dunque, come si sarà capito, ora non può diventare che la storia di come e quando Giovanni trascorse tempo su questa e su quell’altra isola.
    A casa di Giovanni, le porte erano aperte o chiuse: semiaperte, socchiuse, non importa se aperte o chiuse, questo no. Riprendeva – non si arrabbiava – con l’occasionale fidanzata se questa, dopo qualche settimana di frequentazione della sua casa, ancora lasciava le porte aperte o semiaperte o socchiuse. Sceglieva solo bungalow o monolocali, una volta giunto sull’isola di turno, senza tendaggi. Sceglieva anche bungalow con tendaggi, e li toglieva.
    I colleghi di Giovanni, al magazzino, lo salutavano ancor prima di entrare nel suo ufficietto (la cui porta era aperta): gli davano una voce, un passo o due prima di entrare gli dicevano qualcosa come: «Ehi, Giovanni» o «Senti, Giovanni». Entrare silenziosamente, non anticipare la propria venuta, significava farlo sobbalzare, rischiare una risposta scortese – della quale poi Giovanni si sarebbe scusato, ma per intanto c’era stata. Le fidanzate venivano regolarmente dotate di chiavi, e istruite a suonare comunque il campanello: uno squillo, un avviso, un segnale. Suonavano, aprivano la porta con le chiavi, e si trovavano difronte un Giovanni sorridente.
    Nell’isola, le spiagge erano sempre abitate e attraversate da persone. Le letture di Giovanni potevano essere interrotte all’improvviso anche cinque o sei volte, nel corso della giornata: poteva essere il pallone dei bambini, le urla delle tribù di ragazzotti, la radio, la ragazza scompagnata che attacca bottone. A volte Giovanni non leggeva, e stava lì seduto, in spiaggia, a guardarsi intorno.
    Questi comportamenti, possiamo notare en passant e avvicinandoci alla conclusione di questa storia, o indice di storia, o semplice ritratto – questi comportamenti di Giovanni spiegano ampiamente, non c’è dubbio, la sua sostanziale solitudine.
    Come concluderemo dunque? Indicando, appunto, alcune possibili conclusioni. Giovanni morirà vecchissimo, in un’isola. Giovanni morirà sul colpo. Qualcosa cambierà la vita di Giovanni. Diventerà un santo, un delinquente, un profeta, un finanziere, quel che sia. Diventerà, letteralmente, «altro da sé stesso». Conclusione difficile da eseguire, questa, anche perché preludente a un’altra storia; ma noi non abbiamo voglia di un’altra storia, avendone già più che abbastanza di questa. Infine, la conclusione che preferiamo: «Chi se ne frega»; perché questa conclusione non è concettuale, non l’abbiamo trovata ragionando, ma ci è stata presentata come pura immagine, visione non premeditata, dono del cielo: Giovanni muore all’improvviso, nell’isola, mentre legge steso sulla sedia a sdraio, nell’ora più calda, sotto la veranda; muore per un infarto – un infarto da sorpresa, da evento improvviso – muore per un infarto provocato dall’inatteso ma nettamente percepibile clic, alle sue spalle, della macchina fotografica d’un turista giapponese, sbucato da dietro una tenda.

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