di Ramona
Cara Eluana, è un’infermiera che ti scrive, una come tante, come quelle che ti accudiscono da tanto tempo. Volevo dividere con te alcuni pensieri, se posso.
Sai, lavoravo da poco nel reparto di cardiologia, quasi diciotto anni fa, e mi trovavo alle prese con i misteri di una nuova tipologia di malattie e malati, diversa da quelle che avevo fino allora conosciuto.
Ero alle prese anche con la tecnologia: il monitoraggio continuo del ritmo cardiaco di tutte quelle persone mi ha angustiato per parecchio tempo. Mi metteva ansia per la responsabilità che mi caricava sulle spalle. Certo tu non lo puoi sapere, ma il personale che ti assiste non è esente da paure e stress psico-fisici. Solo che li ignora, perché il suo compito è assistere e curare, la propria persona passa in secondo piano, com’è giusto, davanti alle sventure umane.
A quell’epoca dicevo, stavo scoprendo il perché delle nuove tecniche. Il pace maker, quel piccolo genio computerizzato che rimette in moto i cuori stanchi che si fermano, e che già da vent’anni veniva regolarmente impiantato anche nel mio piccolo ospedale, mi costrinse a farmi delle domande, che espressi a uno dei cardiologi.
”Dottore, ma le persone con il pace maker non muoiono mai?”
Ricordo ancora il sorriso divertito del dottore e il compatimento per la mia beata ignoranza che da esso trapelava, però mi rispose:
“Non ti preoccupare: anche quelle persone muoiono, quando è il momento”.
Leggo solo ora l’articolo di Ramona, pubblicato il 7 febbraio; e vi invito a leggerlo. [gm]
Tag: Eluana Englaro, Ramona
10 febbraio 2009 alle 09:38
Davvero bello.
10 febbraio 2009 alle 19:51
Grazie.
11 febbraio 2009 alle 09:05
già… grazie, ramona
11 febbraio 2009 alle 14:42
bravissima Ramona.
11 febbraio 2009 alle 15:05
Grazie a te, Andrea, e un abbraccio!